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capitale della Bulgaria Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Sofia (AFI: ˈsɔfja;[1][2] in bulgaro София?, Sofija, AFI: ['sɔfija]) è la capitale e la più grande città della Bulgaria. È il principale centro amministrativo, industriale, culturale e dei trasporti di tutto il Paese, di cui costituisce un distretto a sé stante. Con una popolazione di 1 286 965 abitanti al 2024[3] è anche la città più estesa e densamente popolata della Bulgaria.
Sofia comune autonomo | |
---|---|
Столична София | |
Localizzazione | |
Stato | Bulgaria |
Distretto | Non presente |
Amministrazione | |
Sindaco | Vasil Terziev (Coalizione PP-DB-Spasi Sofia) dal 6-11-2023 |
Territorio | |
Coordinate | 42°41′52.39″N 23°19′18.21″E |
Altitudine | 560 m s.l.m. |
Superficie | 492 km² |
Abitanti | 1 286 965 (2024) |
Densità | 2 615,78 ab./km² |
Villaggi | 22 |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 1000 |
Prefisso | 02 |
Fuso orario | UTC+2 |
Targa | С, СА, CB |
Motto | Расте но не старее (Cresce ma non invecchia) |
Cartografia | |
Sito istituzionale | |
Affonda le sue radici all'epoca dei Traci, che la chiamarono Serdica. Passò poi sotto il dominio romano, bizantino, bulgaro e ottomano, che ne segnarono fortemente il carattere architettonico, prima di affermarsi come capitale del neonato Principato di Bulgaria nel 1878. Restò capitale del Regno di Bulgaria, della Repubblica Popolare di Bulgaria e dell'attuale Repubblica di Bulgaria.
È situata nella parte occidentale del Paese, nel Bacino di Sofia che è circondato da numerose montagne fra cui il monte Vitoša. La città occupa una posizione centrale nella Penisola balcanica, con diverse strade principali che la collegano con le altre parti della penisola: attraverso il monte Vacarel con la Tracia e Istanbul, attraverso il Passo di Dragoman con Belgrado e l'Europa centrale, lungo la valle dello Struma con la Grecia e la Macedonia del Nord, attraverso alcuni passi nei Monti Balcani con la Bulgaria settentrionale e la Romania. Il fiume Iskăr passa a est della città ed essa viene attraversata da molti dei suoi piccoli affluenti.
Oggi Sofia è il principale centro amministrativo, industriale, dei trasporti, culturale e d'istruzione del Paese dove viene concentrata 1/6 della produzione industriale della Bulgaria. Qui si trovano anche l'Accademia bulgara delle scienze, le sedi centrali della Televisione Nazionale Bulgara, della Radio Nazionale Bulgara, dell'Agenzia Telegrafica Bulgara, molte università, teatri, cinema, la Galleria Nazionale d'Arte, musei archeologici, storici, di scienze naturali ed altri ancora. I monumenti archeologici visibili di epoca romana sono conservati in vari luoghi del centro della città.[4] Sofia conta 21 università, tra cui l'Università di Sofia, fondata nel 1889. Inoltre è sede di una diocesi ortodossa bulgara e di una diocesi cattolica. Tra le principali attrazioni troviamo la Chiesa di Bojana (inserita nel Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO nel 1979), la chiesa di San Giorgio, la basilica di Santa Sofia e la cattedrale di San Aleksandr Nevskij.
Il nome più antico dell'attuale città di Sofia fu Serdonpolis (Σερδῶν πόλις),[5] un nome grecizzato la cui variante latina sarebbe civitas Serdensium,[6] ossia "la città dei Serdi". La prima menzione della città infatti proviene da un'iscrizione ateniese del I secolo a.C., che attestava: Astiu ton Serdon, cioè città dei Serdi.[7]
Secondo Cassio Dione i Serdi abitarono probabilmente nell'area nel I secolo a.C., secondo i documenti del II secolo d.C.[8][9][10][11] Tuttavia, molti autori si sono posti delle domande su di loro: "... Questo etnonimo [Serdi] è ancora un fantasma." (Aleksandǎr Fol).[12] Anche il legame "Serdica - Serdi" ha sollevato delle domande: "Allora, chi battezzò chi? Gli abitanti della città o la città - i suoi abitanti?" (Hristo Gencev).[13] Esistono inoltre diverse ipotesi sull'etimologia del nome "Serdi". Vaclav Tomašek lo fa derivare dalla parola indoeuropea çardh ("stabile", "testardo"), mentre Stefan Mladenov e Gavril Kacarov lo fanno derivare dalla stessa radice, ma nella forma çardhas ("gregge"), collegandolo al sostentamento della regione. Radu Vulpe invece, lo fa derivare dalla radice serd ("cuore", "mezzo"), che è anche associato al successivo nome slavo di Sredec.[14]
L'imperatore Traiano (nato Marco Ulpio Traiano) diede ufficialmente alla città il suo nome, chiamandola Ulpia Serdica,[15][16] in seguito spesso abbreviato in Serdica (in greco antico: Σερδικη?). Il nome fu spesso scritto e pronunciato Sardichì (in greco antico: Σαρδικη?). Nelle fonti narrative di lingua greca fu quasi sempre usata la forma Σαρδικη, mentre nelle iscrizioni rupestri locali, anche in greco, predominò la forma Σαρδικη, e nelle fonti latine, con poche eccezioni, che furono spesso traduzioni dal greco, fu usata la forma Serdica.[17] Entrambe le forme, Serdonpolis e Ulpia Serdica, si trovano sulle monete coniate nella città in epoca romana.
Il nome Serdica continuò ad essere utilizzato anche dopo l'annessione della città al Primo Impero bulgaro all'inizio del IX secolo, ad esempio nell'iscrizione di Hambarlii (un'icrizione proto-bulgara dell'813 scritta in greco e scoperta nei pressi del villaggio di Malomirovo).[18] Successivamente fu sostituita dalla forma slava Sredec (in lingua slava ecclesiastica antica Срѣдьць, Срѣдець, Стрѣдьць), il cui primo utilizzo è attestato in due testi apocalittici in antico bulgaro della seconda metà dell'XI secolo, ma si presume che possa aver avuto origine già nell'VIII-IX secolo.[19] Sredec potrebbe essere visto come un'interpretazione bulgara altomedievale del nome Sardica/Serdica, riflettendo allo stesso tempo il significato di "mezzo", a causa della posizione centrale della città nel bacino di Sofia, così come potrebbe significare una città medio/centrale della popolazione circostante.[20]
Nelle fonti in lingua greca dopo la seconda metà del X secolo, per la città viene utilizzato anche il nome Triaditsa, meno spesso nella forma Tralitsa (questa variante fu trasformata nel libro arabo di Muhammad al-Idrisi in Atralissa). Secondo l'opinione prevalente si tratta di una trascrizione greca di Стрѣдьць, con la "с" iniziale eliminata poiché interpretata come la preposizione indipendente 'ς. Secondo un'altra ipotesi, sostenuta da autori come Vasil Gyuzelev e Vesselina Vačkova, il nome deriverebbe dalla Santissima Trinità (in greco Αγία Τριάδα), associata alla basilica di Santa Sofia.[21]
Nelle cronache occidentali delle crociate dei secoli XI-XII, la città fu chiamata con varie trascrizioni di Sredec e Triaditsa/Tralitsa - Sternits, Stralits, Stralicium.[22] Nelle cronache ungheresi del XII-XIV secolo vennnero usati i nomi Scereduci e Scarbicium.[23]
Il nome Sofia fu registrato per la prima volta nella copia del Vangelo di Sredec del 1329, ma come nome della basilica di Santa Sofia,[24] chiamata "Metropolia di Sredec". L'origine è nella parola greca sophía (σοφία, "saggezza"). I primi documenti in cui comprave questo nome furono la Carta di Vitoša - un crisobolla rilasciato in dono dallo zar Ivan Šišman al monastero di Dragalevci tra il 1371 e il 1382, la copia del Vangelo di Sredec già menzionato, un dialogo tra due venditori ragusani intorno al 1359 e gli appunti di un mercante ragusano del 1376.[25] In quei documenti la città fu chiamata Sofia, ma, allo stesso tempo, la regione e gli abitanti della città vennero ancora chiamati "di Sredec" (in slavo ecclesiastico: срѣдечьскои), cosa che continuò fino al XX secolo. Nel corso del tempo "Sofia" si affermò come nome ampiamente utilizzato, anche ufficiale, della città, ma anche "Sredecs" e la nuova forma "Sardachia" continuarono ad essere usati come sinonimi. Gli Ottomani invece, iniziarono a favorire il nome Sofya (صوفيه).
Dopo la Liberazione della Bulgaria nel 1878, con decisione dell'amministrazione comunale, la città ripristinò il nome bulgaro Sredec, ma poco dopo, su insistenza del governo provvisorio russo, le fu restituito il nome Sofia. Nel 1879 ci fu una disputa sul nome, con i cittadini che crearono un comitato di personaggi famosi che sostenevano il ripristino del nome storico Sredec. Questa idea fu sostenuta anche dall'Accademia bulgara delle scienze, la cui pubblicazione ufficiale tra il 1882 e il 1899 menzionò Sredec come luogo di pubblicazione. A poco a poco si arrivò ad un compromesso, l'ufficializzazione di Sofia per le istituzioni nazionali, e Sredec per le istituzioni amministrative ed ecclesiastiche, prima che quest'ultimo venisse abbandonato nel corso degli anni.[26]
Il motto della capitale è “Cresce, ma non invecchia” (in bulgaro „Расте, но не старее“?, Raste, no ne staree). Fu scritto nel 1911 sullo stemma di Sofia, creato nel 1900; nel 1928 lo stemma fu decorato con dei rami di alloro su entrambi i lati. Lo stemma comprende una corona muraria situata sopra lo scudo, i cui merli simboleggiano le montagne che circondano la città di Sofia. Lo scudo è diviso in quattro campi. Nel campo superiore a sinistra è raffigurata una testa femminile con corona muraria con due torri merlate, simbolo della città (Ulpia Serdica) fin dall'antichità, nel campo superiore a destra la basilica di Santa Sofia, nel campo inferiore a sinistra il Monte Vitoša e nel campo inferiore a destra - un padiglione con la statua di Apollonus Medicus (Apollo Guaritore), personificazione delle terme minerali curative di Sofia. Al centro è posta l'immagine del "Leone bulgaro" - il legame tra l'antico stato bulgaro e la modernità.[27][28][29]
La festa della città cade di 17 settembre, quando la Chiesa ortodossa bulgara commemora le sante martiri Sofia e le sue figlie Fede, Speranza e Amore. La data è stata fissata come Festa di Sofia con la decreto del Consiglio comunale del 25 marzo 1992.
Lo sviluppo di Sofia come insediamento importante deve molto alla sua posizione centrale nei Balcani. La città si trova nella parte occidentale del Paese, nel Bacino di Sofia, tra i monti Vitoša a sud, i Monti Balcani a nord, il monte Ljulin a ovest e il resto del Bacino di Sofia a est. Sofia si trova ai piedi settentrionali di Vitoša.[30]
Il centro storico della città si trova immediatamente a sud del centro del Bacino di Sofia, uno dei bacini sottobalcanici, situato tra i Monti Balcani occidentali (il Monte Murgaš, la Montagna di Sofia e la collina montuosa Tri Uši) a nord, e i monti Ljulin, Vitoša, Plana e Lozen, parti della catena montuosa di Srednogorije, a sud. La città moderna occupa una parte significativa del Bacino di Sofia, sviluppandosi maggiormente a sud-est e a sud-ovest del centro storico, raggiungendo le parti inferiori di Vitoša, ma i suoi quartieri più nord-orientali - Seslavci e Kremikovci - si trovano sui pendii dei Monti Balcani.
