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stazione radiofonica italiana nazionale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Rai Radio 1 è la prima emittente radiofonica pubblica italiana, di proprietà della Rai. Attualmente il canale è diretto da Francesco Pionati e la sede è nel centro di produzione Rai di Saxa Rubra a Roma.
Rai Radio 1 | |
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Paese | Italia |
Lingua | Italiano |
Data di lancio | 6 ottobre 1924 |
Share di ascolti | 3.422.000 (1º semestre 2022) |
Editore | Rai |
Nomi precedenti | URI (1924-1927) EIAR (1927-1944) RAI (1944-1945) Rete Azzurra (1945-1950) Programma Nazionale (1950-1975) |
Frequenze precedenti | AM/OM 567 · 657 · 819 · 873 · 900 · 936 · 981 · 990 · 999 · 1 062 · 1 107 · 1 116 · 1 296 · 1 332 · 1 431 · 1 449 · 1 575 · 1584 kHz LW 189 kHz SW 6 060 · 9545 kHz |
Canali gemellati | Rai Radio 1 Sport |
Motto | La tua finestra sul mondo |
Sito web | www.raiplaysound.it/radio1/ |
Diffusione | |
Terrestre | |
Analogico | FM in Italia 99% del territorio |
Digitale | DAB in Italia canali 12B · 12D |
Rai RAI Mux A | Rai Radio 1 (Italia) DVB-T - FTA Canale 701 |
Satellitare | |
Sky Italia Eutelsat Hot Bird 13F | Rai Radio 1 (DVB-S2 · FTA) 11766 - V - 29900 - 3/4 Canale 8820 |
Tivùsat Eutelsat Hot Bird 13F | Rai Radio 1 (DVB-S2 · FTA) 11766 - V - 29900 - 3/4 Canale 601 |
Eutelsat 5 West B | Rai Radio1 (DVB-S2 · FTA) 11179 - V - 30000 - 3/5 Rai Radio1 (DVB-S2 · FTA) 11637 - V - 30000 - 3/5 |
Streaming web | |
RaiPlay Sound | In formato RA e WMA |
iTunes | In formato AAC |
La radio italiana nasce ufficialmente il 6 ottobre 1924, alle ore 21[1], con l'annuncio di Maria Luisa Boncompagni della prima trasmissione, in onde lunghe, dell'Unione Radiofonica Italiana (URI). Inizialmente, i programmi sono limitati a musica classica, bollettini meteorologici e notizie di borsa. L'URI, nata da un accordo tra le maggiori compagnie del settore, aveva il monopolio delle trasmissioni radiofoniche in Italia. Ben presto, la radio divenne uno strumento di propaganda del regime fascista. L'Agenzia Stefani, fedele a Mussolini, forniva le notizie che venivano trasmesse, garantendo un controllo stretto sull'informazione. Con la trasformazione dell'URI in Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche (EIAR) nel 1928, la radio si affermò come un potente mezzo di comunicazione di massa a disposizione del regime. Nonostante il controllo politico, la radio si diffuse rapidamente in tutto il Paese. Vennero aperte nuove stazioni a Milano, Napoli e Torino, e si iniziò a sperimentare nuove forme di trasmissione, come i collegamenti da treni e aerei. L'EIAR cercò di coniugare informazione, divertimento e propaganda politica, conquistando un pubblico sempre più vasto. Nel 1933, il regime promosse la diffusione della radio nelle zone rurali con la Radiorurale, un ricevitore a basso costo destinato a scuole e istituti governativi. Questo progetto permise a milioni di italiani di entrare in contatto con la lingua italiana standard e con i contenuti radiofonici.[2]
