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rabbino e filosofo italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Mosè Luzzatto (in ebraico משה חיים לוצאטו, Moshe Chaim Luzzatto, ma il nome si trova scritto anche come Moses Chaim o Moses Hayyim), conosciuto anche con l'acronimo ebraico di RaMCHaL (o RaMHaL, רמח"ל), (Padova, 1707 – Acri, 6 maggio 1746) è stato un rabbino, filosofo e cabalista italiano.
La sua eredità è associata ai suoi scritti sullo Zohar, anche se viene dai più ricordato per l'aspetto etico del suo insegnamento, in particolare attraverso il trattato Mesillat Yesharim ("Il cammino dei giusti").
Nato nel ghetto di Padova, ricevette un'educazione classica, sia ebraica che italiana, mostrando sin da giovanissimo una predilezione per la letteratura. Egli potrebbe aver frequentato l'Università di Padova e certamente faceva parte di un gruppo di studenti che notoriamente si interessava di misticismo e alchimia. Con la sua vasta conoscenza di studi religiosi, arti e scienze divenne rapidamente la figura dominante di quel gruppo. I suoi scritti dimostrano padronanza del Tanakh, del Talmud, dei commentari rabbinici e dei codici della legge ebraica. Scrisse da ragazzo il dramma allegorico Sansone e i filistei.[1]
Il punto di svolta nella sua vita avvenne all'età di venti anni quando affermò di aver ricevuto istruzioni direttamente da un essere mistico conosciuto come il magghid. Storie simili non erano estranee ai circoli cabalistici ma non se n'era mai sentito parlare da qualcuno in così giovane età. I suoi colleghi erano affascinati dai riassunti scritti di queste divine lezioni, ma le autorità superiori dei rabbini veneziani erano molto scettiche e minacciarono di scomunicarlo[2].
Questi scritti (o dettati), dei quali solo una piccola parte è sopravvissuta, descrivono la convinzione di Luzzatto secondo la quale lui e i suoi seguaci rappresentassero figure chiave nel dramma messianico che stava per iniziare. Identificando uno dei suoi seguaci come il Messia figlio di Davide, assunse per se stesso il ruolo di Mosè affermando che egli era la sua reincarnazione. Secondo Luzzatto Mosè era collocato al di sopra del Messia ed era il vero catalizzatore per la Redenzione.[3]
Minacciato di scomunica e dopo molte discussioni, Luzzatto alla fine giurò di non trascrivere più le lezioni del magghid, né di insegnare il misticismo. Nel 1735 Luzzatto lasciò l'Italia per Amsterdam, credendo che in un ambiente più liberale sarebbe stato in grado di proseguire i suoi studi. Passando dalla Germania fece appello alle locali autorità rabbiniche perché lo proteggessero dalle minacce dei rabbini italiani. Questi rifiutarono, costringendolo a firmare un documento in cui affermava che tutti gli insegnamenti del magghid erano falsi. Quasi tutti i suoi scritti furono bruciati e solo alcuni sopravvissero. Dagli scritti sullo Zohar, nel 1958, riapparvero i 70 Tiqqunim Hadashim, inaspettatamente conservati nella Biblioteca Bodleiana di Oxford.[3]
Questi Tikkunim sono "arrangiamenti" di pensieri ed espongono 70 diversi ed essenziali modi per utilizzare l'ultimo verso del Chumash (Pentateuco). Insegnati parola per parola in aramaico dal magghid del Ramchal, questi affiancano i 70 Tikkunim haZohar del Rashbi, i quali espongono le 70 fondamentali interpretazioni del primo verso del Chumash.
Quando finalmente Luzzatto raggiunse Amsterdam fu in grado di continuare i suoi studi di Kabbalah relativamente senza ostacoli. Guadagnandosi da vivere come tagliatore di diamanti, egli continuò a scrivere ma si rifiutò di insegnare. È in questo periodo che scrisse la sua grande opera, la Mesillat Yesharim (1740), essenzialmente un trattato etico con un sottofondo mistico[4]. Il libro, in 26 capitoli, rappresenta un percorso, passo dopo passo[5], tramite il quale ogni persona ebrea può superare l'inclinazione al peccato e raggiungere la santità. Redatto in un linguaggio rabbinico molto distinto dai suoi precedenti scritti, è possibile che sia stato scritto per trovare il legittimo riconoscimento all'interno della locale comunità ebraica.
