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arcidiocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'arcidiocesi di Brindisi-Ostuni (in latino Archidioecesis Brundusina-Ostunensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Lecce e appartenente alla regione ecclesiastica Puglia. Nel 2022 contava 259.400 battezzati su 263.650 abitanti. È retta dall'arcivescovo Giovanni Intini.
Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni Archidioecesis Brundusina-Ostunensis Chiesa latina | |||
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Suffraganea dell' | arcidiocesi di Lecce | ||
Regione ecclesiastica | Puglia | ||
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Arcivescovo | Giovanni Intini | ||
Vicario generale | Franco Pellegrino | ||
Arcivescovi emeriti | Settimio Todisco, Rocco Talucci, Domenico Caliandro | ||
Presbiteri | 144, di cui 113 secolari e 31 regolari 1.801 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 38 uomini, 141 donne | ||
Diaconi | 16 permanenti | ||
Abitanti | 263.650 | ||
Battezzati | 259.400 (98,4% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 1.254 km² | ||
Parrocchie | 58 (6 vicariati) | ||
Erezione | IV secolo (Brindisi) XI secolo (Ostuni) in plena unione dal 30 settembre 1986 | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | San Giovanni Battista | ||
Concattedrale | Santa Maria dell'Assunzione | ||
Santi patroni | Leucio d'Alessandria | ||
Indirizzo | Piazza Duomo 12, 72100 Brindisi, Italia | ||
Sito web | www.diocesibrindisiostuni.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
La diocesi comprende 14 comuni pugliesi di 3 distinte province:
Sede arcivescovile è la città di Brindisi, dove si trova la basilica cattedrale di San Giovanni Battista. A Ostuni sorge la basilica concattedrale di Santa Maria dell'Assunzione. Oltre a queste chiese, nel territorio sorgono altre due basiliche minori: la basilica della Vergine Santissima del Carmelo a Mesagne, e la basilica di Santa Maria della Vittoria a San Vito dei Normanni.
Il territorio si estende su 1.254 km² ed è suddiviso in 58 parrocchie, raggruppate in 6 vicarie, 4 foranee e 2 urbane.[1]
Santuari cittadini e diocesani dell'arcidiocesi:[3]
La tradizione storiografica locale, ripresa da Cappelletti e da Gams[4], ha attribuito a Ostuni un vescovo Melazio, menzionato in una lettera di Gregorio Magno del 596; tuttavia, come dimostra Lanzoni, nessun vescovo di questo nome appare nell'epistolario gregoriano nell'anno indicato, mentre nel 601 compare un Melantio Rotumo, che era vescovo di Rouen. Una parochia Stoniensium è menzionata nell'epistolario di papa Gelasio I, «ma sembra debba leggersi Histoniensium, cioè di Histonium (Vasto), non Hostunensium».[5]
Ostuni appare per la prima volta nei documenti ecclesiastici sul finire del X secolo. In un diploma del 996, Gregorio di Brindisi si identifica come episcopus Ecclesie Brundisine et Monopolitane seu Stunense civitatis, ossia vescovo di Brindisi e Monopoli o della città di Ostuni.[6] Secondo il Guerrieri, «nelle città di Monopoli e di Ostuni, città nuove in que' tempi, non ancora erano stare erette le cattedre vescovili; ma nella fine del X secolo formavano porzione della diocesi brindisina, anzi erano i luoghi più insigni della medesima».[7] Autori locali invece ritengono che a quell'epoca Ostuni fosse già sede vescovile, eretta dai Bizantini, momentaneamente vacante e amministrata dai vescovi di Brindisi.[8]
Di certo la diocesi è documentata a partire dalla metà circa dell'XI secolo. Il vescovo Deodatus è menzionato in una carta dell'arcivescovo Eustasio di Brindisi del 1059 circa; si tratta forse dello stesso vescovo Datto che prese parte alla consacrazione della basilica abbaziale di Cassino nel 1071.[9] La diocesi è attestata come suffraganea dell'arcidiocesi di Brindisi.
Numerose erano le comunità religiose presenti nel territorio. Sono noti i monasteri dei benedettini cassinesi di Santo Stefano (1122), di San Biagio (1148) e del Santissimo Salvatore (1206). Nel 1226 arrivarono i cavalieri teutonici per la cura degli infermi, nei pressi della chiesa di Santa Sabina; e nel 1219 i francescani ottennero l'antico convento cassinese di Santo Stefano. Nel 1450 fu edificato fuori le mura il convento dei carmelitani, nel 1585 quello dei cappuccini e nel 1591 quello dei domenicani, ceduto nel 1620 ai minimi.[10]
Tra i vescovi ostunesi si possono ricordare: Bartolomeo Mezzavacca (1374-1378), trasferito alla diocesi di Rieti e poi creato cardinale; Nicola de Arpono (1437-1470), che promosse la costruzione della cattedrale; Giovanni Carlo Bovio (1557-1564), che indisse una visita pastorale della propria diocesi durata due anni[11] e poi prese parte da protagonista al concilio di Trento; Giulio Cesare Carafa (1578-1603), che indisse un sinodo diocesano nel 1588 per l'attuazione delle riforme tridentine; Benedetto Milazzi (1679-1706), che eresse il seminario e fece istituire nel palazzo vescovile (1698) una pinacoteca dei vescovi di Ostuni.
