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La Pellegrina è una commedia commissionata nel 1589 da Ferdinando I de' Medici a Girolamo Bargagli, presentata dai componenti dell'Accademia degli Intronati provenienti da Siena, per i festeggiamenti del suo sposalizio con Cristina di Lorena. Nella commedia vennero inseriti sei Intermedii et Concerti per le nozze di Don Ferdinando Medici e di Madama Christina di Lorena, organizzati da Giovanni Bardi, conte di Vernio e capofila della famosa Camerata de' Bardi, della quale fanno parte i compositori e gli autori del testo di questi intermedi, che furono i più ricchi e spettacolari di tutto il Rinascimento[1].
Intermedi della Pellegrina | |
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La pellegrina commedia di Girolamo Bargagli | |
Compositore | Antonio Archilei, Cristofano Malvezzi, Luca Marenzio, Giulio Caccini, Giovanni de' Bardi Jacopo Peri, Emilio de' Cavalieri |
Tipo di composizione | intermezzi concertati di opera teatrale |
Epoca di composizione | Rinascimento |
Prima esecuzione | Firenze 2 e 15 maggio 1589 Teatro Mediceo degli Uffizi |
Dedica | Per le nozze di Don Ferdinando I de' Medici e Cristina di Lorena |
Movimenti | |
Primo intermedio: L'armonia delle sfere, Secondo intermedio: La gara fra Muse e Pieridi, Terzo intermedio: Il combattimento pitico d'Apollo, Quarto intermedio: La regione de' demoni, Quinto intermedio: Il canto d'Airone, Sesto intermedio: La discesa d'Apollo e Bacco col Ritmo e l'Armonia
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"Una volta si impiegavano gli intermedii per completare una commedia, ora invece si fa all'incontrario, scrivendo la commedia per gli intermedii": tali parole del poeta, commediografo e farmacista Antonfrancesco Grazzini (detto "Il Lasca"), del 1565, definiscono il significato che gli intermedi avevano assunto nella vita teatrale dell'epoca. Originariamente, secondo il significato del loro termine di interludi, svolgevano un ruolo subordinato al lavoro teatrale ma ben presto la loro parte crebbe d'importanza, catalizzando l'attenzione sia degli artisti che del pubblico. La messa in scena della commedia veniva ad offrire poco più di un pretesto per gli intermedii.
Gli interludi, in forma di esibizioni musicali, teatrali e persino acrobatiche, erano in quel tempo abituali nelle manifestazioni delle più svariate locatità. Particolare importanza nel genere degli intermedi scenici avevano quelli che si svolgevano negli intervalli dei grandiosi banchetti ufficiali: appartengono a tal genere la maggior parte dei lavori scritti dai migliori compositori dell'epoca, rappresentati nel celebre banchetto dei fagiani organizzato dall'Ordine dei Cavalieri del Vello d'oro a Lilla nel 1454. In teatro gli intermedi erano già diventati una prassi consuetudinaria nell'ultimo periodo del 1400, venivano inseriti per separare l'uno dall'altro gli atti delle commedie classiche in latino o delle imitazioni coeve (in volgare), dal momento che il sipario, come è inteso oggi, non era allora in uso ed il principio dell'unità, che governava il dramma classico, escludeva i cambiamenti di scena. Normalmente erano in numero di quattro ma gli intermedi potevano anche ascendere a sei perché ai normali interludi potevano aggiungersene degli altri all'inizio e alla fine del lavoro teatrale. Di solito non vi era nessun riferimento con l'argomento del dramma o, se ve n'era, era del tutto superficiale al pari delle correlazioni tra un intermedio e l'altro. Quel che è certo è che l'uso di interpolare gli intermedi divenne universale e l'assenza di una prassi del genere al giorno d'oggi non smentisce il rilievo che essi ebbero un tempo.
