Rubus ulmifolius

specie di pianta della famiglia Rosaceae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Rubus ulmifolius

Rubus ulmifolius (Schott, 1818) è una pianta spinosa appartenente alla famiglia delle Rosacee[2], i cui frutti, come per il rovo comune, sono noti come more.[3]

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Etimologia

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Foglie

L'epiteto specifico ulmifolius (dal latino ulmus, olmo e folia, foglia) deriva dalla similitudine con le foglie dell'albero Ulmus minor.

Descrizione

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Prospettiva

Si presenta come arbusto perenne, sarmentoso con fusti aerei a sezione pentagonale lunghi anche oltre 6 metri, provvisti di spine arcuate.

È una semicaducifoglia; infatti, molte foglie permangono durante l'inverno.

Le foglie sono imparipennate, variabilmente costituite da 3 a 5 foglioline a margine seghettato di colore verde scuro, ellittiche o obovate e bruscamente acuminate, pagina superiore glabra e pagina inferiore tomentosa con peli bianchi e spine nella nervatura principale.

I fiori, bianchi o rosa, sono composti da cinque petali e cinque sepali. Sono raggruppati in racemi a formare infiorescenze di forma oblunga o piramidale. Il colore dei petali varia da esemplare a esemplare con dimensioni comprese tra i 10 e 15 mm. La fioritura compare al principio dell'estate, in giugno.

Il frutto commestibile, la mora, è composto da numerose piccole drupe, verdi al principio, poi rosse e infine nerastre a maturità, derivanti ognuna da carpelli separati ma facenti parte di uno stesso gineceo. In Italia il frutto è maturo in agosto e settembre; il gusto è variabile da dolce ad acidulo.

La moltiplicazione della pianta avviene per propaggine apicale o talea.

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Spine
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Infiorescenza
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Fiore

Distribuzione e habitat

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Rubus ulmifolius

Il suo areale comprende quasi tutta l'Europa, il Nordafrica e il medio Oriente[2]. È stata introdotta anche in America e Oceania.

La pianta è indicativa di terreni profondi e leggermente umidi. La riproduzione è sessuale attraverso i semi contenuti nelle drupe, ma anche vegetativa attraverso l'interramento di rami che danno origine ad una pianta nuova.

È considerata una infestante in quanto tende a diffondersi rapidamente e si eradica con difficoltà. Né il taglio né l'incendio risultano efficaci. Anche gli erbicidi danno scarsi risultati. Poiché è una pianta eliofila, tollera poco l'ombra degli altri alberi, pertanto si riscontra nel mantello dei boschi e lungo i sentieri, nelle siepi e nelle macchie.

Spesso nei boschi i rovi formano delle vere barriere intransitabili. Specialmente in associazione con la vitalba, essi possono creare dei grovigli inestricabili spesso a danno della vegetazione arborea che viene in pratica aggredita e soffocata. Tali situazioni sono quasi sempre l'espressione di un degrado boschivo.

Usi

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Prospettiva
Lo stesso argomento in dettaglio: Mora (frutto).
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Torta di more

La pianta è utilizzata anche per delimitare proprietà e poderi, con funzioni principalmente difensive, sia per le numerose e robuste spine che ricoprono i rami, sia per il fitto e tenace intrico che essi formano, creando una barriera pressoché invalicabile.

Altre funzioni delle siepi di rovo sono nella fornitura di nettare per la produzione del miele anche monoflorale, in Spagna e Italia, e ancora nella associazione di specie antagoniste di parassiti delle colture (ad esempio le viticole), e nella formazione di corridoi ecologici per specie animali.

Il frutto, annoverato tra i cosiddetti frutti di bosco, ha discrete proprietà nutrizionali con marcata presenza di vitamine C e A. Cento grammi di more fresche contengono infatti 52 kcal, 0,7 g di proteine, 0,4 g di lipidi, 12,8 g di glucidi, 32 mg di calcio, 0,6 mg di ferro, 6,5 er (equivalente in retinolo) di vitamina A, 21 mg di vitamina C. Presenta indicazioni in erboristeria per le sue proprietà astringenti e lassative.

Si tratta di un frutto delicato, che mal si presta a lunghe conservazioni. È commercializzato per scopi alimentari al naturale e come guarnizione di dolci, yogurt e gelati, oppure nella confezione di marmellate, gelatine, sciroppi, vino e acquavite (ratafià).

Nell'uso popolare, i giovani germogli, raccolti in primavera, sono ottimi lessati brevemente e consumati con olio, sale e limone, al pari di molte altre erbe selvatiche primaverili.

I germogli primaverili, colti quando il sole è alto, lavati e lasciati a macerare in una brocca di acqua fredda tutta la notte, producono una bevanda rinfrescante.

Nutrienti

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Prospettiva

Nutrienti nei frutti

Le more presentano un contenuto nutrizionale significativo in termini di fibra alimentare, vitamina C, vitamina K, acido folico - una vitamina B, e il minerale essenziale manganese, come mostra la seguente tabella.

Ulteriori informazioni Nutrienti, Valori per 100 grammi ...
Nutrienti nelle more fresche crude[4]
Nutrienti Valori per 100 grammi  % Dose giornaliera
Energia 43 kcal
Fibre alimentari totali 5,3 g 21%
Zuccheri totali 4,9 g
Calcio, Ca 29 mg 3%
Magnesio, Mg 20 mg 5%
Manganese, Mn 0,6 mg 32%
Rame, Cu 0,2 mg 8%
Potassio, K 162 mg 5%
Sodio, Na 1 mg 0%
Vitamina C, acido ascorbico totale 21 mg 35%
Vitamina A, IU 214 IU 4%
Vitamina K, µg 20 µg 25%
Acido folico, µg 36 µg 9%
Carotene, beta 128 µg ne
Luteina + zeaxantina 118 µg ne
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ne: Dose giornaliera non fissata

Nutrienti nei semi

Le more rappresentano un'eccezione tra le altre bacche della specie Rubus per via dei semi grandi e numerosi, non sempre apprezzati dai consumatori. Essi contengono grandi quantità di acidi grassi omega-3 (acido alfalinolenico) e omega-6 (acido linoleico), proteine, fibra alimentare, carotenoidi, ellagitannini e acido ellagico.

Farmacognosia

Dalla parte aerea di Rubus ulmifolius sono stati isolati 3 nuovi antroni: rubantrone A, B e C. Il rubantrone A ha mostrato di possedere attività antimicrobica verso Staphylococcus aureus.[5]

Note

Voci correlate

Altri progetti

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