Un altro eminente lavoro, Derekh ha-Shem ("La via di Dio"), è un testo filosofico sullo scopo di Dio nella Creazione, nella giustizia e nell'etica e sulle finalità della vita umana[6]. Gli stessi argomenti si ritrovano anche in un'opera più concisa, il Maamar Haikarim ("L'articolo sui princìpi") che come il Mesillat Yesharim è stato recentemente tradotto in italiano. Ambedue le traduzioni sono disponibili in rete[7].
Il dialogo, definito socratico, Da'at Tevunoth ("La conoscenza delle ragioni") fu scritto nella città olandese quale anello mancante tra razionalità e Cabala, come una conversazione tra l'intelletto e l'anima che riprese la logica della struttura dei dibattiti talmudici come mezzo per capire e accettare il mondo che ci circonda.
Uno fra i principali rabbini suoi contemporanei, che ammirava gli scritti di Luzzatto, fu Eliyahu di Vilna, il Gaon di Vilna (1720-1797), che era considerato il più autorevole saggio della Torah dell'era moderna così come grande cabalista. Egli fu noto per aver detto, dopo aver letto il Mesillat Yesharim che, se Luzzatto fosse stato ancora in vita, avrebbe camminato da Vilna per raggiungerlo e imparare prostrandosi ai suoi piedi.[8][9] Vilna non è vicina all'Italia, separata da una distanza di circa 2050 km.[10] Egli affermò che, letta l'opera, i primi otto capitoli non contenevano una parola superflua[11]. Anche Dov Ber di Mezeritch lodò il "Chassid di Padova" e mise i suoi lavori tra quelli chassidici.
Luzzatto scrisse anche poesie e drammi molti dei quali laici (anche se molti studiosi identificano anche in questi lavori toni mistici). I suoi scritti sono influenzati fortemente dai poeti ebraici spagnoli e da autori italiani contemporanei.[1][3]
Il cantore della sinagoga sefardita di Amsterdam, Abraham Caceres, collaborò con Luzzatto per mettere in musica diverse sue poesie.[12][13]
Frustrato dall'impossibilità di insegnare la Cabala ebraica, Luzzatto lasciò Amsterdam per la Terra santa nel 1743, stabilendosi a San Giovanni d'Acri. Tre anni dopo (il 26 Iyar 5506) lui e la sua famiglia morirono di peste. Solo cento anni dopo Luzzatto venne riscoperto dal Movimento Mussar, che adottò i suoi lavori etici. Fu il grande etico della Torah, il rabbino Israel Salanter (1810-1883), a mettere il Mesillat Yesharim al centro del Mussar (etico), il curriculum delle principali Yeshivot dell'Europa orientale.
Gli scrittori della Haskalah, l'Illuminismo ebraico, per i suoi scritti laici lo dichiararono fondatore della moderna letteratura ebraica. Anche suo cugino, il poeta Ephraim Luzzatto (1729–1792), esercitò una notevole influenza sugli albori della moderna poesia ebraica.[14]
Sebbene sia stato stabilito dagli studiosi che la sua tomba si trova a Kfar Yassif, il posto della sua sepoltura è tradizionalmente collocato vicino al saggio del Talmud rabbino Akiva di Tiberiade, nel nord di Israele.
La sinagoga che egli costruì, e nella quale pregò, fu rasa la suolo dal governante beduino della città, Daher el-Omar, nel 1758, che ci costruì sopra una moschea. Al suo posto gli ebrei di Acri ricevettero una piccola costruzione a nord della moschea che funziona tuttora come sinagoga e porta il nome del Ramchal; durante gli ultimi anni la sinagoga è stata restaurata ed è stata aperta al vasto pubblico.[15]
Nel 2007 sono stati celebrati i 300 anni dalla sua nascita.
Queste, probabilmente, sono le maggiori opere di Luzzatto:[16]
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