Il territorio della città di Sofia ha una superficie di 492 km²,[31] e, oltre al territorio urbano, comprende anche i terreni agricoli e forestali limitrofi, tra cui una parte significativa del monte Vitoša. Confina con il territorio di 3 città (Bankja, Buhovo e Novi Iskăr) e 27 villaggi del Comune di Sofia (Bistrica, Železnica, Plana, Busmanci, Vladaja, Volujak, German, Gorni Bogrov, Dolni Bogrov, Dolni Pasarel, Ivanjane, Kazičene, Klisura, Kokaljane, Krivina, Kubratovo, Lozen, Lokorsko, Malo Bučino, Mirovjane, Mramor, Murčaevo, Negovan, Ogoja, Pančarevo, Čepinci e Jana), 5 villaggi del Comune di Pernik (Golemo Bučino, Divotino, Kladnica, Ljulin, Čuipetlovo), 2 villaggi del Comune di Božurište (Gurmazovo, Požarevo) e 1 villaggio del Comune di Svoge (Jablanica).[32]
Cinque valici portano alla città: l'Iskắrski, il Vladaiski, il Dragomanski, il Petrohanski e il Vitinja. Già nei tempi antichi, attraverso di loro passavano importanti strade che collegavano il Mare Adriatico e l'Europa centrale con il Mar Nero, il Mar Egeo e il Medio Oriente. La posizione geografica estremamente favorevole della città è un prerequisito per lo sviluppo del commercio, degli affari, dei trasporti, della logistica, nonché delle relazioni regionali, interregionali e internazionali e della cooperazione transfrontaliera. Da essa passano tre dei dieci corridoi di trasporto transeuropei. Si tratta del Corridoio Transeuropeo n. 4, che collega l’Europa occidentale e l'Europa centrale con il Mar Mediterraneo, il Mar Egeo e il Medio Oriente; il Corridoio n. 8 che collega il Mare Adriatico al Mar Nero; e il Corridoio n. 10 che collega l'Europa centrale con Istanbul e il Mediterraneo orientale.[30]
Diversi fiumi e torrenti scorrono attraverso la capitale bulgara: l'Iskăr, i suoi affluenti Perlovska, Lesnovska e Blato, come anche il Vladajska e il Bojanska (affluenti del Perlovska), il Suhodolska (affluente del Vladajska) e il Kakač. Questi fiumi non sono profondi, e anche l'Iskăr, che scorre nei quartieri orientali della città, in questo suo tratto non ha ancora una grande portata. Sofia inoltre è conosciuta fin dall'antichità per le sue numerose sorgenti termali (15 sorgenti con una portata d'acqua totale di 130 l/s).[24] Negli ultimi 60 anni sono stati costruiti laghi e bacini artificiali.
Il lago di Pančarevo è una diga nel corso superiore del fiume Iskǎr, sul territorio del comune di Sofia. La bellezza della natura e la sua vicinanza a Sofia ne fanno il luogo preferito per le gite e il riposo dei residenti di Sofia.
I laghi di Vraždebna sono un gruppo di 10 laghi situati vicino al quartiere di Vraždebna. 7 laghi si trovano a nord del quartiere, di cui 4 sono balastrieri, 2 sono piccoli e quasi asciutti, e uno, chiamato "Sedmicite" (777), è per la pesca sportiva. I restanti 3 laghi si trovano a sud della frazione Batarejata. Il più grande dei laghi è il Grande lago di Vraždebna (lago Petmogili, balastriera "Cinque colline") con una superficie di 96 ettari, e si è formato dopo l'alluvione del 2005 sul territorio di due balastriere.
Il lago di Družba è il lago più grande nelle zone residenziali di Sofia. Si trova nel microdistretto Družba 1 del complesso residenziale Družba, distretto di Iskǎr. L'area intorno al lago è paesaggistica in un parco delimitato dal viale Iskǎrsko šose e dalle vie Krǎstjo Pastuhov, Tirana e Kanala. Oggi il parco con il lago offre le condizioni per la ricreazione e l'intrattenimento.
La capitale bulgara si trova a 28 km da Pernik, a 60 km dal valico di frontiera di Kalotina, a 89 km dal valico di frontiera di Strezimirovci, a 102 km da Blagoevgrad, a 104 km da Kjustendil, a 113 km dal valico di frontiera di Oltomanci, a 114 km dal valico di frontiera di Gjueševo, a 150 km da Plovdiv, a 182 km dal valico di frontiera di Kulata-Promahon, a 234 km da Stara Zagora, a 309 km da Ruse, a 360 km da Burgas sull'Autostrada Trakija, e a 441 km da Varna. Dista a 245 km dalla capitale della Macedonia del Nord Skopje, a 294 km dalla seconda città più grande dell Grecia, Salonicco, a 333 km dalla capitale del Kosovo Pristina, a 383 km dalla capitale rumena Bucarest, a 397 km dalla capitale serba Belgrado, a 553 km da Istanbul, a 575 km dalla capitale del Montenegro Podgorica, a 606 km dalla capitale della Bosnia ed Erzegovina Sarajevo, a 787 km dalla capitale croata Zagabria, a 792 km dalla capitale greca Atene, a 1001 km dalla capitale turca Ankara e a 1420 km da Milano.
Sofia si trova a circa 560 metri sopra il livello del mare; è la seconda capitale più alta dell'Unione europea (dopo Madrid) e la terza capitale più alta d'Europa (dopo Andorra la Vella e Madrid). Le parti più alte della città sono i quartieri meridionali Bojana, Dragalevci e Simeonovo che si trovano ai piedi del Vitoša. L'altitudine diminuisce gradualmente verso il nord.[30]
I terremoti del 1818 e del 1858 furono intensi e distruttivi. Il terremoto di Pernik del 2012 si verificò a ovest di Sofia con una magnitudo del momento di 5,6 e un'intensità sulla Scala Mercalli di VI (Forte).
Sofia si trova nella zona climatica temperata ed ha un clima continentale umido con estati calde (Dfb nella classificazione dei climi di Köppen). La temperatura media annuale è di 10,6 °C. L'anno più caldo mai registrato è stato il 2023, con una temperatura annuale di 12,1 °C.[33] L'anno più freddo registrato è stato il 1893, con una temperatura media a gennaio di -10,4 °C e una temperatura annuale di 8,2 °C.[34]
Gli inverni in città sono freddi, lunghi e nevosi. Il tempo è instabile e dinamico; si osservano forti escursioni termiche sotto l'influenza della traiettoria dei cicloni mediterranei in formazione. Nelle giornate invernali più fredde le temperature possono scendere fino a -15 °C o anche meno, soprattutto a gennaio. La nebbia è un fenomeno caratteristico all'inizio della stagione invernale. In media, Sofia riceve una nevicata totale di 98 cm ed ha 58 giorni di manto nevoso.[35] L'inverno più nevoso registrato è stato quello del 1939/1940, con una nevicata totale di 169 cm.[36] L'altezza record della neve è stata di 57 cm (25 dicembre 2001).[37]
Le estati in città sono abbastanza calde e soleggiate. In estate Sofia rimane generalmente leggermente più fresca rispetto ad altre parti della Bulgaria, a causa della sua maggiore altitudine. La città è però soggetta anche a ondate di caldo, con temperature elevate che raggiungono o superano i 35 gradi nelle giornate più calde, soprattutto a luglio e agosto. La temperatura più alta registrata è stata di 40,2 °C (5 luglio 2000).[38] Il mese più caldo registrato è stato luglio 2012, con una temperatura media di 24,8 °C.[39]
La primavera e l'autunno a Sofia sono relativamente brevi e hanno un clima variabile e dinamico.
La piovosità media annua è di 581,8 mm, raggiungendo il massimo nella tarda primavera e all'inizio dell'estate, quando non mancano i temporali. La città riceve circa 650 mm di precipitazioni con un massimo d'estate e un minimo in autunno. L'anno più secco registrato è stato il 2000 con una precipitazione totale di 304,6 mm, mentre l'anno più piovoso mai registrato è stato il 2014 con una precipitazione totale di 1.066,6 mm.[40][41]
Un problema importante della città è l'inquinamento atmosferico: la sua posizione nel Bacino di Sofia, circondato su tutti i lati dalle montagne, riduce la possibilità di autopulizia dell'atmosfera.[42] L'aria nella capitale bulgara è inquinata principalmente dal particolato e dagli ossidi di azoto. Dopo la chiusura dello stabilimento metallurgico di Kremikovci nel 2009, essi sono generati principalmente dal traffico, dal riscaldamento con propellenti solidi e liquidi, dal manto stradale inquinato e da alcune centrali termoelettriche. Pertanto, i quarteri di Družba, Nadežda e Pavlovo hanno l'aria più inquinata, e per i primi due, oltre al traffico, un fattore importante per l'inquinamento dell'aria sono le grandi centrali termoelettriche là presenti.[43] Lo smog persiste sulla città poiché le inversioni di temperatura e le montagne che circondano la città impediscono la circolazione delle masse d'aria.[44][45] Di conseguenza, i livelli di inquinamento atmosferico a Sofia sono tra i più alti d’Europa.[46] La concentrazione di particolato è costantemente al di sopra della norma.[47]
In risposta ai pericolosi picchi di inquinamento atmosferico, nel gennaio 2018 il Consiglio comunale di Sofia ha implementato una serie di provedimenti, come il lavaggio più frequente delle strade.[48] Tuttavia, una relazione della Corte dei conti europea pubblicata nel settembre 2018 ha rivelato che Sofia non ha elaborato alcun progetto per ridurre l’inquinamento atmosferico dovuto al riscaldamento. Il rapporto ha rilevato inoltre che a Sofia non operavano stazioni di monitoraggio dell’inquinamento industriale, anche se in città erano attivi impianti industriali. Una stazione di monitoraggio sul Ponte delle Aquile, dove erano stati misurati alcuni dei valori più alti di particolato, è stata spostata e da allora ha misurato valori nettamente più bassi.[49] Dal 2017 il particolato viene misurato in gran parte da una rete di 300 sensori gestita da volontari.[50] La Commissione europea ha portato la Bulgaria in tribunale per la sua incapacità di frenare l’inquinamento atmosferico.[47]
Le prime testimonianze archeologiche di insediamenti sul territorio di Sofia risalgono al Neolitico (VI millennio a. C.) e tra questi c'è l'Insediamento neolitico di Slatina nella Sofia nord-orientale. Un altro insediamento neolitico intorno alla Galleria Nazionale d'Arte viene fatto risalire al III-IV millennio a. C., che da allora è stato il centro tradizionale della città.[51]
Le prime testimonianze di insediamenti nell'antico centro della città - l'area intorno alle sorgenti minerali dell'attuale palazzo delle Terme minerali centrali - risalgono all'Età del bronzo (II millennio a. C.). Le informazioni su questo insediamento sono scarse, poiché la città continuò ad esistere in questo sito per millenni e molti dei resti furono distrutti, ma l'insediamento continuò ad esserci ininterrottamente fino ai giorni nostri.[52]
Informazioni sull'area dell'attuale Sofia compaiono nelle fonti antiche greche a metà del V secolo a. C. A quel tempo questa parte della Penisola balcanica era abitata dalle varie tribù dei Traci. Le prime tribù che vi si stabilirono furono i Traci Tilataei, menzionati nel V secolo a.C. dallo storico greco Tucidide[53]. Lui localizzò il centro delle loro dimore insieme a quelle dei Teri nella regione montuosa tra le odierne città di Sofia, Pernik e Pirot. Scrisse infatti: "... vivono a nord del monte Skombros (Vitoša) e ad ovest raggiungono il fiume Oxios (Iskăr), che nasce dalla stessa montagna da cui nascono Nestos (Mesta) e Evros (Marica). Questa montagna [Rila] è grande, disabitata e collegata ai Rodopi."[54] Nel V sec. a.C. l'area divenne parte di un'unione statale dei Traci, il regno degli Odrisi.[55]
Quando i Romani apparvero nella regione nel II secolo a.C. le fonti greche chiamavano gli abitanti locali Serdi, e l'insediamento presso la sorgente minerale Serdonpolis ("Città dei Serdi"). Non si hanno quasi notizie della città nel periodo dei Traci, ma probabilmente nel IV secolo a. C., sotto Filippo II di Macedonia, le terre dei Serdi furono conquistate dal Regno di Macedonia, rimanendo parte della Macedonia vera e propria anche dopo il crollo dell'impero di Alessandro Magno. Con il declino del Regno di Macedonia nel III secolo a. C. esso perse i suoi possedimenti nell'interno della Penisola balcanica e durante la conquista da parte dei Romani a metà del II secolo a. C. il Bacino di Sofia non ne fece più parte.[56]
Nel 27–29 a.C., secondo Cassio Dione, Plinio il Vecchio e Claudio Tolomeo, la regione "Segetike" fu attaccata dal proconsole macedone Marco Licinio Crasso, che si presume fosse Serdica, o la città dei Serdi.[57][58][59] I Serdi furono sottomessi dalla Repubblica romana nel 28 a. C. e Crasso conquistò le loro terre con grande terrore causando l'emigrazione forzata.[60]
Nel 45 Serdica fu inclusa nei confini della neonata provincia romana della Tracia, e durante quel periodo iniziò l'insediamento dei veterani dell'esercito romano.[61] Durante il regno dell'imperatore Marco Aurelio (161-180) Serdica ricevette il diritto di coniare le proprie monete e intorno al 180 venne fortificata con una cinta muraria che per secoli definì il nucleo della città.