Una categoria speciale di intermedi, su cui si è rivolta l'attenzione del celebre studioso italiano Nino Pirrotta, venivano chiamati "aulici". I posteri poterono averne una chiara raffigurazione da quanto accadde principalmente alla corte dei Medici in Firenze, che, nell'intento di tramandare la loro celebre reputazione, provvidero ad organizzare famose feste - con al centro gli intermedi - la cui fama è trapassata alle generazioni successive. È per questa ragione che gli intermedi allestiti in occasione delle feste nuziali dei Medici nel 1539, 1565, 1579, 1585 e nel 1589 sono stati annoverati da tempo nelle storia della musica come eventi di grande notorietà. L'ultima data menzionata, cioè il 1589, corrisponde al vertice raggiunto nel XVI secolo dagli intermedi sia come genere sia come lavori musicali considerati in se stessi. L'occasione che diede luogo alla loro rappresentazione fu il matrimonio del Granduca Ferdinando I con Cristina di Lorena. Nel quadro della fastosa festa nuziale, svoltasi per l'occasione, nel Teatro Mediceo degli Uffizi, gli intermedi creati per loro furono eseguiti quattro volte. In effetti due di tali rappresentazioni - il 2 e il 15 maggio 1589 - furono allestite insieme alla commedia La Pellegrina di Girolamo Bargagli, su commissione di Ferdinando nel 1564: furono anche allestiti una volta con La Zingara il 6 maggio e un'altra volta con La Pazzia il 13 maggio, a cura della Compagnia dei Gelosi - un'ulteriore conferma di quanto fosse ininfluente il rapporto con l'argomento della commedia che incorniciava gli intermedi.
Pur se questi intermedi non presentano neanche sul piano generale un'intrinseca unitarietà, il riferimento alle nozze di Ferdinando de' Medici e di Cristina Lorena costituisce il motivo ricorrente per ogni brano. I poeti erano tenuti ad assecondare il gusto della Corte e a rendere omaggio alla coppia nuziale. Inni di lode sono indirizzati direttamente alla coppia, con un libero adattamento, e con la fusione delle forme allegoriche della mitologia italica e greca.
Ercole, noto come Alcide (il forte), per ordine di Euristeo dovette impegnarsi nelle dodici fatiche e, come narra la leggenda, portò a termine il compito con astuzia e prudenza. In occasione della dodicesima e più difficile prova, che doveva eseguire in presenza di Cerbero, geloso cugino e cane a tre teste, egli fu assistito dalla protezione di Minerva. Nel secondo intermedio vi è una chiara allusione a Orfeo ed Euridice, gli amanti ideali dell'antichità, Orfeo è inoltre il grande cantore cui prestano ascolto tutte le creature, le rocce e le piante, e il canto d'Arione, il poeta seduce il delfino che lo salva. Quando incontriamo Imene, il dio del matrimonio, ci imbattiamo contemporaneamente in due divinità dell'amore: l'italica Venere e la greca Afrodite, ed Armonia figlia di quest'ultima, è la divinità che presiede all'ordine e alla concordia, e quindi, secondo le concezioni cosmiche di Pitagora e Platone, è la guardiana delle sirene, cioè delle ninfe del mare che, col loro canto, seducono i marinai. Ad Argo e a Delo la divinità Era veniva onorata come protettrice, dal momento che assicurava la difesa della vita delle donne, della maternità e della natività, riversando il suo odio su tutti quanti infrangevano le sacre leggi del matrimonio. Infine vi era Flora, la divinità dei fiori (veniva considerata a Firenze una divinità locale, particolarmente legata al fiume Arno) e della fertilità, mentre Zeus (o Giove) governava sui lampi e sui tuoni e provvedeva ad inviare la pioggia a portare sollievo sulle terre riarse dalla siccità. Gioia e speranza sono i temi costanti: la gioia era intesa come liberazione da un grande pericolo, mentre la speranza si riferiva a una grande epoca storica su cui l'Armonia proclamava il suo dominio. Nell'ultimo intermedio vi è un messaggio rivolto alla coppia nuziale, ed il cerchio si chiude: Apollo, divinità della luce, scende sulla terra, Ritmo e Armonia lo accompagnano e incontrano il canto eterno, dell'eterna armonia.