L'uccellino della radio era un dispositivo meccanico a soffietto, utilizzato fin dagli esordi per riempire i tempi vuoti durante le trasmissioni radiofoniche. Questo strumento prendeva il nome dal suono che emetteva, una sequenza di quattro note che ricordava il cinguettio di un uccellino. Il suo vero nome era "segnale di intervallo". Veniva utilizzato per dare il tempo necessario ai tecnici per eseguire le operazioni di inversione, cioè il collegamento a una nuova sorgente di trasmissione. Il meccanismo era contenuto in una cassetta posta sul tavolo degli annunciatori. Dopo aver annunciato la fine della trasmissione, l'annunciatore attivava l'apparecchio, e il suono veniva captato dal microfono e trasmesso. All'epoca, le operazioni di cambio sede erano manuali e complesse, e un errore poteva provocare fischi fastidiosi, con conseguenti multe per il tecnico. Dopo alcuni errori significativi, si propose di registrare il suono su disco. Con l'introduzione dei supporti magnetici, il compito di far "cinguettare" l'uccellino passò dai tecnici agli annunciatori, ma quel fascino non era più lo stesso. Il meccanismo originale è ancora conservato al Museo della RAI di Firenze.[3]
La guerra d'Etiopia del 1935 segna una svolta nell'utilizzo della radio in Italia: le cronache di guerra diventano un nuovo genere radiofonico, trasmettendo la propaganda del regime in tempo reale; allo stesso tempo, la radio copre eventi sportivi come i Mondiali di calcio, consolidando il suo ruolo di mezzo di comunicazione di massa: nasce la cosiddetta diretta. Con l'espansione coloniale, la radio italiana raggiunge l'Estremo Oriente e le Americhe, diffondendo la propaganda fascista a livello internazionale. Nonostante l'uso politico, la radio si afferma anche come mezzo di intrattenimento familiare. La programmazione viene studiata per coinvolgere un pubblico sempre più ampio, e il numero di abbonati cresce rapidamente. La diffusione di apparecchi radio economici, come il Radiomarelli Balilla, contribuisce a rendere la radio accessibile a tutti.
Con l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, il 23 giugno 1940, la radio diventa uno strumento di propaganda ancora più potente, tutti i programmi sono dedicati a sostenere lo sforzo bellico e a diffondere i messaggi del regime. Tuttavia, la crescente difficoltà della guerra e la diffusione di notizie contrastanti minano la credibilità della propaganda fascista. L'ascolto clandestino delle emittenti alleate diventa sempre più diffuso, mettendo in discussione l'egemonia della radio italiana. La diffusione di voci alternative contribuisce a indebolire il consenso al regime e a favorire la caduta del fascismo.[4]
Tra il 1933 e il 1934 si delineano per la prima volta due reti radiofoniche nazionali. Il 17 dicembre 1933 le stazioni di Milano II e Torino II iniziano a trasmettere i programmi delle stazioni Meridionali (Roma, Napoli e Bari, fra loro collegate via cavo), mentre il 18 marzo 1934 la stazione di Roma II inizia a trasmettere i programmi delle stazioni settentrionali (Torino, Milano e Genova, anch'essi fra loro collegate via cavo)[5]: si iniziano a formare due canali radiofonici.
Le trasmissioni radiofoniche vengono unificate per tutte le stazioni, ma il 14 giugno 1942 riprende la programmazione separata in due canali nell'orario serale[5]: si chiamano Programma A e Programma B[6].
Nel 1945 il sistema radiofonico italiano viene riunificato sotto la Radio Audizioni Italia (RAI), una società a capitale privato controllata dalla Società Idroelettrica Piemonte (SIP), che organizza i trasmettitori superstiti in due reti[5]:
La Rete Azzurra, con sede a Roma e uffici a Firenze[7], comprendeva le stazioni di Roma I, Napoli I, Bari I, Firenze, Palermo, Catania, San Remo, nonché Torino II, Milano II e Genova II[8].
Dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale all'introduzione della televisione, la radio in Italia ha subito una profonda trasformazione. Nel 1949 la RAI riuscì a ricostruire completamente in appena quattro anni i trasmettitori danneggiati durante il conflitto. Nel 1951, la dirigenza decise di ristrutturare la programmazione, un processo preceduto nel 1950 dall'istituzione della rete culturale: il Terzo Programma, veniva trasmesso tramite la nuova rete a modulazione di frequenza. Nel dicembre 1951, furono istituiti i tre Programmi Nazionali. Nel 1954 iniziarono le trasmissioni televisive e Radio Audizioni Italia fu ribattezzata RAI - Radiotelevisione Italiana. Sebbene la radio venisse messa in ombra dal nuovo mezzo televisivo, non scomparve ma si trasformò e si adattò occupando nuove fasce orarie: mentre la TV divenne l'inevitabile appuntamento della prima serata, la radio ampliò la sua offerta per rimanere "accesa" 24 ore su 24, sviluppando una programmazione notturna. I nuovi programmi radiofonici miravano a catturare sempre più l'attenzione del pubblico giovanile e delle casalinghe, di conseguenza il palinsesto si adeguò alla concorrenza dei programmi televisivi, evidenziando le differenze tra i due mezzi. Quegli anni furono caratterizzati dal boom economico, dall'automobile che non era più un privilegio di pochi e dalla diffusione dell'autoradio. La radio divenne simbolo di libertà, la colonna sonora del desiderio di movimento. Per la radiofonia italiana fu come una seconda giovinezza.[9]
La riforma della RAI del 1975 introduce il pluralismo nell'emittenza radio-televisiva, segnando la fine del tradizionale centralismo dell'azienda e avviando un necessario processo di rinnovamento. La definizione dei palinsesti diventa sempre più cruciale per attrarre e fidelizzare il pubblico. Vengono così create le tre reti Radiouno, Radiodue, Radiotre e le tre testate radiofoniche GR1, GR2, GR3.[10]
Nell'agosto 2004 Radio 1 ha cessato di essere ricevibile in onde lunghe a seguito dello spegnimento del trasmettitore di Caltanissetta, l'unico ancora presente in Italia ad adottare tale tecnologia. Nello stesso anno è rimasta l'unica emittente del servizio pubblico, e tra le poche in Italia, a trasmettere nella banda delle onde medie, nelle quali venne identificata con il nome di Rai OM Unica, con un palinsesto leggermente diverso rispetto a quelli irradiati in FM e digitale. La sua programmazione veniva riprodotta anche via satellite tramite Tivùsat.
Col passare degli anni la copertura in onde medie dell'emittente è stata sempre più ridotta: i 60 impianti operativi nel 2011 si sono ridotti a 13 nel decennio successivo. Anche questi vennero definitivamente spenti (compreso il ripetitore del canale radio in lingua slovena Rai Radio Trst A) l'11 settembre 2022, data del definitivo abbandono delle onde medie da parte della Rai.[11] Il servizio radiofonico in lingua slovena (ex onda media 981 kHz) e l'Ora della Venezia Giulia (ex onda media 936 kHz) sono rimasti ricevibili solo sul satellite Hot Bird 13C 13.0°E frequenza 11766,00 MHz polarizzazione verticale, SR 29.900 FEC 3/4[12]
Rai Radio 1 prosegue quindi le proprie trasmissioni su numerose frequenze in FM, DAB+, digitale terrestre, satellite.
Il palinsesto è prevalentemente incentrato sull'informazione e l'approfondimento, con varie edizioni quotidiane del Giornale Radio, trasmissioni d'approfondimento giornalistico su politica, cronaca, economia, attualità, sport, e musica.
Trasmette, in esclusiva ed in diretta, tutte le partite della Nazionale di calcio dell'Italia, oltre ai grandi eventi calcistici come Mondiali ed Europei. È legato al calcio il suo programma più longevo, Tutto il calcio minuto per minuto.
Ospita tre notiziari regionali al giorno (dal lunedì al venerdì alle 7:18, 12:10 e 18:30) a cura delle redazioni regionali della TGR.
Con la dismissione delle onde medie, quando l'orario di programmazione era dalle 6:00 alla mezzanotte, l'emittente trasmette 24 ore su 24 indipendentemente dal mezzo di diffusione.
La sigla di inizio e fine delle trasmissioni che si può ascoltare ogni giorno poco prima della mezzanotte e poco prima delle 5:00 è l'inno nazionale, che nel corso degli anni ha subito vari riarrangiamenti; dal 2019 è eseguito dall'orchestra sinfonica nazionale della Rai diretta da Fabio Luisi.
GR1 | |
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Paese | Italia |
Anno | 1975 - in produzione |
Genere | radiogiornale |
Durata | da 5 a 20 min |
Lingua originale | italiano |
Realizzazione | |
Emittente radiofonica | Rai Radio 1 Rai Radio 1 Sport Rai Isoradio Rai Gr Parlamento |
Il GR1 è il notiziario di Rai Radio 1, curato dalla testata Giornale Radio Rai. Alcune edizioni vanno in onda in contemporanea su Rai Isoradio, Rai Gr Parlamento e Rai Radio 1 Sport. Va in onda circa ogni ora, per adempiere alla linea editoriale di Radio 1, impostata come una all-news radiofonica.
