Loading AI tools
pugile italiano (1926-2001) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Tiberio Mitri, all'anagrafe Primo Tiberio Mitri (Trieste, 12 luglio 1926 – Roma, 12 febbraio 2001), è stato un pugile e attore cinematografico italiano. Conosciuto come La tigre di Trieste, ha conquistato due volte il titolo europeo dei pesi medi e ha sfidato per il titolo mondiale l'italo-americano Jake LaMotta, uno dei più forti pesi medi di tutti i tempi. È stato sposato con Fulvia Franco, vincitrice del concorso Miss Italia del 1948.
Tiberio Mitri | |
---|---|
Tiberio Mitri nel 1950. | |
Nazionalità | Italia |
Altezza | 172 cm |
Pugilato | |
Categoria | Pesi medi |
Termine carriera | 21 settembre 1957 |
Carriera | |
Incontri disputati | |
Totali | 101 |
Vinti (KO) | 88 (22) |
Persi (KO) | 6 (1) |
Pareggiati | 7 |
Tiberio Mitri vive un'infanzia povera e un'adolescenza travagliata. A dieci anni rimane orfano di un padre spesso assente. La madre per lavorare in un'osteria lo lascia spesso con una mendicante che lo punge con uno spillone per farlo piangere e commuovere i passanti[1].
Cresce frequentando una banda di ladruncoli e, per questo, è rinchiuso in un istituto dal quale ben presto evade. Fa un primo ingresso nella palestra di pugilato di Via Rigutti, dove è notato dall'allenatore Bruno Fabris. Nel frattempo trova lavori saltuari al porto di Trieste e poi, falsificando la sua età, si arruola nella Marina militare[2].
Coinvolto in un attacco inglese a Lussinpiccolo riesce a rientrare a Trieste ma poi è arrestato dai tedeschi e portato alla Risiera di San Sabba. Per evitare di essere destinato in Germania si arruola nella polizia ferroviaria. È salvato dal comandante della milizia che, essendo anche il presidente del comitato pugilistico, lo fa passare per un atleta di interesse nazionale e lo riporta in palestra. A guerra finita si divide tra un impiego comunale e il pugilato dove brucia le tappe e passa ben presto al professionismo[1].
Esordisce a torso nudo nel 1946 con una vittoria per KO su Lorenzo Pamio[3]. Dopo 26 match combattuti quasi tutti a Trieste ma anche in Svizzera e uno a Roma, con 23 vittorie, 2 pari e una sola sconfitta, giunge a combattere per il titolo italiano dei pesi medi. Indossa la cintura nazionale a soli ventuno anni sconfiggendo ai punti Michele Marini sul ring casalingo di Trieste. La difende battendo ai punti Giovanni Manca, uno dei due che in precedenza lo avevano costretto al pari, il 9 agosto 1948 a Trieste[4].
Il 22 ottobre 1948 batte ai punti, a Parigi, Laurent Dauthuille un pugile in procinto di intraprendere una buona carriera oltreoceano, dove affronterà campioni come Kid Gavilán (sconfitta ai punti) e Jake LaMotta, che batterà in un match non valido per il titolo per poi perdere per KO, a pochi secondi dalla fine e a un passo dal conquistare la cintura mondiale.
Tra la fine del 1948 e l'inizio del 1949, Mitri affronta il britannico originario della Guyana Dick Turpin, in un doppio confronto organizzato per designare il prossimo sfidante al titolo europeo. Pareggia alla Royal Albert Hall di Londra e poi batte ai punti l'avversario nella sua Trieste.
Il 7 maggio 1949, a Bruxelles, nemmeno ventitreenne, conquista il titolo europeo, battendo il belga Cyriel Delannoit, ai punti in quindici riprese. Il 12 dicembre dello stesso anno, a Parigi, difende la cintura europea dall'assalto del francese Jean Stock, ai punti[5].
Successivamente rinuncia al titolo europeo per combattere per il titolo mondiale contro Jake LaMotta, l'italoamericano detto "il Toro del Bronx", di cui poi diventerà amico. Prima però deve affrontare lo statunitense Dick Wagner, che sconfigge ai punti a New York in una sorta di semifinale per il titolo.
Il 12 luglio 1950, giorno del suo ventiquattresimo compleanno, Tiberio Mitri sale sul ring del Madison Square Garden di New York per contendere la corona mondiale a uno dei più forti pesi medi di tutti i tempi. Gli spettatori paganti sono 16.369 per un incasso di 99.841 dollari[6].