Compositori:
Letterati:
Scenografi e costumisti:
Primi interpreti:
La musica degli Intermedi della Pellegrina venne pubblicata, due anni dopo la loro esecuzione, in un'edizione curata da Cristofano Malvezzi con il titolo Intermedii et concerti (Venezia, Vincenti, 1591). Nel nono libro parte vi si trovano dettagliate indicazioni sul ricco e variegato organico strumentale e vocale; ciò denota con quanta cura e attenzione veniva messo in scena lo spettacolo.
Le stampe musicali d'epoca si trovano nel Codice Magliabechiano 66 della Biblioteca Nazionale di Firenze.
Nota: Alla voce "Organico" riportiamo la strumentazione descritta da Cristofano Malvezzi (in Intermedii et concerti, Venezia, Vincenti, 1591, libro nono), attenendoci alla sua stessa terminologia. Oltre agli strumenti indicati per ogni singolo brano ci furono, come testimonia il Malvezzi nell'introduzione, 3 organi di legno, due di 8 piedi e uno di 16 piedi, che suonarono in tutti gli intermedi.
L'Armonia discende sulla Terra accompagnata dalle sirene, Parche e dai Pianeti; i mortali sono invitati a festeggiare con la coppia dei fidanzati.
Primo brano
Secondo brano
Terzo brano
Quarto brano
Quinto brano
Sesto brano
Un certame di canto vede gareggiare le ninfe si pronunciano a favore delle Muse.
Primo brano
Secondo brano
Terzo brano
Quarto brano
Quinto brano
Gli abitanti di Delfi sono tormentati dal mostro Pitone; essi implorano il soccorso di Apollo; questi discende dai cieli e dopo un cruento combattimento trionfa sull'aggressore; la vittoria è seguita da una generale danza di gioia.
Primo brano
Secondo brano
Terzo brano
Quarto brano
Uno stregone chiede agli spiriti di scendere e di pronunciarsi sulla coppia di sposi. I demoni preannunciano una nuova Età dell'Oro. La scena si sposta quindi sulla terrificante regione degli Inferi, ove i demoni intonano un lamento: d'ora in poi essi non avranno più anime da tormentare.
Primo brano
Secondo brano
Terzo brano
Quarto brano
Anfitrite emerge dalle profondità dell'Oceano in compagnia del figlio Tritone e delle ninfe del mare per cantare la giovane coppia. Nella sinfonia Arione, minacciato di morte dal suo equipaggio, intona un lamento. Viene gettato a mare ma un delfino, attratto dal suo canto, lo mette in salvo. I marinai, credendolo morto, esultano con un canto di gioia.
Primo brano
Secondo brano
Terzo brano
Quarto Brano
Quinto brano
Apollo e Bacco discendono dal cielo in compagnia di altri dei dell'Olimpo: L'Armonia, il Ritmo, le Grazie, le Muse, i Pianeti, Flora, e altri ancora. Gli dei intonano un'ode agli sposi. Nel ballo conclusivo i mortali si uniscono agli dei e cantano un'ode in onore di Ferdinando e Cristina.
Primo brano
Secondo brano
Terzo brano
Quarto brano
Quinto brano
Il ballo di Emilio de' Cavalieri acquistò rapidamente notorietà in Europa, venendo preso come modello da compositori come Adriano Banchieri, Giovanni Girolamo Kapsberger e Jan Pieterszoon Sweelinck. Chiamato anche Il Ballo del Granduca
Il ballo del Sig. Emilio de Cavalieri, Risposta al ballo del Sig. Emilio de Cavalieri
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