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politico, scrittore e storico bizantino Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Niceta Coniata, o Coniate, o Acominato (in greco bizantino: Νικήτας Χωνιάτης[1]; Chonai, 1155 circa – Nicea, 1217), è stato un politico, scrittore e storico bizantino, tra i più importanti della sua epoca.
Niceta Coniata | |
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Niceta Coniata in una miniatura | |
Nascita | Chonai, 1155 circa |
Morte | Nicea, 1217 |
Dati militari | |
Grado | Strategos di Filippopoli |
Guerre | Spedizione per la conquista dell'Iconio (1176) |
Battaglie | Battaglia di Miriocefalo |
Nemici storici | Turchi selgiuchidi |
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Originario della città frigia di Chonai, l'antica Colossi, fu grazie al fratello Michele Coniata, anch'egli scrittore e uomo molto colto, che Niceta si trasferì a Costantinopoli. Qui Michele, che faceva parte della corte bizantina, fece studiare il fratello all'università di Costantinopoli, dove Niceta sì laureò in retorica e in giurisprudenza.
Dopo la laurea, negli anni settanta del XII secolo, il fratello Michele lo fece entrare a corte, sotto il regno di Manuele I (1143-1180). Nel 1176 partecipò quasi sicuramente alla battaglia di Miriocefalo, in cui l'esercito bizantino, guidato da Manuele in persona, fu sconfitto dai turchi selgiuchidi. Dopo la morte di Manuele, il 24 settembre 1180, Niceta continuò a far parte della corte imperiale e fu testimone oculare della guerra civile tra la moglie di Manuele, Maria Xene, e il cugino Andronico I Comneno per la reggenza al trono del giovane Alessio II (1180-1183), figlio di Manuele: la guerra fu vinta da Andronico, che nel maggio del 1182, in breve tempo, fece uccidere la sorella di Alessio e suo marito, poi anche la madre e infine, nell'ottobre 1183, fece uccidere Alessio stesso. Questi fatti saranno duramente giudicati nelle cronache da Niceta, come del resto da parte di tutti gli storici bizantini contemporanei. Sotto il regno di Andronico, Niceta fu allontanato da corte, insieme a molti altri personaggi di spicco, visto che il nuovo imperatore voleva ridimensionare la corte e arginare la diffusa corruzione.
Supportò la rivolta di Isacco Angelo (1185-1195; 1203-1204), che spodestò Andronico I, linciato dalla folla il 12 settembre 1185. Isacco II riaccolse a corte molti dei nobili caduti in disgrazia sotto il precedente imperatore, tra cui Niceta stesso, che sotto Isacco e il governo degli Angeli ebbe vari incarichi prestigiosi: fu nominato grande logoteta, cancelliere ed in seguito strategos del thema di Filippopoli, fino a divenire addirittura segretario dell'imperatore.
Niceta mantenne la sua prestigiosa posizione anche durante il regno di Alessio III (1195-1203), che l'8 aprile 1195 spodestò il fratello, facendolo accecare e imprigionandolo insieme al figlio Alessio (1203-1204). Nel 1202 Alessio IV fuggì di prigione e chiese aiuto ai soldati che stavano iniziando la quarta crociata per aiutarlo a spodestare lo zio usurpatore, in cambio di denaro e 10.000 soldati per la nuova crociata: i crociati accettarono e, con l'aiuto della marina veneziana, assediarono Costantinopoli; la popolazione si ribellò contro l'usurpatore e Isacco II venne restaurato sul trono, quindi fece entrare in città il figlio e i generali dei crociati e dei veneziani, confermando le promesse precedentemente fatte. Nonostante Niceta avesse servito Alessio III, mantenne comunque le sue funzioni. La situazione però peggiorò: i crociati creavano disordini a Costantinopoli, Alessio IV diventava sempre più impopolare, Isacco era troppo stanco per prendere in mano la situazione, e di ciò approfittò Alessio Ducas che, il 28 gennaio 1204, assassinò Alessio IV e forse anche Isacco II, e divenne imperatore. Subito annullò le promesse fatte da Alessio IV ai crociati: ciò li fece infuriare, e immediatamente posero sotto assedio Costantinopoli e la conquistarono, il 12 aprile 1204.
