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direttore d'orchestra italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Lorenzo Molajoli (Roma, 1868 – Milano, 4 aprile 1939) è stato un direttore d'orchestra italiano particolarmente attivo in sala di registrazione negli anni '20 e '30.
Figlio d'arte (il padre Vincenzo Molajoli fu maestro del coro nei teatri Argentina, Apollo e Costanzi), nacque nel 1868 a Roma ove studiò presso l'Accademia di Santa Cecilia.
Se il suo nome è citato già nel 1890 come maestro del coro al Quirino di Roma[1] (ma i riferimenti nei giornali dell'epoca non permettono sempre di distinguerlo dal padre), passò alla conduzione d'orchestra almeno dal 1891[2], dirigendo opere in numerosi teatri della provincia italiana e all'estero, in Portogallo, dove ricevette nel 1907 dal re Carlo I il titolo di cavaliere dell'Ordine supremo del Cristo,[3] in Sud Africa[4] e in Sud America; nel 1909 al Teatro Colón di Buenos Aires fu maestro del coro sotto la direzione di Luigi Mancinelli, che aveva già avuto il padre fra i suoi collaboratori. Non pare aver mai diretto spettacoli presso il Teatro alla Scala, anche se operò come maestro collaboratore; il baritono Titta Ruffo nella sua autobiografia ricorda di essersi avvalso di Molajoli come accompagnatore al pianoforte nella sua audizione con Toscanini presso il massimo teatro milanese (1903).[5]. È certo invece che fu assistente e sostituto di Tullio Serafin (di dieci anni più giovane ma già internazionalmente famoso) al Regio di Torino (Traviata e Andrea Chénier nel 1920/21 e 1921/22)[6], al Comunale di Bologna (Sakùntala di Alfano nel 1921)[7] e al San Carlo di Napoli (Guglielmo Tell, Mefistofele, più Tosca come direttore principale, nel 1922/23).[8] Curò inoltre a Milano assieme alla moglie, il mezzosoprano Emma Romagnoli (? ca. 1882 - Milano 1960),[9] una scuola di canto dove si formarono anche Giovanni Voyer[10] e Rosetta Pampanini.[11]
La fama di Lorenzo Molajoli (sempre titolato come Cavaliere) è sostanzialmente legata alle numerosissime incisioni discografiche da lui effettuate fra la fine degli anni '20 e i primi anni '30 a Milano come maestro stabile e direttore artistico della sezione italiana della Columbia Records [12] accolte dalla critica internazionale dell'epoca con grandi elogi per la qualità della Grande Orchestra Sinfonica di Milano da lui guidata: si trattava di un complesso esclusivamente discografico che raccoglieva strumentisti di rilievo soprattutto del Teatro alla Scala, il cui coro era abitualmente associato sotto la guida del direttore principale Vittore Veneziani.
Le registrazioni di Molajoli includono 19 opere complete, 4 abbreviate e singoli brani lirici con grandi cantanti dell'epoca (celeberrime le ultime incisioni di Claudia Muzio, finanziate dallo stesso soprano nel 1934-35, che conclusero probabilmente anche l'attività discografica di Molajoli); ma non mancano anche pagine concertistiche, fra cui Le fontane di Roma e I pini di Roma di Respighi, e inni per banda del ventennio. Fra le opere incise da Molajoli per la Columbia tra il 1928 e il 1932, in concorrenza con quelle registrate dalla Voce del Padrone sotto la guida di Carlo Sabajno, si segnalano le prime registrazioni complete (a parte i tagli di tradizione) di Lucia di Lammermoor di Donizetti, La Gioconda di Ponchielli, Mefistofele di Boito, Falstaff di Verdi, Manon Lescaut di Puccini e Fedora di Giordano. Il suo stile di direzione, improntato a tempi rapidi (anche per i limiti di durata dei 78 giri) ma piuttosto duttile nella scansione ritmica e sensibile alle esigenze del canto, si avvicina, più che al rigore di Arturo Toscanini, allo spiccato senso teatrale di Ettore Panizza e di Tullio Serafin. Tutte le sue registrazioni di opere complete sono state riversate su LP e poi CD, suscitando rinnovato interesse e grandi apprezzamenti critici nonostante gli oggettivi limiti della ripresa sonora.[13] Morì a Milano il 4 aprile 1939.[14]
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