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La sociolinguistica è una branca degli studi linguistici che mette in relazione linguaggio e società. Più che una disciplina è una "etichetta interdisciplinare"[1], un termine ombrello che comprende studi di diverso tenore, fatto salvo il comune interesse per la dimensione sociale del linguaggio.
Si tratta dunque di uno studio del linguaggio e i sociolinguisti si considerano più linguisti che sociologi.[2] Oggetti di ricerca tipici della sociolinguistica sono lingua e comunicazione, e il rapporto di queste con società e cultura. I dati empirici sono tratti da concreti messaggi linguistici, testi.
Già negli anni trenta si era parlato negli Stati Uniti di "linguistica sociologica", ma è con l'avvento degli studi di linguistica descrittiva negli anni quaranta e cinquanta e della grammatica trasformazionale di Chomsky che vengono poste le basi per un interesse specifico e ben delineato[3]. Gli esordi seminali della materia (e del termine sociolinguistics) sono forse da riportare ai primi anni cinquanta, ma è negli anni sessanta, con i contributi allo studio delle relazioni tra educazione e linguaggio dell'inglese Basil Bernstein, sociologo dell'educazione, e con gli studi del linguista statunitense William Labov sulla variazione linguistica, che la sociolinguistica assume una conformazione più definita.[4]
Altri contributi importanti per la costituzione negli USA di un'area di studi sociolinguistici sono giunti dal sociologo Joshua Fishman, dall'antropologo Dell Hymes e dai linguisti William Labov e Uriel Weinreich.
Confrontando le due frasi nella seguente coppia di enunciati, si possono presumere alcune informazioni sul contesto in cui si trova chi sta parlando:
In questo caso, si può riscontrare una differenza nella scelta delle parole; insieme ad altri indizi, questa differenza potrà essere ricondotta a diversi livelli di istruzione oppure semplicemente ad un altro tipo di rapporto (sociale e psicologico) tra i parlanti.
Dati i vari influssi sociali sui gruppi di parlanti, è fondamentale il concetto di varietà di una stessa lingua che viene parlata dai diversi parlanti. Le varietà di lingua sono riconducibili a diverse dimensioni. Avremo così:
Per la sua attenzione alla "diversificazione" cui viene esposto qualsiasi sistema linguistico, per la sua predilezione dunque per le "differenze" tra i parlanti, la sociolinguistica si contrappone alla linguistica teorica il cui obiettivo principale è al contrario svelare le strutture universali del linguaggio umano. La sociolinguistica si occupa quindi dell'uso della lingua, di come le strutture astratte (studiate dalla linguistica generale) si comportano quando sono intercalate nella realtà sociale. La disciplina si inscrive, dunque, dentro le scienze linguistiche della parole, quel "guazzabuglio eteroclito" che Ferdinand de Saussure esclude dal sistema semiotico delle lingue, in quanto non ne fa parte integrante. Due significanti del medesimo valore per il sistema, infatti, potranno costituire per il sociolinguista elementi differentemente connotativi a livello extra-linguistico; potranno cioè indicare una determinata provenienza, un preciso status sociale etc.
In Italia la sociolinguistica è stata diffusa ad opera di Giorgio Raimondo Cardona, che, oltre ad avere scritto numerosi lavori sulla scia di Hymes, ha tradotto in italiano molte opere fondamentali. Lo scopo della sociolinguistica è quello di superare i limiti della linguistica formale e della linguistica storica, per giungere ad un'analisi soddisfacente delle lingue vive, osservate con metodo etnografico, e non con il metodo introspettivo tipico dei linguisti strutturali, e per illuminare le connessioni tra lingua, società e cultura.
La lingua italiana da lingua di pochi è diventata lingua di tutti. Nelle regioni con una storica prevalenza di dialetti, l'italiano è la lingua più usata in casa e fuori casa. Esso, per il momento, non ha eliminato il tradizionale aspetto plurilingue dell'Italia, infatti nessun dialetto è scomparso. Lo scorrere parallelo dell'italiano e dei dialetti costituisce la specificità dell'intera storia linguistica nazionale. Negli ultimi cinquant'anni si è sviluppata una intensa dinamica sociolinguistica modificando i rapporti tra le lingue e i parlanti, quindi l'italiano ha ripreso vigore e le lingue di minoranza e i dialetti hanno abbandonato quasi definitivamente il ruolo di lingua primaria; di centrale aspetto per la sociolinguistica italiana sono i concetti di lingua standard e di italiano regionale. Per esempio, Gaetano Berruto ha definito in termini sociolinguistici il cosiddetto italiano neostandard.[5]
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