Museo d'arte moderna André Malraux
museo in Francia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il Museo d’arte moderna André Malraux (MuMa) è un museo di pittura della città di Le Havre, situato all'ingresso del porto, in prossimità della Capitaneria. Grazie ai numerosi lasciti e donazioni possiede, assieme ad una trentina di tele varie, la più ricca collezione di quadri impressionisti di tutta la provincia francese. È intitolato allo scrittore André Malraux che, allora ministro della Cultura, fece di questo museo uno dei suoi progetti prioritari e lo inaugurò nel 1961.[1]
Museo d’arte moderna André Malraux Le Havre | |
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Interno del Museo | |
Ubicazione | |
Stato | Francia |
Località | Le Havre |
Indirizzo | Bld Clemenceau 2 76600 Le Havre |
Coordinate | 49°29′05.83″N 0°06′09.67″E |
Caratteristiche | |
Tipo | Pittura moderna |
Intitolato a | André Malraux |
Istituzione | 1961 |
Apertura | 1961 (1845) |
Visitatori | 107 499 (2013) |
Sito web | |
Il Museo era stato fondato nel 1845 e fu diretto dal pittore Adolphe-Hippolyte Couveley, ma i bombardamenti della seconda guerra mondiale lo distrussero completamente. Le 1500 tele portate via e messe in sicurezza prima dei bombardamenti si salvarono, ma la maggioranza delle sculture, lasciate sul posto, andò perduta. Fu il primo museo francese ad essere ricostruito dopo gli eventi bellici.
Sin dal 1951, infatti, il Comune di Le Havre aveva deciso di ricostruire il museo realizzando un edificio totalmente nuovo. L'intenzione venne ufficializzata nel 1952 grazie agli sforzi congiunti di Georges Salles, Direttore dei Musei di Francia, e di Reynold Arnould, un artista di Le Havre nominato Conservatore dei musei della città. Essi, sulla base di una meditata concezione circa la funzione del museo, rifiutarono il modello tradizionale, al fine di creare un'attrattiva artistica costante: bisognava che il museo potesse organizzare conferenze, proiezioni cinematografiche, concerti ed altre attività correlate all'arte. Da questa impostazione nasceva la necessità di moltiplicare gli spazi, secondo i nuovi principi di multidisciplinarità e di flessibilità che avrebbero ispirato, in seguito, il Centro Georges Pompidou : spazi di esposizione, atelier, fototeca, discoteca, biblioteca, bar-caffè..... Il museo doveva porsi l'obiettivo di suscitare l'interesse di ogni tipo di pubblico e di contribuire all'educazione artistica prima ancora di essere considerato come "casa della cultura".[2]
L'incarico di progettazione fu affidato a Guy Lagneau, architetto dissidente dell’atelier di restauro di Auguste Perret,[3] e ai suoi associati: Raymond Audigier, Michel Weill e Jean Dimitrijevic. Jean Prouvé collaborò alla costruzione e realizzò in particolare la grande porta che dà sul mare, verso la quale si protende la figura di prua della città all'ingresso del porto: Le Signal, una scultura monumentale di Henri-Georges Adam. Il museo fu inaugurato il 24 giugno del 1961 da André Malraux.
Col passare degli anni però, la salsedine provocò un accentuato degrado superficiale e strutturale, sicché, nel 1993, il Comune decise di porvi rimedio e di rinnovare il museo. Gli architetti Emmanuelle e Laurent Beaudouin, fra il '95 e il '99 ristrutturarono l'edificio mantenendo e valorizzando le sue caratteristiche architettoniche e il suo inserimento nel paesaggio urbano. Al termine dei lavori il museo assunse il nome di "Museo Malraux" e, nel 2011 in occasione del suo cinquantenario, il nome definitivo di Museo d'arte moderna André Malraux.
Il museo, infatti, decise di formalizzare la sua caratteristica di museo dell'arte moderna, al fine di rendere più evidente la specificità delle sue collezioni. Nel 1936 aveva beneficiato, peraltro, della donazione di Charles-Auguste Marande, membro del Circolo dell'Arte Moderna di Le Havre, comprendente 89 opere fauves e 63 quadri impressionisti, e nel 1963 del lascito della vedova di Raoul Dufy, consistente in 70 opere del pittore, fra cui 30 pitture. E infine di un'ulteriore donazione di altre 206 opere, fra le quali 71 pitture supplementari.