Durante l'epoca romana un'attività economica attiva si sviluppò ben al di fuori delle mura della città, ma entro i confini odierni di Sofia. Un esempio di ciò sono le fornaci di mattoni utilizzate fino all'era moderna nell'odierno quartiere di Gotse Delčev, gli impianti minerari per i minerali ferrosi su Vitoša e per l'oro negli odierni quartieri di Gorubljane e Dǎrvenica, così come dozzine di famose ville suburbane - alcune di loro includevano alloggi lussuosi, mentre altre erano interamente destinate alla produzione agricola, ed alcune erano anche circondate da importanti fortificazioni. La maggior parte delle ville studiate sorsero tra la fine del II e la fine del III secolo e furono distrutte in vari attacchi tra la fine del III e la metà del V secolo.[62]
L'antica città si trova tra TZUM, lo Sheraton Hotel e il Palazzo del Presidente della Bulgaria.[63][64] Divenne gradualmente la città romana più importante della regione.[65][66] Divenne municipio durante il regno dell'imperatore Traiano (98–117). Serdica si espanse, furono costruite torrette, mura di protezione, terme pubbliche, edifici amministrativi e di culto, una basilica civica, un anfiteatro, un circo, il consiglio comunale (Boulé), un grande foro, un grande circo (teatro), ecc. Serdica era una città importante sulla strada romana Via Militaris, che collegava Singidunum e Bisanzio.
Intorno al 271 la città divenne il centro della neonata provincia della Dacia Aureliana[67] e quando l'imperatore Diocleziano nel 285 divise la provincia della Dacia Aureliana in Dacia Ripensis (sulle rive del Danubio) e Dacia Mediterranea, Serdica divenne la capitale di quest'ultima. Quando la diocesi di Mesia fu divisa in due, Serdica divenne la capitale della Dacia, la diocesi settentrionale. I cittadini di Serdica di origine tracia venivano chiamati Illiri[68] probabilmente perché per un certo periodo fu la capitale dell'Illiria orientale.[69]
Gli imperatori romani Aureliano (215–275)[70] e Galerio (260–311)[71] nacquero a Serdica. La città si espanse e divenne un importante centro politico ed economico, tanto più che divenne una delle prime città romane in cui il Cristianesimo fu riconosciuto come religione di Stato (sotto Galerio). L'editto di Galerio fu emanato il 30 aprile 311 a Serdica dall'imperatore romano Galerio, ponendo ufficialmente fine alla persecuzione di Diocleziano dei cristiani. Con esso il cristianesimo otteneva implicitamente lo status di religio licita, ovvero culto riconosciuto ed ammesso dall'Impero.[72] Fu il primo editto di tolleranza nei confronti dei cristiani, avendo preceduto di due anni l'editto di Milano.
Nella seconda metà del III secolo la città di Roma perse il suo ruolo di centro politico dell'Impero e i governanti iniziarono a viaggiare tra le diverse città delle province.[73] Una di queste fu Serdica, dove soggiornarono spesso gli imperatori Galerio e soprattutto Costantino I.[74] Secondo Pietro Patrizio quest'ultimo espresse le sue particolari preferenze per la città: “Costantino intendeva prima a trasferire il governo a Serdica; e poiché amava quella città, diceva spesso: "Serdica è la mia Roma".[75] Considerò addirittura fare di Serdica la capitale dell'Impero bizantino invece di Costantinopoli,[76] che oramai non era dissimile da una capitale tetrarchica dell'Impero Romano.[77] Costantino I intraprese una costruzione su larga scala a Serdica, demolendo gli ex quartieri residenziali nel quadrante sud-orientale dell'area tra le mura della città, e costruì lì un complesso architettonico, chiamato dagli archeologi il "quartiere di Costantino", comprendente il più antico edificio completamente conservato in Sofia - la Rotonda di San Giorgio. A quel periodo risale anche la più antica chiesa cristiana conosciuta a Serdica, scoperta sotto l'odierna basilica di Santa Sofia.[78]
Nel 343 a Serdica l'imperatore d'Occidente Costante I e l'imperatore d'Oriente Costanzo II convocarono a Serdica il Concilio di Sardica per risolvere le controversie tra gli ortodossi e gli ariani. Si tenne in una chiesa situata dove successivamente venne edificata l'attuale basilica di Santa Sofia del VI secolo. L'evento riunì nella città oltre 170 vescovi provenienti da tutti gli angoli dell'Impero con le loro delegazioni al seguito.[79] Tuttavia, i due schieramenti rimasero inconciliabili e alla fine i vescovi ariani lasciarono Serdica e continuarono i loro incontri a Filippopoli.
Gli attacchi dei Visigoti alla fine del IV secolo, degli Unni a metà del V secolo e degli Slavi e degli Avari a partire dal VI secolo non colpirono gravemente la città di Serdica, ma liquidarono le fiorenti grandi fattorie circostanti. La densità edilizia di Serdica fu in aumento, con alloggi in costruzione anche su parti di vecchie strade e piazze. La città fu distrutta durante l'invasione degli Unni nel 447 e ridotta in rovina per un secolo.[68] Fu ricostruita dall'imperatore bizantino Giustiniano I. Durante il suo regno (527-565) essa fiorì, essendo circondato da grandi mura di fortezza i cui resti sono ancora visibili oggi.
Quando l'Impero Romano fu diviso nel 395, la città rimase nella sua parte orientale. Serdica fu una delle tante fortezze dei Balcani, fortificate dall'imperatore Giustiniano I,[80] sotto il quale fu probabilmente costruita l'imponente basilica di Santa Sofia, conservata fino ai giorni nostri. Le informazioni su Serdica durante i successivi due secoli e mezzo sono scarse.[81]
Serdica divenne parte del Primo Impero Bulgaro durante il regno di khan Krum nell'809, dopo un lungo assedio. Nella primavera dell'809, alla vigilia di Pasqua, Krum, di ritorno da un'incursione nella valle di Struma, conquistò la città e, secondo Teofane Confessore (le cui affermazioni provocano domande riguardo al numero, al tipo di armamenti e alla natura strategica dell'esercito bulgaro di Krum), le sue truppe "uccisero 6000 soldati e numerosi civili".[82] La caduta della città, tuttavia, avvenne senza gravi distruzioni, non portò a grandi cambiamenti: solo intorno alla sua cinta muraria appaiono molti ritrovamenti di ceramica, che alcuni ricercatori definiscono caratteristici degli Slavi della Penisola balcanica, a volte senza soffermarsi sull'aspetto tracio e bulgaro dei suddetti ritrovamenti.[83]
Nel periodo successivo alla guerra la città fu permanentemente integrata nella Bulgaria e divenne nota con il nome slavo di Sredec. Crebbe fino a diventare un'importante fortezza e centro amministrativo sotto il successore di Krum, khan Omurtag )814 - 831), che ne fece un centro della provincia di Sredec (Sredecki komitat, Средецки комитат).
Alla fine del IX secolo o nella prima metà del X secolo la chiesa di San Giorgio fu completamente ricostruita. La città fu visitata dallo zar Pietro I, su richiesta del quale a Sredec (così si chiamava oramai Serdica) fu sepolto, subito dopo la sua morte nel 946, l'eremita canonizzato San Giovanni di Rila, chiamato il Patrono celeste bulgaro.[84]
Dopo la conquista della capitale Preslav dagli eserciti di Svjatoslav I di Kiev e di Giovanni I Zimisce nel 970–971, il patriarca bulgaro Damjan scelse Sredec come sua sede l'anno successivo e la capitale della Bulgaria fu temporaneamente trasferita lì.[85]
Nella seconda metà del X secolo la città era governata da komes Nicola e dai suoi figli, conosciuti come "Cometopuli". Uno di loro fu Samuele, che alla fine fu incoronato imperatore di Bulgaria nel 997. Alla fine del X secolo Sredec fu il centro dei possedimenti di uno dei Cometopuli, Aronne.
Nell'estate del 986 Sredec fu assediata per 20 giorni dall'imperatore Basilio II Bulgaroctono in persona ed egli subì una pesante sconfitta alle Porte di Traiano sulla sua via di ritorno in Tracia.[84][86] Solo nel 1018, dopo la morte dell'ultimo re del Primo Regno Bulgaro, Ivan Vladislav, i voivodi di 35 fortezze, tra cui Sredec, accettarono volontariamente la supremazia dell'Imperatore romano.[87]
La città alla fine cadde sotto il dominio dell'Impero bizantino nel 1018, in seguito alla conquista bizantina della Bulgaria. Sredec si unì alla rivolta di Pietro Deljan nel 1040-1041 nel tentativo fallito di ripristinare l'indipendenza bulgara e fu l'ultima roccaforte dei ribelli, guidati dal comandante locale Botko.[88] L'imperatore Michele IV il Paflagone vi arrivò personalmente per sedare la ribellione.[89] Dopo il 1048 le autorità bizantine stabilirono un numero significativo di Peceneghi nella zona di Sredec, come federati bizantini, ed alcuni di loro probabilmente si stabilirono anche nella città.[90] Nel 1059 l'imperatore Isacco I Comneno arrivò a Sredec con un grande esercito per fermare l'avanzata degli ungheresi verso la città, ma le due parti raggiunsero un accordo senza un grande scontro militare.[91] Alla fine del 1066 o all'inizio del 1067 il futuro imperatore bizantino Romano IV Diogene fu nominato governatore di Sredec.[92]
Nel 1183 Sredec fu conquistata e devastata dalle forze di entrambi il granduca serbo Stefano Nemanja e il re ungherese Béla III. Nel 1189 il raggio settentrionale della Terza crociata passò da Sredec e dai suoi dintorni: le truppe dell'imperatore Federico Barbarossa, che, a loro sorpesa, si ritrovarono nella città abbandonata dagli abitanti senza "mercato, cibo e vino", furono costretti a proseguire il viaggio attraverso Plovdiv fino a Edirne e Costantinopoli esausti ed estremamente delusi.[93][94]
Nel 1194 Sredec fu annessa permanentemente al Secondo Impero bulgaro da Ivan Asen I[95] e divenne un importante centro amministrativo e culturale.[96]
Nel Secondo Impero bulgaro Sredec ebbe una grande importanza strategica per il controllo bulgaro della Valle di Morava (nell'odierna Serbia) e della Macedonia. Nei primi decenni dopo la sua anessione all'Impero ottomano furono adottate misure per ripristinare la cinta muraria e risanare le distruzioni significative all'interno della città. La densità di costruzione nella città stessa continuò ad aumentare e molte strade divennero vicoli stretti, e comparsero edifici a due piani.[97] Alcuni governatori di Sredec a metà del XIII secolo portarono il titolo di sebastocratore, secondo in grado dopo quello reale: sebastocratore Alessandro Asen, fratello dello zar Ivan Asen II, suo figlio Kaloyan e infine il genero di Alessandro, Pietro, che dopo la morte di Ivan Asen II governò tutte le regioni occidentali della Bulgaria.[98] Probabilmente sotto il sebastocratore Kaloyan furono ricostruite le ruine dell'antico quartiere di Costantino I nella residenza del governatore della città. Sebastocratore Kaloyan fu il fondatore della Chiesa di Bojana, uno dei monumenti più notevoli dell'arte medievale bulgara, in cui è conservato un suo ritratto con sua moglie a figura intera del 1259.
