Trebecco
frazione del comune italiano di Alta Val Tidone Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Trebecco è una frazione del comune italiano di Alta Val Tidone, in provincia di Piacenza.
Trebecco frazione | |
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Trebecco vista dal monte Bissolo | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Provincia | Piacenza |
Comune | Alta Val Tidone |
Territorio | |
Coordinate | 44°53′39.3″N 9°18′01.91″E |
Altitudine | 516 m s.l.m. |
Abitanti | 89[1] (2001) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 29031 |
Prefisso | 0523 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cod. catastale | L351 |
Nome abitanti | trebecchini |
Patrono | san Giacomo Maggiore apostolo |
Giorno festivo | 25 luglio |
Cartografia | |
Trebecco si trova in val Tidone, nell'Appennino ligure, a un'altitudine di 516 m s.l.m.[1], sulla sponda destra del torrente Tidone.
Il centro abitato è situato sulla pendice sud-est del monte Bissolo su di un piccolo pianoro ubicato in posizione dominante rispetto alla vallata, sulla quale si gode di un'ampia visuale. La pendice opposta del monte, al contrario, si presenta quasi esclusivamente coperta da boschi, in una situazione di sostanziale naturalità[2].
Nelle vicinanze della frazione si trova il lago omonimo, nato a seguito della costruzione, tra il 1921 e il 1928, di una diga lungo il corso del torrente Tidone e che prende il nome dal paese in quanto, al momento della costruzione, esso ricadeva in buona parte all'interno del territorio comunale trebecchino[3].
Il paesaggio circostante è composto da un'alternanza tra superfici boscate, prati e pascoli dotati di alberature che si estendono a partire dal lago fino al limitare del centro abitato e del castello, posto in posizione sopraelevata rispetto al resto dell'abitato, sulla sommità del monte Bissolo[2].
Il centro abitato dista 95 km da Milano e 45 km da Piacenza e Pavia.
Il locale castello, risalente, probabilmente, al IX secolo e costruito sui resti di una struttura preesistente, venne citato per la prima volta in un diploma redatto dall'imperatore Ottone I il 27 luglio 971, nel quale il castello, menzionato come Castrum de Durobecho, così come tutti i fondi ad esso collegati, venivano confermati come di proprietà degli abati dell'abbazia di San Colombano di Bobbio[4], dalla quale, oltre al castello, dipendeva anche una cella monastica[5]. Tuttavia, la veridicità di tale documento è stata contestata da alcuni storici che ne attribuiscono la realizzazione al XIII secolo[6].
Negli ultimi anni del X secolo il castello di Trebecco è, insieme a parecchi altri castelli dell'alta val Tidone, sottomesso a Bosone di Nibbiano, il quale riesce a prendere possesso di un'ampia zona di territorio precedentemente amministrata dall'abbazia bobbiese di San Colombano[7].
Il castello venne citato all'interno del testamento redatto da un diacono di nome Gherardo, nipote di Bosone, nel dicembre 1028, il quale dispone che il castello passi in eredità al marchese Ugo fu Oberto[8].
Nel 1149 un certo Rufino di Lazzarello sottomette al comune di Piacenza la parte in suo possesso dei diritti sugli abitati di Trebecco, Valverde e Montarsolo[9]. Nel 1164 Trebecco viene indicato in un diploma di Federico Barbarossa, come soggetto alla giurisdizione pavese[10]. Nel 1180 Trebecco, dove acquisisce importanza l'omonima famiglia, è sotto l'influenza del comune di Piacenza[11].
In quegli anni ricadevano nella sfera giurisdizionale trebecchina i borghi di Fontanazzo, Ronchi, Zerbeto di sotto, Zerbeto di sopra, Villa Pagliaro, Villa Agliata, Villa Chiericone, Villa Pagliara, Villa Gattoni, Villa Cabarato, Villa Casetta, Villa Brera.
Nel gennaio 1263 Trebecco e il suo castello, insieme ad altri 14 luoghi, alcuni di essi dotati di fortificazioni, vengono ceduti da parte del vescovo di Bobbio Alberto a Ubertino Landi per 6500 lire genovesi[12].