Nel 2004 anche Hélène Senn-Foulds, la nipote del collezionista di Le Havre Olivier Senn, anche lui membro del Circolo dell'arte moderna, ha fatto una donazione eccezionale al museo, con opere di maestri come Eugène Delacroix (Paysage à Champrosay) o Gustave Courbet, ma soprattutto di autori impressionisti, post-impressionisti e fauves, donando quadri di Pierre-Auguste Renoir (Le Portrait de Nini Lopez), Monet, Henri-Edmond Cross (Plage de la Vignasse), Félix Vallotton (La Valse), Edgar Degas, Camille Pissarro, Armand Guillaumin, Henri Matisse, Albert Marquet, etc., che si sono aggiunti al patrimonio culturale del Comune di Le Havre.[4]
Il museo è stato dunque progettato da quattro architetti - Guy Lagneau, Michel Weill, Jean Dimitrijevic e Raymond Audigier – in stretta collaborazione con quattro ingegneri – Bernard Laffaille e René Sarger (per le strutture in acciaio e cemento), Jean Prouvé (per l’uso dell’alluminio), André Salomon (per l’illuminazione naturale e artificiale) – e l'apporto di un artista, Henri-Georges Adam, cui fu commissionata una scultura monumentale per la facciata dell'edificio.
Principi di flessibilità e di trasparenza sottendono questo progetto innovativo, portato a termine da un'équipe di pionieri nel loro campo. Il museo, edificato sulla riva del mare presso un piccolo complesso di abitazioni ricostruite, tipiche del centro storico di Le Havre, denuncia una duplice discontinuità con la tradizione. Una discontinuità con il concetto di ricostruzione della città adottato da Auguste Perret, ma anche, e soprattutto, una discontinuità con la forma e le funzioni ormai consolidate di questo tipo di edificio. L'architettura del museo, infatti, evidenzia subito la modernità del programma "museo-casa della cultura" che si attua attraverso soluzioni museografiche d'avanguardia che trasformano radicalmente la fruizione delle opere e favoriscono, in particolare, la polivalenza degli spazi. Tale caratteristica permette di soddisfare con notevole agilità ed efficacia le esigenze di una programmazione delle funzioni del museo fatta di esposizioni, senza dubbio, ma anche di concerti, di conferenze o di spettacoli.
L’edificio, vetrato su cinque lati, è immerso nella luce naturale. Le facciate esposte ai venti dominanti (sud e ovest) sono formate da due lastre di vetro e da pannelli di alluminio progettati da Jean Prouvé, che ha anche disegnato la grande porta di servizio (6m x 7m), che guarda ad ovest, nonché il parasole installato sopra la copertura. Questo parasole, costruito in lame d'alluminio inclinate ad ala d'aereo, spezza i raggi solari e produce una diffusa luminosità all'interno dell'edificio.
La luce è in effetti la principale componente dell'architettura interna del museo. È generata da due tipi di fonti luminose: quella zenitale classica, privilegiata nella maggioranza dei musei del secolo passato, e l'illuminazione laterale proveniente dai quattro punti cardinali e non solo da nord, come vuole la concezione tradizionale. A est, un vetro opalino attenua la luce del mattino, mentre la facciata ovest è provvista di tre elementi di filtraggio: una parete di vetro serigrafato incrocia le sue bande orizzontali con le aste verticali delle persiane ruotanti, tessendo così una griglia di densità variabile. Quando i raggi luminosi entrano orizzontalmente, delle veneziane completano l'azione di filtraggio. E sul soffitto delle lastre quadrate translucide intercettano la luce riflessa dal parasole.[5].
Liberato dalle mura perimetrali, il museo diviene realmente uno spazio flessibile, e poiché la copertura poggia su pilastri ben distanziati, l'intera struttura può offrire al suo interno un ampio volume che si presta a tutti gli usi e a tutti gli arredi. In questo modo, con uno spazio libero e 550 m² di superfici vetrate, la trasparenza è massima e l'edificio lascia entrare la luce variabile dell'estuario della Senna, quella stessa luce che ha ispirato numerosi pittori presenti nelle collezioni del museo.[6]
Le Signal, scultura monumentale commissionata dallo Stato nel 1956 a Henri-Georges Adam per il piazzale del "museo-casa della cultura", è parte integrante del museo stesso e della sua identità. Lunga 22 metri, alta 7 e pesante più di 220 tonnellate, la scultura circoscrive un frammento del paesaggio, attorno al quale essa disegna una cornice in cemento, sottolineando la collocazione eccezionale dell'edificio all'ingresso del porto. La sua posa in opera rappresentò una sfida tecnica, poiché, nonostante sia cava e di dimensioni ragguardevoli, essa appoggia sulla sua base solo per un quarto della sua lunghezza.
