Loading AI tools
diocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La diocesi di Caserta (in latino Dioecesis Casertana) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli appartenente alla regione ecclesiastica Campania. Nel 2021 contava 204.590 battezzati su 210.100 abitanti. È retta dal vescovo Pietro Lagnese.
Diocesi di Caserta Dioecesis Casertana Chiesa latina | |||
---|---|---|---|
Suffraganea dell' | arcidiocesi di Napoli | ||
Regione ecclesiastica | Campania | ||
Vescovo | Pietro Lagnese | ||
Vicario generale | Giovanni Vella | ||
Vescovi emeriti | Raffaele Nogaro | ||
Presbiteri | 90, di cui 65 secolari e 25 regolari 2.273 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 30 uomini, 96 donne | ||
Diaconi | 40 permanenti | ||
Abitanti | 210.100 | ||
Battezzati | 204.590 (97,4% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 182 km² | ||
Parrocchie | 67 (5 vicariati) | ||
Erezione | XII secolo | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | San Michele Arcangelo | ||
Santi patroni | San Michele Arcangelo | ||
Indirizzo | Via del Redentore 58 - 81100 Caserta, Italia | ||
Sito web | www.diocesicaserta.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
La diocesi comprende il comune di Limatola, in provincia di Benevento, e il territorio di alcuni comuni della provincia di Caserta: Caserta (ad eccezione delle località di Portico e di Ercole, appartenenti all'arcidiocesi di Capua), Capodrise, Maddaloni, Recale, San Marco Evangelista, San Nicola la Strada; parte dei comuni di Casagiove, Castel Morrone e Marcianise i cui territori sono condivisi con l'arcidiocesi di Capua; e la frazione La Vittoria nel comune di Cervino, per il resto sotto la diocesi di Acerra.
Confina con le diocesi di Alife-Caiazzo a nord, Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti a nord est, Acerra a sud est, Aversa a sud ovest e l'arcidiocesi di Capua a ovest.
Sede vescovile è Caserta, dove si trova la cattedrale di San Michele Arcangelo; a Maddaloni sorge la basilica minore del Corpus Domini.
Il territorio si estende su 182 km² ed è suddiviso in 67 parrocchie, raggruppate in 5 foranie: Caserta centro, Caserta nordest, Casertavecchia, Maddaloni e Marcianise.
Nel 2018 operavano in diocesi i seguenti istituti religiosi:[1]
Le prime notizie certe sulla diocesi risalgono al XII secolo: in una bolla dell'arcivescovo di Capua Senne (o Sennete), datata 1113,[2] venne confermata la giurisdizione perpetua del suo suffraganeo - il vescovo Rainulfo - e dei suoi successori sulle 133 chiese della diocesi di Caserta, di cui si circoscrivevano i confini. Nello stesso documento si fa riferimento a dei predecessori di Rainulfo, indizio che farebbe pensare a un'origine più antica della diocesi.[3]
Si ritiene infatti che a Caserta si erano trasferiti i vescovi della diocesi di Calatia per sfuggire ai saccheggi dei Saraceni che avevano portato alla distruzione della città nell'880. La conferma di una continuità tra le due sedi vescovili è in un diploma del 1158 conservato nell'abbazia di Cava e nel quale il vescovo Giovanni di Caserta donava all'abbazia le chiese di Santa Maria e di San Marciano a Cervino e imponeva l'obbligo all'abate di riconoscere di aver ricevute le due chiese "a Casertana seu a Calatina Ecclesia"[4]. Inoltre il suo predecessore, Nicola I è denominato Episcopus Kalatus nel memoriale di Notar De Zibullis.[5]
La bolla di Senne circoscriveva in modo preciso i limiti della diocesi casertana, che, oltre al territorio di Calatia, comprendeva anche la contea di Caserta, che in precedenza faceva parte della sede capuana. «Dalla bolla e dai successivi documenti del 1158 e del 1208, si evincono i confini geografici della diocesi, che erano delimitati a nord dal Volturno, a sud dal Clanio e dal reticolo di rigagnoli denominato poi Regi Lagni, a ovest dal monte Cupo e ad est dal torrente Biferchia, dal rio del Colle Serqua Cupa e dal monte Longano.»[6]
Nell'abitato oggi noto come Casertavecchia fu iniziata, sotto l'episcopato di Rainulfo nel 1113, la costruzione dell'antica cattedrale romanica di San Michele Arcangelo, che fu consacrata dal vescovo Giovanni I nel 1153. Casertavecchia divenne il principale centro religioso della diocesi, con la costruzione di altre chiese e del palazzo vescovile.
