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Quante volte... quella notte

film del 1971 diretto da Mario Bava Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Quante volte... quella notte
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Quante volte... quella notte è un film del 1972, diretto da Mario Bava.

Fatti in breve Lingua originale, Paese di produzione ...
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Trama

Tina e Gianni si sono conosciuti a Castel Fusano. Una sera si ritrovano a casa di lei e decidono, in seguito, di passare la notte in un night-club, dove incontrano alcuni amici (Duccio, Sergio e Pino). Gianni tenta di violentare Tina. La donna, fortunatamente, riesce a fuggire. Tornata a casa, racconta la sua versione dei fatti alla madre. Il protagonista, invece, si reca nuovamente al locale e con gli amici dichiara di avere conquistato la ragazza che, però, è dovuta andare via prima. Il portiere del palazzo di Gianni racconta una versione completamente diversa affermando che i due sono entrati nottetempo portando con loro due amici di nome Giorgio ed Esmeralda.

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Produzione

Il copione del film è ispirato a Rashomon.

Venne girato in meno di tre settimane.[1]

Distribuzione

Realizzato nel 1969, uscì soltanto tre anni dopo, a causa di alcuni problemi con la censura.[2]

Il lungometraggio venne vietato ai minori di 18 anni per i suoi contenuti espliciti.

È stato edito in formato home video.

All'estero è conosciuto col titolo internazionale Four Times That Night.

Accoglienza

Morando Morandini giudica il film negativamente («scialbo, malizioso e banale»).[3]

Mario Bava lo considera uno dei suoi lavori peggiori. Il regista ha dichiarato di aver accettato il progetto solo per problemi finanziari.[4]

La presentazione del film in lingua inglese punta sull'aspetto umoristico e spiritoso, estraneo alla commedia sexy all'italiana dove era destinato a livello di produzione.[5] Graficamente parlando l'immagine del manifesto, tradotto Four times that night, risulta di fatto una citazione del fumetto Tiffany Jones, «la ragazza yé-yé con una morale rigidamente vittoriana».[6] In lingua inglese il film è annunciato come suggestivo e spassoso.[7] In tale contesto da annotare un'intervista di Daniela Giordano: «Ottimo regista Bava, amato in tutto il mondo... un uomo piuttosto paterno; se mi sentivo a disagio nel girare alcune scene lui cercava di convincermi; molto diplomatico. Poi purtroppo, chissà perché, questo è l'unico film che ha "toppato"; proprio quello fatto con me (...)!».[8]

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Note

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