Il nome Signal, che esplicita la funzione dell'opera, non sembra essere stato attribuito dall'autore. Esso apparve sulla Stampa a partire dal '59 ed è con questo nome che l'opera è stata poi inventariata dal "Patrimonio nazionale d'arte contemporanea" e nei registri del museo. Ma per gli abitanti di Le Havre il nome di quest'opera non è mai stato fissato, ed essa viene spontaneamente indicata con diversi appellativi: l'occhio, la navetta, la bussola, etc.
Durante i cinquant'anni in cui è rimasta al suo posto, senza protezione dai venti marini, Le Signal ha subito in pieno tutte le intemperie, la maggiore causa di erosione. Il suo restauro,[7] annunciato come uno dei principali avvenimenti per la celebrazione del cinquantenario del museo, nel 2011, le ha restituito il suo aspetto originale, rivalorizzando al tempo stesso il simbolo del dialogo nato fra il museo, il mare e il porto.[8]
Messe assieme già a partire dal 1845, le collezioni del museo[9] costituirono all'inizio lo specchio fedele delle varie scuole di pittura europea dal Rinascimento in poi. Ma all'inizio del XX secolo, in seguito a numerose donazioni e lasciti importanti, il museo d'arte moderna André Malraux divenne una pinacoteca d'elezione per l'impressionismo e il fauvismo.
Consapevole dell'opportunità di dare spazio al movimento impressionista, la Città di Le Havre acquistò ben presto alcune opere a Camille Pissarro (L'Avant-port du Havre - Matin - Soleil - Marée et L'anse des Pilotes et le brise-lames est - Le Havre, après-midi, temps ensoleillé en 1903) e a Claude Monet (Les Falaises de Varengeville - Le Parlement de Londres e Les Nymphéas en 1911). La collezione del museo venne poi puntualmente arricchita da vari acquisti che completavano il patrimonio già costituito, sia con dei lavori della fine del 1800, (Monet : Fécamp bords de mer, Courbet : La Vague), sia aprendosi all'arte del XX secolo (Fernand Léger, Jean Hélion, Jacques Villon, Jean Dubuffet...), in particolare alla fotografia contemporanea.[10]
Nel 1900, Louis Boudin, conformemente alla volontà testamentaria di suo fratello Eugène che si era spento a Dauville nel 1898, donò alla Città di Le Havre le opere presenti nell'atelier di quest'ultimo. L'artista contribuì in questo modo all'arricchimento delle collezioni del museo con 224 schizzi dipinti su tela, cartone e pannelli di legno. Queste opere di Eugène Boudin costituiscono la testimonianza insostituibile del quotidiano lavoro en plein air del pittore.[11]
Il "Circolo di Arte Moderna" fu istituito a Le Havre nel 1906, per iniziativa dei pittori locali Raoul Dufy e Othon Friesz e di Georges Braque, con il fine di far conoscere a una vasto pubblico le nuove tendenze, dette "moderne", della pittura, della scultura, dell'architettura, della musica, della poesia e delle arti decorative. Il presidente del Circolo, M. Choupay, architetto capo di Le Havre, e Georges Jean-Aubry, segretario generale, affiancati da pittori, ma anche da un gruppo di commercianti di Le Havre, fra i quali Marande e Senn (le cui collezioni arricchiranno in seguito il museo), Dussueil, Luthy, Van der Velde, tutti cofondatori, miravano a « facilitare le manifestazioni di un'arte personale, organizzando delle riunioni settimanali, delle mostre d'arte, dei concerti di musica da camera e delle conferenze di divulgazione artistica ». Il Circolo, dal 1906 al 1909, mise assieme in quattro esposizioni ben 272 opere di artisti ormai noti e affermati. Tutte le tendenze della modernità, in quell'inizio di secolo, sono visibili a Le Havre e, fra esse, opere impressioniste (Claude Monet, Auguste Renoir, Alfred Sisley, Armand Guillaumin), post-impressioniste (Henri-Edmond Cross, Paul Signac e Maximilien Luce), nabis (Pierre Bonnard, Maurice Denis, Paul Sérusier, Félix Vallotton e Édouard Vuillard), e fauviste del Salon d'autunno del 1905: (Charles Camoin, André Derain, Henri Manguin, Albert Marquet, Henri Matisse, Jean Puy e Maurice de Vlaminck).[12]
Charles-Auguste Marande manifestò sin dal 1929 la sua volontà di donare alla Città di Le Havre la sua collezione. Fu così che nuove opere di artisti impressionisti (Auguste Renoir, Claude Monet e Camille Pissarro), ma soprattutto opere di pittori fauves (Albert Marquet, Kees van Dongen, Charles Camoin), furono accolte nel museo nel 1936. In tutto 63 dipinti, 25 disegni e 1 scultura. Questo lascito divenne il cuore della collezione di impressionisti e di fauves del museo, prima dell'arrivo della donazione Senn-Foulds.