Nel corso del XIII secolo crebbero la potenza e il prestigio dei vescovi di Caserta, in particolare per l'alleanza della Chiesa con gli Angioini, mentre la feudalità locale rimaneva fedele agli Svevi, fino a quel momento dominatori del Mezzogiorno. A farne le spese fu il vescovo Giovanni Gayto, la cui elezione fu cassata per aver prestato giuramento al conte Corradello di Caserta, la cui azione, proprio a causa dell'alleanza con gli Hohenstaufen, era ostacolata ad ogni costo. Il vescovo Filippo invece, che si rifiutò di prestare giuramento a Corradello, fu costretto a fuggire da Caserta e a rifugiarsi a Napoli alla corte di Carlo I d'Angiò.[7]
La potenza dei vescovi di Caserta prosperò anche grazie alla concessione di importanti privilegi, in particolare il diritto di riscossione di tributi e delle decime, confermate da Carlo d'Angiò nel 1270, e il diritto di esercitare la giustizia civile. Questi privilegi furono causa di aspri scontri con i feudatari locali, che si rifiutavano di pagare alla Chiesa le decime e altre tasse. Il vescovo Nicola Flure il 1º dicembre 1285 fece murare sulla parete sud della cattedrale un'epigrafe in marmo comminante una scomunica per coloro che pregiudicavano il diritto di proprietà della diocesi sui mulini e sulle proprietà diocesane.[8] Il successore Azzone da Parma dovette affrontare una lunghe controversie con i conti Caetani, nuovi signori di Caserta, per difendere i suoi diritti e quelle della Chiesa; nel 1304 Carlo II d'Angiò confermò i diritti di Azzone.[9]
A partire dal XIV secolo Casertavecchia, arroccata sul monte, perse d'importanza, a favore delle zone pianeggianti, dove si svilupparono nuovi centri abitati. I conti casertani si erano ormai trasferiti nel villaggio di Torre, primo nucleo della futura Caserta, chiamata nuova per distinguerla dall'antico centro comitale e vescovile. Anche i vescovi preferivano risiedere altrove e, a partire dalla fine del Cinquecento, a Falciano, dove possedevano il palazzo della Cavallerizza, donato dal re Ferdinando I di Napoli al vescovo Giovanni Leoni Gallucci (1476-1493).[10]
Il Cinquecento è l'epoca del diffondersi delle idee luterane, che videro nella napoletano e nel casertano l'azione di diversi riformatori, tra cui Gian Francesco Alois, condannato come eretico nel 1565. La Chiesa rispose con la convocazione del concilio di Trento, dove fu ribadita e puntualizzata la dottrina cattolica e furono prese misure per riformare la Chiesa cattolica. Al concilio prese parte il vescovo casertano Agapito Bellomo, che, al suo ritorno in patria, fondò, tra i primi in Italia, il seminario vescovile, eretto a Casertavecchia tra il 1567 e il 1573. Allo stesso Bellomo si deve anche la prima visita pastorale della diocesi nel 1587 e tre anni dopo la celebrazione del sinodo.[11]
L'opera di attuazione dei decreti di riforma tridentini fu continuata dai successori di Bellomo, Benedetto Mandina (1594-1604) e Diodato Gentile (1604-1616). Il primo fu un membro del collegio dell'Inquisizione: come tale fu presente alla lettura della sentenza di morte di Giordano Bruno ed era tra i giudici del processo contro Tommaso Campanella;[12] in una sua relazione per la visita ad limina del 1594, manifesta ancora preoccupazione per la presenza di seguaci della "setta dei Calvinisti e dei Luterani" nella sua diocesi.[13] Al Mandina si deve anche una energica azione contro gli abusi del clero, ed in particolare dei religiosi[14], mentre risultarono vani i tentativi per una razionalizzazione nella distribuzione delle parrocchie tra l'arcidiocesi capuana e la sede casertana.[15]
All'inizio del XVII secolo, durante l'episcopato di Diodato Gentile, la residenza vescovile fu formalmente e definitivamente trasferita nell'odierna frazione di Falciano, vicino all'attuale nucleo di Caserta, nel palazzo della Cavallerizza, mentre il capitolo dei canonici, la cattedrale e il seminario rimasero a Casertavecchia. Fu questo un secolo opaco per la diocesi, segnato da frequenti incomprensioni tra i vescovi e il capitolo, dal degrado economico e dalla peste del 1656 che decimò la popolazione.
