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film d'animazione del 1999 diretto da Brad Bird Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il gigante di ferro (The Iron Giant) è un film d'animazione del 1999 diretto da Brad Bird e prodotto dalla Warner Bros.
Il gigante di ferro | |
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Hogarth e Il gigante in una scena del film | |
Titolo originale | The Iron Giant |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America |
Anno | 1999 |
Durata | 86 min 88 min (director's cut) |
Rapporto | 2,35:1 |
Genere | animazione, commedia, fantascienza, avventura, drammatico |
Regia | Brad Bird |
Soggetto | Ted Hughes (romanzo) Brad Bird |
Sceneggiatura | Brad Bird, Tim McCanlies |
Produttore | Allison Abbate, Des McAnuff |
Produttore esecutivo | Pete Townshend |
Casa di produzione | Warner Bros. Animation |
Fotografia | Steven Wilzbach |
Montaggio | Darren T. Holmes |
Effetti speciali | Allen Foster |
Musiche | Michael Kamen |
Scenografia | Mark Whiting, William H. Frake III |
Art director | Alan Bodner |
Character design | Tony Fucile, Lou Romano, Joe Johnston, Steve Markowski, Mark Whiting, Victor Haboush, Ray Aragon, Laura L. Corsiglia, Dominique Louis, Teddy Newton |
Animatori | Tony Fucile, Bob Davies, Stephan Franck, Richard Bazley, Chris Sauve, Glen Manwaring, Steve Markowski, Mike Nguyen, Wendy Perdue, Dean Wellins |
Sfondi | Dennis Venizelos |
Doppiatori originali | |
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Doppiatori italiani | |
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Il cartone animato è tratto liberamente dal libro L'uomo di ferro (The Iron Man) del 1968, scritto da Ted Hughes, e narra le avventure di un bambino che scopre l'esistenza di un essere meccanizzato gigante.[1] Sebbene il film abbia incassato 31 milioni di dollari a fronte di un budget di 50, è diventato un cult movie acclamato dalla critica e successivamente dal pubblico, venendo spesso considerato uno dei migliori film animati di sempre.[2][3][4]
1957. Appena dopo il lancio dello Sputnik, una strana e gigantesca figura precipita in mare nel corso di una tempesta, distruggendo un peschereccio sul quale era presente un marinaio, unico testimone dell'accaduto. L'uomo, salvatosi, prova a raccontare quanto ha visto, ma non viene creduto.
Frattanto, in una piccola città di nome Rockwell, Hogarth Hughes, un bambino di 9 anni, vive con la madre Annie, cameriera. Una sera Hogarth rimane a casa da solo e mentre guarda la televisione il segnale si interrompe. Scopre che sia l'antenna sia parte del cortile di casa sono devastati e decide di seguire la pista degli alberi spezzati, che si inoltra nella foresta. Giunto nei pressi della centrale elettrica locale, incontra l'artefice del disastro: un mastodontico robot di 30 metri. Hogarth, terrorizzato, inizia a darsi alla fuga, mentre il robot si dirige verso la centrale elettrica, cibandosi dei pali della luce e persino dei generatori, ma finisce per impigliarsi fra i cavi dell'alta tensione. Allora Hogarth, impietosito, torna indietro e lo salva spegnendo l'interruttore generale della centrale. Poco dopo, il gigante si riprende; Hogarth riprende la fuga e lungo la strada incontra sua madre, raccontandole ciò che gli era successo, ma non viene creduto.
Il giorno dopo, in seguito a vari avvistamenti, il governo statunitense sospetta che nei pressi di Rockwell vi sia una specie di "mostro" non ben identificato. Un ispettore speciale governativo, Kent Mansley, viene inviato nella piccola città; all'inizio è scettico, ma cambia drasticamente idea quando trova la sua macchina "azzannata come un tramezzino".