La prima ripresa è favorevole a La Motta, poi il triestino passa al contrattacco e si accende la bagarre. La Motta non cede. Al sesto round colpisce l'italiano all'occhio sinistro. Nella ripresa successiva, Mitri tenta il tutto per tutto e La Motta sembra accusare. Poi reagisce con una serie di colpi alla testa a cui Mitri risponde abbassandosi e rispondendo con dei sinistri allo stomaco. L'italiano si aggiudica l'ottavo round ma poi il Campione del Mondo prende le redini dell'incontro e vince le successive tre riprese. Dalla dodicesima in poi a Mitri, ormai stanco, non rimane altro che resistere stoicamente sino alla fine del match. Il suo ultimo disperato assalto non ha effetto e La Motta si aggiudica anche l'ultima ripresa[7][1]. Il verdetto in favore del campione è netto ma non trascendentale: la terna arbitrale tutta statunitense, infatti, assegna rispettivamente otto, tre e un solo punto di vantaggio per LaMotta[8].
Tornato in Europa, il 22 ottobre 1951, a Parigi, cede ai punti al campione europeo dei pesi welter, Charles Humez, intenzionato a proseguire la sua carriera nella categoria superiore. Si rifa il 9 ottobre 1952 battendo a Milano il franco algerino Kid Marcel, ai punti[9].
Tra il 1952 e il 1954, Mitri sembra essere tornato il campione dei primi anni da professionista. Resta imbattuto per tredici combattimenti con undici vittorie e due pari[3].
Il 2 maggio 1954, sale su un ring allestito allo Stadio Torino (oggi Flaminio) di Roma, per contendere la cintura europea dei medi al britannico Randy Turpin, fratello minore del pugile affrontato due volte dal triestino tra il 1948 e il 1949. Il suo avversario è reduce da due intensi combattimenti con il fuoriclasse statunitense Sugar Ray Robinson al quale ha strappato e poi riconsegnato la cintura mondiale, dopo avergli inflitto la seconda sconfitta in carriera. Mitri si allena scrupolosamente alla guida di Gigi Proietti ed ha come sparring partner l'ex campione europeo dei dilettanti Giacomo Di Segni.
L'esito è clamoroso. Dopo poche fasi di studio, passa appena 1:05 che Mitri fa partire un micidiale gancio sinistro al mento dell'avversario che crolla al tappeto e batte la testa. Turpin tenta di rialzarsi al conto di sette ma, dopo pochi passi, ricade tra la seconda e la terza corda. L'arbitro non può far altro che assegnare la vittoria alla prima ripresa per knock-out tecnico a Tiberio Mitri, che torna a indossare la cintura di campione europeo dei pesi medi[10].
Il 13 novembre dello stesso anno, affronta nuovamente, a Milano, il francese Charles Humez, con titolo in palio. Humez conduce le prime due riprese e alla fine della seconda il triestino tocca per un attimo il tappeto. Alla terza ripresa decide di stringere i tempi. Mitri colpito più volte, va nuovamente al tappeto, anche se l'arbitro preferisce non contarlo. Dopo una decina di secondi crolla nuovamente colpito da un sinistro micidiale. Si rialza al nove ma, di fronte agli attacchi dell'avversario mette nuovamente il ginocchio a terra e poi viene malamente scaraventato tra le corde. A questo punto il match è dichiarato concluso con la vittoria per knock-out tecnico di Humez che conquista per la seconda volta una cintura europea[11].
Dopo questa sconfitta, Mitri combatte ancora per più di due anni, con risultati tutto sommato soddisfacenti, per un pugile trentenne a fine carriera. Vince 19 dei suoi ultimi venti combattimenti. Perde soltanto a Salisbury, in Rhodesia, dal pugile locale Jimmy Elliott, con verdetto ai punti. Vince tutti i match in Italia, i due in Tunisia[12] e i tre combattuti in Australia[13]. Termina con una vittoria a Roma, battendo il francese Marius Dori, ai punti in dieci riprese.
Nel 1957, dopo 101 incontri disputati con 88 vittorie, 7 pareggi e 6 sconfitte, Mitri appende i guantoni al chiodo.
Nel 1951, Mitri si trasferisce a Roma con la moglie Fulvia Franco interessata all'ambiente cinematografico di Cinecittà. Roma diventa la sua seconda città e, nel frattempo, trova modo di affiancare alla carriera pugilistica anche quella cinematografica, favorito dal fisico atletico e dalla sua "Faccia d'angelo", come era anche soprannominato nell'ambiente della boxe.
