Pietro Grill, il suo vero nome, è pressoché inutilizzato in quanto lui stesso si siglava come ALAMANI o ALAMANUS. Alemanno non è altro che un appellativo per indicare all'epoca tutte le persone di lingua o provenienza tedesca.[1] Nel corso dei secoli è stato conosciuto come Pietro da Göttweih, Göttweich o Göttweig, Pietro d'Alemagna, Alemanno, Alamanno o Alemanni. La sua firma: "PETRUS ALAMANUS DE CHOETBEI" su una mal conservata predella del polittico di Monterubbiano, ci trasmette l'antico nome del suo luogo di nascita e documenta con certezza la sua attività nelle Marche a partire dal 1475. L'affresco della "Madonna con Bambino e Santi", della chiesa della Madonna delle Rose di Torre San Patrizio, datato 1466 e attribuito all'Alemanno, attesta invece la probabile presenza dell'autore nella MarcaFermana almeno due anni prima del suo maestro Carlo Crivelli[2], la cui attività nella zona inizia soltanto nel 1468 con il completamento del trittico di Massa Fermana.
L'Alemanno si trasferì ad Ascoli Piceno intorno al 1470 forse attirato dall'esistenza di una nutrita comunità di origini tedesche, qui acquistò una casa nel 1477 e nel 1485 ne ottenne la cittadinanza a seguito delle numerose committenze svolte. La sua produzione migliore iniziò con il suo arrivo presso lo studio del Crivelli, del quale assorbi completamente lo stile, rendendo molto spesso difficile l'attribuzione di dipinti a noi pervenuti privi di firma. L'Alemanno è universalmente riconosciuto come discepolo del maestro veneziano; lui stesso, in una tavola centrale di polittico appartenuta alla collezione di Lord James Carnegie, si firma: "OPVS·PETRI·ALAMANI·DISCIPVLI·MAIST :I·KAROLI·CRIVELLI·VENETI· 1·4·8·8"[3].
Il suo stile semplice e la rappresentazione schematica delle Icone Sacre lo resero all'epoca addirittura più richiesto del Crivelli stesso[4] per cui nelle zone delle attuali province di Macerata, Fermo, Ascoli Piceno e Teramo sono individuabili molte sue opere contenenti praticamente quasi sempre gli stessi soggetti e cioè Madonne in trono con Bambino accostate, in base ai patroni o ai protettori delle comunità committenti, a vari Santi. Le sue opere più numerose furono costituite da affreschi, purtroppo la scarsa resistenza all'umidità di questa tecnica pittorica ne ha impedito la conservazione e tutto ciò che è visibile oggi ha necessitato o necessita di essere restaurato. La sua produzione risulta essere influenzata notevolmente dalla cosiddetta scuola padovana dello Squarcione presso la cui bottega si formarono oltre al Crivelli, anche il dalmata Giorgio Schiavone e il più talentuoso Andrea Mantegna. Alcune opere dell'Alemanno, come del resto anche quelle del suo maestro, furono soggette ad una specie di diaspora che portò nel corso dei secoli allo smembramento di alcuni polittici che vennero in qualche caso venduti separatamente o definitivamente smarriti[5]. Per questo motivo, ma anche per le leggi napoleoniche del 1798 che, con la soppressione di chiese e conventi, consentirono l'indiscriminato saccheggio dei dipinti sacri, attualmente alcune opere dell'Alemanno risultano incomplete o molto lontane dal luogo dove vennero eseguite.
Madonna con Bambino, San Sebastiano e San Cosma, tempera su tavola (parte di un polittico smembrato), Montefortino, Pinacoteca Civica "Fortunato Duranti"
Santa Lucia, tempera su tavola (parte di un polittico smembrato), Montefortino, Pinacoteca Civica "Fortunato Duranti"
San Rocco e San Sebastiano, tempera su tavola, dittico, Lapedona, Chiesa di San Giacomo e San Quirico (attr.)
Un caso analogo fu quello del bavarese Herrigo de Fapicho, conosciuto come Enrico Alemanno. Il suo destino si intreccia casualmente con quello di Pietro in quanto Enrico fu l'architetto della Chiesa della Collegiata di San Ginesio nella quale è conservata la "Madonna della Misericordia".
Carlo Crivelli e seguaci, su www3.chiesacattolica.it, Museo Diocesano. URL consultato il 31 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2009).