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storia del territorio dello stato o della civiltà Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La nazione della Georgia (in georgiano: საქართველო, Sakartvelo) fu unificata per la prima volta come regno sotto la dinastia dei Bagrationi dal re Bagrat III di Georgia all'inizio dell'XI secolo, derivante da una serie di stati predecessori degli antichi regni di Colchide e Iberia. Il Regno di Georgia fiorì tra il X e il XII secolo sotto il re Davide IV il Fondatore e la regina Tamar e cadde sotto l'invasione mongola nel 1243 e, dopo una breve unione sotto Giorgio V il Brillante, all'Impero Timuride. Nel 1490, la Georgia fu frammentata in un numero di piccoli regni e principati i quali, durante il periodo della prima età moderna, lottarono per mantenere la loro autonomia contro la dominazione ottomana e iraniana (Safavidi, Afsharidi e Qajar) fino all'annessione della Georgia all'Impero russo nel XIX secolo. Dopo un breve tentativo di indipendenza con la Repubblica Democratica della Georgia del 1918-1921, la Georgia fece parte della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica dal 1922 al 1936, e in seguito formò la Repubblica Socialista Sovietica Georgiana fino alla dissoluzione dell'Unione Sovietica.
L'attuale Repubblica di Georgia è indipendente dal 1991. Il primo presidente Zviad Gamsakhurdia alimentò il nazionalismo georgiano e promise di affermare l'autorità di Tbilisi sull'Abkhazia e sull'Ossezia del Sud. Gamsakhurdia fu deposto in un sanguinoso colpo di stato nello stesso anno e il paese fu coinvolto in un'aspra guerra civile, che durò fino al 1995. Abkhazia e Ossezia del Sud, supportati dalla Russia, ottennero l'indipendenza de facto dalla Georgia. La rivoluzione delle rose ha costretto Eduard Shevardnadze a dimettersi nel 2003. Il nuovo governo sotto Mikheil Saakashvili ha impedito la secessione di una terza repubblica separatista nella crisi dell'Agiaria del 2004, ma il conflitto con l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud ha portato alla guerra russo-georgiana del 2008 e alle tensioni con la Russia che rimangono irrisolti.
La storia della Georgia è indissolubilmente legata alla storia del popolo georgiano.[1][2]
In Georgia è attestata una cultura neolitica fin dal V millennio a.C. Gli scavi archeologici condotti durante gli anni settanta nella regione di Imiris-gora (Georgia orientale), hanno rivelato un certo numero di siti archeologici in cui le case erano dotate di gallerie. Al centro di queste dimore, di forma circolare od ovale, si trovavano un camino ed un pilastro di sostegno. Queste caratteristiche sono state ulteriormente sviluppate nella costruzione delle dimore e nelle case del tipo 'Darbazi'.
Nell'epoca calcolitica (IV-III millennio a.C.) la Transcaucasia e la Georgia erano occupate dalla cultura di Kura-Araxes, cui appartengono gli insediamenti di Beshtasheni ed Ozni e le sepolture delle province di Trialeti e Tsalka (Georgia orientale). Questi resti sono testimoni di una cultura architettonica avanzata e sviluppata. Seguì, nel II millennio a.C., la cultura di Trialeti.
Gli antichi greci, e in particolare gli abitanti di Mileto attraverso la colonia di Sinope, si insediarono sulle coste della Colchide (Georgia occidentale), fondando Trebisonda e altri insediamenti a partire dal VII secolo a.C. A quest'epoca risale probabilmente il mito di Giasone e degli Argonauti, che raggiunsero la Colchide alla ricerca del vello d'oro.
Le regioni georgiane sono state conosciute come Egrisi (la pianura costiera occidentale) ed Iberia (l'est montuoso). Nel 66 a.C. la Georgia diventò un vassallo dell'Impero romano, a seguito delle campagne di Pompeo Magno. Successivamente, fu una delle prime nazioni al mondo a convertirsi al Cristianesimo: la data della conversione è convenzionalmente fissata al 317, anno in cui Mirian II re di Iberia lo proclamò religione ufficiale dello stato. Nel 523 d.C. il cristianesimo fu dichiarato religione ufficiale sia a Lazica che in Iberia (Georgia occidentale).
