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Haggadah o Aggadah (in ebraico הגדה, aramaico: אַגָּדָה – plur. [h]aggadot o [pron. aschenazita] aggados; usato anche aggad o aggadh – lett. racconto) è una forma di narrazione usata nel Talmud e in alcune parti della liturgia ebraica e Midrash. Il termine fa riferimento ai testi omiletici e non-legalistici di esegesi nella letteratura rabbinica classica. In generale, l'Haggadah è un compendio di omelie rabbiniche che incorporano il folclore, gli aneddoti storici, le esortazioni morali, e i consigli pratici in vari campi, dagli affari alla medicina.
Di particolare rilevanza la Haggadah di Pesach che costituisce la liturgia associata al Seder di Pesach, e che è una descrizione dell'esodo del popolo ebraico dall'Egitto dei Faraoni (circa 1500 a.C.).[1]
In termini di etimologia, la singenica ebraica הַגָּדָה, significa "narrazione" ma anche "parabola narrativa", mentre la radice semitica aramaica אגד (come anche נגד da cui אגדה) ha la doppia implicazione di "espandere" / "estrarre" e "vincolare" / "attrarre".[2] Di conseguenza, la Haggadah può essere considerata come raggruppamento di quegli insegnamenti che comunicano tradizioni rabbiniche al lettore, ampliando simultaneamente la loro comprensione del testo e rafforzando anche la loro esperienza religiosa e connessione spirituale.[3] La radice ha inoltre il significato di "flusso",[4] e qui si riferisce alla trasmissione delle idee.[5]
La Haggadah fa parte della Legge orale (תורה שבעל פה) dell'Ebraismo - le tradizioni che forniscono l'interpretazione autorevole della Legge Scritta. In questo contesto, opinione ampiamente diffusa nella letteratura rabbinica è che la Haggadah sia in realtà un mezzo per la trasmissione di insegnamenti fondamentali (detti omiletici - מאמרים לימודיים) o per la spiegazione dei passi nel Tanakh (detti esegetici - מאמרים ביאוריים). Nel pensiero rabbinico, pertanto, gran parte della Haggadah è intesa come contenente una dimensione nascosta, allegorica, oltre al suo senso conclamato, letterale. In generale, dove un'interpretazione letterale contraddice la razionalità, i rabbini cercano una spiegazione allegorica: "Ci è stato detto di utilizzare il nostro buon senso per decidere se una haggadah sia da prendere alla lettera o meno".[6]
Rabbi Moshe Chaim Luzzatto, detto il Ramchal, discute questa modalità di trasmissione a due livelli, letterale-allegorico, della Haggadah nel su noto Discorso sulle Haggadot. Spiega che la Legge orale è infatti costituita da due componenti: la componente giuridica (חלק המצוות), che tratta delle mitzvot e della Halakhah; e la componente "segreta" (חלק הסודות), che esamina gli insegnamenti più profondi. La Haggadah, insieme alla Cabala, rientrano in quest'ultima. I rabbini dell'era mishnaica si erano resi conto del pericolo di registrare gli insegnamenti più profondi in forma esplicita, per iscritto alla maniera della Mishnah. Piuttosto li avrebbero riportati con una "modalità nascosta" e tramite "paradossi". (Per il loro valore, tali insegnamenti non dovevano essere accessibili a coloro che erano di "cattivo carattere", e per la loro profondità non dovevano essere messi a disposizione di quelli "non istruiti nei sistemi di analisi"). Questa modalità di trasmissione si basò tuttavia su norme coerenti e principi tali che coloro che erano "possessori delle chiavi" sarebbero stati in grado di aprire (rivelare) il loro significato; agli altri sarebbero sembrati solo come irrazionali o fantastici.
In linea con quanto sopra, Shmuel HaNagid, nella sua Introduzione al Talmud, afferma che la "Haggadah comprende qualsiasi commento che si verifichi nel Talmud su qualsiasi argomento che non sia un comandamento (cioè che non sia halakhico) e si dovrebbe derivare da esso solo ciò che è ragionevole". A questo riguardo Maimonide, nella sua prefazione al capitolo decimo della Trattato Sanhedrin (Perek Chelek), descrive tre possibili approcci all'interpretazione della Haggadah:[7]
Si noti che l'approccio di Maimonide è anche molto diffuso tra le correnti non-razionaliste e mistiche dell'Ebraismo — così, ad esempio, il rabbino Isaia Horowitz (1565 – 1630), detto lo Shlah HaKodosh (il Santo Shlah), afferma che "nessuna di queste 'storie', a volte da capogiro, è priva di significati profondi; se si manca di comprensione, è colpa del lettore" ("Shnei Luchos HaBris, introduzione").