Nei secoli successivi il castello, il cui nome venne gradualmente volgarizzato nelle forme Durbecum, Trubecchi o Durbeco, fu conteso tra varie casate, anche in funzione della posizione strategica lungo il medio corso del torrente Tidone. Durante gli anni del dominio visconteo l'edificio fu conteso tra il vescovo di Bobbio e la nobile famiglia dei Malvicini Fontana, i quali se ne garantirono il possesso[13]. L'11 agosto 1391 fu la famiglia Dal Verme che, ottenuta la relativa concessione da parte del duca di Milano, prese possesso del forte e dell'insediamento sottostante, in seguito parte dello stato Vermesco[4].
Nel 1487, a seguito della morte di Pietro Dal Verme, Trebecco, insieme a Ruino, venne concessa da parte del duca di Milano Ludovico Sforza a Bernardino Conti[14].
Nel 1593 il conte Marc'Aurelio Dal Verme, signore di Voghera e dell'intero stato Vermesco, dopo essere stato oggetto di macchinazioni spagnole finalizzate alla conquista del feudo in suo dominio decise di trasferirsi all'interno del castello di Trebecco, facendone la propria abitazione principale e rimanendovi fino al suo decesso, avvenuto nel 1601[4].
Come parte dell'Oltrepò Pavese, nel 1713 passò sotto il dominio austriaco, prima di diventare parte dello stato sabaudo a seguito del trattato di Worms, divenendo parte della provincia di Bobbio. Nel 1859, con l'annessione della Lombardia al regno di Sardegna, la provincia di Bobbio venne aggregata a quella di Pavia, che veniva ripristinata all'interno dei confini di quello che era stato il principato di Pavia[15].
Nel 1860 un cittadino trebecchino, il bracciante Giuseppe Secondo Vecchio, prese parte alla spedizione dei Mille, di professione bracciante, che venne, in seguito, incluso nel registro ufficiale dei componenti della spedizione[16]; dell'effettivo ruolo avuto da Vecchio nella spedizione, tuttavia non si hanno informazioni[17].
Tra il 1921 e il 1928, dopo che nei primi decenni del secolo ne era stata più volte paventata l'edificazione, venne costruita su progetto dell'ingegnere Augusto Ballerio, lungo il corso del torrente Tidone, la diga del Molato, la quale diede origine al lago artificiale di Trebecco. L'infrastruttura venne inaugurata nel 1928 alla presenza del capo del governo Benito Mussolini[18].
Nel 1923, nell'ambito della soppressione del circondario di Bobbio, Trebecco, insieme ai comuni di Caminata, Ruino, Romagnese e Zavattarello venne scorporato dalla provincia di Pavia e assegnato alla provincia di Piacenza[19]. Questa divisione comportò numerose proteste degli abitanti dei centri dell'alta valle, desiderosi di rimanere in provincia di Pavia. Le proteste culminarono nella marcia su Bobbio e nell'indizione di alcuni referendum che, tenutisi il 27 febbraio 1925, videro la vittoria della fazione che chiedeva il ritorno in provincia di Pavia[20]. Nel 1926, in parziale accoglimento dei risultati dei referendum, i comuni di Romagnese, Ruino e Zavattarello vennero annessi alla provincia di Pavia[21], mentre Trebecco, così come Caminata, rimase parte della provincia di Piacenza.
Il mancato ritorno alla provincia di Pavia suscitò una reazione violenta nei cittadini di Trebecco che causarono la fuga del podestà, il quale riuscì a ritornare nel paese solo grazie alla scorta effettuata da parte dei carabinieri reali. In seguito a questo episodio, nel 1928, i comuni di Trebecco e Caminata vennero privati della loro autonomia, venendo aggregati al comune di Nibbiano con la motivazione di aver preso parte ad attività antifasciste[22]. Dopo la seconda guerra mondiale, negli anni '50, gli abitanti di Trebecco tentarono, senza successo, di riottenere l'autonomia del loro comune; al contrario del comune di Caminata, il quale riuscì ad ottenere il distacco da Nibbiano nel 1950[23].
Nel 2018, con la costituzione, mediante fusione, del comune di Alta Val Tidone, Trebecco diventa frazione di quest'ultimo.
Questo paese fa parte del territorio culturalmente omogeneo delle quattro province (Alessandria, Genova, Pavia, Piacenza), caratterizzato da usi e costumi comuni e da un importante repertorio di musiche e balli molto antichi. Strumento principe di questa zona è il piffero appenninico che accompagnato dalla fisarmonica, e un tempo dalla müsa (cornamusa appenninica), guida le danze e anima le feste, in particolare la questua del calendimaggio, qui chiamato galina grisa.
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