Durante il IV secolo d.C. e buona parte dei V secolo d.C., il regno d'Iberia (Kartlia) perde l'indipendenza passando sotto il controllo persiano. Il regno fu abolito ed il paese venne governato dai governatori nominati dallo Shah. Alla fine del V secolo d.C., il principe Vakhtang I Gorgasali guidò una rivolta anti-persiana e ristabilì lo Stato iberico di cui divento il monarca.
Gli eserciti di Vakhtang lanciarono parecchie campagne di guerra sia contro la Persia che contro l'Impero bizantino. Tuttavia la sua lotta per l'indipendenza e l'unità della Georgia si concluse in un fiasco. Dopo la morte del Vakhtang nel 502 ed il breve regno di suo figlio Dachi (502-514), l'Iberia venne nuovamente incorporato nella Persia come semplice provincia.
Tuttavia alla nobiltà iberica fu assegnato, di volta in volta, il privilegio di scegliere i governatori che in georgiano erano detti Erismtavari. Al termine del VII secolo d.C. la rivalità tra l'Impero bizantino e l'Impero persiano per l'egemonia nel Medio Oriente si era praticamente esaurita. Iniziava così la conquista araba della regione.
I primi decenni del IX secolo d.C. hanno visto la nascita di nuovo stato georgiano, che venne dichiarato nella regione sud-occidentale del Tao-Klarjeti. Ashot I Kuropalates, della famiglia reale dei Bagration, liberò dalla dominazione degli arabi i territori meridionali di Iberia, compresi i principati di Tao e di Klarjeti così come le contee di Shavsheti, di Khikhata, di Samtskhe, di Trialeti, di Javakheti e di Ashotsi, che erano formalmente una parte dell'impero Bizantino con lo pseudonimo di “Curopalatinato di Iberia“.
Curopalates David Bagration espanse i suoi dominii annettendo la città di Teodosiopoli (conosciuta nei tempi anche come Karin o Karnukalaki, ora Erzurum), la provincia armena di Phasiane e le province armene di Kharqi, Apakhuni, Mantsikert e di Khlat precedentemente controllati dagli Emiri arabi Kaysite impose un protettorato.
Nel 978 tutti i principati georgiani affrontarono un processi di unificazione nel regno unito della Georgia (978-1466) sotto la dinastia dei Bagration, il cui capostipite era Ashot I "Il Grande" (IX secolo d.C.). Da allora, la Georgia si mantenne indipendente per quasi mille anni. I maggiori rappresentanti di questa dinastia furono Davide "il costruttore" (Devid IV Agmashenebeli), che regnò dal 1089 al 1125, e la regina Tamara (1184-1213); entrambi sono considerati santi dalla chiesa ortodossa georgiana. Sotto la loro guida il regno della Georgia incluse anche territori dell'Armenia, Azerbaigian e del Caucaso settentrionale. Dopo l'epoca della regina Tamar, che aveva creato il regno di Trebisonda, iniziò un lungo periodo di declino; la Georgia si frammentò in parecchi regni e principati, che furono poi conquistati dagli imperi persiano e ottomano.
Nel 1801, lo zar russo Alessandro I abolì il regno georgiano di Kartli-Kakheti ed esiliò la famiglia reale. La Georgia venne completamente assorbita dall'Impero russo nel 1804; seguì un intenso programma di russificazione che venne deciso per sostituire il sistema sociale e culturale georgiano con quello russo. Anche la chiesa ortodossa ed apostolica georgiana venne sottomessa all'autorità della chiesa russo-ortodossa. Il malcontento del popolo georgiano, causato dalla autocrazia zarista e dalla dominazione economica armena, condusse allo sviluppo di un movimento nazionale di liberazione a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Una sommossa agricola su grande scala si verificò nel 1905 e portò alle riforme politiche che facilitarono la distensione per un certo periodo. Durante quegli anni il partito socialdemocratico marxista divenne il movimento politico dominante nella Georgia, occupando tutti i posti della Duma assegnati ai georgiani nello stato russo. Josef Vissarionovich Djugashvili (Stalin), un bolscevico georgiano (anti-menscevico), divenne la guida del movimento rivoluzionario georgiano.