Sul finire del XVIII secolo Ostuni risentì delle tensioni fra la Santa Sede e il regno di Napoli, che avranno termine con un'intesa del 1791 con la quale il vescovo di Ostuni diventava di nomina regia. Tuttavia la sede di Ostuni fu vacante già dal 1794 e il 27 giugno 1818 fu soppressa con la bolla De utiliori di papa Pio VII ed il suo territorio unito a quello dell'arcidiocesi di Brindisi. Il 14 maggio 1821 però essa veniva ripristinata dal medesimo papa con la bolla Si qua prae e concessa in amministrazione perpetua agli arcivescovi di Brindisi. La diocesi comprendeva i comuni di Ostuni, Carovigno, San Vito dei Normanni, San Michele Salentino e Locorotondo.[12]
Brindisi, primo approdo per le navi provenienti dall'Oriente, ricevette il cristianesimo probabilmente fin dagli inizi dell'era cristiana. Secondo la tradizione il primo vescovo fu san Leucio, ricordato nel martirologio geronimiano, le cui fonti agiografiche sono tuttavia incoerenti con molti elementi anacronistici, che rendono difficile collocare il santo in un periodo storico ben definito. Tradizionalmente, si è attribuito alla sede brindisina Marco, metropolita che prese parte al concilio di Nicea del 325 e che ne firmò gli atti come metropolita Calabriensis, ossia del Salento[13].
Il primo vescovo brindisino storicamente accertato è Giuliano, menzionato in una lettera di papa Gelasio I (492-496), che annuncia al clero e al popolo della città l'arrivo del nuovo vescovo, consacrato a Roma dal papa, ed impartisce al contempo disposizioni di ordine disciplinare ed ecclesiastico. All'epoca di Gregorio Magno (590-604) la sede di Brindisi era vacante ed affidata in amministrazione, almeno dal 595 al 601, a Pietro, vescovo di Otranto; in una delle lettere inviate a Pietro, si fa menzione di san Leucio e delle sue reliquie, indizio che all'epoca il culto al santo era già diffuso e radicato in terra brindisina.
Molti vescovi riportati dalle cronotassi tradizionali sono menzionati nelle vite di san Leucio e di san Pelino; al primo sono riferiti i presunti vescovi Leone, Sabino, Eusebio e Dionisio, mentre a Pelino sono riferiti i vescovi Proculo e Ciprio. Non è dato sapere se questi vescovi siano realmente esistiti, essendo documentati solo nelle vite dei due santi. Di certo, la sede vacante a Brindisi sembra essere documentata ancora nel VII secolo; infatti nei concili romani del 649 e del 680, dove furono presenti diversi vescovi pugliesi e salentini, non è mai documentato il vescovo brindisino. Nella seconda metà dell'Ottocento è stato scoperto un sarcofago con l'iscrizione funeraria del vescovo Prezioso, deceduto il 18 agosto di un anno sconosciuto tra il VI e il VII secolo.
Nel 674 la città fu distrutta dai Longobardi, i quali fecero di Oria il loro caposaldo. In questo contesto, i vescovi di Brindisi trasferirono la loro sede nella nuova città. Il primo vescovo di Brindisi a Oria fu Magelpoto, nome di origine longobarda, la cui iscrizione dedicatoria, databile all'VIII secolo, è stata trovata nel 1942. Tra i vescovi di questo periodo il più noto è Teodosio (o Teodoro), il cui episcopato è durato per circa trent'anni, dall'865 all'895. «Alla morte di Paolo fu eletto vescovo: avrebbe curato allora la costruzione della cattedrale dell'Assunta, del sacello di san Barsanofio, il cui corpo sarebbe giunto nell'873, celebrato un sinodo diocesano nell'880-881, ottenuto una reliquia di san Leucio nell'881, tentata la ricostruzione di Brindisi. Sarebbe stato ancora incaricato di una missione a Bisanzio da parte del pontefice Stefano IV (885-91) nell'886, ottenendo allora i corpi dei santi Crisante e Daria. Rientrato in Italia nell'887 sarebbe morto, ottantunenne, nell'895.»[14] A Teodosio si deve la ricostruzione della basilica di san Leucio a Brindisi (distrutta nel 1720).
