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racconto in greco di autore anonimo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Storia di Susanna è un racconto in greco composto verso la metà del II secolo a.C. da un autore ebreo anonimo, forse basato su un proto-testo ebraico perduto.
Essa non compare nel testo masoretico ebraico del Libro di Daniele, ma solo nelle versioni greche della Settanta e di Teodozione con lievi differenze[1][2]; fu conservata poi nella Vulgata e nella tradizione cattolica. Nelle attuali bibbie cattoliche costituisce il capitolo 13 del libro di Daniele (Dan13[3]). Nella versione di Teodozione (quella normalmente utilizzata e leggermente più elaborata della Settanta) la storia di Susanna era collocata all'inizio del libro di Daniele, in accordo con la giovane età attribuita dal testo a Daniele e con la funzione di introduzione a tutto il libro.[4]
Il racconto è considerato canonico dalla Chiesa cattolica e ortodossa, mentre per le chiese protestanti rappresenta un'aggiunta apocrifa.
In Babilonia nel VI secolo a.C., due anziani considerati giudici saggi si innamorano della giovane e bella moglie di un certo Ioakìm. Dopo averla seguita per un certo tempo, si rendono conto come la donna sia solita passeggiare nel giardino del marito ad una data ora. Susanna viene quindi sorpresa sola dai due che le propongono un patto: può cedere a entrambi, oppure questi la denunceranno per adulterio dicendo di averla trovata con un amante, che non sono riusciti a catturare.
« Susanna, piangendo, esclamò: «Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!. » ( Daniele 13,22-23, su laparola.net.) |
Al momento del giudizio della donna, però, il giovane Daniele si proclama innocente del suo sangue, accusando la gente di esecuzione sommaria ai danni di una donna innocente. La folla si ferma, colpita da quanto il ragazzo dice e insospettita che Susanna possa essersi dimostrata tanto diversa dall'apparenza.
« Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che vuoi dire con le tue parole?». 48 Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza indagare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei». Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha dato il dono dell'anzianità». » ( Daniele 13,48-50, su laparola.net.) |
Daniele procede quindi ad interrogare i due anziani separatamente, dimostrando la loro colpevolezza grazie alle loro contraddizioni e accusandoli di avere più volte abusato di vittime innocenti.
« Così facevate con le donne d'Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. » ( Daniele 13,57, su laparola.net.) |
I due vecchi vengono quindi giustiziati, mentre Susanna torna libera dal marito e dai genitori.
Per il suo carattere edificante e il lieto fine che lo caratterizza, l'episodio della casta Susanna divenne un tema iconografico ricorrente fin dalla primissima iconografia catacombale (a significare la salvezza e la resurrezione finali dei credenti) e poi nel Medioevo. La storia venne spesso rappresentata nella pittura del XVII secolo come "Susanna e i vecchioni", forse anche perché, oltre all'esempio di virtù, permetteva di mostrare un nudo femminile. Alcuni pittori evidenziarono il dramma, altri il nudo. La versione ottocentesca di Francesco Hayez (National Gallery, Londra) elimina del tutto i vecchioni. Un altro tema diffuso è quello del processo, a volte con soggetto centrale il profeta Daniele che salva Susanna.
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