La rivoluzione russa dell'ottobre 1917 fu seguita da una sanguinosa guerra civile, durante la quale parecchi territori periferici dell'impero (tra cui la Georgia) dichiararono l'indipendenza. Il 26 maggio 1918 fu proclamata la Repubblica Democratica di Georgia indipendente (DRG): il nuovo paese era controllato dalla fazione menscevica del partito socialdemocratico, che stabilì un sistema multipartitico, in forte contrasto con la dittatura del proletariato stabilita dai bolscevichi in Russia. Lo stato georgiano venne riconosciuto dalle principali nazioni europee nello stesso 1918, e dalla Russia nel mese di maggio del 1920 con il trattato di Mosca. Nel febbraio 1921 l'armata rossa invase la Georgia e dopo una breve guerra occupò il paese: il governo georgiano fuggì in esilio. La resistenza che si svolse nel 1921-1924 fu seguita da una sommossa patriottica su larga scala nell'agosto del 1924 che però non ebbe esito. Il colonnello Kakutsa Cholokashvili era una della più importanti guide della guerriglia.
Dopo la conquista da parte dell'esercito sovietico nel 1921, la Georgia fu incorporata nella Repubblica Socialista Sovietica Federativa Transcaucasica (RSSFTC), che comprendeva le odierne repubbliche di Armenia, Azerbaigian e Georgia; inoltre alcune province, storicamente appartenenti alla Georgia, furono cedute a stati limitrofi: alla Turchia (provincia di Tao-Klarjeti), all'Azerbaijan (provincia di Hereti/Saingilo), all'Armenia (regione di Lore) ed alla Russia (parte della costa del Mar Nero). Tra il 1921 ed il 1924, durante la resistenza al regime sovietico, circa 50.000 persone furono incarcerate o uccise; successivamente, negli anni 1935-1938, 1942 e 1945-1950 più di 100.000 persone furono eliminate sotto la dittatura di Stalin ad opera del capo della polizia segreta sovietica, il georgiano Lavrentij Beria.
Nel 1936 la RSSFTC fu sciolta e la Georgia, negli attuali confini, divenne la Repubblica Socialista Sovietica Georgiana.
Nell'agosto del 1941, durante la seconda guerra mondiale, i nazisti invasero l'URSS anche per cercare di raggiungere i giacimenti di petrolio del Caucaso; gli eserciti di paesi dell'Asse non riuscirono tuttavia ad arrivare in Georgia. Quasi 700.000 georgiani combatterono nell'armata rossa contro i nazisti, e di questi circa 350.000 furono uccisi. L'appello di Stalin all'unità patriottica e le efferatezze dei nazisti offuscarono per un attimo le aspirazioni del nazionalismo georgiano. Successivamente, la politica di de-stalinizzazione di Kruscev fu seguita da un'ondata di critica generale che coinvolse la cultura e la gente georgiana, di cui Stalin faceva parte. Il 9 marzo 1956 centinaia di studenti non-georgiani furono uccisi quando dimostrarono contro la politica sciovinista del governo georgiano.
