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film del 2013 diretto da Gennaro Nunziante Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Sole a catinelle è un film del 2013 diretto da Gennaro Nunziante e interpretato da Checco Zalone. È la terza pellicola che ha come protagonista il comico pugliese.
Sole a catinelle | |
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Checco Zalone in una scena del film | |
Lingua originale | Italiano |
Paese di produzione | Italia |
Anno | 2013 |
Durata | 90 min |
Rapporto | 2,35:1 |
Genere | commedia |
Regia | Gennaro Nunziante |
Soggetto | Gennaro Nunziante, Checco Zalone |
Sceneggiatura | Gennaro Nunziante, Checco Zalone |
Produttore | Pietro Valsecchi |
Casa di produzione | Medusa Film, Taodue in collaborazione con Radio Italia, Wind e Mediaset Premium |
Distribuzione in italiano | Medusa Film |
Fotografia | Agostino Castiglioni |
Montaggio | Pietro Morana |
Musiche | Checco Zalone |
Scenografia | Francesco Frigeri |
Costumi | Marina Roberti |
Interpreti e personaggi | |
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Checco Zalone è un trentaseienne emigrato da un trentennio al Nord Italia dal Meridione, che lavora come cameriere in un hotel di lusso sul Canal Grande a Venezia e ha una passione per l'alta finanza; vive a Padova, è sposato con l'operaia siciliana Daniela Parisi e ha un figlio, Nicolò, ragazzino di 10 anni intelligente e studioso. Nel 2013, proprio nel giorno in cui la moglie perde il lavoro a causa della chiusura della fabbrica per via della grande recessione, Checco decide di licenziarsi dal suo impiego perché lo reputa poco stimolante e sottopagato e di mettersi alla ricerca di un'occupazione più redditizia, e finisce per trovare impiego come venditore porta a porta presso la Fata Gaia, azienda che produce aspirapolveri. All'inizio le cose vanno molto bene, perché Checco vende l'elettrodomestico alle sue numerose zie e cugine e, con i soldi guadagnati, compra a credito una lunga serie di lussuosi oggetti; l'unico acquisto che non effettua è quello di un'automobile nuova, perché adora la sua BMW ormai vecchia di vent'anni e preferisce spendere il suo denaro nella manutenzione di tale vettura.
A un certo punto Checco non trova più clienti, i guadagni gli vengono a mancare e non riesce più a onorare i pagamenti, pertanto tutte le sue proprietà vengono pignorate da Equitalia e la società finanziaria Fido Fly gli fa pressione affinché paghi le 48 rate mancanti. Arrabbiata per questa situazione, la moglie decide di separarsi e va a vivere dai suoi genitori portando Nicolò con sé. Visto che Nicolò vuole stare un po' anche con il padre, quest'ultimo gli fa una promessa: se nella pagella scolastica di fine anno prenderà tutti dieci, gli regalerà una vacanza estiva da sogno. Checco azzarda essendo convinto che il figlio non ci riuscirà, dato che a scuola prende sempre voti tra l'otto e il nove. Nicolò però si impegna a fondo e riesce ad ottenere una pagella perfetta.
Non avendo i soldi per regalare a Nicolò la vacanza promessa, Checco cerca di convincere la maestra ad abbassare almeno uno dei voti, ma essa si mostra inflessibile, quindi, non volendo deludere il figlio, decide di andare a Casacalenda, in Molise, sua terra d'origine, ospite dell'anziana e tirchia zia Ritella. In questo modo, Checco spera di non spendere nulla, e al tempo stesso, di riuscire a vendere altri aspirapolveri ad altri parenti. Le cose tuttavia si mettono male per lui: Ritella si dimostra estremamente avara (si è arrabbiata per aver ricevuto una bolletta elettrica con valore superiore a 5 euro), i parenti sono tutti morti o emigrati, Nicolò non gradisce la destinazione (nel paese lui è l'unico bambino e addirittura gli anziani abitanti non sanno neppure cosa sia un bambino) e nemmeno il cugino di Checco, Onofrio, riesce a risollevarli (e tra l'altro ha già acquistato un aspirapolvere Fata Gaia).
