Si estende, a mo' di triangolo isoscele, da piazzale Labicano (poco fuori Porta Maggiore) tra le vie Prenestina (lato destro e sinistro fino alla ferrovia Roma-Sulmona-Pescara), Casilina (lato sinistro) e di Acqua Bullicante.
I vertici di questo triangolo possono essere identificati nella Porta Maggiore (fra la Prenestina e la Casilina), largo Preneste (fra la Prenestina e via di Acqua Bullicante) e la piazza della Marranella (fra Acqua Bullicante e la Casilina).
La via principale è la omonima via del Pigneto, che corre zigzagando da poche centinaia di metri fuori Porta Maggiore (piazza Caballini) a circa la metà di via di Acqua Bullicante, occupando una buona porzione dell'intero territorio del VII quartiere. La parte che si estende sulla sinistra della via Prenestina, fino alla ferrovia Roma-Sulmona-Pescara, appartiene al VI quartiere, dove si trova il complesso della ex fabbrica SNIA Viscosa, dismessa nel 1954.
Sebbene il toponimo Pigneto sia attestato già nel XVII secolo (in riferimento specifico alla suddetta area geografica, all'epoca interamente suburbana: che constava cioè di orti, ville e vigne), il primo agglomerato edilizio si formò a partire dal 1870 dall'unione di insediamenti abitativi quali il Prenestino, il Torrione, la borgata Galliano, l'Acqua Bullicante, la borgata Marranella ed il Casilino lungo tutto il perimetro del "triangolo" ed il Pigneto stesso al centro di esso.
In piazza Caballini si trova l'accesso al primo deposito per omnibus e tram, entrambi a cavallo, realizzato dalla Società Romana Tramways Omnibus (SRT-O) tra il 1886 e il 1891, costruito fuori le Mura aureliane. Nel 1904, con la dismissione dei mezzi a cavallo e l'elettrificazione della linea tranviaria, il deposito diventa esclusivamente tranviario.
Nel 1996 il cinema L 'Aquila viene confiscato alla Banda della Magliana, nel 2015 dopo lavori di ammodernamento viene assegnato e aperto.[2][3]
Il 20 dicembre 2003 viene trovato, in una cantina sita in via Raimondo Montecuccoli 3, il covo delle nuove Brigate Rosse.[4]
Negli ultimi anni, anche grazie alla relativa vicinanza con l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" ed essendo quindi abitato da molti studenti fuori sede, è diventato uno dei centri più ferventi della movida della Capitale. In più la pedonalizzazione della via del Pigneto ha aumentato il numero di visitatori, dal 2015[5]
Nato nel 1871 come stabilimento per la macinazione dei cereali della ditta Ducco e Valle, nel 1929 vi si trasferì la "Società molini e pastificio Pantanella". In seguito ai danneggiamenti subiti durante la seconda guerra mondiale, nel 1950 venne effettuata la ricostruzione. Abbandonato negli anni Settanta, venne trasformato in un centro residenziale nel 2001.[9]
Fu inaugurato il 22 marzo 1909 alla presenza del suo fondatore, il chimico farmacista Cesare Serono, e delle autorità comunali. Dismessa l'attività, venne trasformato in hotel nel 2010.[10]
Nel quartiere si sviluppa una rete di parchi urbani, spesso recenti, mentre al proprio interno il Pigneto accoglie solo qualche area verde di piccola entità, come i giardini Nuccitelli-Persiani e il giardino in piazza del Pigneto.
Le aree verdi di riferimento per gli amanti dei parchi sono i giardini pubblici del quartiere: la Tana dei Cuccioli (via Gentile da Mogliano), i già citati giardini Nuccitelli-Persiani (piazza Nuccitelli Persiani) e quelli di piazza del Pigneto, parco delle Energie (ex-SNIA, su via Prenestina), parco del Torrione Prenestino e il parco Roberto Almagià (via Zenodossio).
Il toponimo Pigneto deriva dalla presenza di una lunga fila di pini, piantati dalla famiglia Caballini, posti lungo il muraglione della settecentescavilla Serventi.
Gli odonimi delle strade dividono, idealmente, in tre aree il Pigneto:
l'area del triangolo delimitato da via Prenestina, circonvallazione Casilina e via Casilina è dedicata a città italiane
la zona nel quadrilatero delimitato da via Prenestina, via di Acqua Bullicante, via del Pigneto e la circonvallazione Casilina è dedicata a capitani di guerra e condottieri di ventura italiani del periodo 1330-1550. Alcuni di essi parteciparono alla disfida di Barletta e, altri, alla battaglia di Anghiari
l'area nel quadrilatero delimitato da via del Pigneto, via di Acqua Bullicante, via Casilina e la circonvallazione Casilina, è dedicata a geografi, cartografi ed incisori.
Il Pigneto ha fatto da scenario cinematografico a diverse pellicole, alcune famose come Roma città aperta di cui è memorabile la scena di Pina, interpretata da Anna Magnani, uccisa dai tedeschi in via Raimondo Montecuccoli.
Dal Pigneto agli acquedotti: Accattone e Mamma Roma, Roma, Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali, 1995.
AA. VV., Esquilino Pigneto. Due sistemi urbani a confronto, Roma, EdUP, 2009, ISBN978-88-8421-206-1.
Associazione culturale Futuro (a cura di), Invito al Pigneto. La città giardino del Prenestino, Roma, Fratelli Palombi, 2000, ISBN978-88-7621-697-8.
Collettivo Malatempora (a cura di), Guida al Pigneto: dove pulsa ancora la vita di quartiere, Roma, Edizioni Malatempora, 2007.
Simone Ghelli, Il Pigneto liberato, Cocquio Trevisago, Zerounoundici, 2008, ISBN978-88-6307-063-7.
Francesco Pompeo, Pigneto-Banglatown. Migrazioni e conflitti di cittadinanza in una periferia storica romana, Torino, Meti Edizioni, 2011, ISBN978-88-6484-000-0.
Ludovico Pratesi (a cura di), Invito al Pigneto - Una passeggiata con l'arte, Roma, Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali, 2000.
Giuseppe Scandurra, Il Pigneto: un'etnografia fuori le mura di Roma. Le storie, le voci e le rappresentazioni dei suoi abitanti, Padova, Cleup, 2007, ISBN978-88-6129-066-2.
Carmelo G. Severino, La migrazione di una ragione sociale: come fu che la concorrenza divenne Pantanella, in Imprese e imprenditori, Roma moderna e contemporanea, Roma, Università degli Studi Roma Tre, 2004, pp.399-411, ISSN1122-0244(WC· ACNP).
Carmelo G. Severino, ROMA MOSAICO URBANO. Il Pigneto fuori Porta Maggiore, Roma, Gangemi, 2005, ISBN978-88-492-0926-6.
Francesco Sirleto, Le storie e le memorie, Roma, Viavai, 2001.
Valentina Temporin (a cura di), Disegno dal vero. Sostenibilità urbana nel quartiere Pigneto di Roma, Padova, Il Poligrafo, 2010, ISBN978-88-7115-488-6.