Il programma di decentralizzazione introdotto da Kruscev negli anni cinquanta fu presto sfruttato dai funzionari del partito comunista georgiano per sviluppare la loro propria base regionale. Nacque una prospera economia capitalistica all'ombra dell'economia di stato ufficiale; la Georgia era infatti una delle repubbliche sovietiche più economicamente sviluppate, ma anche una nelle quali la corruzione era più diffusa. Fra il 1964 ed il 1972 Eduard Shevardnadze, ministro dell'interno del paese, divenne celebre per la sua lotta alla corruzione, e giunse ad ottenere la rimozione del corrotto Vasily Mzhavanadze, primo segretario del partito comunista georgiano: proprio Shevardnadze gli subentrò nella carica con il benestare di Mosca. La sua politica fu efficace e portò la Georgia, tra il 1972 ed il 1985, ad un miglioramento generale dell'economia ufficiale, facilitato anche dall'allontanamento di centinaia di funzionari corrotti. Nel 1978 il regime sovietico ordinò che Eduard Shevardnadze fosse rimosso dall'incarico e che, nella costituzione della Repubblica Socialista Federativa Georgiana, insieme alla lingua georgiana fossero definite altre lingue ufficiali, come abcaso, sudosseta, aggiaro della Georgia; dimostrazioni di strada costrinsero però il regime a recedere, il 14 aprile 1978 (All'atto dell'indipendenza, nel 1991, il 14 aprile fu proclamato giorno della lingua georgiana). Nel 1985, Shevardnadze fu nominato ministro degli affari esteri del URSS e venne sostituito come guida georgiana da Jumber Patiashvili, un comunista conservatore, ritenuto generalmente inefficiente di fronte alle sfide della perestrojka.
Verso la fine degli anni ottanta si evidenziarono violenti disaccordi tra le autorità comuniste, il rinascente movimento separatista georgiano ed i movimenti nazionalisti nelle regioni abitate da minoranze etnico-linguistiche della Georgia come l'Ossezia del Sud e l'Abcasia. Il 9 aprile 1989. Il clima nella politica sciovinista georgiana, spingendo molti - persino alcuni comunisti georgiani - a concludere che l'indipendenza fosse non preferibile al regime sovietico. La pressione dell'opposizione sul governo georgiano, manifestata nelle dimostrazioni e nei disordini popolari, provocarono infine un'apertura nell'atteggiamento del governo che decise per elezioni parlamentari multipartitiche e democratiche. Queste si svolsero il 28 ottobre 1990 e videro la vittoria della coalizione della tavola rotonda diretta da Zviad Gamsakhurdia, il principale dissidente del Paese, che si mise alla testa del Consiglio supremo della Repubblica della Georgia. Il 31 marzo 1991 Gamsakhurdia organizzò un referendum sull'indipendenza, che fu approvato dal 98,9% dei votanti georgiani, mentre le popolazioni non georgiane lo boicottarono. L'indipendenza formale dall'Unione Sovietica venne dichiarata il 9 aprile 1991, anche se ci volle un certo tempo prima che lo status di sovranità fosse ampiamente accettato e riconosciuto dai paesi esteri. Il governo di Gamsakhurdia si oppose fortemente alla permanenza delle basi militari sovietiche restanti nella repubblica, e dopo il crollo dell'Unione Sovietica, il suo governo rifiutò di unirsi alla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI).
Gamsakhurdia fu eletto presidente il 26 maggio 1991 con l'86% dei voti. In seguito, egli venne ampiamente criticato per lo stile di governo duro ed autoritario ma anche disorganizzato. A questo punto, i nazionalisti ed i riformisti unirono le forze in una coalizione in funzione anti-Gamsakhurdia: la situazione divenne tesa, peggiorata dalla grande quantità di armi dell'ex-repubblica sovietica a disposizione dei partiti e dal potere crescente dei gruppi paramilitari. I nodi vennero al pettine quando il 22 dicembre 1991 gruppi armati dell'opposizione lanciarono un violento colpo di Stato militare contro Gamsakhurdia ed i suoi sostenitori, assediandoli nelle sedi del governo centrale a Tbilisi. Gamsakhurdia riuscì a eludere i suoi nemici e fuggì nella repubblica russa separatista di Cecenia nel mese di gennaio del 1992. Eduard Ševardnadze fu quindi invitato a presiedere un Consiglio di Stato, venendo poi nominato presidente dal parlamento nel mese di marzo del 1992 nel tentativo di dare un veste moderata al regime che era stato stabilito dopo l'uscita di Gamsakhurdia.
