Mezzegra
frazione di Tremezzina Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Mezzegra (AFI: /medˈʣeːɡra/; Mezegra in dialetto comasco[N 1], AFI: /meˈʣeɡra/) è un municipio[4] di 1.032 abitanti del comune di Tremezzina nella provincia di Como in Lombardia. Fino al 3 febbraio 2014 costituiva un comune autonomo.
Mezzegra municipio | |
---|---|
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Como |
Comune | Tremezzina |
Territorio | |
Coordinate | 45°59′N 9°12′E |
Altitudine | 220 m s.l.m. |
Superficie | 3,33 km² |
Abitanti | 1 043[1] (31-12-2010) |
Densità | 313,21 ab./km² |
Sottodivisioni | Azzano, Bonzanigo, Ganzo, Giulino, Pola, Portezza |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 22010 |
Prefisso | 0344 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cod. catastale | F181 |
Targa | CO |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 226 GG[3] |
Nome abitanti | mezzegresi |
Patrono | sant'Abbondio |
Giorno festivo | 31 agosto |
Cartografia | |
Il paese sorge sulla riva occidentale del Lago di Como, in Tremezzina, lungo la SS 340, che la collega a Como e Sondrio.
Secondo alcune ipotesi, il toponimo sarebbe un derivato dell'unione dei termini latini inter ("tra") e agros ("campi"), a indicare un luogo localizzato nel mezzo di un'area campestre.[5]
La più antica menzione storica di Mezzegra è costituita da un documento datato 1049.[5]
Schierato dalla parte di Milano durante la guerra decennale, il paese di Mezzegra fu successivamente interessato dalle dispute che videro contrapposte le nobili famiglie comasche dei Rusconi (ghibellini) e dei Vittani (guelfi)[5].
Nel 1240, Mezzegra risulta appartenere alla pieve di Lenno.[6]
Negli annessi agli Statuti di Como del 1335, il Comune de Mezegrio risulta essere responsabile della manutenzione del tratto di via Regina compreso tra i torrenti de Polla e de Albana.[6]
Inserito sempre nella pieve di Lenno, nel 1510 Mezzegra risulta già far parte del Contado di Como, entro cui rimarrà fino alla creazione della Provincia di Como (1786).[6]
Nel 1751, il territorio comunale di Mezzegra risulta estendersi ai cassinaggi di Azzano, Bonzanigo, Giulino e Pola.[6] Nello stesso periodo, Mezzegra risulta già redenta dall'infeudazione, seppur ancora con la condizione di un pagamento quindecennale relativo al riscatto.[6]
Un decreto di riorganizzazione amministrativa del Regno d'Italia napoleonico datato 1807 sancì per il Comune di Mezzegra con Azzano, Bonzanigo, Giulino e Pola l'aggregazione a Lenno. Tale decisione non sopravvisse alla Restaurazione, che comportò la ricostituzione del comune di Mezzegra come entità comunale autonoma.[6]
Dal 21 gennaio 2014 Mezzegra è un municipio del comune di Tremezzina, una comunità già esistita (in epoca fascista) dal 1928 al 1947[6].
Nella frazione di Giulino vennero uccisi dai partigiani Benito Mussolini e Clara Petacci il 28 aprile 1945 dopo sentenza di condanna del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale).
Lo stemma in uso al comune era privo di una concessione ufficiale e riprendeva il blasone della famiglia Brentano (interzato in fascia: il 1º d'oro all'aquila bicipite di nero, coronata del campo sulle due teste; il 2º, d'azzurro ad una brenta[N 2] d'oro, colle due anse di fronte, accostata, a destra, da un leoncino rivoltato dello stesso, a sinistra da una serpe d'argento, guizzante in palo; al 3º bandato d'argento e di rosso) con alcune modifiche: era stato tolto il bandato d'argento e di rosso; l'aquila era di colore azzurro, con una sola testa, sempre coronata, ma rivoltata; vennero aggiunti tre monti, con altrettante croci, a rappresentare il Calvario.[7]
In località Bonzanigo si trova la chiesa di Sant'Abbondio, già attestata nel 1651 come viceparrocchia della pieve di Lenno ed elevata al rango di parrocchiale nel 1692.[8] Nel secolo successivo, l'intitolazione della parrocchia facente riferimento a tale chiesa risulta essere "Sancti Abundii Mezzegriae seu Bonzanici".[8]
La chiesa fu realizzata a cavallo dei secoli XVII e XVIII[9], a fianco di una precedente chiesa romanica,[10] con un rilevante contributo economico da parte di alcuni emigrati[9]. La nuova chiesa fu completata nel 1724[5], in stile rococò.[10] L'interno è a navata unica, coperta da una cupola che ospita una Gloria di Sant'Abbondio di Giulio Quaglio il Giovane[11] (1716).[10] Lo stesso santo è rappresentato nella statua che domina il presbiterio, opera dello scultore lagliese Stefano Salterio.[10] Alle spalle del presbiterio, un'abside semicircolare.[10] L'attuale sacrestia faceva già parte della precedente chiesa[10].
Attualmente adibita come canonica al servizio dell'attigua parrocchiale, l'ex-chiesa di Sant'Abbondio fu costruita nel XII secolo,[11] in stile romanico[10]. L'edificio, che sul fianco esterno presenta ancora una decorazione ad archetti pensili[12], venne descritto per la prima volta negli atti di una visita pastorale effettuata da Feliciano Ninguarda sul finire del XVI secolo[13].
Della struttura originaria sono ancora visibili alcuni resti della facciata e dell'accesso principale (inglobati in una parete della sacrestia dell'attigua parrocchiale), nonché la base e parte del tronco del campanile (una torre a pianta quadrata di 2.70 m per lato). Quest'ultimo era disposto lungo il fianco settentrionale della ex-chiesa.[14]
Dell'antico edificio religioso sopravvivono anche alcuni ambienti interni: si tratta di due cappelle separate[12], le quali ospitano affreschi di Giovanni Mauro della Rovere,[5][12][11] decorazioni a stucco di Pietro Silva[5] e un altare ligneo a tempietto[10] intagliato[12][11] nel corso del Seicento[5]. Una delle due cappelle ospita l'altare ligneo, mentre l'altra è dedicata alla Madonna del Carmelo.[10] Ai lati dell'ingresso attuale, due putti scolpiti con sembianze da melusine.
Registrata in un documento del 1788 come "Oratorio dell'Addolorata in Azzano"[8], la chiesa fu realizzata intorno agli anni 1670-1677.[15]
Chiesa di San Giuseppe, edificata a partire dalla fine del XVII secolo [16] e terminata tra il 1707 e il 1720[17]. A lungo patronato Brentani,[8] la chiesa fu costruita per volere di Carlo Brentano Mezzegra, mercante ad Augsburg.[16] All'interno, un dipinto riconducibile alla scuola di Giulio Quaglio raffigura il santo titolare della chiesa in compagnia della Madonna, di Gesù Bambino, e di San Carlo Borromeo.[16]
Bonzanigo ospita palazzi anticamente appartenuti alla casata di mercanti Brentano; nei palazzi, riccamente affrescati e stuccati, opere di Cesare Ligari e Giulio Quaglio[19].
Alle spalle dell'ex-palazzo Brentano Scalino si trovano inoltre le cosiddette Grate turche, portate a Bonzanigo dai Brentano probabilmente da Buda (dove avevano numerose attività commerciali), dopo il 1686.[27]
Abitanti censiti[30]
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