Quello stesso pomeriggio, Hogarth torna nella foresta e ritrova il gigante. Nonostante qualche timore, il ragazzo scopre che è inoffensivo e diventa suo amico. Inoltre, constata che il robot ha perso la memoria e può aggiustarsi da solo, riunendo i suoi componenti al loro posto originario. Gradualmente, il rapporto con Hogarth farà emergere una personalità umana e amichevole nel cuore metallico del gigante di ferro. Complice nel nascondere l'esistenza dell'androide sarà Dean McCoppin, un rottamaio che crea opere d'arte da vecchi pezzi di metallo da cui Hogarth porta l'androide per sfamarlo con il metallo della discarica. Quando Dean li scopre, Hogarth gli chiede se può nascondere il gigante nella sua proprietà, cosa a cui l'uomo, malvolentieri, acconsente. I due, così, si divertono cercando di badare al gigante.
Intanto Mansley, sempre più convinto e preso dalle sue indagini, continua a investigare e scopre sempre più particolari sul gigante, prendendo persino residenza proprio nella casa di Hogarth, avendo Annie messo in affitto una camera per guadagnare un po' di soldi. Mansley si trasferisce lì perché comincia a sospettare del ragazzino, avendo trovato, nei pressi della centrale, i resti del suo fucile giocattolo. Un giorno, mentre Hogarth e il gigante si trovano nella foresta, vedono un cervo venire ucciso da due cacciatori. Il gigante, dopo che Hogarth gli ha fatto capire che il cervo è morto, vede il fucile che aveva ucciso l'animale, e inizia a manifestare i sintomi della sua vera natura, con gli occhi che stanno diventando rossi. Hogarth gli fa però riprendere i sensi. Quella stessa notte, nonostante il gigante si senta in colpa per la morte del cervo, Hogarth gli fa capire che la morte è una cosa naturale, ma anche che lui ha dei sentimenti e quindi un'anima.
Sfortunatamente, l'ispettore Mansley, approfittando dell'assenza di Annie, trova delle foto che Hogarth ha scattato al gigante, per cui lo costringe a rivelargli la posizione del robot, minacciandolo di allontanarlo dalla madre. Finito l'interrogatorio, Kent lo stordisce con il cloroformio e, per catturare il robot, convince il generale delle forze armate a radunare parte dell'esercito. In questo modo, il giorno dopo, Kent, Hogarth, Annie, il generale Rogart e la sua parte dell'esercito vanno al deposito di ferri vecchi di Dean. Il gigante viene così ritrovato, ma adeguatamente travestito da imponente opera d'arte da Dean, il tutto grazie a un piano ideato insieme al bambino, sfuggito alla sorveglianza di Mansley. L'agente, dopo una violenta strigliata, viene così licenziato in tronco.
Più tardi, mentre giocano assieme, Hogarth punta una pistola giocattolo contro il robot, che però assume un'espressione totalmente seria e in un attimo spara dei raggi energetici dagli occhi, mancando miracolosamente il suo amico. Dean assiste a ciò e, spaventato, lo caccia via. Mentre il robot, mortificato, fugge verso la città, Dean vede a terra l'arma giocattolo usata da Hogarth e si rende conto che aveva solo cercato di difendersi dal presunto "attacco"; così, i due lo seguono in città per riconciliarsi.
Prima di riuscire a raggiungerlo, il gigante si rivela alla città salvando due bambini da una caduta mortale, rendendosi visibile anche a Mansley e al generale che, credendo che l'androide volesse attaccare la città, dà l'ordine di attaccarlo. Il gigante allora scappa dalla città insieme a Hogarth, riunitosi a lui. Dean tenta di far ragionare i militari a smettere di attaccare il gigante, in quanto inoffensivo, e li avvisa che così rischiano di far del male a Hogart, ma Mansley, per vendicarsi del ragazzo, mente al generale dicendogli che il bambino è morto. Il gigante, durante l'inseguimento, si rivela anche in grado di volare, ma viene colpito da un missile e precipita in fondo a un burrone con Hogarth, che perde i sensi.