Stanco della situazione in cui si trova e ormai consapevole delle reali intenzioni del padre, Nicolò chiede aiuto alla madre, che gli propone di partire insieme alla famiglia di una sua collega, dicendogli di farsi portare al porto di Piombino per unirsi a loro. Dopo una discussione tra Checco e il bambino, inizialmente intenzionato a seguire il consiglio della madre, Nicolò decide all'ultimo minuto di restare con il padre. Arrivati in Toscana, durante il viaggio di ritorno, Nicolò nota il cartello indicatore di uno zoo; i due scendono dall'auto ed incontrano un bambino di nome Lorenzo, che soffre di mutismo selettivo, ma Checco con i suoi modi fin troppo sbrigativi riesce a farlo parlare. Zoé, la madre del bambino, è una giovane ed elegante donna francese che, per senso di gratitudine e per cercare di far sbloccare il bambino, invita Checco e Nicolò nella sua bella villa; successivamente, colpita dalla simpatia dell'ospite, lo conduce a feste e incontri esclusivi con industriali e VIP.
Zoé è infatti molto ricca, in quanto lei e sua madre Juliette sono proprietarie al 33% di un'azienda che vuole acquisire proprio la finanziaria con cui Checco è indebitato, la Fido Fly; quest'acquisizione è caldeggiata da due loschi amici della madre di Zoé, Piergiorgio Bollini e Vittorio Manieri. Durante un loro meeting informale Checco, seppur non invitato, parla negativamente della Fido Fly, dicendo che si tratta di un'impresa vicina al fallimento: Bollini e Manieri non gli danno retta, ma poco dopo si devono ricredere quando leggono sul giornale che la ditta ha avuto un crack. A questo punto i due loschi indivdui, gelosi dell'ascendente che Checco, per loro uno sgrammaticato parvenu, ha nei confronti di Zoé, cercano di ingraziarselo regalandogli sigari, invitandolo a giocare a golf e facendolo partecipare a una riunione massonica.
A un certo punto Vittorio e Checco appaiono insieme in televisione, nel programma L'Estate dei VIP, in cui, a bordo di un lussuoso yacht, discutono se siano migliori gli spumanti secchi o quelli frizzanti: qui si scopre che Vittorio in realtà è il datore di lavoro che ha licenziato Daniela, la quale, furiosa per la nuova frequentazione dell'ex marito, gli manda un messaggio con un filmato in cui gli fa credere per ripicca di avere un nuovo compagno (un sindacalista della sua azienda). Checco, disgustato da questo individuo, viene preso dallo sconforto e decide di abbandonare la villa di Zoé per tornare a casa, riaccompagnando Nicolò da sua madre, rievocando al contempo alla sua maniera i bei momenti passati con lei; come se non bastasse, Checco viene licenziato dal suo capo, il dottor Surace, perché da quando è partito non ha venduto nemmeno un articolo.
Mesi dopo, Checco scopre che una sua chiamata fatto dal telefono di Manieri è stata intercettata dalla finanza, la quale teneva già da tempo sotto controllo sia Manieri che Bollini. In tale telefonata, Checco parlava dei reati finanziari commessi dai due loschi individui, che poi sono stati scoperti e ora sono in prigione.
Zoé prende in mano le redini della fabbrica di famiglia dove lavorava Daniela e tiene un discorso di riapertura a tutte le impiegate precedentemente licenziate e riassunte, sperando nel loro aiuto per tornare a lavorare con impegno e serietà. All'inaugurazione sono presenti anche Nicolò e Checco, il quale, vestito da sindacalista comunista, tiene un discorso (che gli è stato scritto dal figlio) nel quale si schiera dalla parte delle operaie e descrive con parole toccanti il suo amore per la moglie, dicendosi disposto a tutto pur di tornare insieme. La donna accetta e la famiglia Zalone si ricompone, con Daniela che torna a svolgere il suo lavoro e Checco che, assunto da Zoé nel reparto commerciale dell'azienda, si occupa sia del lavoro che delle faccende domestiche.