Nel 1963, la vedova di Raoul Dufy lasciò alla Città, della quale Dufy era originario, un insieme di 70 opere di suo marito, consistente in 30 dipinti, 30 disegni, 5 acquarelli (scelti da Reynold Arnould, Conservatore del museo), oltre a 3 ceramiche, 1 arazzo e 1 busta di Valerisce rappresentante lo stesso Dufy. Questa collezione ha il pregio di rappresentare le tappe importanti della carriera dell'artista: primi tentativi impressionisti, periodo fauve, opere influenzate da Paul Cézanne, e opere realizzate sotto l'influenza della corrente cubista. Infine la conquista di uno stile personale, del tutto defilato rispetto alle varie correnti pittoriche a lui contemporanee.[13].
Nel 1980, Madame Alice Bellevallée lasciò al museo undici fra pitture e disegni di Othon Friesz.
Nel 2003, la Città di Le Havre ha acquistato una tela di Gustave Courbet, intitolata Vague, par temps d’orage, (89,5 × 134.5 cm), dipinta a Étretat nel 1869. Essa proviene da una collezione privata americana e nel 2004 è stata inserita in una mostra sul tema delle onde. Ora fa parte delle collezioni permanenti del museo.
Nel 2004, Hélène Senn-Foulds dona al museo la straordinaria collezione di 206 opere appartenenti a suo nonno, Olivier Senn (1864-1959), collezionista nativo di Le Havre, che, nel 1913, aveva già offerto al museo alcuni dipinti, come "Héliodore chassé du Temple" di Eugène Delacroix. La puntuale conoscenza dell'ambiente artistico aveva permesso a questo amante dell'arte di acquistare anche opere più importanti fra quelle di Gustave Courbet, Eugène Delacroix, Jean-Baptiste Camille Corot, ma soprattutto opere di pittori impressionisti (come Auguste Renoir, Alfred Sisley, Claude Monet, Camille Pissarro, Armand Guillaumin, Edgar Degas) e post-impressionisti (quale Henri-Edmond Cross), nabis (come Paul Sérusier, Félix Vallotton, Pierre Bonnard, Édouard Vuillard), e fauves (come André Derain, Albert Marquet, Henri Matisse, etc). In totale 71 dipinti, 130 opere grafiche e 5 sculture. Questa generosa donazione ha fatto del Museo d'arte moderna André Malraux il museo francese che può vantare una fra le più ricche collezioni di opere dell'impressionismo, del post-impressionismo e delle correnti pittoriche ad essi correlate, sia antecedenti che da esso derivate.
Nel 2011, infine, il quadro di Edgar Degas Les Blanchisseuses (o Blanchisseuses souffrant des dents), assegnato dallo Stato nel 1961 e poi trafugato nel 1973, viene restituito al museo dalla Casa d'aste Sotheby's, che era sul punto di metterlo in vendita a New York.[14].
Sul sito del museo è detto che il patrimonio di 1500 dipinti[15] presente nel vecchio museo fu salvato dai bombardamenti nel 1944. Ma, per mancanza di spazio, di questa collezione vengono esposte solo alcune opere principali anteriori al periodo impressionista. Così, solo un numero scelto di queste opere può essere esposto al piano superiore, quando delle mostre temporanee vengono organizzate al piano terra. Tenendo conto del continuo e regolare accrescimento delle collezioni, questo fatto pone il problema di un ampliamento del museo.
Il museo espone in particolare:
Il museo è noto in particolare per il suo patrimonio di pittura moderna e, nello specifico, per le opere della corrente impressionista, post-impressionista e fauves, delle quali presenta i lavori dei maggiori artisti. Alcuni di essi, (come Claude Monet, Auguste Renoir, Camille Pissarro, Albert Marquet, Othon Friesz, Raoul Dufy e Eugène Boudin, quest'ultimo presente con più di 200 tele e numerosi studi) sono molto ben rappresentati nelle collezioni. Nei suoi spazi espositivi si possono ammirare opere di:
La collezione di disegni, ampliata dalla donazione Senn-Foulds, comprende in particolare lavori di[52]:
Il MuMa organizza ogni anno delle mostre temporanee, di cui almeno una d'importanza internazionale, nello spazio dedicato alle collezioni permanenti del primo livello del museo. Tali mostre sono frutto di una specifica programmazione e di numerose iniziative culturali per ogni genere di pubblico (visite guidate, atelier, conferenze, film, musica, teatro, danza, etc.).
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