Nel XIV secolo presso la Cattedrale Metropolitana di Santa Sofia operò una scuola letteraria, dalla cui attività è stato conservato il Vangelo di Sredec. Inoltre nel periodo 1185 - 1417 intorno alla città si formò un complesso di 14 monasteri, oltre a skiti е cappelle, in seguito chiamato Monte Sacro di Santa Sofia. A Sofia vi furono gli uffici dei commercianti ragusani e vennero prodotti ceramiche di lusso multicolori, gioielli e ferramenta.
Nel 1382, durante il regno del sultano Murad I, il generale ottomano Lala Shahin Pascià assediò la città per 3 mesi, lodandone nei suoi rapporti al governo le condizioni naturali, la ricchezza e l'attività economica, nonché la sua importanza politica. Poco dopo Sofia fu concquistata dal suo subordinato Inge Balaban Bey.[99] Sofia fu il centro del Sangiaccato di Sofia dal 1393 al 1878.
Durante la grande campagna del condottiero ungherese Giovanni Hunyadi nell'autunno del 1443 gli Ottomani abbandonarono Sofia, evacuando la popolazione e bruciando la città per rendere difficile il rifornimento al nemico. Gli ungheresi furono accolti dai cristiani con una funzione solenne nella cattedrale di Santa Sofia, ma poche settimane dopo gli ungheresi si ritirarono a Pirot e i cristiani di Sofia e dei dintorni furono massacrati per il loro aiuto all'esercito ungherese.[100]
Secondo le testimonianze dei viaggiatori europei, a metà del XV secolo Sofia manteneva principalmente il suo aspetto bulgaro.[101] Dal 1460 le reliquie del santo re Stefano Uroš II Milutin si trovavano a Sofia. Nel 1469 un evento importante per la comunità ortodossa fu il passaggio per la città della processione che trasportava le reliquie di San Giovanni di Rila da Tarnovo al Monastero di Rila. A quel tempo a Sofia e nei monasteri del Monte Sacro di Sofia si sviluppò la Scuola letteraria di Sofia.
Dopo l'annessione di Sofia all'Impero ottomano la colonia di mercanti ragusani continuò a fiorire nella città, alla quale si unirono gli italiani di Firenze e di Venezia, formando così un quartiere cattolico nell'area della distrutta porta occidentale della fortezza. Nel centro della città vivevano gli armeni, principalmente orafi e pellicciai, e nei quartieri nordorientali - gli ebrei, che sviluppano commerci su larga scala con i Paesi Bassi e la Francia. Durante quel periodo la città iniziò a produrre ed esportare in Italia i prodotti di lusso, come il čocha di stoffa di lana e soprattutto il cuoio lavorato, una varietà della quale in Italia viene chiamata "bulgarini". Dall'Italia vennero importati i prodotti di vetro, i medicinali, e la terracotta. A quel tempo la città fu in più occasioni la sede temporanea del Beilerbei di Rumelia, una carica di grande influenza nell'Impero Ottomano, a volte ricoperta dallo stesso Gran visir.[102]
Dal XIV fino al XIX secolo Sofia fu un importante centro amministrativo dell'Impero ottomano. Nel 1530 divenne (e rimase fino al 1836) la capitale dell'Eyalet di Rumelia (fino al 1590 Beilerbeiik di Rumelia), che copriva la parte centrale della Penisola balcanica dalla Tracia orientale alla Valle di Morava e all'Epiro.[103] Era anche la capitale dell'importante Sangiaccato di Sofia, che comprendeva tutta la Tracia con Plovdiv ed Edirne, e parte della Macedonia con Salonicco e Skopje.[104] A quel tempo inoltre la città era la più grande base di import-export dell'odierna Bulgaria per il commercio di carovane con la Repubblica di Ragusa. Nel XV e XVI secolo Sofia venne ampliata grazie all'attività edilizia ottomana. Gli investimenti pubblici nelle infrastrutture, nell’istruzione e nell’economia locale portarono una maggiore diversità nella città. Tra gli altri, la popolazione era composta da musulmani, cristiani ortodossi di lingua bulgara e greca, armeni, georgiani, ragusani cattolici, ebrei (romanioti, aschenaziti e sefarditi) e zingari.[105] Durante i primi decenni del XVI secolo l'ambiente culturale ed etnico di Sofia mutò radicalmente: a differenza del secolo precedente, negli anni '30 i viaggiatori parlavano già di una maggioranza musulmana nella città, e a metà del XVII secolo di una popolazione interamente turca.[106] In quegli anni le due grandi chiese antiche della città furono trasformate in moschee: Santa Sofia nella moschea di Sijavuš Pasha e San Giorgio nella moschea di Gjul, e secondo i dati archeologici, gli abitanti di gran parte del nel centro della città furono già musulmani.[107] Non si hanno molte notizie del modo in cui procedette l'islamizzazione di Sofia, ma durante quel periodo i 9 cristiani che rifiutarono di accettare l'Islam furono dichiarati nuovi martiri: Giorgio di Sofia il Nuovo (1515), Sofronio di Sofia (1515), Giorgio di Sofia il Più nuovo (1530), Nicola di Sofia il Nuovo (1555), Teraponzio di Sofia (1555) ed altri.[108]
Il XVI secolo fu un periodo di ripresa economica, con molti mestieri che fiorirono in città. Per la prima volta dall'antichità furono coniate monete, utilizzando principalmente l'oro e l'argento estratti nelle miniere intorno a Čiprovci.[109][110] I fonti del XVI secolo menzionano otto moschee-cattedrali, tre biblioteche pubbliche, numerose scuole, 12 chiese, tre sinagoghe e il più grande bedesten (mercato) dei Balcani.[105] Inoltre, c'erano fontane e hammam (stabilimenti balneari). Dalla metà del XV secolo e soprattutto nel XVI secolo, nella città furono costruiti imponenti edifici pubblici, come la Moschea Bujuk (1451 - 1494), la Moschea Çelebi (1502) situata accanto al Konak, la Moschea del Derviscio Kogia Mehmed Pascià (1528), che al giorno d'ora è una chiesa, e la Moschea Banja Baši (1567), costruita dal famoso architetto ottomano Mimar Sinān.[111] Si conoscono i nomi di altre dieci moschee di Sofia, ma secondo gli autori di quel periodo il loro numero sarebbe stato di circa 150.[112]
Nel 1610 il Vaticano istituì la sede di Sofia per i cattolici della Rumelia, che esistette fino al 1715 quando la maggior parte dei cattolici emigrò.
A partire dal XVII secolo iniziò gradualmente il declino della città insieme al declino dell'Impero ottomano e alla fine delle grandi campagne verso l'Europa centrale, per le quali la Sofia fu un importante punto di partenza. Molti degli edifici pubblici furono trascurati, l'antico sistema idrico cadde in pessime condizioni e in molti punti fu sostituito da pozzi.[113] Alla fine del secolo la città fu abbandonata dai mercanti ragusani e dagli italiani, se ne andarono alcune famiglie di mercanti ebrei e anche gli alti funzionari turchi, ma allo stesso tempo in città si stabilirono i bulgari dei villaggi vicini.[114]
Dal XVIII secolo i Beilerbei della Rumelia iniziarono a risiedere periodicamente a Bitola, che divenne ufficialmente il capoluogo dell'Eyalet di Rumelia nel 1836.
Nel 1737 scoppiò l'importante rivolta dei vescovi nella regione di Sofia e di Samokov. Fra la fine di luglio e l'inizio di agosto, per ordine di Ali Pascià Küprülüoğlu, furono uccisi circa 350 cittadini di Sofia, sacerdoti, monaci e gente dei villaggi vicini, tra cui il metropolita Simeone di Samokov e di Sofia, impiccato a Sofia dai turchi il 21 agosto 1773 (è il nono santo di Sofia).
Nel 1738 la popolazione di Sofia, come di tutte le città importanti della parte europea dell'Impero ottomano, fu prevalentemente turca.[115]
L'anarchia iniziata alla fine del XVIII secolo, legata al fenomeno del Kardžalismo (la presenza di gruppi armati nella Penisola balcanica composti da persone di diverse etnie, nazionalità e religioni, unite dal loro mestiere militare), alla liberazione della Serbia e all'avvicinamento del confine a Sofia, ebbe un effetto negativo sulla città. A tutto ciò si aggiunsero il grande incendio del 1816, la peste del 1857 e i due terremoti del 1818 e del 1858. Tuttavia, Sofia rimase una delle grandi città bulgare. Nella città risiedettero i consoli della Francia, dell'Italia e dell'Impero austro-ungarico. Secondo la testimonianza dei missionari americani che visitarono la città nel 1862, Sofia contava 30.000 abitanti, 1/3 dei quali bulgari; la città stessa aveva un aspetto piuttosto povero, ma la sua popolazione bulgara si stava rapidamente arricchendo.[116] Nel 1864 la città divenne il centro del Sangiaccato di Sofia nel neonato Vilayet del Danubio. Dal 1876 Sofia fu il centro amministrativo del Vilayet di Sofia, che copriva gran parte dell'odierna Bulgaria occidentale - da Koprivštica a Niš e da Gorna Jumaya a Pirot con Orhanie, Vranje, Samokov e Prokuplje.
I bulgari a Sofia nel XIX secolo avevano un proprio comune, 7 chiese e 2 tipi di scuole secolari - quelle primarie di mutuo insegnamento (fondate nel 1825) e quelle a classi, oltre alle scuole primarie nelle chiese e nei monasteri esistite sin dai tempi della Scuola letteraria di Sofia. Nel 1867 fu fondato il čitalište "Tsviat", nel 1869 la società femminile bulgara "Madre", nel 1874 il gruppo studentesco "Napredâk". Nel 1858 la rivoluzionaria e insegnante bulgara Nedelja Petkova, conosciuta come 'Baba Nedelja', fondò in città la prima scuola femminile nelle terre bulgare. Dal 1859 iniziarono i festeggiamenti in onore dei primi maestri slavi, i Santi Cirillo e Metodio.
I conflitti con il clero greco a Sofia iniziarono già nel 1818.[117] Il 15 ottobre 1872, nella chiesa di Santo Stefano a Costantinopoli l'esarca bulgaro Antim I ordinò il primo esarca metropolita di Sofia Melezio.
Nel 1870 il rivoluzionario bulgaro Vasil Levski fondò dei comitati rivoluzionari non solo a Sofia, ma anche nei villaggi circostanti. Dopo la sua cattura nel 1873 fu trasferito e impiccato a Sofia dagli Ottomani. Importanti esponenti del Risorgimento bulgaro a Sofia furono Dimitǎr Trajkovič - membro del Comitato rivoluzionario di Sofia, Ivan Denkoglu, Sava Filaretov, Jordanka Filaretova, Zaharij Ikonomovič-Kruša, il libraio rivoluzionario Nikola Vardev, lo ieromonaco Gennadij Skitnik (Ivan Ikhtimanski) - membro del Comitato rivoluzionario di Sofia e abate del monastero di Dragalevci, dove Levski soggiornò spesso e tenne le riunioni del comitato, Nikola Stefanov Kruškin detto il Čolaka, collaboratore di Levski, membro del Comitato rivoluzionario di Sofia, impiccato dai turchi, Georgi Abadžiev - libraio, corriere del Comitato rivoluzionario di Sofia impiccato dai turchi insieme a Čolaka, Kiro Geošev (Kiro Kafedži), collaboratore di Levski, impiccato dai turchi, Stoyan Tabakov, detto Hadži Stojančo Knižar, impiccato dai turchi, Hristo Kovačev, membro del Comitato rivoluzionario di Sofia, mandato a Diyarbakır, Stoičo Raškov e Todor Maleev - entrambi di Koprivštica e partecipanti alla Rivolta d'aprile, incaricati di prendere da Plovdiv il materiale per la produzione di proiettili, impiccati dai turchi sul Ponte dei Leoni, ecc.
