Caminata
frazione di Alta Val Tidone, comune fino al 2018 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
frazione di Alta Val Tidone, comune fino al 2018 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Caminata (Caminà in dialetto piacentino e dialetto bobbiese[4]) è una frazione del comune italiano di Alta Val Tidone, in provincia di Piacenza, in Emilia-Romagna.
Caminata frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Provincia | Piacenza |
Comune | Alta Val Tidone |
Territorio | |
Coordinate | 44°54′38.9″N 9°18′29.9″E |
Altitudine | 364 m s.l.m. |
Superficie | 3,17 km² |
Abitanti | 244[1] (31-12-2017) |
Densità | 76,97 ab./km² |
Sottodivisioni | Costiola, Cavaione, Moncasacco, Sarola |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 29031 (già 29010) |
Prefisso | 0523 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 033009 |
Cod. catastale | B479 |
Targa | PC |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 816 GG[3] |
Nome abitanti | caminatesi |
Cartografia | |
Posizione del soppresso comune di Caminata nella provincia di Piacenza | |
Sito istituzionale | |
Fino al 31 dicembre 2017, prima della fusione con i limitrofi comuni di Nibbiano e Pecorara che ha dato vita al comune di Alta Val Tidone, è stato comune autonomo.
Caminata è situata nel fondovalle della val Tidone, sulla sponda sinistra del torrente Tidone[5], ad un'altitudine di 364 m s.l.m.[6].
Fino alla sua soppressione Caminata, con una superficie di 3,17 km²[7], era il comune più piccolo della provincia di Piacenza[8].
Il territorio comunale di Caminata era diviso in due parti: una, comprendente il capoluogo, si trovava in val Tidone, sulla sponda sinistra del torrente Tidone, ad un'altitudine compresa tra 293 e 605 m s.l.m., mentre la seconda parte era costituita dall'exclave di Moncasacco, principale centro frazionale del comune, separata dal territorio comunale da una porzione di terreno larga circa 300 m parte dei comuni di Nibbiano[9] e Ruino e situata in val Versa, a breve distanza da Pometo, capoluogo del comune di Ruino[10], in seguito divenuto capoluogo del comune di Colli Verdi. Rientrava nel territorio dell'exclave, per un breve tratto a partire dalla sua fonte, nel quale segnava il confine con la provincia di Pavia, il torrente Versa[11].
La zona di Caminata fu abitata sin dall'epoca romana, come dimostrato dai ritrovamenti di diversi reperti, tra i quali i resti di una fornace nella zona della foce del rio Cavaglione nel Tidone; al tempo Caminata era probabilmente un piccolo abitato di carattere rurale dove erano situate alcune proprietà fondiarie[9].
Tra il IV e il V secolo venne costruita la prima chiesa di Caminata, su un poggio in posizione isolata rispetto al centro abitato, ad est rispetto alla strada che conduce a Torre Gandini; una pietra angolare dell'edificio, ritrovata nel 1954, è custodita a Caminata[9].
La prima testimonianza scritta sul villaggio di Caminata risale alla carta di Wala, redatta tra l'833 e l'835 da Wala, abate dell'abbazia di San Colombano di Bobbio, come corte di San Siforiano[12] assieme alle vicine corti di Nibbiano e Pecorara. In quel periodo Caminata era utilizzato come base e alloggio da parte dei braccianti che avevano il compito del dissodamento e del disboscamento della zona per renderla adatta all'uso agricolo[9].
Il 18 luglio 929 è testimoniato il passaggio a Nibbiano dell'arca contenente il corpo di san Colombano durante la traslazione della salma da Pavia a Bobbio[13].
Nel 1014, con la creazione della diocesi di Bobbio, Caminata passa alle dipendenze della contea vescovile di Bobbio e ne segue la storia; un atto vescovile risalente al 1065 riporta la chiesa di san Sinforiano come dipendente dalla corte di Nibbiano[9].
Nel 1357 il castello di Moncasacco, così come il vicino oratorio furono distrutti ad opera delle truppe al soldo di Galeazzo II Visconti
Durante l'epoca viscontea, la zona venne concessa, da parte del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti a Jacopo Dal Verme che lo aveva supportato con i ruoli di consigliere e capitano. Questo permise al Dal Verme, che già estendeva i propri possedimenti su Bobbio e sulla rocca d'Olgisio di costituire lo stato vermesco[9]. A partire dal XV secolo il centro di Caminata venne fortificato dotandolo di alcune torri caratterizzate dalla presenza di camminamenti, dalle quali si originò il toponimo Caminata[9].
Divenuto parte del ducato di Parma e Piacenza, Caminata venne unito, insieme a buona parte del piacentino al regno di Sardegna nel 1743 a seguito del trattato di Worms; quando, 5 anni più tardi, con il trattato di Aquisgrana, il piacentino tornò a far parte del ducato di Parma e Piacenza, Caminata rimase parte del regno di Sardegna, come parte della provincia di Bobbio, diventando sede di dogana tra le due entità statali[9].
Nel 1801 il territorio fu annesso alla Francia napoleonica, rimanendovi parte fino al 1814. Nel 1859 entrò a far parte nel circondario di Bobbio della provincia di Pavia e, quindi, della Lombardia. Nel 1923, con lo smembramento del circondario di Bobbio, entrò a far parte, insieme ai comuni valtidonesi di Ruino, Romagnese, Trebecco e Zavattarello, della provincia di Piacenza[14].