A partire dalla fine del IX secolo i territori di Oria e di Brindisi furono occupati dai Bizantini. La diocesi rimase sostanzialmente di rito latino per almeno un secolo, ed è presumibile che solo all'epoca di Niceforo Foca la chiesa brindisina e oritana sia stata grecizzata nei riti. Nel 979 il vescovo Andrea venne ucciso dal protospatario imperiale Porfirio; questo determinò forse l'allontanamento dei vescovi da Oria, perché il successore, Gregorio, nei suoi atti si nominò episcopus Ecclesie Brundisine et Monopolitane seu Stunense civitatis, ossia vescovo di Brindisi e Monopoli o della città di Ostuni.
È in epoca bizantina che la sede fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana. Il primo arcivescovo documentato è il successore di Gregorio, Giovanni. In un diploma del 1033, trentasettesimo anno del suo episcopato, Giovanni conferma Leone quale vescovo di Monopoli: «Il documento prova la facoltà concessa a Giovanni di eleggere vescovi suffraganei; il provato esercizio metropolitico può essere considerato indizio sicuro del documento ufficiale, purtroppo mancante, con il quale la sede di Brindisi ed Oria era stata elevata ad arcivescovado metropolitano.»[15] Oltre a Monopoli, è probabile che in quest'epoca facesse parte della provincia ecclesiastica di Brindisi anche la diocesi di Ostuni, il cui primo vescovo è documentato nel 1059.
A partire dalla seconda metà dell'XI secolo il territorio fu conquistato dai Normanni, che procedettero alla ricostruzione della città di Brindisi ed ottennero dal papa la traslazione della cattedra episcopale da Oria nella sua sede originaria. Godino fu il primo arcivescovo a porre nuovamente la sua sede a Brindisi su ordine di papa Urbano II con bolla del 3 aprile 1089[16]; la basilica di san Leucio divenne la cattedrale provvisoria dell'arcidiocesi, ma già nel 1089 lo stesso pontefice Urbano II era presente a Brindisi per consacrare il perimetro e porre la prima pietra della nuova cattedrale che sarà terminata entro il 1143. Lo stesso papa tolse alla metropolia di Brindisi la sede di Monopoli, che divenne immediatamente soggetta alla Santa Sede (1091).
Con il ritorno degli arcivescovi a Brindisi, gli abitanti e la città di Oria non accettarono questi cambiamenti e dettero inizio ad una contesa sulla sede vescovile e su quale delle due avesse la preminenza, querelle che si protrasse fino alla fine del XVI secolo. I papi intervennero in più occasioni per ribadire che Oria non era una diocesi autonoma annessa a quella di Brindisi, ma un territorio dipendente direttamente dagli arcivescovi brindisini. Dal canto loro, gli arcivescovi erano restii a ritornare a Brindisi e in diverse occasioni i pontefici dovettero richiamarli all'ordine di Urbano II del 1089. A partire dal XIII secolo sembra che la questione, almeno momentaneamente, si risolse con l'assunzione da parte degli arcivescovi del doppio titolo, già in uso nei secoli precedenti.[17]
La questione fu ripresa con la nomina arcivescovile di Francesco Aleandro nel 1541, al quale fu impedito dal clero e dall'università di Oria l'ingresso e la visita pastorale della città. L'arcivescovo si appellò alla Santa Sede e papa Paolo III, con bolla del 20 maggio 1545, ribadì le antiche disposizioni dei suoi predecessori.[18] La controversia continuò coi successori di Aleandro, in particolare con Giovanni Carlo Bovio (1564-1570), che inaspettatamente appoggiò le istanze di Oria; negli ultimi anni del suo episcopato visse in questa città costruendo un sontuoso palazzo vescovile. La controversia fu definitivamente risolta il 10 maggio 1591, quando papa Gregorio XIV decise la separazione delle due sedi e la nascita della diocesi di Oria, che contestualmente divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Taranto.