Nel mese di agosto del 1992, l'intensificarsi della disputa con i separatisti nella repubblica autonoma georgiana di Abcasia portò all'invio di forze armate regolari e paramilitari governative nella zona per fermare le attività dei separatisti. Gli Abcasi combatterono con l'aiuto dai paramilitari provenienti dalle regioni russe del nord del Caucaso e dal supporto dichiarato dai militari russi insediati in una base a Gudauta, in Abcasia. Nel settembre 1993 le forze armate del governo georgiano soffrirono una sconfitta catastrofica che li costrinse ad abbandonare la regione, e con loro fu espulsa l'intera popolazione georgiana. Morirono 14.000 persone e altre 300.000 furono costrette a fuggire. Si riuscì a pacificare l'Ossezia del Sud, ma al costo di diverse centinaia di morti e di 100.000 rifugiati riparati in Ossezia del nord, sotto controllo russo. Nella Georgia del sud-ovest, infine, la repubblica autonoma di Agiaria dal 1991 era di fatto un dominio personale di Aslan Abashidze, e tale sarebbe rimasta fino al 2004.
Il 24 settembre 1993, Zviad Gamsakhurdia emanò un proclama dall'esilio per organizzare una ribellione contro il governo: i suoi sostenitori approfittarono facilmente dello sconforto seguito ai rovesci in Abcasia. Preoccupate, Russia, Armenia ed Azerbaigian inviarono militari in Georgia per aiutare il governo e la ribellione fini rapidamente; Gamsakhurdia mori il 31 dicembre 1993. Con un accordo altamente discutibile, il governo di Ševardnadze aderì alla CSI come prezzo per il supporto militare e politico. Shevardnadze si salvò da un attentato dinamitardo nel mese di agosto del 1995, del quale accusò i suoi alleati paramilitari; fece imprigionare pertanto la guida dei paramilitari Jaba Ioseliani e mise al bando la sua milizia, accusandoli inoltre di complicità con organizzazioni mafiose. Nonostante questo, la famiglia del presidente e la sua compagine di governo furono sempre più collegati al sistema di corruzione dominante considerata da sempre uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo economico della Georgia. In ogni caso, Ševardnadze vinse le successive elezioni presidenziali, nel novembre 1995 e nell'aprile del 2000, con ampie maggioranze ma anche con pesanti accuse di frode elettorale. I rapporti tra la Russia e la Georgia furono comunque sempre molto tesi: la Russia accusava la Georgia di appoggiare la guerriglia ribelle in Cecenia, ed inoltre Shevardnadze manteneva fitti rapporti con gli Stati Uniti, come contrappeso all'influenza russa nella regione del Caucaso. La Georgia divenne destinatario del sussidio militare per i paesi esteri del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e dichiarò di voler aderire sia alla NATO che all'UE. Nel 2002, gli Stati Uniti inviarono forze speciali per aiutare i militari locali a combattere la guerriglia e militari georgiani vennero inviati in Iraq. Nello stesso periodo veniva definito un progetto per la costruzione di un oleodotto dall'Azerbaigian alla Turchia attraverso la Georgia, il cosiddetto Baku-Tbilisi-Ceyhan o BTC.
Una forte coalizione di riformisti, diretti da Mikheil Saakašvili, Nino Burjanadze e Zurab Zhvania si coalizzò per opporsi al governo di Ševardnadze nelle elezioni parlamentari del 2 novembre 2003. I risultati ufficiali furono ancora favorevoli al governo in carica, ma l'opposizione le considerò truccate ed organizzò enormi dimostrazioni nelle vie della capitale; dopo due tese settimane, Ševardnadze si dimise il 23 novembre 2003 e fu sostituito come presidente ad interim da Burjanadze, presidente del parlamento. Questi eventi sono noti come Rivoluzione delle rose.
Il 4 gennaio 2004 Mikheil Saakašvili vince le elezioni presidenziali con una maggioranza schiacciante: il 96% dei voti validi. Subito dopo, a febbraio, il parlamento approva una riforma costituzionale che rafforza le competenze del presidente della repubblica. Zurab Zhvania è nominato primo ministro, e Nino Burjanadze (il presidente ad interim), torna alla presidenza del parlamento. Il nuovo presidente deve affrontare molti problemi: più di 230.000 profughi in fuga dalle zone separatiste hanno messo a dura prova l'economia georgiana; la pace nelle regioni separatiste di Abcasia ed Ossezia del Sud, sorvegliate dal contingente di pace delle Nazioni Unite e dalle forze armate della Russia, rimane fragile; la risoluzione dei problemi che hanno portato alla nascita di conflitti locali è ancora lontana.