Questa divisione comportò numerose proteste degli abitanti dei centri dell'alta valle, desiderosi di rimanere in provincia di Pavia. Le proteste culminarono nella marcia su Bobbio e nell'indizione di alcuni referendum che, tenutisi il 27 febbraio 1925, videro la vittoria della fazione che chiedeva il ritorno in provincia di Pavia[15]. Nel 1926, in parziale accoglimento dei risultati dei referendum, i comuni di Romagnese, Ruino e Zavattarello vennero annessi alla provincia di Pavia[16], mentre Caminata, così come Trebecco, rimase parte della provincia di Piacenza. Nel 1928 i comuni di Caminata e di Trebecco vennero soppressi ed il loro territorio venne inglobato nel comune di Nibbiano[17].
Nel 1937 le frazioni di Moncasacco, Mostarine e Casanova, in precedenza parte del comune di Caminata, vennero distaccate dal comune di Nibbiano e aggregate al comune di Pometo, tornando così a far parte della provincia di Pavia[18]. Nel 1950 il comune di Caminata venne ripristinato nei confini in vigore prima della soppressione, incluse quindi le frazioni di Moncasacco, Mostarine e Casanova, rimanendo comunque inserito nella provincia di Piacenza[19].
Nel gennaio 1964 il deputato pavese Fortunato Bianchi presentò alla Camera dei deputati una proposta di legge per il distacco delle frazioni di Moncasacco, Mostarine e Canova dal comune di Caminata e la loro conseguente aggregazione al comune di Ruino, tuttavia la proposta non venne approvata[10].
Il 28 luglio 2016 il consiglio comunale approvò un'istanza per chiedere alla regione l'avvio della procedura di fusione con i comuni di Nibbiano e Pecorara. L'assemblea legislativa della regione Emilia-Romagna approvò il progetto di legge per l'istituzione di un nuovo comune il 28 febbraio 2017, in seguito ad esso venne indetto un referendum consultivo nei tre territori comunali[20], poi fissato per il 28 maggio 2017[21]. Il referendum vide la vittoria del sì in tutti e tre i comuni, permettendo il proseguimento dell'iter di fusione[22]. Il referendum vide anche la scelta del nome del nuovo comune, Alta Val Tidone, che venne istituito a partire dal 1º gennaio 2018[23].
Il comune utilizzava uno stemma privo di concessione ufficiale che si può blasonare:
«tagliato: nel 1° d'azzurro, al sigillo a mandorla d'argento, raffigurante al centro San Colombano delineato in nero, ritto in maestà e reggente con la mano destra il pastorale, la spalla sinistra sormontata da una colomba volante; il sigillo attorniato dalla scritta S. Abbatis sĉi Colûbani d. Bobio; nel secondo di rosso, alla rocca d'argento, munita di una torre, fondata sulla catena montuosa di verde, movente dalla punta; la rocca accompagnata in capo a sinistra da un rapace volante dal piumaggio bruno al naturale. Motto: Audenter.»
La rocca sui monti ricorda il fortilizio medievale. Il sigillo raffigurato è quello dell'abbazia di San Colombano di Bobbio, che dominava la zona.[24]
Il gonfalone era un drappo tagliato di azzurro e di rosso.
Abitanti censiti[27]
Questo paese fa parte del territorio culturalmente omogeneo delle quattro province (Alessandria, Genova, Pavia, Piacenza), caratterizzato da usi e costumi comuni e da un importante repertorio di musiche e balli molto antichi. Strumento principe di questa zona è il piffero appenninico che accompagnato dalla fisarmonica, e un tempo dalla müsa (cornamusa appenninica), guida le danze e anima le feste.
Facevano parte del comune di Caminata, oltre al capoluogo comunale, la frazione di Moncasacco, unico centro frazionale minore di un certo rilievo[28], situata in un'exclave che comprendeva anche le località di Canova, Mostarina di Sotto e Mostarina di Sopra[9].
Il territorio comunale di Caminata era attraversato dalla strada statale 412 della Val Tidone, la quale attraversava il capoluogo[29] e dalla strada provinciale 49 di Rossarola[30] arteria che si dirama dalla strada statale 412 a monte di Caminata e che raggiunge il confine con la provincia di Pavia, per, poi, proseguire verso Pometo[31].
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
14 luglio 1985 | 9 giugno 1990 | Eugenio Dovati | Democrazia Cristiana | Sindaco | [32] |
9 giugno 1990 | 24 aprile 1995 | Eugenio Dovati | Democrazia Cristiana | Sindaco | [32] |
24 aprile 1995 | 14 giugno 1999 | Eugenio Dovati | centro-destra | Sindaco | [32] |
14 giugno 1999 | 14 giugno 2004 | Eugenio Dovati | lista civica | Sindaco | [32] |
14 giugno 2004 | 8 giugno 2009 | Danilo Dovati | lista civica | Sindaco | [32] |
8 giugno 2009 | 26 maggio 2014 | Danilo Dovati | lista civica | Sindaco | [32] |
26 maggio 2014 | 31 dicembre 2017 | Carmine De Falco | lista civica: casa comune | Sindaco | [32] |
Tra il 2001 e il 2009, anno in cui l'ente è stato soppresso[33], Caminata ha fatto parte della comunità Montana valle del Tidone.
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