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attrice romena Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Nadia Gray, nome d'arte di Nadia Kujnir-Herescu; talvolta indicata anche come Nadia Grey o Nadja Grey (Bucarest, 23 novembre 1923 – New York, 13 giugno 1994), è stata un'attrice romena naturalizzata statunitense.
Di padre russo e madre originaria della Bessarabia, sostenitrice di re Carlo II di Romania, sposò in prime nozze il pilota dell'aviazione rumena, con 56 abbattimenti accreditati nella seconda guerra mondiale, il principe Constantin Cantacuzino, cui restò legata dal 1946 fino alla morte misteriosa di questi avvenuta il 26 maggio 1958, in circostanze avventurose durante un periglioso viaggio aereo (uno dei motori del velivolo pilotato da Cantacuzino prese fuoco, costringendolo ad un atterraggio di emergenza). Cantacuzino fu poi decorato per meriti di guerra.
Alla fine degli anni quaranta il colpo di Stato comunista in Romania la indusse a lasciare il suo paese e trasferirsi dapprima in Francia - a Parigi, forte del matrimonio con Cantacuzino e del debutto nel cinema, divenne una star del jet set internazionale[1] - e quindi in Spagna.
È stata attiva nel cinema anche in Italia e Francia, tra gli anni cinquanta e sessanta. Interprete di numerosi film d'avventura e di genere ma anche di pellicole di una certa qualità, debuttò nel 1949 in L'Inconnu d'un soir, diretta da Hervé Bromberger e Max Neufeld. La sua più importante partecipazione cinematografica resta quella ne La dolce vita (1960) di Federico Fellini, in cui si produsse in un famoso spogliarello. Nel 1960 fu inoltre co-protagonista insieme a Totò e Peppino De Filippo nel film Letto a tre piazze di Steno. La Gray è stata anche un noto personaggio televisivo: fu chiamata dalla Rai a presentare l'edizione del 1964 di Canzonissima, intitolata Napoli contro tutti, condotta al fianco di Nino Taranto.
La sua ultima apparizione in televisione risale al 1967, in una puntata della serie televisiva britannica Il prigioniero. L'attrice infatti si sposò nel 1967 con l'avvocato newyorkese Herbert Silverman. Dopo il secondo matrimonio, Gray abbandonò completamente la recitazione, salvo continuare a lavorare come cantante di cabaret e apparire in un paio di film documentari, uno dedicato a Jean Gabin, intitolato Remembering Jean Gabin, diretto dal regista John Musilli su sceneggiatura di Stephan Chodorov, e un altro dedicato proprio alla serie inglese The Prisoner Video Companion.
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