Il suo primo film, I tre corsari, è del 1952. Nel 1955 recita la parte del protagonista nel film ambientato nel mondo della boxe Il nostro campione, per la regia di Vittorio Duse, con Luisa Rivelli[14]. In Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo (1956), recita la parte di Sandro, il fidanzato pugile della figlia del brigadiere Aldo Fabrizi.
Nel 1957, Michelangelo Antonioni gli offre la parte del protagonista nel film Il grido. Rifiuta sostenendo che di non essere idoneo a recitare la parte di un "perdente"[15].
Nel 1959 è presente nel cast del film La grande guerra, al fianco di Vittorio Gassman e Alberto Sordi.
Dopo il 1975 si può dire terminata anche la carriera cinematografica, a parte, nel 1986, una piccola comparsata in La signora della notte (nei panni di sé stesso) e il cameo del 1995 (ancora nei panni di sé stesso) in Pugili.
Sul finire degli anni ottanta torna a recitare a sorpresa nella serie televisiva Classe di ferro di Bruno Corbucci, nel ruolo del pizzaiolo amico delle reclute. Anche stavolta il richiamo al pugilato è presente. Il suo personaggio è infatti un ex pugile che non disdegna di raccontare aneddoti della sua vita sul quadrato ai militari e al sergente Scherone (Adriano Pappalardo).
Mitri venne arrestato due volte per possesso di cocaina, nel 1970 e nel 1980[16]. Gli ultimi anni di vita furono segnati da gravi problemi familiari. Nel 1981 perse il primogenito Alessandro, trentenne, a causa della droga[17]. Venne poi a mancare per AIDS anche la seconda figlia Tiberia, avuta dall'ereditiera e cantante lirica americana Helen de Lys Meyer.
Dissipata ogni ricchezza passata e abbandonato anche dalla terza compagna, Mitri viveva con una modesta pensione in via Luciano Manara, a Trastevere. Fu quindi colpito da un progressivo deterioramento delle facoltà mentali, riconducibile sia ai traumi subiti negli incontri sia alla dipendenza dall'alcolismo[18][19] e dalla cocaina.
Negli ultimi mesi, affetto dalla malattia di Alzheimer, era assistito dalla vicina Comunità di Sant'Egidio. Spesso, però, il pugile usciva di casa e vagava per ore, senza meta[17][16].
Morì a settantaquattro anni travolto da un treno locale sulla linea Roma-Civitavecchia, mentre camminava lungo i binari, presumibilmente in stato confusionale, nei pressi di Porta Maggiore, due chilometri prima della Stazione Termini.[20]
È sepolto presso il cimitero monumentale Sant'Anna di Trieste, sua città natale.
Il giornalista specializzato Giuliano Orlando così ha descritto le caratteristiche tecniche di Tiberio Mitri: «Tiberio Mitri aveva tutto o quasi per essere grande. Ma in quella classe che sembrava sgorgare spontanea nei colpi eleganti, nel fisico perfetto, si accompagnava il fatalismo che l'aveva avvolto nei tempi dell'educatorio, come lo chiamava lui, dove venne rinchiuso da ragazzo»[21]. La sua principale qualità erano la velocità e il gioco di gambe con il quale stremava gli avversari. Non aveva un pugno di particolare potenza ma era un grande incassatore e boxava con continuità[22].
Dopo il ritiro, ricordando la sua carriera di pugile, Tiberio Mitri assolverà di ciò la ex moglie, nell'epilogo del suo libro La botta in testa. In tale passo, sembra addirittura predire la sua fine sui binari di una ferrovia[1]:
«In un festoso locale di Trastevere annunciai alla stampa il mio ritiro dal ring. Da quel momento vedevo allontanarsi un mondo che mi aveva fatto in fretta, senza incertezze. [...] Si allontanava come quando si segue un oggetto al margine della ferrovia e in breve non si può più nemmeno immaginarlo, tanto breve è stata l'apparizione. Tutto era passato in un soffio. I combattimenti con Jack "il toro" e Humez il minatore. I miei liquidatori... Molti avevano trovato scuse per le mie sconfitte incolpando persone a me vicine, ma io no. Mai. Bisogna essere onesti con sé stessi. Me stesso. Non ce l'avevo fatta a superare ostacoli più grossi. Il mio record parlava chiaro.»
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.