Un riscatto si ebbe agli inizi del Settecento, con il vescovo Giuseppe Schinosi (1696-1734) il quale, conscio dei problemi e delle difficoltà dei suoi fedeli, cercò di combattere l'estrema povertà e le pratiche pseudo-religiose, molto diffuse, con una serie di iniziative per migliorare le condizioni sociali e religiose; tra queste meritano particolare menzione l'istituzione di missioni popolari con l'aiuto di missionari esterni alla diocesi; la fondazione a Falciano di un collegio, chiamato "seminario maggiore", dove insegnarono illustri professori; la fondazione di una biblioteca diocesana aperta anche ai laici; la rivitalizzazione di antichi centri monastici, tra cui il convento di Sant'Agostino, affidato alle domenicane.[16]
Momento importante per la storia della diocesi fu la fondazione della reggia di Caserta, voluta da Carlo di Borbone, la cui prima pietra fu posta il 20 gennaio 1752. Attorno alla reggia si formò la nuova città di Caserta, attraverso l'assorbimento di precedenti centri abitati, tra cui Torre. Nuovi edifici furono costruiti, tra cui anche diverse chiese; con la restaurazione post-napoleonica, Torre assunse ufficialmente il nome di Caserta, e questo fu un ulteriore duro colpo per l'antica Casertavvecchia.
Agli inizi dell'Ottocento, a seguito del concordato di Terracina tra papa Pio VII e Ferdinando I di Borbone, con la bolla De utiliori del 27 giugno 1818, il Pontefice soppresse la diocesi di Caiazzo e ne accorpò il territorio a quella di Caserta; tuttavia il 16 dicembre 1849 papa Pio IX ristabilì la sede vescovile caiatina e il suo distretto venne nuovamente separato dalla diocesi di Caserta.
Il 15 luglio 1841, in forza della bolla Inter apostolicae di papa Gregorio XVI, la cattedra vescovile venne traslata da Casertavecchia alla città nuova, in un edificio fatto edificare dai Borboni sul sito della vecchia chiesa gotica dell'Annunciata. Nello stesso periodo la tenuta vescovile di Falciano fu ceduta a Ferdinando II.
In fuga dallo Stato pontificio, la notte di Natale del 1849 Caserta vide la presenza di papa Pio IX, che celebrò la messa nella cappella palatina della reggia.
Lo sviluppo urbano di Caserta si arrestò con l'Unità d'Italia: della progettata cittadella religiosa, che avrebbe dovuto includere la cattedrale, il seminario e il palazzo vescovile, solo il palazzo vescovile era stato completato. Nel XX secolo il progetto fu definitivamente abbandonato e il sontuoso palazzo fu abbandonato dal vescovo Bartolomeo Mangino e ceduto dal vescovo Vito Roberti. Nel 1860 i due seminari, quello di Casertavecchia e quello di Falciano voluto dal vescovo Schinosi, furono riuniti in un nuovo edificio, nell'antico convento dei carmelitani.[17]
Il 30 aprile 1979, insieme con l'arcidiocesi di Capua, Caserta divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli.[18]
Dall'11 dicembre 2023 è unita in persona episcopi all'arcidiocesi di Capua.
