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geografo e viaggiatore arabo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Muhammad al-Idrīsī, detto anche Idrīsī, Edrisi, El Edrisi, Ibn Idris o Hedrisi (in arabo أبو عبد الله محمد بن محمد ابن عبد الله بن إدريس الصقلي?, Abū ‘Abd Allāh Muhammad ibn Muhammad ibn ‘Abd Allah ibn Idrīs al-Ṣabti; in latino Dreses; Ceuta[1], 1099 circa – Sicilia, 1165), è stato un geografo e viaggiatore arabo.
Creò la Tabula Rogeriana, la quale è rimasta il mappamondo più preciso per tre secoli. Fu invitato dal re Ruggero II di Sicilia a Palermo, dove realizzò una raccolta di carte geografiche note con il titolo Il libro di Ruggero.
Dopo aver viaggiato per tutti i paesi del mar Mediterraneo, si stabilì a Palermo presso la corte normanna di re Ruggero II, intorno al 1145.
Al-Idrīsī nacque nella nobile famiglia araba degli Hammudidi, che sosteneva di discendere dagli Idrisidi, la prima dinastia musulmana che governò autonomamente il Maghreb al-Aqsa (Marocco), a loro volta, gli Idrisidi, sostenevano di discendere dal profeta Maometto.[2]
Al-Idrīsī nacque nella Ceuta almoravide, dove il suo bisnonno era stato costretto a stabilirsi dopo che in al-Andalus (Spagna islamica) gli Hammudidi erano stati sconfitti dagli Ziridi, che presero il controllo di Malaga.[3] Trascorse buona parte della sua vita viaggiando tra il Nordafrica e al-Andalus, acquisendo informazioni dettagliate su entrambe le regioni. Visitò l'Anatolia all'età di 16 anni.
I suoi viaggi lo portarono in molte parti d'Europa, tra cui la Grecia, Creta, Rodi, il Portogallo, i Pirenei, la costa atlantica francese, l'Ungheria, e York, in Inghilterra, stabilendosi a Palermo attorno al 1145, alla corte di Ruggero II di Sicilia.
Morì in Sicilia o forse a Ceuta nel 1165 circa, le fasi finali della sua vita non sembrano essere del tutto chiare, secondo Francesco Giunta infatti, Idrisi sarebbe fuggito dalla Sicilia dopo i pogrom anti-musulmani del 1160. [4]
Nel 1154 al-Idrīsī realizzò un planisfero per Ruggero II di Sicilia, detto Tabula Rogeriana, che è una delle più avanzate mappe del mondo medioevale. L'originale era inciso su una lastra d'argento, andato perduto perché fuso dopo esser stato predato in occasione d'una sommossa contro il sovrano normanno Guglielmo I di Sicilia nel marzo 1161.[5]
Oltre alle mappe, al-Idrisi compilò un compendio di informazioni geografiche con il titolo Kitāb nuzhat al-mushtāq fī ikhtirāq al-āfāq (Libro di piacevoli viaggi in terre lontane), noto come il Libro di Ruggero.
Al planisfero quindi s'accompagnava un famoso libro di geografia, Liber ad eorum delectationem qui terras peregrare studeant (Il sollazzo per chi si diletta di girare il mondo, Kitāb nuzhat al-mushtāq fī ikhtirāq al-āfāq), chiamato il libro di Ruggero (Kitāb Rujār o Kitāb Rujārī), finito verso il 1154, edito in 9 tomi in Italia dall'Istituto Universitario Orientale di Napoli e dall'IsMEO di Roma fra il 1970 e il 1984.
L'opera, che è un'eccezionale testimonianza della cultura geografica del XII secolo, mostra come le conoscenze geografiche d'Idrīsī travalicassero di gran lunga quelle dell'epoca e contiene tutte le informazioni raccolte nel corso dei suoi viaggi attraverso il Mediterraneo, nonché i resoconti di vari viaggiatori siciliani.
Di lui ci resta anche un'opera farmacologica, De omnibus herbis.
Il testo geografico di al-Idrisi viene spesso citato dai sostenitori delle teorie dei contatti pre-colombiani con l'America. In questo testo, al-Idrisi avrebbe scritto sull'oceano Atlantico:
«Il comandante degli Almoravidi Ali ibn Yusuf ibn Tashfin ha mandato il suo ammiraglio Ahmad ibn Umar, meglio conosciuto con il nome di Raqsh al-Auzz, ad attaccare una certa isola nell'Atlantico, ma morì prima di farlo. [...] Non si sa ciò che esiste al di là di questo oceano di nebbie. Nessuno lo conosce bene, perché è molto difficile attraversarlo. La sua atmosfera è nebbiosa, le sue onde sono molto forti, i suoi pericoli temibili, le sue bestie sono terribili, e i suoi venti creano continue tempeste. Ci sono molte isole, alcune delle quali sono abitate, altre sono sommerse. [...] Ed è dalla città di Lisbona che gli avventurieri conosciuti con il nome di Mughamarin [avventurieri], penetrarono il mare di nebbie perché volevano sapere cosa contenesse e dove finiva. [...] Dopo aver navigato per dodici giorni arrivarono in un'isola che sembrava essere abitata, e c'erano campi coltivati. Hanno navigato in modo da vedere cosa contenesse. Ma presto le loro navi vennero circondate e vennero fatti prigionieri, e trasportati in un misero villaggio situato nella costa. I navigatori hanno visto lì le persone con la pelle rossa; non avevano molti peli sul loro corpo, i capelli del loro capo erano dritti, ed erano di statura alta. Le loro donne erano di una bellezza straordinaria.»
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