Durante la ritirata delle truppe turche alla fine del 1877, durante la Guerra russo-turca, il comandante turco Sulayman Pascià pianificò l'incendio dell'intera città, simile a quello di Stara Zagora, in cui il massacro della popolazione cristiana sarebbe stato inevitabile. L'intervento categorico del viceconsole francese Léandre François René le Gay e del console italiano Vito Positano e, secondo dati non confermati, del rabbino di Sofia Gabriele Mercado Almosnino salvarono la città dall'incendio. Anche il console austro-ungherese Josef Waldhart sostenne le azioni in difesa della città. Molti cittadini bulgari di Sofia si armarono e si schierarono con le forze russe.[118] Tuttavia, i corrispondenti russi e stranieri trovarono 16 patiboli dove venivano impicati i bulgari fino all'ultimo momento prima dell'ingresso delle truppe della liberazione.[119]
Il 4 gennaio 1878 (23 dicembre 1877 secondo il Calendario giuliano), dopo la battaglia di Sofia (19/31 dicembre - 23 dicembre/4 gennaio 1978), le truppe russe al comando del generale Iosif Vladimirovič Gurko entrarono in città. Nel febbraio 1878 la popolazione della città si dimezzò quasi rispetto al periodo prebellico e, secondo il comune, ammontava a 11 694 abitanti, di cui 6. 560 bulgari, 3.538 ebrei, 839 turchi e 737 zingari (di cui 2/3 musulmani)[120]).[121] La maggior parte delle moschee di Sofia furono distrutte durante quella guerra, sette di esse furono distrutte in una notte nel dicembre 1878, quando un temporale mascherò il rumore delle esplosioni organizzate dagli ingegneri militari russi.[122] Dopo la guerra la grande maggioranza della popolazione musulmana lasciò Sofia.[105]
Il 20 ottobre 1878 la sede dell'Amministrazione provvisoria russa fu trasferita da Plovdiv a Sofia, e il 3 aprile (22 marzo, secondo il Calendario giuliano) 1879, su suggerimento di Marin Drinov, l'Assemblea costituente elesse Sofia capitale del Principato di Bulgaria (il 4 aprile divenne la festa di Sofia). Di conseguenza, il numero dei residenti crebbe più rapidamente rispetto a quello delle altre città bulgare, principalmente a causa della migrazione interna.
La scelta di Sofia come capitale contribuì a trasformarla rapidamente in un grande e importante centro politico, amministrativo, economico, scientifico e culturale del Paese. I cambiamenti urbanistici iniziarono su larga scala subito dopo. Il centro della città cominciò a spostarsi dalla piazza vicino alla Moschea Banja Baši alla piazza intorno alla Cattedrale dello Santo Re (l'odierna Cattedrale di Santa Domenica), dove fin dall'antichità si incontravano ad angolo retto le quattro arterie stradali principali di Serdica-Sredec-Sofia. Si formarono ampi viali radiali e i piccoli vicoli tortuosi furono sostituiti da strade di quartiere parallele che si intersecavano ad angolo retto.
Il centro storico di Sofia coprì il territorio racchiuso tra i viali Slivnitsa, Vasil Levski, Patriarca Evtimij, Hristo Botev - in altre parole, il territorio della città dal periodo immediatamente successivo all'elezione di Sofia come capitale della Bulgaria nel 1879.[123] Il centro di rappresentanza della città si formò attorno al Palazzo del Principe (poi Palazzo Reale) e all'Assemblea Nazionale, e la zona divenne il centro non solo della vita politica, ma anche degli eventi culturali e pubblici. Nel 1907 nelle vicinanze fu inaugurato l'edificio del Teatro Nazionale Ivan Vazov costruito dagli architetti viennesi Ferdinand Fellner e Hermann Helmer. All'inizio del XX secolo il viale Zar Osvoboditel fu pavimentato con i famosi mattoni gialli, che collegavano il palazzo con la piazza dell'Assemblea Nazionale, e ci fu eretto il monumento dello zar russo Alessandro II (lo Zar Liberatore). Più avanti il viale raggiunse il nuovo quartiere degli insegnanti, dei politici, degli avvocati e degli ufficiali che cominciò a prendere forma alla fine del XIX secolo. Anche la prima espansione più seria della città andò in quella direzione: verso il letto del torrente Perlovska e il ponte delle Aquile.[124] Nel 1900 venne accesa la prima lampadina elettrica della città.[125]
Iniziò inoltre la concentrazione del capitale e lo sviluppo industriale, la costruzione di imprese nei settori dell'industria energetica, metalurgica, della produzione di birra e della segheria.[126] Nella maggior parte dei casi si trattava ancora di piccole fabbriche e officine. Verso la fine del secolo fu costruita la prima centrale idroelettrica sul fiume Iskăr sopra Pančarevo, che forniva elettricità alla città. Nel 1893 fu costruita la ferrovia Sofia-Pernik, e successivamente quella per Plovdiv e Varna.
Dopo la Guerra di Liberazione il principe Alessandro I Battenberg invitò gli architetti dell'Impero austro-ungarico a dare forma all'aspetto architettonico della nuova capitale.[127] Tra gli architetti invitati a lavorare in Bulgaria c'erano Friedrich Grünanger, Václav Kolář e Viktor Rumpelmayer, che progettarono gli edifici pubblici più importanti necessari al governo bulgaro appena ristabilito, nonché numerose case per l'élite del paese.[127] Successivamente contribuirono anche molti architetti bulgari formati all'estero. L'architettura del centro di Sofia è quindi una combinazione di Neobarocco, Neorococò, Neorinascimentale e Neoclassicismo, con la Secessione viennese che in seguito avrebbe giocato un ruolo importante, ma è tipicamente mitteleuropea.
Nella seconda guerra balcanica la Bulgaria combatté da sola praticamente tutti i paesi confinanti. Quando l'esercito rumeno entrò a Vraždebna nel 1913, allora un villaggio a 11 km da Sofia, ed ora un sobborgo,[128] ciò spinse il Regno di Bulgaria a capitolare. Durante la guerra Sofia fu sorvolata dal Corpo aereo rumeno, che si impegnò in operazioni di fotoricognizione e lanciò opuscoli di propaganda in città. Sofia divenne così la prima capitale al mondo ad essere sorvolata da aerei nemici.[129]
Il giovedì santo, 16 aprile 1925, la Cattedrale di Santa Domenica fu il luogo del famoso attentato, opera dei militanti del Partito Comunista Bulgaro che fecero esplodere il tetto della cattedrale, in occasione del funerale del generale Konstantin Georgiev, ucciso in un precedente attentato di matrice comunista il 14 aprile. Furono uccise 163 persone, soprattutto esponenti dell'élite politica e militare del paese, e circa 240 persone rimasero ferite.[130]
Nel 1938 fu adottato il piano urbanistico (il "Piano Musmann") del professor Adolf Muesmann che prevedeva lo sviluppo della città al raggiungimento di 600.000 abitanti.[131][132]
Durante la seconda guerra mondiale, all'inizio della quale la Bulgaria dichiarò guerra alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti, le forze aeree britanniche e americane effettuarono brutali bombardamenti di Sofia.[133] Furono colpiti soprattutto edifici civili, come il Teatro Nazionale (gravemente colpito), la chiesa di Santo Spas dell'XI secolo (distrutta nel 1944), la Biblioteca Comunale (completamente distrutta il 30 marzo 1944 con la perdita di 40.000 volumi), la Cattedrale cattolica di San Giuseppe (completamente distrutta il 30 marzo 1944), e l'Accademia Teologica (gravemente colpita, bruciò la cupola del tempio incorporato). Migliaia di edifici residenziali furono fatti saltare in aria e bruciati, il centro cittadino fu distrutto. Il numero degli edifici danneggiati nei bombardamenti del 1943-1944 fu 12.564 (di cui 2.670 completamente distrutti).[134] Tra gli edifici storici distrutti vi furono diverse scuole e alberghi, la Tipografia di Stato, il Tribunale regionale, le Terme piccole e la Biblioteca Nazionale. Questi non furono riportati al loro aspetto originario. Il Teatro nazionale bulgaro, la Banca agricola bulgara, la Facoltà teologica dell'Università di Sofia, il Museo di storia naturale, l'Accademia bulgara delle scienze e altri edifici furono danneggiati ma successivamente ricostruiti. Sofia fu evacuata: ospedali,[135] farmacie,[136] uffici statali e comunali, scuole, studi di architettura, imprese di costruzione, ecc. trovarono rifugio nelle città e nei villaggi vicini e lontani durante gli ultimi due anni di guerra. Gli uomini furono mobilitati al fronte nella successiva guerra contro la Germania nazista. Le persone cominciarono a tornare nella capitale solo dopo il 9 maggio 1945, nella seconda metà del 1945.
Nel 1945 il Fronte della Patria prese il potere. Fu approvato un nuovo piano urbanistico generale della capitale, il cosiddetto Piano "Neikov".[138] Lo stile architettonico fu sostanzialmente modificato. Nel centro emersero edifici pubblici del Classicismo socialista, in particolare lo spazioso complesso governativo attorno al Largo, lo stadio nazionale Vasil Levski, la Biblioteca nazionale dei Santi Cirillo e Metodio e altri. Man mano che la città cresceva verso l'esterno, gli allora nuovi quartieri furono dominati da numerosi case a torre di cemento, condomini prefabbricati con pannelli ed esempi di architettura brutalista.
Dopo il referendum del 1946 la Bulgaria fu proclamata repubblica popolare e fu istituito un fronte patriotico, cambiando significativamente l'aspetto della capitale. Il numero degli abitanti cominciò a crescere rapidamente, principalmente a causa della centralizzazione e della collettivizzazione. All'industria pesante e all'industrializzazione venne data maggiore importanza, mentre continuavano l'urbanistica e la costruzione di abitazioni. Il 1946, come anche l'inizio del 1947, furono dedicati ai difficili negoziati per il Trattato di pace di Parigi.[139] Nei successivi 4-5 anni lo Stato e la sua capitale furono ricostruiti secondo il modello e i dettami sovietici, che all'epoca praticamente paralizzavano ogni iniziativa statale, municipale e privata.[140][141][142]
Nel 1958 fu messo in funzione lo stabilimento metalurgico di Kremikovci chiuso nel 2009. La rete stradale e i trasporti urbani vennero ampliati e rinnovati. Tuttavia, negli anni '70, gli architetti riuscirono a contrastare i precedenti piani di sgombero del centro cittadino per una nuova costruzione socialista, secondo i quali i vecchi edifici sarebbero dovuti essere demoliti.[138] Così furono salvati dalla distruzione l'ex Palazzo reale, il Club militare, il palazzo dell'Accademia delle Scienze e altri palazzi vicino al Mercato coperto centrale, al Mercato delle donne, al Ponte dei Leoni, lungo le vie di "Pirotska" e "Esarca Josif".[138]
Nella seconda metà del XX secolo molti dei villaggi vicini, che fino ad allora erano indipendenti, furono annessi a Sofia - Birimirci e Obradovci nel 1955, Knjaževo nel 1958, Bojana, Vraždebna, Vrabnica, Gorna Banja, Dragalevci, Darvenica, Ilianci, Malaševci, Obelja, Orlandovci, Simeonovo e Slatina nel 1961, Suhodol, Trebič e Filipovci nel 1971, Botunec, Gorubljane, Kremikovci, Seslavci e Čelopečene nel 1978.[143]
Le strade tangenziali o distrettuali, i viali e le strade di Sofia nei periodi iniziali della costruzione della città furono i viali "Slivnica", "Ferdinand" (l'odierno "Vasil Levski"), "Patriarca Evtimij", "Hristo Botev",[123] la parte settentrionale di "Principessa Maria Louisa", "Generale Nikolaj Stoletov", "Danail Nikolaev" nel nord-est, "Evlogij e Hristo Georgievi" nell'est e nel sud-est, "Penčo Slaveikov" nel sud, "Ing. Ivan Ivanov" e "Konstantin Veličkov" a ovest, e molti di loro avevano proprio quella denominazione (ad esempio il viale 'Okrăžen', cioè Circonvallazione). La maggior parte di quei viali delimitarono i confini dell'odierno centro cittadino. Negli ultimi periodi del XX secolo i viali Vardar, Goce Delčev, Nikola Vapcarov e Pejo Javorov svolsero il ruolo di tangenziali.[144]
La trasformazione della Bulgaria nella Repubblica popolare di Bulgaria nel 1946 e nella Repubblica di Bulgaria nel 1990 segnò i cambiamenti significativi nell'aspetto della città. La popolazione di Sofia si espanse rapidamente a causa della migrazione dalle regioni rurali. Nuove zone residenziali furono costruite alla periferia della città, come Družba, Mladost e Ljulin.