L'archivio storico diocesano è stato dichiarato nel 2006 dal Ministero per i beni e le attività culturali di notevole interesse storico. È costituito di due fondi principali: il fondo del Capitolo della Cattedrale di Caserta e il fondo della Curia vescovile di Caserta. Quest'ultimo comprende documenti a partire dal XIV secolo ed è costituito in particolare dai fondi della mensa vescovile, del seminario, di alcune parrocchie e confraternite della diocesi. L'archivio del Capitolo della Cattedrale è costituito da 9 serie, tra cui carteggi e atti, beni del Capitolo, libri contabili e libri di messe.
La biblioteca del Seminario vescovile di Caserta, voluta dal vescovo Giuseppe Schinosi all'inizio del Settecento, ha sede nel palazzo vescovile, come l'archivio storico; è costituito da un consistente patrimonio librario di circa 12.000 volumi a stampa, la maggior parte dei quali pubblicati prima del XVIII secolo. Il fondo librario è prevalentemente di carattere teologico, specializzato in patristica e patrologia; fanno parte della biblioteca anche libri di storia locale e di riviste diocesane estinte.
Agli inizi degli anni Duemila è stato istituito il museo diocesano, che ha sede nell'ex chiesa del Santissimo Redentore; esso è composto da circa 200 opere, in prevalenza da paramenti sacri, arredi liturgici, dipinti, ex voto e sculture provenienti dalle varie chiese della diocesi. Tra i reperti più antichi vi sono alcuni reperti archeologici, frammenti scultorei dell'XI e XII secolo, e lapidi del XV e XVII secolo.
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La diocesi nel 2021 su una popolazione di 210.100 persone contava 204.590 battezzati, corrispondenti al 97,4% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1950 | 108.643 | 108.700 | 99,9 | 148 | 108 | 40 | 734 | 26 | 162 | 52 | |
1956 | 101.185 | 101.236 | 99,9 | 130 | 92 | 38 | 778 | 38 | 168 | 53 | |
1969 | 130.700 | 131.000 | 99,8 | 125 | 82 | 43 | 1.045 | 51 | 156 | 47 | |
1980 | 144.000 | 146.000 | 98,6 | 119 | 75 | 44 | 1.210 | 1 | 51 | 160 | 60 |
1990 | 193.000 | 196.000 | 98,5 | 99 | 65 | 34 | 1.949 | 2 | 36 | 132 | 62 |
1999 | 206.000 | 208.000 | 99,0 | 96 | 66 | 30 | 2.145 | 10 | 31 | 173 | 62 |
2000 | 206.000 | 208.000 | 99,0 | 98 | 66 | 32 | 2.102 | 10 | 33 | 163 | 62 |
2001 | 217.000 | 220.000 | 98,6 | 102 | 68 | 34 | 2.127 | 17 | 35 | 151 | 63 |
2002 | 219.000 | 222.000 | 98,6 | 98 | 67 | 31 | 2.234 | 24 | 32 | 151 | 64 |
2003 | 215.000 | 220.000 | 97,7 | 99 | 67 | 32 | 2.171 | 29 | 37 | 163 | 64 |
2004 | 215.000 | 220.000 | 97,7 | 100 | 68 | 32 | 2.150 | 29 | 42 | 163 | 64 |
2006 | 190.000 | 200.000 | 95,0 | 112 | 68 | 44 | 1.696 | 33 | 47 | 163 | 66 |
2013 | 202.700 | 214.000 | 94,7 | 119 | 75 | 44 | 1.703 | 44 | 47 | 153 | 66 |
2016 | 206.900 | 218.400 | 94,7 | 103 | 70 | 33 | 2.008 | 43 | 35 | 150 | 67 |
2019 | 192.000 | 210.000 | 91,4 | 91 | 66 | 25 | 2.109 | 40 | 30 | 232 | 65 |
2021 | 204.590 | 210.100 | 97,4 | 90 | 65 | 25 | 2.273 | 40 | 30 | 96 | 67 |
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.