Lun | Mar | Mer | Gio | Ven | Sab | Dom | Note | |
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GR1 | 0:00 | Giornale della Mezzanotte | ||||||
1:00 - 2:00 - 3:00 - 4:00 - 5:00 | ||||||||
5:30 | Giornale del Mattino | |||||||
6:00 - 7:00 - 8:00 - 9:00 | ||||||||
10:00 | 10:30 | |||||||
11:00 | ||||||||
12:00 | 11:50 | |||||||
13:00 | 13:20 | |||||||
14:00 - 15:00 | 14:30 | |||||||
16:00 - 17:00 | ||||||||
19:00 | 18:50 - 20:00 | 18:00 - 19:00 | ||||||
21:00 - 22:00 | 21:30 | |||||||
23:00 | ||||||||
GR1 Sport |
00:20 | Radio 1 Sport fino a novembre 2015 | ||||||
8:25 | 8:20 | |||||||
13:20 - 19:20 | · | |||||||
GR1 Economia |
18:00 | · | In onda da Milano, all'interno di Italia sotto inchiesta |
Notiziario a cura della TGR, diffuso a livello locale dalle sedi regionali della Rai (solo FM, per DAB viene trasmesso a livello nazionale il notiziario della regione Lazio).
Lun | Mar | Mer | Gio | Ven | Sab | Dom | Note | |
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GR Regione |
7:18 - 12:10 | 12:15 | 7:18 / 12:30 GR Friuli Venezia Giulia | |||||
18:30 | · | nel Friuli Venezia Giulia è sempre andata in onda dal 27 ottobre 2014 in tutte le Regioni |
Gli orari di messa in onda di ogni servizio Rai sottocitati potrebbero subire variazioni; pertanto, questa tabella riguardante gli orari dei servizi Rai è suscettibile di variazioni e potrebbe non essere aggiornata.
Orario | Note | |
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Meteo | 6:07 - 7:32 - 10:05 - 12:29 - 13:31 - 17:12 - 20:32 - 23:30 | · |
Ondaverde | 0:23 - 1:02 - 2:05 - 3:05 - 4:05 - 5:05 - 6:39 - 7:30 - 8:30 11:30 - 12:27 - 13:29 - 15:32 - 16:30 - 17:30 - 19:27 - 20:30 - 21:30 | alle 7:56, solo in Friuli Venezia Giulia viene trasmessa l'Onda Verde Regione FVG |
Bolmare | 5:55 | in onda sporadicamente la domenica mattina |
Di seguito sono indicati gli ascolti della radio a partire dal 1997:[senza fonte]
A partire da giovedì 10 luglio 2014 le sigle del Gr1, Meteo, Onda verde, insieme a stacchi e jingle, sono stati creati in esclusiva dai Calibro 35. Il direttore Flavio Mucciante spiega così questa scelta: "Il tradizionale suono dell'arpa viene sostituito da una fusione di jazz, rock e funk, arricchita da un tocco vintage in stile Rai, reinterpretato in chiave moderna".[13].
Da lunedì 11 dicembre 2023, Rai Radio1 introduce nuove musiche per il Giornale Radio, Onda Verde e Meteo. Cambia anche lo slogan, che ora è "Rai Radio1: la tua finestra sul mondo".[14].
Nome | Inizio carriera | Fine carriera | Ad interim |
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Paolo Ruffini | 29 aprile 1996 | 5 maggio 2002 | |
Bruno Socillo | 6 maggio 2002 | 19 novembre 2006 | |
Antonio Caprarica | 20 novembre 2006 | 9 agosto 2009 | |
Antonio Preziosi | 10 agosto 2009 | 12 marzo 2014 | |
Flavio Mucciante | 13 marzo 2014 | 4 agosto 2016 | |
Andrea Montanari | 5 agosto 2016 | 14 giugno 2017 | |
Gerardo Greco | 15 giugno 2017 | 24 giugno 2018 | |
Roberto Pippan | 25 giugno 2018 | 30 ottobre 2018 | |
Luca Mazzà | 31 ottobre 2018 | 15 maggio 2020 | |
Simona Sala | 15 maggio 2020 | 17 novembre 2021 | |
Andrea Vianello | 18 novembre 2021 | 24 maggio 2023 | |
Francesco Pionati | 25 maggio 2023 | in carica |
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