L'onmyōdō (陰陽道? o in'yōdō, la via dello yin e yang) è nella cultura esoterica giapponese un misto di occultismo e di scienze naturali, sviluppato su una base della filosofia cinese, del Wu Xing (i cinque elementi) e dello yin e yang, introdotta in Giappone all'inizio del VI secolo. Accettate come un sistema pratico di divinazione, queste pratiche furono influenzate ulteriormente dal taoismo, buddhismo e dallo shintoismo, evolvendosi nel sistema dell’onmyōdō nel tardo VII secolo. Inizialmente sotto il controllo del governo imperiale e poi sotto quello della famiglia Tsuchimikado, a metà del XIX secolo le pratiche furono proibite perché considerate come superstizione, e molti praticanti si unirono a gruppi shintoisti settari.[1]

Onmyōji

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Abe no Seimei uno dei più celebri onmyōji

Gli Onmyōji (陰陽師? o In'yōji) sono i praticanti dell'onmyōdō, specialisti nelle arti magiche e nella divinazione.

Al tempo della massima diffusione del taoismo nel periodo Heian (794–1185) (periodo in cui vi era un assoluto monopolio di tale religione), gli Onmyōji erano specialisti in magia e divinazione ed erano annoverati fra i più alti dignitari di corte. Le loro responsabilità andavano dal regolare il calendario a doveri mistici come la divinazione, la protezione della capitale dagli spiriti maligni, e venivano consultati prima dell'edificazione di importanti città per ottenere i massimi auspici possibili dalla loro ubicazione.[2]

Si riteneva che gli Onmyōji potessero evocare e controllare degli spiriti chiamati shikigami (o shikijin).[3] La nobiltà organizzava la propria vita attorno alle pratiche raccomandate dagli Onmyōji. Fra queste vi era la conoscenza delle "direzioni fortunate e sfortunate". A seconda della stagione, dell’ora del giorno e di altre circostanze, una direzione particolare poteva portare sfortuna per un individuo. Se la sua casa si trovava in quella direzione, si consigliava a tale individuo di non tornare direttamente a casa ma di "cambiare direzione" (katatagae), andando in una direzione diversa ed eventualmente alloggiando lì. Seguendo questi consigli le persone non osavano andare nella direzione proibita, anche nel caso in cui questo avrebbe comportato un'assenza dalla corte o il declinare l'invito da parte di una persona influente.[4]

Fra i più celebri si ricorda Abe no Seimei (921–1005). Dopo la sua morte l'imperatore Ichijō fece erigere un tempio in suo onore a Kyoto.[5]

Opere

Note

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