In questo stesso periodo nacque a Brindisi Lorenzo Russo (1559-1619), dei frati minori conventuali, canonizzato da papa Leone XIII nel 1881 e dichiarato dottore della Chiesa da papa Giovanni XXIII nel 1959. «Questo santo, conosciuto più comunemente come Lorenzo da Brindisi, si distinse non solo per le sue capacità dottrinali e diplomatiche che mise al servizio della corte spagnola, ma anche per la sua profonda spiritualità eucaristica e mariana, accompagnata spesso da rivelazioni mistiche. Egli fu promotore in Brindisi della costruzione di un convento di clarisse intitolato a santa Maria degli Angeli.»[19]
Dalla seconda metà del XVI secolo, gli arcivescovi si impegnarono nell'applicazione delle decisioni del concilio di Trento. Giovanni Carlo Bovio indisse una prima visita pastorale della diocesi; il successore Bernardino Figueroa (1571-1586) si preoccupò di disciplinare la vita dei chierici e dei religiosi; Juan Pedrosa (1598-1604) celebrò nel 1601 un primo sinodo diocesano; il successore Giovanni Falces, nei suoi trent'anni di episcopato (1605-1636) celebrò ben nove sinodi, il primo dei quali nel 1608, dopo una visita pastorale all'arcidiocesi; allo stesso arcivescovo si devono l'istituzione di alcuni monti di pietà e del seminario arcivescovile nel 1608. Nel 1720 Pablo Vilana Perlas fece costruire un nuovo seminario, portato a termine da Antonino Sersale nel 1744.
Tra Settecento e Ottocento l'arcidiocesi fu guidata da Annibale de Leo (1798-1814), che «riuscì a conciliare la scienza con la pietà dando vita non solo alla più completa raccolta di diplomi e di fonti storiche della diocesi brindisina, ma anche a tutte quelle opere di carità finalizzate a sostenere i ceti più poveri della sua diocesi, in particolare le donne traviate e orfane».[19]
Con la bolla De utiliori del 27 giugno 1818, papa Pio VII soppresse la diocesi di Ostuni unendone il territorio a quello di Brindisi, che così perse l'unica sua sede suffraganea. Tuttavia la diocesi di Ostuni fu ristabilita il 14 maggio 1821 e concessa in amministrazione perpetua agli arcivescovi di Brindisi.
Il 20 ottobre 1980 in forza della bolla Conferentia Episcopalis Apuliae di papa Giovanni Paolo II l'arcidiocesi di Brindisi, pur mantenendo la dignità arcivescovile, perse il rango di metropolia e assieme alla diocesi di Ostuni divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Lecce.
Il 30 settembre 1986 con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi l'arcidiocesi di Brindisi e la diocesi di Ostuni furono unite plena unione e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale.[20]
L'arcidiocesi ha accolto la visita pastorale di papa Benedetto XVI il 14 e il 15 giugno 2008.
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
L'arcidiocesi nel 2022 su una popolazione di 263.650 persone contava 259.400 battezzati, corrispondenti al 98,4% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1948 | 187.000 | 188.000 | 99,5 | 146 | 120 | 26 | 1.280 | 34 | 175 | 33 | |
1959 | 226.065 | 226.065 | 100,0 | 147 | 112 | 35 | 1.537 | 40 | 284 | 37 | |
1970 | 331.466 | 332.016 | 99,8 | 171 | 135 | 36 | 1.938 | 44 | 407 | 48 | |
1980 | 269.790 | 270.943 | 99,6 | 165 | 132 | 33 | 1.635 | 37 | 364 | 57 | |
1990 | 274.584 | 276.184 | 99,4 | 159 | 128 | 31 | 1.726 | 3 | 35 | 278 | 60 |
1999 | 280.000 | 281.149 | 99,6 | 152 | 120 | 32 | 1.184 | 8 | 38 | 228 | 61 |
2000 | 277.841 | 279.841 | 99,3 | 158 | 121 | 37 | 1.442 | 9 | 38 | 211 | 61 |
2001 | 283.836 | 285.836 | 99,3 | 164 | 125 | 39 | 1.730 | 10 | 45 | 145 | 61 |
2002 | 290.000 | 293.849 | 98,7 | 163 | 120 | 43 | 1.779 | 10 | 47 | 200 | 62 |
2003 | 274.000 | 276.727 | 99,0 | 154 | 119 | 35 | 1.779 | 10 | 45 | 200 | 61 |
2004 | 291.000 | 294.220 | 98,9 | 161 | 121 | 40 | 1.807 | 9 | 44 | 200 | 59 |
2006 | 272.000 | 274.326 | 99,2 | 154 | 118 | 36 | 1.766 | 13 | 43 | 230 | 59 |
2012 | 281.593 | 284.593 | 98,9 | 156 | 126 | 30 | 1.805 | 11 | 36 | 180 | 60 |
2015 | 273.141 | 276.604 | 98,7 | 160 | 126 | 34 | 1.707 | 14 | 39 | 184 | 60 |
2018 | 265.560 | 269.900 | 98,4 | 152 | 119 | 33 | 1.747 | 13 | 66 | 141 | 59 |
2020 | 264.660 | 269.000 | 98,4 | 146 | 115 | 31 | 1.812 | 11 | 44 | 156 | 60 |
2022 | 259.400 | 263.650 | 98,4 | 144 | 113 | 31 | 1.801 | 16 | 38 | 141 | 58 |
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