La questione della regione separatista dell'Agiaria viene risolta abbastanza rapidamente: il capo separatista Aslan Abashidze rifiuta dapprima di applicare il decreto del governo Saakašvili mirante a riprendere il controllo dell'Agiaria, ed entrambe le parti hanno mobilitato le loro forze per prepararsi apparentemente per un confronto militare: l'ultimatum di Saakašvili e l'effettiva minaccia di un'azione di forza provocano tuttavia la fuga di Abashidze.
I rapporti con la Russia rimangono problematici a motivo del sostegno economico e militare di quest'ultima nei confronti dei governi separatisti di Abcasia ed Ossezia del Sud. Le truppe russe tuttora mantengono due basi militari, sotto la facciata di contingente di pace in queste regioni, nonostante i reiterati inviti del governo di Tbilisi a ritirarli.
L'integrazione nella NATO e nell'UE rimane il principale obiettivo della politica estere della Georgia. Il 29 ottobre 2004, il Consiglio dell'Atlantico del nord (NAC) della NATO ha approvato il piano d'azione specifico di associazione (IPAP) per la Georgia: la Georgia è la prima fra i paesi associati alla NATO che ha portato a termine con successo questa operazione. La Georgia continua a sostenere le forze di coalizione nell'Iraq. Il giorno 8 novembre 2004, 300 soldati georgiani supplementari sono state inviate nell'Iraq. Il governo georgiano si è impegnato ad inviare un totale di 850 soldati in Iraq nelle forze di protezione della missione dell'ONU. Con l'aumento dei soldati georgiani in Iraq, gli Stati Uniti addestreranno i 4 000 soldati georgiani supplementari all'interno delle strutture del programma (GTEP) di cui la Georgia fa parte.
Il governo georgiano è impegnato nella riforma economica in collaborazione con la Banca Mondiale e con il Fondo Monetario Internazionale e punta molto sulla rinascita dell'antica via della seta come corridoio euroasiatico, sfruttando la posizione geografica della Georgia come ponte per il transito delle merci fra Europa ed Asia. Saakašvili si è impegnato per migliorare l'economia in generale e specificamente per aumentare i salari e le pensioni, come pure per eliminare la corruzione e riportare alle casse statali i guadagni illeciti dei politici del governo precedente. Nel febbraio 2005 il primo ministro Zurab Zhvania è assassinato e Zurab Nogaideli è nominato come successore.
Il 9-10 maggio 2005 la Georgia è stata visitata dal presidente USA George W. Bush, che ha incontrato di Mikheil Saakašvili e un gruppo di parlamentari georgiani.
Nel 2006 Saakašvili è ancora sotto pressione per la mancata attuazione delle riforme promesse in campagna elettorale. Le organizzazioni come Amnesty International hanno seria preoccupazioni per quel che riguarda il rispetto dei diritti dell'uomo. La disoccupazione, le pensioni e corruzione eccessive e la continua disputa sull'Abcasia, hanno notevolmente diminuito la popolarità di Saakašvili nel paese. I rapporti della Georgia con la Russia sono scese al punto più basso nella storia moderna a causa della polemica sull'arresto di quattro ufficiali russi accusati di spionaggio in Georgia (in un secondo tempo estradati in Russia).
Con l'incidente delle spie la Russia impone da ottobre un embargo aereo, marino e postale, l'arresto di georgiani accusati di crimine organizzato e di aver favorito l'espatrio di georgiani in territorio russo. La Russia oltretutto minaccia di raddoppiare il prezzo del metano venduto alla Georgia. Da parte sua la Georgia minaccia di porre il veto all'ingresso della Russia nel WTO.
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