Le riprese si sono svolte nell'estate 2013 a Quinto Vicentino presso la società FORALL, presso il Net Center e in altre zone a Padova, Venezia, Monselice[2], Valsanzibio di Galzignano, Santa Margherita Ligure e a Portofino. In Molise[3] a Petrella Tifernina[4], Sepino, Casacalenda[5], Limosano, Provvidenti e infine in Toscana (l'abbazia di San Galgano, Magliano in Toscana, Monte Argentario,[6] la laguna di Orbetello e il porto di Piombino).[7][8] La post-produzione è stata effettuata da Reset VFX S.r.l.[9]
È il primo film di Checco Zalone a non essere stato ambientato in Puglia, regione di origine dello stesso attore: la regione, peraltro, viene menzionata in una sola battuta.
Il film è uscito nelle sale cinematografiche il 31 ottobre 2013 distribuito da Medusa Film.[7] In TV è stato trasmesso il 26 dicembre 2014 su Sky Cinema Uno in prima visione assoluta.
A fronte degli 8 milioni di euro di budget[10][11][12], il film ha riscosso un enorme successo di pubblico. Soltanto nei primi quattro giorni di programmazione il film (distribuito in 1250 copie) ha incassato più di 18,6 milioni di euro[13] con più di 2,7 milioni di biglietti venduti, risultando il miglior incasso cinematografico in Italia del 2013. In sette giorni incassa 23 milioni di €.[14]
Dopo 11 giorni di programmazione (dal 31 ottobre al 10 novembre 2013), il film ha incassato circa 34,55 milioni di euro[15] con quasi 5,2 milioni di biglietti venduti. Il 16 novembre 2013 il film raggiunge 40 milioni di euro.[16] In soli 18 giorni di programmazione (dal 31 ottobre al 17 novembre 2013) il film incassa 43,795 milioni di euro circa con circa 6,8 milioni di biglietti staccati, superando così gli incassi del precedente film di Zalone Che bella giornata divenendo dunque il film italiano di maggior successo commerciale di sempre e il terzo miglior incasso di sempre.[17]
Dopo 25 giorni di programmazione, il film raggiunge 48 milioni di euro di incassi con quasi 7,4 milioni di biglietti venduti, avvicinandosi sempre più al secondo posto tra i film con maggiori incassi di tutti i tempi in Italia (in vetta Avatar, con quasi 65 milioni di euro, seguito da Titanic, sempre di James Cameron, con circa 50 milioni). Il 28 novembre vengono raggiunti i 7.499.124 biglietti venduti scavalcando di conseguenza Titanic, solamente Avatar ha venduto più biglietti del cinema in Italia.[18]
Il 4 dicembre 2013 il film supera gli incassi di Titanic e arriva al secondo posto dei film con maggiori incassi in Italia, dietro ad Avatar anche se la pellicola di Zalone ha superato anche quest'ultimo come numero di spettatori (il film di James Cameron aveva un prezzo del biglietto maggiore rispetto a Sole a catinelle perché era in 3D). Lo stesso giorno il film vince il Biglietto d'oro come Film più visto del 2013.[19] Al 31 dicembre 2013 gli incassi totali hanno raggiunto 51763459 € con un totale di 7992539 spettatori.[20] Ad agosto 2014, a conclusione della stagione cinematografica 2013-2014, il film risulta il maggior incasso dell'annata.