La Haggadah è correntemente esposta nel Midrash e nel Talmud.
Nel Midrash, il materiale haggadico e quello halakhico sono compilati come due collezioni distinte: 1) I Midrashim Aggadici, in generale, sono haggadot esplicative, che desumono le "implicazioni sermoniche" dal testo biblico, e 2) I Midrashim Halakhici, che desumono le leggi dal testo. Molti dei commentari della Torah, e i Targumim, interpretano il testo della Torah alla luce delle dichiarazioni haggadiche, in particolare quelle nel Midrash, e quindi contengono molto materiale sull'interpretazione dell'Haggadah.
Tutto il Talmud intreccia materiale haggadico e halakhico - con il materiale giuridico che comprende circa il 90% del testo. (Il Trattato Aboth, che non ha ghemara, si occupa esclusivamente di materiale non halakhico, sebbene non sia considerato haggadico in quanto si concentra in gran parte sullo sviluppo del carattere). Le haggadot talmudiche in genere trasmettono gli "insegnamenti più profondi" - anche se in modalità nascosta, come già indicato supra. Il materiale aggadico nel Talmud babilonese è presentato separatamente in Ein Yaakov, una raccolta di Haggadot insieme a commenti.[8]
Le opere importanti che interpretano le Haggadot nel Talmud sono:
La Haggadah è stata conservata in una serie di opere diverse che, come tutte le opere di letteratura tradizionale, sono pervenute nella loro forma attuale tramite collezioni e revisioni precedenti. Le loro forme originali esistevano molto prima che fossero trascritte.
Le prime tracce di esegesi midrashica si trovano nella Bibbia stessa; durante il tempo dei Soferim (scribi)[10] lo sviluppo del Midrash haggadico ricevette un forte impulso e furono poste le basi per le funzioni religiose pubbliche, che ben presto offrirono il mezzo principale per lo studio dell'esegesi biblica.
Molta Haggadah, spesso mescolata ad elementi stranieri, si trova negli Apocrifi, negli Pseudepigrafi, nelle opere di Flavio Giuseppe e di Filone d'Alessandria e nella restante letteratura giudaico-ellenistica; ma l'esegesi haggadica raggiunse il suo massimo sviluppo nell'importante periodo mishnaico-talmudico, tra il 100 e 550 e.v.
La Haggadah degli Amoraim (saggi del Talmud) è la continuazione di quella dei Tannaim (saggi della Mishna). L'edizione finale della Mishnah, che era di importanza fondamentale per la Halakhah, fu di minore importanza per la Haggadah che, sia nella forma che nei contenuti, presenta le stesse caratteristiche in entrambi i periodi.
È importante sottolineare la differenza fondamentale nella struttura tra i midrashim che formano un commentario continuo (מאמרים ביאוריים) del testo scritturale, e i midrashim omiletici (מאמרים לימודיים). Quando gli studiosi si impegnarono a modificare, rivedere e raccogliere in midrashim individuali l'immensa quantità di Haggadot, seguirono il metodo impiegato per le collezioni e revisioni delle Halakhot e delle discussioni halakhiche. La forma proposta fu quella di organizzare in sequenza testuale le interpretazioni esegetiche del testo biblico come insegnato nelle scuole di studio ebraico, o le interpretazioni occasionali introdotte nei discorsi pubblici, e che erano in qualche modo connesse con la Sacra Scrittura. Dal momento che il lavoro del redattore era spesso solo quello della compilazione, i midrashim esistenti mostrano in molti passaggi il carattere delle fonti da cui furono prelevati. Questa è stata la genesi dei midrashim che per natura riportano commentari haggadici di singoli libri della Bibbia, come il Bereshit Rabbah, lo Eikah Rabbati, i midrashim delle altre Meghillot, ecc.
Lo Ein Yaakov[8] è una compilazione di materiale haggadico contenuto nel Talmud babilonese, insieme a commentari. Fu redatto da Jacob ibn Habib e (dopo la sua morte) da suo figlio Rabbi Levi ibn Habib, e fu pubblicato per la prima volta a Salonicco (Grecia) nel 1515. Era inteso come testo di Haggadah, che potesse esser studiato con "lo stesso grado di serietà del Talmud stesso".[11] Antologie popolari non apparvero che successivamente - e queste spesso incorporarono "haggadot" esterne alla letteratura rabbinica classica. Le opere principale includono:
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