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scrittrice italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Anna Guendalina Lipparini, nota come Regina di Luanto (Terni, 22 febbraio 1862 – Pisa, 8 settembre 1914), è stata una scrittrice italiana decadente.[1]
«La scrittrice più audace, più avanzata, più arrischiata che abbia avuto l'Italia nell'ultimo ventennio»
Trascorse l'infanzia a Terni, poi si trasferì a Roma dove conobbe il viceconsole d'ambasciata Alberto Roti, con cui si sposò nel 1881. Acquisì il cognome del marito e venne conosciuta come Contessa Roti.
Si trasferì in seguito a Firenze, andando a vivere anche con i suoceri e il cognato. Là pubblicò nel 1890 il suo primo libro, Acque forti (raccolta di racconti), e collaborò con due riviste: Rivista italiana di scienze, di lettere, arti e teatri e La donna. Come pseudonimo di scrittrice scelse Regina di Luanto, anagramma del suo nome da coniugata (Guendalina Roti), mentre nella vita quotidiana si fece chiamare Anna Roti. Nel 1898 morì il marito in Brasile, dove si trovava come regio console d'Italia. Anna si stabilì quindi a Pisa, dove conobbe Alberto Gatti che, dopo undici anni di convivenza, sposò nel 1911. Morì a Pisa nel 1914, all'inizio della prima guerra mondiale.
Divenne famosa per i temi affrontati senza il falso pudore imposto al sesso femminile; usando un linguaggio crudo ed esplicito[2] descrisse una società mondana sessista e corrotta. Esaminò la condizione della donna in pubblico e in privato, criticando le regole sociali che obbligano la persona a seguire determinati comportamenti convenzionali; in particolare narrò della condizione femminile passiva che non poteva mai oltrepassare la soglia della convenienza.[3]
Da un lato trovò forte critica dal primo marito (da cui si separò), dalla società e in particolare dal punto di vista religioso:
«Ci pensi, la signora Regina di Luanto, la quale nella sua Scuola di Linda ci aveva già dato una Scuola di mal costume, ed ora con questi Tocchi in penna ha teso agl'incauti Lacciuoli e Panie.
Intanto si tengano per avvisati i lettori, e specialmente i custodi della gioventù. Quando nel passare innanzi alle vetrine delle librerie, vedranno ivi in mostra su qualche libro il nome di REGINA DI LUANTO, non che stender la mano, se ne ritirino come merce appestata.»
«L'autore del romanzo Salamandra, l'autrice anzi, se lo pseudonimo femminile non mente, dimostra in questo lavoro una facoltà letteraria, che per farmi intendere chiamerò pittrice, per la quale credo valga la pena di parlar di un'opera, del resto, a parer mio, sbagliata da cima a fondo.»
Dall'altro venne fortemente apprezzata per l'audacia nel pubblicare temi controcorrente:
«I romanzi di Regina di Luanto sono sempre un avvenimento letterario. L'audacia di questa scrittrice, che affronta impavidamente i problemi più ardui della società contemporanea e sa rivestirli di una forma d'arte veramente affascinante, è nota ormai a tutti i lettori.»
L'opera che riscosse maggior successo durante la sua vita fu Un martirio, pubblicata nel 1894 da L. Roux e C. Editori: tratta della mancanza di comprensione tra i coniugi e dell'ipocrisia della società tradizionale.[4]
Il romanzo La scuola di Linda invece è quello che vanta maggiori edizioni a seguito della sua morte: dopo la prima pubblicazione cartacea del 1894 infatti l'opera è stata inclusa nel 1997 nell'antologia Le scrittrici dell'Ottocento (di Francesca Sanvitale),[5] quindi è stata pubblicata online nel 2008 da Liber Liber[6] e nel 2017 da StreetLib, e sia in maniera cartacea che digitale da Amazon, nel 2012, 2016 e 2017;[7] in particolare la prima versione cartacea pubblicata da Amazon è risultata priva dell'originale suddivisione in capitoli.[8][9]
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