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giornalista, conduttore televisivo e telecronista sportivo italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Salvatore Tommasi, detto Rino (Verona, 23 febbraio 1934), è un giornalista, conduttore televisivo, telecronista sportivo e organizzatore di eventi pugilistici italiano.
È uno dei maggiori esperti italiani di pugilato e tennis; le sue conoscenze storiche ed enciclopediche ne fanno inoltre uno dei maggiori esperti di statistiche sportive[1]. Ha frequentato il liceo scientifico 'Rosetti' di San Benedetto del Tronto, durante il periodo in cui il padre Virgilio (per 13 anni detentore del record italiano di salto in lungo; partecipò alle Olimpiadi nel 1924 e nel 1928, mentre lo zio Angelo partecipò alle Olimpiadi 1932 nella medesima disciplina)[2]lavorava nella cittadina marchigiana e poi si laureò in Scienze politiche con una tesi sull'organizzazione internazionale dello sport[1].
Tommasi ha svolto una discreta carriera tennistica. Dal 1951 al 1954 è classificato in 3ª categoria e dal 1955 al 1972 in 2ª categoria. Vince quattro titoli di campione italiano universitario[1] (per i quali lo stesso Tommasi affermerà di averli vinti "a conferma del basso livello culturale dei migliori tennisti italiani")[2] e due medaglie di bronzo ai Giochi mondiali studenteschi: nel 1955 a San Sebastián nel singolare e due anni dopo a Parigi nel doppio misto.
È dapprima presidente del Comitato regionale del Lazio della Federazione Italiana Tennis quindi, nel 1966, membro della commissione tecnica[1].
Già nel 1947, Tommasi si vede pubblicare il primo articolo, sull'edizione marchigiana de Il Messaggero. Intraprende la carriera giornalistica a 19 anni (nel 1953) nell'agenzia giornalistica «Sportinformazioni», sotto la direzione di Luigi Ferrario[3].
Successivamente passa a Tuttosport[1] quindi, nel 1965, inizia a lavorare a La Gazzetta dello Sport[1], per la quale scriverà per più di quarant'anni. Collabora anche con la Repubblica, Il Gazzettino di Venezia e Il Mattino di Napoli[1].
Nel 1968 viene nominato dall'allora presidente della Lazio, l'imprenditore italoamericano Umberto Lenzini, come capo dell'ufficio stampa della società romana, ruolo che ricoprirà per un solo anno[4]. Dal settembre 1970 ha pubblicato, per dieci anni circa, la rivista specialistica mensile Tennis Club.
Dal 1959 al 1970, Rino Tommasi si dedica all'organizzazione di incontri di pugilato, in particolare al Palazzo dello Sport di Roma con la sua ITOS (Italiana Organizzazioni Sportive)[5]. In tale attività è il più giovane organizzatore pugilistico del mondo[1]. Impone inizialmente come vedette il mediomassimo Giulio Rinaldi, grazie al quale riesce a riempire l'impianto olimpico anche senza avversari di richiamo. Il 4 giugno 1960, contro il modesto francese Germinal Ballarin, Rinaldi attira una folla record di 15.255 spettatori[6].
Tra il gennaio ed il marzo del 1961 Tommasi ottiene l'esaurito al Palaeur in altri tre match di Rinaldi con pugili minori nell'arco di poche settimane. Nel settembre 1962 per il campionato d'Europa dei mediomassimi tra lo stesso Rinaldi e lo scozzese Chic Calderwood, Tommasi ottiene il tutto esaurito dieci giorni prima dell'evento[6]. Tommasi riesce a imporre anche l'olimpionico Franco De Piccoli tra i beniamini della piazza romana. Il 9 novembre 1962, al botteghino del Palazzo dello Sport, per il match tra De Piccoli e il modesto John Riggins (in una riunione in cui combatte anche Bruno Visintin), sono venduti 14.402 biglietti per un incasso di circa 30 milioni[7].
Grazie a Tommasi il Palazzo dello Sport di Roma scalza la piazza di Milano nell'organizzazione dei match più importanti[8].
A metà degli anni sessanta Tommasi riesce a organizzare al Palasport una serie di grandi incontri con in palio il titolo mondiale. Inizia, in collaborazione con la SIS di Milano, allestendo il match Sandro Mazzinghi contro Fortunato Manca, per il titolo dei medi junior[9]. Nel 1965 riesce a convincere Pone Kingpetch a mettere in palio il titolo dei mosca contro Burruni[10]. In dicembre allestisce la rivincita tra Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi[11]. Nel 1966 organizza il match tra Hernández e Lopopolo per il mondiale dei welter junior[12] e la prima difesa del milanese contro l'altro venezuelano Vicente Rivas[13]. Non disdegna di organizzare incontri "mondiali" anche allo Stadio San Paolo di Napoli, come quello tra Nino Benvenuti e Fraser Scott nel 1969.
Il 22 novembre 1969, Tommasi organizza a Roma, tra Nino Benvenuti e Luis Rodríguez, il match per il titolo mondiale dei pesi medi che viene trasmesso in diretta dalla Rai. L'incasso è di 94,682 milioni ma gli spettatori paganti sono "solo" 9.617[14]. Lascia allora l'organizzazione di incontri di pugilato affermando che ormai "la boxe è finita", non potendo resistere di fronte all'assalto delle televisioni[15].
Tommasi diventa nel 1981 il primo direttore dei servizi sportivi della rete televisiva Canale 5[1] e dieci anni dopo è il primo direttore dei servizi sportivi di Tele+[1]. Negli anni ottanta è ideatore e conduttore di La grande boxe, rotocalco televisivo a cadenza settimanale di pugilato, in onda sulle reti Fininvest. Spesso in coppia con l'amico Gianni Clerici (e anche con Roberto Lombardi e Ubaldo Scanagatta) ha commentato i principali avvenimenti tennistici per le reti per le quali i due hanno lavorato fino al 2010, a partire da TV Koper Capodistria, passando per Tele+ e SKY Sport. Tali telecronache diventano famose per la competenza e la garbata ironia dei due commentatori, che in proposito dichiarano:
«Commentiamo le partite come due amici che si ritrovano davanti alla TV. Ci pagano per svolgere un lavoro per il quale pagheremmo noi»
Dal marzo 2009 fino a febbraio 2011 collabora inoltre con l'emittente su piattaforma digitale terrestre Dahlia TV, per le telecronache degli incontri di boxe. Attualmente è il commentatore tennistico per Radio Monte Carlo.
Ha seguito da giornalista 13 edizioni dei Giochi olimpici e da telecronista più di 400 incontri valevoli per il titolo mondiale di boxe, 7 edizioni del Super Bowl della NFL e 149 tornei di tennis del Grande Slam.
Nel corso della sua carriera di commentatore, è arrivato a totalizzare ben 157 trasferte negli Stati Uniti.
Si è sempre professato tifoso dell'Hellas Verona[16], pur riconoscendo una simpatia per la Sambenedettese e il ChievoVerona.
Nel corso della sua lunga carriera di telecronista, ha coniato e reso popolari diverse espressioni, alcune delle quali entrate nel gergo sportivo televisivo:
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