Dopo la caduta del comunismo nel 1989 ci fu un periodo di crescita nell’edilizia privata. Furono costruiti nuovi edifici moderni, molti dei quali con la partecipazione di investitori stranieri. Sofia vide la costruzione di interi quartieri e quartieri degli affari, così come di moderni edifici per uffici con facciate in vetro simili a grattacieli, ma anche di quartieri residenziali di alto livello. Il Mausoleo di Georgi Dimitrov, dove il corpo di Dimitrov fu conservato in modo simile al mausoleo di Lenin, fu demolito nel 1999. Durante il regime comunista alcune delle strade e le piazze più iconiche della città furono ribattezzate per ragioni ideologiche e dopo il 1989 la maggior parte dei nomi precedenti furono ripristinati.[145] La fine della vecchia amministrazione e del sistema centralmente pianificato però, aprì la strada anche a un’edilizia caotica e sfrenata, che continua ancora oggi.
All'inizio del 1998 furono inaugurate le prime stazioni della metropolitana di Sofia.[146]
Nel 2015 fu completato l'edificio del Capital Fort Business Centre, situato all'ingresso di Sofia dal corso Tsarigradsko sciosse, diventando l'edificio più alto della Bulgaria, sostituendo l'Hotel Rodina, costruito 25 anni prima. È in costruzione l'edificio Sky Fort, che dovrebbe diventare, secondo il progetto, l'edificio più alto della Bulgaria con i suoi 202 m.[147]
A Sofia ci sono numerosi monumenti di epoche diverse.
Alcuni monumenti costruiti durante il regime comunista, furono smantellati o distrutti dai governi postcomunisti:
La città ha una vasta cintura verde anche se alcuni dei quartieri costruiti dopo il 2000 sono densamente edificati e privi di spazi verdi. Ci sono quattro parchi principali:
Altri parchi più piccoli sono:
Il parco naturale Vitoša (in bulgaro Природен парк „Витоша“?) è il primo parco naturale della Bulgaria, inaugurato nel 1934, e il più antico parco nazionale dei Balcani. Comprende la maggior parte del monte Vitoša e copre un'area di 266 km2,, con circa la metà di esso che si trova all'interno del comune di Sofia. Il monte Vitoša è una popolare destinazione escursionistica grazie alla sua vicinanza alla capitale e alla facilità di accesso in auto e con i mezzi pubblici. Due funivie funzionanti forniscono l'accesso tutto l'anno dalla periferia della città. La montagna offre condizioni favorevoli per lo sci durante l'inverno; tuttavia la maggior parte delle aree sciistiche è stata abbandonata al degrado, tanto che sono funzionanti solo una seggiovia e una pista. Insieme al parco stesso è stata creata la riserva "Bistriško branište", che si trova sul suo territorio; ha successivamente ricevuto lo status di riserva della biosfera ed è tra le 16 riserve della rete delle riserve della biosfera in Bulgaria. Successivamente è stata creata la seconda riserva nel parco, “Torfeno branište”. Altri posti d'interesse sono le diverse vette, fra cui quella più alta di Černi vrǎh (2290 m); le diverse località, fra cui i Ponti d'oro - Zlatnite mostove (la più grande fiume di pietre del parco), lo Zoccolo - Kopitoto, visibile da quasi tutta la città come una vetta dalla forma particolare, da cui il nome e dove si trova l'omonima torre televisiva, il prato di Aleko in onore dello scrittore bulgaro Aleko Konstantinov; i punti di interesse naturalistico, quali le Cascate di Aleko/Cascate di Dragalevci, le Cascate di Bojana - le più grandi del parco, il lago artificiale di Bojana, la risorgiva Živata voda; i punti di interesse storico-culturale, quali la chiesa di Bojana (patrimonio dell'umanità) e il Monastero di Dragalevci del 1345.
Nel territorio dello Zoo di Sofia vivono un totale di 1.899 rappresentanti di 281 specie animali. Fu costruito nel 1888 dal principe Ferdinando I su una piccola area nel centro dell'odierna Sofia. Nel 1984 è stato spostato e da allora si trova nel quartiere di Vitoša, a 15 minuti di auto dal centro ideale. Occupa un territorio di 360 acri. È raggiungibile con comodi mezzi pubblici da tutte le zone della capitale. È lo zoo più antico e più grande dell'intera Penisola balcanica. Fin dalla sua nascita è stato estremamente popolare in tutto il mondo con l'allevamento di animali pregiati e rari. Impiega scienziati e specialisti altamente qualificati che si prendono cura degli animali. Lo Zoo di Sofia è una delle attrazioni più famose e preferite della città, un luogo ideale per il relax e il divertimento. È tra i cento siti turistici nazionali dell'Unione turistica bulgara. Attualmente alleva un gran numero di animali esotici, oltre a molti animali caratteristici delle terre bulgare. Ospita 237 specie diverse, di cui 29 specie in via di estinzione, e il numero totale di individui è superiore a 2150. La visita annuale è compresa tra 550 e 800 mila persone, e il numero continua a crescere.[182] Nel 1997, nello zoo è stato fondato il Centro di ricerca ecologica. Ha dato un ricco contributo alla protezione delle specie in via di estinzione e al mantenimento della diversità biologica, attraverso programmi internazionali di allevamento cooperativo di animali rari e in via di estinzione (tra cui: rapaci diurni e notturni, leopardo persiano, tigre dell'Amur, lince eurasiatica, Adax antilope e altri). Da diversi anni, una delle missioni dello Zoo di Sofia è quella di sostenere la creazione di educazione ambientale e di autoconsapevolezza tra i cittadini. È inoltre impegnato in attività di ricerca ampiamente applicata. A causa delle difficoltà economiche e finanziarie, nel 1995 lo zoo di Sofia ha creato un programma per l'adozione di animali (seguendo l'esempio degli zoo inglesi), che è stato preservato e funziona ancora oggi. Lo scopo del programma è quello di procurare fondi per sostenere l'allevamento dei residenti. Da allora, ogni anno allo zoo si celebra la Giornata degli adottanti, il Giorno di Lazaro, con una festa, tante sorprese per i bambini e la consegna di passaporti speciali ai nuovi adottanti di animali.[183]
Sofia è il centro della cultura bulgara e qui hanno sede prestigiose istituzioni culturali straniere come l'Istituto italiano di cultura, il Goethe-Institut, l'Istituto Cervantes, l'Institut de France, il British Council e il Centro Culturale e d'Informazione russo, che spesso organizzano eventi per presentare gli artisti dei loro paesi e offrono corsi di lingua.
Il Teatro Nazionale 'Ivan Vazov' è il teatro più vecchio della capitale. La costruzione dell'edificio risale al 1904 secondo il progetto degli architetti viennesi Ferdinand Fellner e Hermann Helmer. La disposizione pittoresca del soffitto e delle pareti dell'auditorium da 848 posti fu commissionata al famoso artista viennese Rudolf Fuchs. La prima rappresentazione teatrale ebbe luogo il 3 gennaio 1907.[170] Nel 1923 un incendio incenerì gran parte dell'edificio e negli anni successivi si rese necessaria una graduale ricostruzione. I bombardamenti del 1944 ne danneggiarono l'ala meridionale. L'ultima ricostruzione e ammodernamento risale agli anni '70.
Il teatro 'Sắlza i smjah' ("Lacrima e risata") è uno dei teatri più vecchi della capitale. La sua compagnia si formò nel 1882 e divenne l'iniziatore della fondazione del Teatro Nazionale. Dalla sua creazione ad oggi, sul sup palco sono state rappresentate centinaia di opere teatrali di classici bulgari e mondiali. Alcuni nomi - miti della regia e della recitazione bulgara, hanno iniziato da lì il loro percorso creativo.
Altri teatri famosi sono il Teatro 199, il Teatro dell'Esercito bulgaro, il Teatro statale satirico 'Aleko Konstantinov', il Piccolo teatro civile 'Zad kanala', il Teatro 'Vằzraẑdane', il Teatro 'Sofia', il Laboratorio teatrale 'Sfumato', il Teatro delle marionette di Sofia. A Sofia inoltre si trova l'Accademia Nazionale di Arti Teatrali e Cinematografiche 'Krăstjo Sarafov'.
Il Teatro nazionale dell'opera e del balletto divenne di proprietà statale nel 1922.[184] Il posto principale nel repertorio operistico è occupato da opere classiche di compositori russi, bulgari e italiani. L'edificio fu progettato nel 1921 dall'architetto bulgaro Lazar Paraškevanov, ma la sua costruzione iniziò solo nel 1947 e fu completata nel 1953.
"Nu Bojana Film Studios" è una compagnia cinematografica di Sofia. È il successore legale dello Studio cinematografico "Bojana" e di "Bojana Film". La sua attività principale è la produzione di film e videofilm, altre opere audiovisive e tutte le produzioni e servizi correlati. Ha girato più di 400 film e serie TV internazionali negli ultimi 16 anni, come "The Way Back", "Attacco al potere - Olympus Has Fallen", "Conan the Barbarian", "Black Dahlia", "Come ti ammazzo il bodyguard", "Come ti ammazzo il bodyguard 2", "Rambo: Last Blood", "Sulle ali della musica", "Escobar - Il fascino del male", "Mechanic: Resurrection", "Automata", "Undisputed 4 - Il ritorno di Boyka", "In the Name of the King 3 - L'ultima missione", "Undergound", "Survivor", "Command Performance", "I Spit on Your Grave 2", "300 - L'alba di un impero", "Day of the Dead, Hero Wanted, la serie di film "I mercenari", la serie televisiva "Plebs" e molti altri, inclusi i film italiani "The Land of Dreams", "American Night", e le serie televisive "La vita promessa" e "Rodolfo Valentino - La leggenda".[185][186] Fino al 1989 la "Bojana Film" è stata la più grande casa di produzione della Penisola balcanica con 20 lungometraggi, 25 programmi televisivi e 50 film d'animazione all'anno.
Il 4 dicembre 1908 venne inaugurato a Sofia il primo cinema in Bulgaria l e il secondo in Europa: il Teatro moderno in corso Maria Luisa[187] Al 2024 dei vecchi saloni del cinema ne sono rimasti pochi: il cinema Vlajkova - il cinema più vecchio del Paese ancora aperto che non ha mai cambiato la sua funzione dalla sua fondazione nel 1926,[188] e il cinema Odeon, fondato nel 1961 e con un proprio salone dal 1973.[189] Negli ultimi anni a Sofia sono stati inaugurati dei cinema multisala, come l'Arena (2000), il Cinema City (2006), che ha lo schermo IMAX più grande del Paese, e il Cine Grand (2014).[190]
La capitale bulgara ospita numerosi musei e gallerie d'arte. Molti di loro fanno parte della lista dei cento siti nazionali di interesse turistico.[191] (in corsivo sono indicati i musei che ne fanno parte).
La capitale dispone di un gran numero di arene e sale polivalenti, dove si sono svolti anche i concerti di artisti bulgari e stranieri famosi:[193]
La maggior parte delle istituzioni d'istruzione bulgare è concentrata nella capitale.