Con 51936318 € totali, è il terzo film con maggiori incassi in Italia di sempre. [21]
Secondo alcuni critici uno dei punti di forza del film è rappresentato dalle numerosissime gag e dalle «canzoncine», frequenti nei film di Zalone, che contribuiscono a creare un'atmosfera leggera e ironica. Sul Giornale il film viene definito «uno scacciapensieri travolgente e dissacrante».[22] Alcune testate definiscono il film uno one-man show, considerando la figura di Zalone come centrale ed indispensabile all'interno della pellicola.[22][23] Secondo Il Sole 24 Ore questo film ha il merito di aver dimostrato che si può ridere anche di un periodo di crisi finanziaria, annullando la definizione dell'economia come "scienza triste". Il quotidiano economico definisce la pellicola «la favola divertente dell'Italia che vuole girare pagina»[24] Panorama recensisce il film accentuando il fatto che «fa ridere tutti di gusto pieno e verace, sonoramente e all'unisono, senza vergogna».[23]
Su Repubblica si parla di «ironia tagliente di Zalone», che «si scaglia contro molti ambienti: quelli cinematografici, quelli industriali, quelli radical chic, quelli filantropici».[25] Sul Corriere della Sera Paolo Mereghetti ha criticato la tendenza di Zalone a seguire lo stile cinematografico di Totò. Nello stesso articolo viene giudicato negativamente anche il sistema dei personaggi del film che risulterebbe, a detta del critico, troppo incentrato sulla figura del protagonista.[26] Il Fatto Quotidiano ha criticato Sole a catinelle perché «ci restituisce un'Italia com'è e non come dovrebbe essere», e ha respinto qualsiasi paragone tra Zalone e Totò o Alberto Sordi, giudicando negativamente il successo della pellicola («fa tristezza»). In un articolo pubblicato sullo stesso giornale viene affermato che, nonostante il successo riscosso, non si possa assolutamente parlare di «rinascita del cinema italiano».[27][28]
Su La Stampa Zalone viene definito «campione di umorismo trash» mentre il film viene inteso come un avvicinamento al «segmento più scontato del filone commedia all'italiana Anni Duemila».[29] L'Espresso parla della pellicola come espressione del «populismo solare»: il film vuole colpire «le categorie del ricco, del colto, del raffinato», che «vengono messe in un solo grande mazzo e continuamente bersagliato [...] a tutto vantaggio di un pubblico che, in tempi di crisi, è particolarmente disposto a detestare i privilegi, dunque a deriderli». Secondo il critico Zalone, nei suoi film, diventa una sorta di «supereroe del popolo» che esprime una comicità «antidepressiva» ma, per sua stessa natura, povera di valori.[30] Il quotidiano Il manifesto elogia Checco Zalone, annoverato tra «i comici popolari scippati dalla destra alla sinistra», e la sua pellicola Sole a catinelle, nella quale «si vedono delle bandiere rosse e si parla dei risultati di vent'anni di berlusconismo». Il giornalista aggiunge che «in nessun film italiano degli ultimi anni si è mai tentata una cosa simile. Né si è mai osato parlare di comunismo e di fabbriche occupate».[31]
Su Movieplayer.it il film è descritto dalla «struttura sempre uguale» anche se «il tocco in più [...] arriva da una maggiore (e migliore) concertazione della storia» rispetto ad altre pellicole dello stesso Zalone.[32] Il sito MYmovies si è soffermato, in particolare, sull'interpretazione del protagonista affermando che «Zalone [...] non si mette certo sopra il suo mondo cafone, è primus inter pares, "disgraziato e stronzo" come gli altri, ma certo simpatico e travolgente».[33] La Rivista del Cinematografo, nella sua recensione, sostiene che «si può fare meglio, ma Zalone è qui e ora la meglio cosa capitata di recente al nostro cinema da ridere».[34] Renato Brunetta ha scritto su Twitter: «Zalone esprime in pieno la filosofia positiva, generosa, anticomunista, moderata, serena di Berlusconi e di Forza Italia».[35][36] Punto di vista peraltro non condiviso dal comico, che ha risposto: «La sua interpretazione è un po' troppo alta, anche se per Brunetta è un ossimoro»[37].
Il 22 febbraio 2014 il film ha vinto l'undicesima edizione del Monte-Carlo Film Festival de la Comédie, la rassegna cinematografica internazionale ideata da Ezio Greggio e interamente dedicata alla commedia[39].
In Spagna è stato girato un remake del film nel 2018, con il titolo El mejor verano de mi vida, per la regia di Dani de la Orden.[40]
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