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elemento della cultura rugbistica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il terzo tempo (dal fr. Troisième mi-temps) è, nel rugby a 15, il tradizionale incontro dopo-gara tra i giocatori delle due squadre. Inteso come momento conviviale pomeridiano (in ingl. After-match party o drink) oppure serale (After-match dinner), il terzo tempo è sempre stato visto come momento di socializzazione tra i giocatori, cui spesso partecipano anche le loro famiglie e, talora, anche i tifosi; nel mondo anglosassone si svolge in genere presso la Club House della squadra che ospita l'incontro.[1]
Al terzo tempo sono legati alcuni episodi singolari o divertenti, come quello che accadde nel corso dell'incontro del Cinque Nazioni 1982 tra le Nazionali di Francia e Inghilterra a Parigi: nel pranzo che seguì al match, per la cronaca vinto dagli inglesi per 27 a 15, i francesi fecero trovare a ciascuno dei loro ospiti d'Oltremanica un flacone omaggio di colonia. Il seconda linea inglese Maurice Colclough, per fare uno scherzo, svuotò il flacone e lo riempì di vino bianco, quindi se lo bevve d'un fiato inducendo un suo compagno di squadra, Colin Smart, a ritenere che ogni flacone contenesse vino; un'ora dopo avere imitato Colclough, Smart si trovò all'ospedale per una lavanda gastrica, cosa che fece commentare a un altro compagno di squadra: «Immagino che Colin non se la sia passata bene, però aveva l'alito più profumato che gli abbia mai sentito»[2].
In precedenza, sempre a Parigi accadde un altro singolare evento legato a un terzo tempo, per mano dell'esordiente gallese Gareth Edwards nel corso del Cinque Nazioni 1967: Edwards prima trattenne il pallone come ricordo, poi sottrasse quattordici piatti del banchetto post-partita[3].
La tradizione del terzo tempo è talmente radicata che la decisione di sospenderlo, o quantomeno non tenerlo con regolarità a causa degli spostamenti delle squadre durante la Coppa del Mondo di rugby 2007 in Francia, causò il disappunto e le proteste di molti giocatori, di qualsiasi nazionalità: l'ex rugbista e allenatore italiano Marco Bollesan, al riguardo, disse che «nella Coppa del Mondo 1987 il terzo tempo ci servì a compensare in birra quello che avevamo preso sul campo contro gli All Blacks: 70 punti», aggiungendo che, senza il terzo, non avrebbe giocato né il primo né il secondo[3].
Nei ricevimenti che si svolgono durante il terzo tempo vengono normalmente offerti prodotti del luogo ospite[4]; una costante del terzo tempo sono le bevande alcooliche: normalmente vino nei Paesi latini (Italia e Francia su tutti) e birra in quelli anglosassoni (Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda in particolare), anche se non mancano eccezioni legate al luogo: Massimo Giovanelli ha ricordato che, da capitano dell'Italia, disputò un incontro in Siberia contro l'Unione Sovietica e il terzo tempo, anche complice un rigido freddo, avvenne a vodka[3].
Più recentemente anche il mondo del calcio[5], per cercare di favorire il fair play[6][7], ha promosso il terzo tempo dopo gli incontri, anche se esso non si svolge secondo le stesse modalità del rugby, dal cui ambiente sono peraltro giunte le principali perplessità al riguardo: Andrea Lo Cicero ha infatti sostenuto che, sebbene auspicabile il fair play anche nel calcio, non si può rendere obbligatoria una pratica che, a sua detta, «è soprattutto una cosa che deve essere spontanea».[8]
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