Al 2024 a Sofia ci sono 96 scuole materne (di cui 93 private) e 261 scuole elementari, medie e superiori (di cui 68 private) sotto il controllo del Ministero dell'istruzione e delle scienze,[194] come anche 7 scuole (tutte statali) sotto il controllo del Ministero della cultura.[195] Fra le scuole secondarie di secondo grado quelle più famose sono:[196][197]
Al 2024 Sofia ospita 21 delle 52 università accreditate in Bulgaria, di cui 17 statali e 4 private:[198]
A Sofia inoltre si trovano:
A Sofia si trovano i cinque supercomputer bulgari: tre di essi sono utilizzati dall'Accademia bulgara delle scienze, uno dal Sofia Tech Park e uno dalla Facoltà di Fisica dell'Università di Sofia.[199]
Anno | Popolazione[200] |
---|---|
1870 | 19.000 |
1880 | 20.501 |
1887 | 30.456 |
1892 | 46.628 |
1900 | 67.953 |
1905 | 82.621 |
1910 | 102.812 |
1920 | 154.025 |
1926 | 213.002 |
1934 | 287.095 |
1939 | 401.000 |
1946 | 435.000 |
1956 | 639.900 |
1965 | 802.400 |
1975 | 965.700 |
1985 | 1.121.800 |
1992 | 1.114.900 |
2001 | 1.091.772 |
2011 | 1.202.761[201] |
2016 | 1.304.772[202] |
2019 | 1.350.904[203] |
2022 | 1.221.785[3] |
La popolazione di Sofia nel tempo
(il numero è indicato in migliaia)
Al giorno d'oggi Sofia è la città più popolata della Bulgaria. Nel 1870 gli abitanti furono circa 19.000, di cui ne rimasero solo 11.684 dopo la guerra russo-turca.[204] Secondo il primo censimento ufficiale della popolazione del 1880, la popolazione di Sofia era di 20.501 persone.[205][206] A quel tempo Sofia era etnicamente divisa come segue: 56% bulgari, 30% ebrei, 7% turchi e 6% zingari.[207] Il 60% dei residenti della città erano uomini di cui 60% celibi.[208] Nel 1880 Konstantin Jireček notò che Sofia aveva 20 quartieri con circa 5000 case.
Alcuni anni dopo la Liberazione la città iniziò a crescere gradualmente con persone provenienti da tutta la Bulgaria, ma principalmente dalle zone di Radomir, Trắn, Breznik, Samokov, Orkhani e Tsaribrod. Dal 1900 al 1946 la popolazione della città conobbe il suo maggiore aumento, da circa 68.000 a 435.000 persone.
Secondo i dati del censimento del 2001, nel Distretto di Sofia vivevano 1.177.577 persone, di cui 559.229 uomini (47,5%) e 618.348 donne (52,5%), ovvero 1.106 donne ogni 1.000 uomini. Nella città di Sofia vivevano 1.094.410 persone, con 518.149 uomini e 576.261 donne. Il quartiere più grande era Ljulin con 120.117 abitanti, seguito da Mladost con 110.877 abitanti, Podujane con 75.312 abitanti e Krasno Selo con 72.773 residenti. La maggior parte erano di Sofia, di età compresa tra 18 e 64 anni (790.180 persone), seguiti dai residenti fino a 18 anni (201.202) e da quelli over 65 (183.049). L'età media era di 38,3 anni.[209] La densità di popolazione alla fine del 2000 era di 909,1 ab./km². Secondo alcune pubblicazioni giornalistiche, il numero reale della popolazione residente nella capitale avrebbe superato 2 milioni di persone.[210] Secondo le dichiarazioni ufficiali, ogni anno tra le 25.000 e le 45.000 persone della provincia si sarebbero stabilite permanentemente a Sofia.[211] Ciò avrebbe causato molti problemi alla città: sovrappopolazione, aumento del numero di automobili, congestione stradale, inquinamento, crisi abitativa, mancanza di parcheggi e altri.
Il tasso di natalità per 1.000 abitanti era di 7,9 e fino al 2001 fu in continuo calo. Il tasso di mortalità è di 12,2 ogni 1.000 persone ed è in aumento. Sulla base di questi dati, il calo annuo della popolazione sarebbe del 4,3 per mille. Infatti, a causa dell'afflusso di gente dalle campagne, la popolazione di Sofia sarebbe in aumento. Il tasso di mortalità infantile è di 11 bambini ogni 1.000 nati vivi. Nel 1980 era di 18,9 per mille. Dal 2001 il tasso di natalità a Sofia è in continuo aumento, raggiungendo il 13 per mille. In soli 10 anni il numero dei bambini nati è raddoppiato. Ciò ha creato un problema con gli asili nido, il cui numero si è dimezzato a causa del calo a lungo termine del tasso di natalità a partire dal 1989.
Secondo il censimento del 2011, la popolazione di Sofia era composta dai seguenti gruppi etnici: 1.136.000 bulgari (96%); 18.300 zingari (1,5%) e 6.500 turchi (0,6%).[212] Circa 17.000 persone avevano indicato un altro gruppo etnico o non si erano identificate con nessuno. Nessuna differenza fu riscontrata nelle percentuali dei tre principali gruppi etnici nella capitale rispetto al censimento del 2001; numericamente, l'unica grande differenza era visibile nella popolazione bulgara, aumentata di 12.000 persone. Il censimento del 2001 elencò anche alcuni gruppi etnici più piccoli, tra cui 3.100 russi, 1.700 armeni e 1.200 greci.
Al 15 marzo 2016, 1.441.918 persone erano domiciliate nel comune di Sofia, di cui 1.304.772 nella città di Sofia.[213]
Nel 2020, invece, la popolazione della capitale diminuì dell'1,53%, ovvero di 20.378 persone, raggiungendo una popolazione di 1.308.412 persone. Ciò non accadeva dal 2001, quando la popolazione di Sofia era diminuita per l’ultima volta.
Secondo i dati della Direzione generale "Registrazione civile e servizio amministrativo", al 15 giugno 2024, 1.281.040 persone erano domiciliate e 1.404.116 persone avevano residenza a Sofia.
Sofia è centro della tolleranza religiosa. Su una piazza di alcuni m2 si trovano i luoghi di culto di alcune delle religioni monoteiste più diffuse al mondo – la Chiesa di Santa Domenica (chiesa ortodossa), la Concattedrale di San Giuseppe (Cattolicesimo), la Moschea Banja Baši (Islam) e la Sinagoga di Sofia (Giudaismo).[214][215]
Nella diocesi di Sofia sono attivi 200 chiese e cappelle ortodosse e oltre a 40 monasteri costruiti dal IV secolo fino ad oggi. Il luogo di culto più grande di Sofia e in tutto il Paese è la Cattedrale di Alexandr Nevskij, uno dei simboli della città e un bene culturale di fama nazionale. La Rotonda di San Giorgio e la Basilica di Santa Sofia, costruiti rispettivamente nel IV e nel VI secolo, fanno parte dei luoghi di culto più antichi della città. Nella chiesa di Bojana si trovano degli affreschi del XIII secolo che dal 1979 fanno parte della Lista del Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.[216]
A Sofia sono concentrati tutti gli organi del potere del Paese; legislativo (l'Assemblea nazionale), esecutivo (Consiglio dei ministri) e giudiziario (la Corte suprema di cassazione e la Corte costituzionale). Vi hanno sede inoltre la Banca nazionale bulgara e la delegazione della Commissione europea. La Presidenza della Repubblica, così come il Consiglio dei Ministri, sono situati in piazza Indipendenza, popolarmente conosciuta come Largo o il Triangolo del Potere.[218] Uno dei tre edifici che si affacciano sulla piazza, durante la Guerra Fredda ospitava il quartier generale del Partito comunista bulgaro, e dal 2024 è la nuova sede dell'Assemblea nazionale. Il vecchio palazzo dell'Assemblea nazionale sarà adibito a museo o utilizzato solo in occasioni cerimoniali.[219].
Ci sono inoltre altre istituzioni nazionali (l'Istituto statistico nazionale, l'Amministrazione centrale della viabilità e altre), varie istituzioni economiche (la Camera di commercio bulgara) ed altri organi, il cui compito principale è l'attuazione del processo di riforma del Paese (l'Agenzia per la privatizzazione, Agenzia per la privatizzazione di massa, l'Agenzia per gli investimenti stranieri).
A Sofia si trovano le sedi della maggior parte delle banche locali e internazionali del Paese, le sedi di molte organizzazioni non governative, fondazioni ecc. Qui si trovano il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara, il Gran Muftiato dei musulmani in Bulgaria, il Rabbinato Capo della denominazione israelita, così come altre denominazioni ufficialmente registrate. Nella capitale si trovano le sedi centrali di quasi tutti i partiti politici del Paese, delle principali organizzazioni sindacali, ecc. In relazione al processo dell'adesione della Bulgaria all'Unione europea, diverse organizzazioni governative e non governative hanno iniziato a lavorare a Sofia in questa direzione. Dopo la firma dell'accordo di adesione, nella capitale hanno sviluppato le loro attività il Consiglio di associazione UE e la delegazione della Commissione europea in Bulgaria.
La città di Sofia è il capoluogo delle seguenti suddivisioni amministrative:
Da non confondere:
solo parti di Sofia | sia parti di Sofia che parti di altri comuni | solo parti di altri comuni | Mappa |
---|---|---|---|
1. Sredec (Средец) |
14. Iskăr (Искър) (Busmanci) |
21. Novi Iskăr (Нови Искър) (Novi Iskăr, Mirovjane, Kătina, Dobroslavci, Žiten, Balša, Podgumer, Vojnegovci, Lokorsko, Kubratovo, Svetovračene, Negovan, Čepinci) |
Il Comune di Sofia viene amministrato da un sindaco e da un consiglio comunale, eletti ogni 4 anni. L'ex sindaco di Sofia, Stefan Sofijanski, ricoprì questa funzione dal 19 novembre 1995 e ebbe il terzo mandato alle elezioni locali del 2003. Alle elezioni parlamentari del 2005 venne eletto come deputato. Nelle seguenti elezioni del mese di ottobre e nel ballottaggio del 5 novembre 2005 venne eletto sindaco Bojko Borisov. Dal 23 novembre 2009 il sindaco di Sofia fu Jordanka Fandăkova, la prima donna a ricoprire la carica di sindaco della capitale[221]. Il 6 novembre 2023 dopo quattordici anni di governo del GERB, venne eletto sindaco Vasil Terziev, figlio di un ex funzionario della Polizia segreta bulgara durante l'epoca comunista, milionario ed esponente della coalizione locale di stampo liberale tra il Continuiamo il Cambiamento, la Bulgaria Democratica e il movimento locale Spasi Sofia (Salva Sofia).[222]
Nei decenni successivi alla fine del regime comunista totalitario i partiti della destra hanno avuto una grande influenza in città: inizialmente l’Unione delle Forze Democratiche e i suoi partiti scissionisti, poi il GERB, che domina anche il governo municipale. Rappresentanti della destra furono tutti i sindaci di Sofia dopo il 1990: Alexandăr Karakačanov (1990 – 1991), Alexandăr Jančulev (1991 – 1995), Stefan Sofijanski (1995 – 2005), Bojko Borisov (2005 – 2009), Jordanka Fandăkova (2009 – 2023) e Vasil Terziev (dal 2023).
Il governatore regionale del Distretto della capitale Sofia, il cui territorio coincide con quello del Comune di Sofia, è nominato direttamente dal Consiglio dei Ministri, e i vice governatori regionali - dal Primo Ministro; il governatore regionale ha il diritto di rinviare legalmente le decisioni del Consiglio municipale metropolitano.
Il Consiglio municipale metropolitano (in bulgaro Столичен общински съвет?, Stoličen obštinski săvet) ha poteri su tutto il Comune di Sofia, la cui parte principale è la città di Sofia; i consiglieri comunali sono eletti dai residenti del comune durante le elezioni locali; il Consiglio municipale metropolitano determina i bilanci del Comune di Sofia e delle singoli aree di Sofia.
