Le Fabacee (Fabaceae Lindl., 1836) o Leguminose (nom. cons.[1]), o anche Papilionacee (da papilio = farfalla, per la forma del fiore), sono una famiglia di piante dicotiledoni dell'ordine delle Fabales[2][3].
Ne fanno parte, tra le altre, il fagiolo (Phaseolus vulgaris L.), il pisello (Pisum sativum L.), la fava (Vicia faba L.), il lupino (Lupinus), il cece (Cicer arietinum L.), il caiano (Cajanus cajan), l'arachide (Arachis hypogaea L.), la soia (Glycine max (L.) Merr.), la lenticchia (Lens culinaris), la cicerchia (Lathyrus sativus) e alberi come la mimosa (Acacia), l'albero di giuda (Cercis siliquastrum), la robinia o acacia (Robinia pseudoacacia), il carrubo (Ceratonia siliqua), il tamarindo (Tamarindus indica), la grenadilla (Dalbergia melanoxylon), il maggiociondolo (Laburnum anagyroides).
La famiglia comprende piante erbacee, arbustive o arboree.
Quasi tutte le specie della famiglia hanno foglie composte, pennate o palmate.
Il cosiddetto "fiore papilionaceo", formato da un petalo più grande, chiamato vessillo e altri due petali che contengono l'ovario (le carene) e le ali, è un carattere tipico delle specie della sottofamiglia Faboideae, non condiviso con le altre sottofamiglie (vedi sotto).
La caratteristica comune a tutte le specie della famiglia è la presenza del legume o baccello: si tratta del frutto della pianta, formato da un carpello che racchiude i semi. Alcune volte presenta strozzature che lo suddividono in camere: in questo caso il legume è detto lomento (per es. il frutto dell'arachide). Giunto a maturità il baccello si apre in corrispondenza delle due suture, dorsale e ventrale, rilasciando i semi.
Altra caratteristica comune a molte delle leguminose è la presenza sulle radici di un batterio, Rhizobium leguminosarum, che grazie a un complesso enzimatico noto come "nitrogenasi", è in grado di fissare l'azoto atmosferico[4] (N2), convertendolo in ammoniaca (NH3); la presenza di questo microrganismo procariote è per questa ragione fondamentale per la sostenibilità degli agro-ecosistemi. Tale proprietà è infatti utilizzata in agricoltura per effettuare la rotazione delle colture erbacee concimando così il terreno (pratica del sovescio).
Le Fabacee hanno una ampia distribuzione cosmopolita estesa a tutti i continenti fino alle terre più isolate, come la Groenlandia e le isole del Pacifico, con capacità di adattamento agli habitat più disparati.
La famiglia comprende quasi 800 generi con oltre 18 000 specie[2]
In passato veniva suddivisa in tre sottofamiglie Faboideae (= Papilionoideae), Mimosoideae e Caesalpinioideae.
Quest'ultima famiglia ha dimostrato di essere un raggruppamento parafiletico mentre il raggruppamento delle Mimosoideae risulta profondamente annidato in quello delle Caesalpinioideae. Nel 2017 il Legume Phylogeny Working Group (LPWG) ha proposto una revisione della classificazione che ha portato al riconoscimento di sei sottofamiglie: il vecchio raggruppamento delle Mimosoideae è stato incluso nelle Caesalpinioideae, all'interno delle quali è attualmente definito come "clade mimosoide"; le tribù Cercideae e Detarieae e la sottotribù Dialiinae sono state elevate al rango di sottofamiglie; l'enigmatico genere Duparquetia è stato segregato in una sottofamiglia a sé stante[5].
Pertanto la suddivisione attualmente accettata è la seguente:
In Italia sono rappresentati a vario titolo (flora indigena, specie naturalizzate, colture agricole, piante ornamentali) i seguenti generi[6]:
Questi vegetali vengono consumati sia freschi che cotti e contengono molta acqua e proteine. In particolare, i semi delle Fabaceae sono noti in gastronomia come legumi.
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