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incidente marittimo catastrofico ad Albenga (1947) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La catastrofe dell'Annamaria o tragedia di Albenga fu un incidente marittimo avvenuto il 16 luglio 1947 in provincia di Savona che portò al naufragio[1] della motobarca Annamaria con a bordo numerosi bambini.
Annamaria | |
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Descrizione generale | |
Destino finale | naufragata nei pressi di Albenga il 16 luglio 1947. |
Caratteristiche generali | |
Lunghezza | 9 m |
Passeggeri | 90 |
Il Secolo XIX, 17 luglio 1947 | |
voci di navi presenti su Wikipedia |
La motobarca Annamaria trasportava 84 bambini, tutti maschi tra i 4 e i 13 anni, in prevalenza milanesi orfani di guerra, ospiti della colonia della "Solidarietà Nazionale" di Loano, oltre ai relativi accompagnatori e ad altri passeggeri. La nave era diretta in gita all'isola Gallinara.
Verso le 18 l'Annamaria naufraga a circa cento metri dalla riva dopo aver urtato un palo che sosteneva lo scarico delle fogne cittadine, che sporgeva a pelo dell'acqua. L'Annamaria era già passata la mattina per portare sulla stessa rotta un gruppo di bambine sempre in colonia estiva a Loano. Sul bagnasciuga si trovavano alcuni adolescenti, tra questi due ragazzi quattordicenni, Giorgio Gandolfo e Ettore Bronda e due di 17 anni, Luigi Carbone e Domenico Enrico. Videro la barca carica di bambini passare davanti a loro e improvvisamente subire un sobbalzo, impennarsi e ricadere su se stessa. Dopo aver colpito il palo, quasi subito alcuni bimbi iniziarono a gettarsi a mare, ma il peso eccessivo dei passeggeri la fece affondare rapidamente. I giovani della riva si tuffarono in acqua per cercare di aiutare i naufraghi, mentre il rumore delle grida fece rapidamente giungere altre persone nelle vicinanze. Alcuni riuscirono a recuperare dei bambini e portarli a riva, dove altre persone prestarono i primi soccorsi, uno alla volta, dalla barca che era a 100 metri da riva[2]. Alcuni bambini furono portati a galla per cercare di farli respirare. Alle sette di sera ormai era tutto finito.
Morirono per annegamento 43 bambini (un altro morirà in ospedale), tre donne e una delle loro figlie. Il relitto si trovava a cento metri dalla riva ad una profondità di quattro metri e presentava uno squarcio di quaranta centimetri per cinquanta.
Le inchieste non riusciranno mai ad accertare le responsabilità della tragedia.
I funerali, celebrati dall'arcivescovo di Milano Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, si svolsero in Duomo, alla presenza dell'allora Sindaco di Milano Antonio Greppi, di tutto il Consiglio comunale e di una folla silenziosa e commossa. I nomi di tutti coloro che persero la vita sono oggi scolpiti nel monumento funebre eretto nel Cimitero Maggiore, opera dello scultore Giacomo Manzù, un bassorilievo in bronzo che raffigura Gesù circondato dai bimbi, con la frase del Vangelo di Matteo: «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli».
Dino Buzzati, inviato sul luogo della tragedia, scrisse:
«Mentre si affollavano di bambini le corsie dell'ospedale di Albenga, sulle acque del Brone cominciavano le ricerche della speranza. Piccoli corpi inanimati venivano tratti uno ad uno dalle placide acque e via via erano trasportati nell'ambulatorio della Croce Bianca. Prima delle 23, il ricupero era finito. Intanto, le mamme si addormentavano tristemente, dopo la preghiera per il loro bambino lontano.»
Alla tragedia si ispirò Giovanni Testori nella scrittura del dramma Le Lombarde (1950) e Grégory Panaccione nella scrittura del fumetto Un été sans maman (2019).
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