Niceta Coniata fu testimone oculare dei gravi disordini che avvennero con la presa di Costantinopoli da parte dei Crociati. Alessio V fuggì nella mattina del 12 aprile. Ancora prima che la capitale cadesse, fu subito nominato un nuovo imperatore, il generale Costantino XI Lascaris (1204-1205), che insieme al fratello, il generale Teodoro I Lascaris, tentò di salvare Costantinopoli con un attacco notturno; ma fallirono e fuggirono a Nicea, dove fondarono un nuovo impero, visto che non c'era più nulla da fare per la capitale. Niceta assistette al saccheggio di Costantinopoli da parte dei crociati; dopo cinque giorni, egli e la sua famiglia riuscirono a fuggire da quelle scene di devastazione grazie a un amico veneziano, mercante di vini, il quale finse che il gruppo costituisse il suo bottino[2]. Quindi, decise di rifugiarsi a Nicea col nuovo imperatore: mentre stavano andando ad imbarcarsi al porto, un crociato prese una donna del suo gruppo con l'intento di stuprarla, ma Niceta senza timore lo affrontò verbalmente e lo convinse a lasciarla andare. Rifugiatosi in Tracia, nelle vicinanze della capitale, Niceta constatò quanto si fosse diffusa l'ostilità verso i privilegiati abitanti di Costantinopoli.
A Nicea, Niceta si rese disponibile alla corte dell'imperatore Teodoro I dedicandosi anche alla letteratura, e qui scrisse il suo capolavoro, la Chronikè diegesis (o Historia): dedicata agli anni dal 1118 al 1206, essa rappresenta una delle opere più profonde e significative dell'intera storiografia bizantina, scritta nella dotta lingua caratteristica del suo tempo[3]. Risulta che in seguito, per motivi ignoti, fu allontanato dalla corte di Nicea, e lì morì in povertà nel 1217.
Il lavoro principale per il quale Niceta è ricordato è la Chronikè diegesis, ossia la Narrazione cronologica, scritta in diciannove libri che coprono il periodo dal 1118 al 1206. L'opera è fonte di primaria importanza per il periodo in esame, ricca di una descrizione nel complesso imparziale degli eventi di cui lo storico fu testimone oculare, o comunque in grado di riportare racconti di prima mano. Dall'avvento al trono di Giovanni Comneno alla conquista crociata di Costantinopoli del 1204, quando le vicende storiche si intrecciano a quelle personali di Niceta, racconta drammatici eventi vissuti con disperazione.
Ritenuta particolarmente interessante è la descrizione dell'assedio, della successiva irruzione e del saccheggio di Costantinopoli per mano dei Crociati occidentali: per la grande quantità di atroci dettagli sui terribili atti compiuti sulla popolazione è stata ritenuta da Carlo Carena «degna di un film horror»[4]. E poi narra il terribile incendio appiccato dai Latini che si propagò per gran parte della capitale dell'Impero d'Oriente: un tema sul quale scrissero anche Robert de Clary e Goffredo di Villehardouin.
Il piccolo trattato sulle statue distrutte, De Statuis, riveste un particolare interesse archeologico: Costantinopoli era piena di statue greche che Costantino e i suoi successori avevano portato dalla Grecia; gruppi statuari di bronzo della più varia bellezza e fantasia vennero fusi per farne bottino. Niceta fa un prospetto riassuntivo di saccheggi, distruzioni e profanazioni operati dai Veneziani.
Notevole anche il suo lavoro dogmatico Thesaurus Orthodoxae Fidei, pervenuto interamente nei manoscritti, ma pubblicato solamente in parte, che è uno dei più importanti scritti sui movimenti ereticali del XII secolo.
Niceta Coniata si considerava l'erede dei grandi scrittori greci del passato, dai grandi filosofi agli storici bizantini come Michele Psello e Anna Comnena, iniziando il suo racconto dove finiva l'Alessiade.
Per Niceta, Costantinopoli era la capitale del lusso, del tesoro, dello sfarzo, dell'oro, del trionfo, della porpora e della grandi cerimonie; tutto ciò che non faceva parte della sfera del cristianesimo ortodosso e dell'Impero bizantino era da lui considerato barbarie. Egli considerava l'Impero bizantino l'erede della grandezza di Roma antica: nelle pagine della Chronikè diegesis si riscontra la fisionomia di un Impero di Bisanzio in analogia con l'Impero romano e, come esso, alle prese con continui attacchi da parte di barbari invasori.
Dal suo stile traspaiono le essenziali qualità storiografiche della franchezza e dell'oggettività: la penna di Niceta non risparmiava né burocrati né imperatori.
Il romanzo Baudolino, di Umberto Eco (Bompiani, Milano 2000), è ambientato in parte a Bisanzio durante la conquista da parte dei crociati. L'immaginario protagonista, Baudolino appunto, è un amico e un confidente di Niceta Coniata.
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