Il sindaco del Comune di Sofia ha poteri sull'intero comune ed è sindaco non solo della città di Sofia, ma anche di un totale di trentotto insediamenti all'interno dei suoi confini; il sindaco di Sofia viene eletto dai residenti del Comune di Sofia durante le elezioni locali.
Il comune di Sofia è diviso in 24 aree, 22 delle quali comprendono parti della città. Il sindaco di un'area di Sofia ha poteri sul territorio della sua area, compresi i villaggi e le città situati nel suo territorio; il sindaco di una determinata area è eletto direttamente dalla popolazione della rispettiva area. Lui ha l'autorità di ripartire il bilancio della sua area.
Tre insediamenti nella città di Sofia non hanno un proprio sindaco, vale a dire: la città di Novi Iskǎr, la città di Bankja e il villaggio di Pančarevo. Questo perché sono centri amministrativi delle aree con lo stesso nome, rispettivamente il sindaco della area è direttamente responsabile dell'insediamento corrispondente. La città di Buhovo è l'unica città nel comune di Sofia, il cui sindaco è subordinato a un sindaco di un'area amministrativa (vale a dire, il sindaco dell'area di Kremikovci; il centro amministrativo dell'area di Kremikovtsi è il quartiere di Kremikovtsi a Sofia).
Diversi quartieri di Sofia hanno un’amministrazione aggiuntiva – simile, ma senza tutti i poteri, a quelli rurali. La maggior parte di questi quartieri sono significativamente distanti dal centro della città di Sofia (ad esempio quello di Ilijanci); tuttavia, non tutti i quartieri altrettanto remoti hanno una simile amministrazione. Tali quartieri periferici (che molte persone chiamano erroneamente "villaggi" a causa del loro precedente statuto come tali), come Il quartiere Čelopečene, in realtà non hanno sindaci, ma hanno i cosiddetti Capo periti. Invece del sindaco, il villaggio di Plana ha il cosiddetto Vicario del sindaco.
Sofia è il più grande centro economico della Bulgaria e nel 2022 il comune di Sofia rappresentava il 41% dell'intero prodotto interno lordo del paese.[223] Circa l'84% del valore aggiunto viene creato nel terziario e il 15% nell'industria.[224]
Le sedi delle istituzioni finanziarie sono concentrate a Sofia, comprese tutte le banche autorizzate in Bulgaria (2024).[225] Nel 2017, 6 delle 10 imprese più grandi del Paese in termini di fatturato si trovano in città.[226] A quel tempo, le dieci imprese più grandi della città secondo questo indicatore erano il grossista di carburante Lukoil-Bulgaria, il commerciante di elettricità Compagnia elettrica nazionale, la catena di supermercati Kaufland Bulgaria, il commerciante di gas Bulgargas, il grossista di tabacco Express Logistics and Distribution, il commerciante di energia elettrica CHEZ Electro Bulgaria, la catena di distributori di carburante OMV Bulgaria, la società di telecomunicazioni Compagnia di telecomunicazioni bulgara, lo stabilimento metallurgico Sofia Med e la catena di ipermercati Metro Cash and Carry Bulgaria.[226]
Nonostante il ruolo secondario dell'industria nell'economia della città, Sofia è il più grande centro industriale della Bulgaria, con priorità data allo sviluppo dell'industria pesante. Nel territorio di Sofia ci sono circa 800 grandi imprese. A Sofia sono concentrati il 75% della metallurgia pesante, il 50% dell'industria della stampa, il 15% di quella elettrotecnica ed elettronica, il 14% delle concerie e dell'industria calzaturiera del Paese. Notevole è anche la produzione chimica, tessile e alimentare. I settori dell'edilizia, del commercio e del trasporto, che collegano il materiale e le infrastrutture, sono molto sviluppati. Il settore privato del territorio del Comune di Sofia è concentrato soprattutto nelle sfere del commercio e dei servizi. A Sofia ci sono sia la Borsa della Bulgaria sia la Borsa di Sofia. Come conseguenza dell'economia centralizzata di pianificazione, circa il 50% del PIL si produce nella capitale. Qui sono concentrate le sedi centrali delle istituzioni finanziarie. Lo stipendio lavorativo medio a Sofia è il più alto per il Paese.[227]
A Sofia si trovano le sedi dell'Associazione imprenditoriale bulgaro-italiana,[228] della Confindustria Bulgaria,[229] della Camera di commercio italiana in Bulgaria,[230] della Unicredit (tramite la Unicredit Bulbank), di Generali ecc.
Nell'ottobre del 2020 nel Palazzo Nazionale della Cultura a Sofia si è svolta la conferenza imprenditoriale italo-bulgara "Buone pratiche in un ambiente dinamico", organizzata dall'Agenzia esecutiva per la promozione delle piccole e medie imprese e la Confindustria Bulgaria. Oltre 200 rappresentanti di imprese bulgare e italiane vi hanno preso parte al, durante il quale sono state presentate le buone pratiche di lavoro in condizioni di pandemia da parte di aziende leader di entrambi i paesi.[231]
Gli investimenti esteri diretti dall’Italia in Bulgaria infatti nel 2020 sono stati più di 2,9 miliardi di euro, il che renderebbe l'Italia il quarto investitore estero in Bulgaria. Le aziende italiane sono tra i primi 4 investitori esteri in Bulgaria. L'Italia è il terzo partner commerciale del Paese in termini di esportazioni e il quinto importatore in Bulgaria. Secondo il ministro dell'Economia bulgaro in Bulgaria sono presenti circa 13mila imprese italiane.[232]
I settori più dinamici includono la tecnologia dell’informazione (IT) e l’industria manifatturiera. Sofia è un hub IT regionale, al secondo posto tra i 10 centri tecnologici in più rapida crescita in Europa in termini di crescita annuale di membri attivi al 2020.[233] Il settore IT è molto diversificato e comprende sia multinazionali, aziende locali e startup. Le multinazionali con importanti centri di ricerca, sviluppo, innovazione e ingegneria a Sofia includono il secondo centro IT globale più grande di Coca-Cola,[234] Ubisoft,[235] Hewlett-Packard,[236] VMware,[237] Robert Bosch GmbH,[238] Financial Times,[239][239][239] Experian, ecc.[240][240][240][240] Diversi uffici e cluster tecnologici sono stati istituiti in tutta la città, tra cui Business Park Sofia, Sofia Tech Park, Capital Fort e altri.
Il settore manifatturiero ha registrato una forte ripresa dal 2012, triplicando le esportazioni e aumentando l’occupazione del 52%, con oltre 70.000 posti di lavoro. Supportata dalle competenze di ricerca e sviluppo della città, Sofia si sta orientando verso un settore manifatturiero ad alto valore aggiunto, tra cui apparecchiature elettriche, meccanica di precisione e prodotti farmaceutici. Ci sono 16 parchi industriali e logistici a Sofia, alcuni si estendono nelle città della vicina provincia di Sofia, come Božurište, Kostinbrod ed Elin Pelin.[241] Le aziende manifatturiere includono Woodward, Inc., che produce sistemi turbomacchine industriali,[242] Festo, che produce microsensori[243], Visteon, sviluppo e ingegneria di quadri strumenti, display LCD e domain controller,[244] Melexis, che produce soluzioni di semiconduttori microelettronici nel settore automobilistico[245], Sopharma, che produce prodotti farmaceutici, i più grandi impianti di manutenzionefuori dalla Germania della Lufthansa Technik[246] ecc.
Nell XXI secolo sono stati aperti svariati centri commerciali: Mall of Sofia (2006), Sky City Mall (2006), South Mall (2009), Serdika Center (2010), Sofia Outlet Center (2010), Galaxy Trade Center (2011), Bulgaria Mall (2012), Paradise Center (2013) - il più grande centro commerciale del Paese, Mega Mall (2014), Sofia Ring Mall (2014), Park Center (2016).
Il sistema di trasporti della capitale è molto sviluppato grazie alla sua posizione strategica. Sono presenti tutti i tipi di trasporto tranne quello navale. Il possesso di auto è aumentato notevolmente negli anni '90, con il numero di auto immatricolate che è raddoppiato arrivando a 833.000 al 2021, la cui età media è di 19 anni. Le auto vecchie e inquinanti, senza o con standard ecologici Euro 1 e 2, sono oltre il 30%.[247] Allo stesso tempo la città ha il maggior numero di automobili tra le città dell’Unione Europea – una media di oltre 660 auto ogni 1.000 persone.[248]
Nella città di Sofia hanno sede numerose società sportive. Il calcio è lo sport più popolare. Le due squadre più importanti di calcio sono il CSKA Sofia e il Levski Sofia che danno vita al cosiddetto "derby eterno di Bulgaria". Si tratta dei club più titolati del Paese: il Cska ha vinto 31 campionati nazionali e 20 coppe di Bulgaria, mentre il Levski ha vinto 26 campionati nazionali e 26 coppe di Bulgaria. Il Levski gioca le sue partite allo stadio Georgi Asparuhov, mentre il Cska gioca allo stadio dell'Esercito bulgaro. Altre squadre presenti in città sono lo Slavia, fondato nel 1913, il Lokomotiv Sofia, fondato nel 1929, il Septemvri Sofia, fondato nel 1944, il Futbolen Klub CSKA 1948 Sofia, nato nel 2016 per una disputa interna al CSKA Sofia, e nell'hinterland cittadino il Futbolen Klub Vitoša Bistrica, fondato nel 1958 e in passato chiamato Vitoša Sofia, vincitore di 1 Coppa bulgara dilettanti. Fino al 2012 esisteva un ottavo club, l'Akademik Sofia, vincitore di 1 Coppa dei Balcani, che è stato dissolto per motivi finanziari.
Sei squadre competono nella Prima Lega professionale di calcio nella stagione 2024/25: CSKA, Levski, Slavia, Lokomotiv, Septemvri e CSKA 1948. La nazionale di calcio gioca più spesso allo stadio Vasil Levski, il più grande stadio del Paese con una capienza di 44.000 persone.
Il pallacanestro e il pallavolo hanno una lunga tradizione. L'Akademik Sofia è stato due volte finalista alla Coppa dei Campioni, l'antenato dell'Euroleague Basketball, vinta due volte dalla squadra femminile del Levski Sofia e una volta da quella dello Slavia Sofia. Costruita nel 2011, l'Arena Armeec ospita spesso le partite della nazionale maschile di pallavolo ed è stata una delle due sedi che hanno ospitato il Campionato europeo maschile di pallavolo 2015.[258] La Federazione pallavolistica della Bulgaria è la seconda più antica del mondo e fu un torneo espositivo organizzato dalla BVF a Sofia a convincere il Comitato Olimpico Internazionale a includere la pallavolo come sport olimpico nel 1957.[259] Una notevole squadra di pallacanestro locale è il Lukoil Akademik, due volte finalista della Coppa dei campioni.
A Sofia sono nate le tenniste sorelle Maleevi - Katerina (per molto tempo nella top 10 della WTA), Manuela (tra le migliori dieci tenniste del mondo per nove anni) e Magdalena (che nel 1990 vinse 3 fra le più importanti manifestazioni juniores: l'US Open 1990, l'Australian Open 1990 singolare ragazze e l'Open di Francia 1990), e Viktorija Tomova (vincitrice di 18 titoli nel singolare e 12 titoli in doppio nel circuito ITF). L'Arena Armeec ospita il torneo di tennis maschile dell'ATP Tour 250 "Sofia Open", vinto una volta dal tennista bulgaro di maggior successo di tutti i tempi Grigor Dimitrov.
Sofia è stata candidata ai Giochi olimpici invernali nel 1992, 1994 e 2014. Nel 1985 ha perso contro Albertville per due voti ai XVI Giochi del 1992, nel 1987 è stata eliminata al secondo turno di votazioni per i XVII Giochi olimpici invernali del 1994 e nel 2006, è stata eliminata al primo turno dei XXII Giochi olimpici invernali del 2014.[260] Tuttavia, ha ospitato due Giochi mondiali universitati estivi – nel 1961 e nel 1977, e due invernali nel 1983 e nel 1989.
La città ospita numerosi grandi impianti sportivi, fra cui:
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