Ricordandosi del cervo, il robot crede che l'amico sia morto, perciò, accecato dal dolore, venendo inoltre attaccato ancora senza neanche poter piangere l'amico riacquista la consapevolezza di essere un'arma, ritenendo i militari responsabili della morte di Hogart decide di vendicarsi trasformandosi in una versione mostruosa e potenziata che, nonostante gli sforzi dei militari, sbaraglia tutti. Tuttavia Hogarth si riprende e venuto a conoscenza di quanto accaduto all'amico raggiunge il gigante e lo supplica di fermarsi ricordandogli che è sbagliato uccidere e che sono le armi a uccidere e che non è obbligato a essere un'arma e che può scegliere di essere migliore; a quelle parole, il gigante lo riconosce e, vedendo Hogart vivo, ritorna in sé. Mansley non vuole rassegnarsi alla sconfitta e vuole distruggere il robot con un'arma nucleare sparata da un Nautilus, ma proprio in quel momento arriva Dean che riesce a spiegare al generale la reazione difensiva del robot. Quando il gigante torna in città con Hogarth, il generale realizza che Mansley gli aveva mentito e quando il generale chiede spiegazioni a Mansley sul perché gli avesse mentito sulla sorte del bambino Mansley si giustifica follemente definendo Hogart complice del gigante e quindi di ucciderli entrambi col missile. Il generale realizzando quanto Mansley sia folle ordina alle truppe di ritirarsi e chiama il sottomarino per farlo ritirare e quindi sembra che la situazione sia destinata a placarsi, ma purtroppo, preso dal panico dopo aver visto il gigante fissarlo con rabbia, Mansley voglioso di uccidere sia il gigante che Hogart strappa la radio al generale e fa lanciare la testata comunque. Essendo la bomba diretta dove si trova il gigante, cioè in mezzo alla città, anche tutti i presenti sono condannati. Mansley allora tenta di fuggire, ma viene bloccato e arrestato, mentre il gigante, dimostrando tutto il suo altruismo decide di sacrificarsi per salvare tutti: dopo aver salutato per l'ultima volta Hogarth, si lancia nel cielo stellato, facendosi colpire dal missile quando esso è ancora ad alta quota.
Qualche mese dopo, Annie e Dean si fidanzano, e quest'ultimo ha realizzato una statua raffigurante il gigante per ricordare il suo sacrificio. Hogarth ha finalmente fatto amicizia con i suoi coetanei e il generale gli ha fatto recapitare un pacco, che contiene l'unico frammento del robot ritrovato: una sua vite. Quella notte stessa la vite si illumina e comincia a muoversi da sola. Il ragazzo capisce che il robot è ancora attivo da qualche parte e lascia andare la vite, che si andrà a ricomporre in lui. Il film si conclude nel ghiacciaio Langjökull in Islanda: tutti i pezzi stanno convergendo verso la testa del robot che, sorridente, si sta autoriparando.
Nella versione Italiana sono state rimosse due scene, presenti invece nella versione originale:
Il Gigante di ferro tratta in primo luogo il concetto di esistenzialismo, nonché il tema della natura dell'essere umano. Esempio chiave ne è la frase di Dean, "Tu sei chi scegli e cerchi di essere" ("You are what you choose to be" nella versione originale), che poi in seguito Hogarth dice al Gigante. Quando ha iniziato a lavorare al film, Bird stava affrontando la morte di sua sorella, uccisa con un’arma da fuoco dall'ex marito. Mentre cercava materiale per il film, il regista scoprì che Ted Hughes scrisse "L'uomo di ferro" per confortare i suoi figli dopo che sua moglie, Sylvia Plath, si era tolta la vita, in particolare attraverso la metafora del Gigante in grado di riassemblarsi da solo dopo essere stato danneggiato. Queste esperienze costituirono per Bird la base per il suo pitch alla Warner Bros., basato intorno all'idea "che succederebbe se un'arma avesse un'anima e si rifiutasse di essere un'arma?".[5][6] Lo sceneggiatore del film, Tim McCanlies, ha commentato che "ad un certo punto, ci sono momenti fondamentali nella nostra vita in cui scegliamo chi vogliamo essere. E questa scelta ci accompagna per il resto della nostra vita", aggiungendo che i film possono fornire agli spettatori un senso di giusto o sbagliato, ed ha espresso il desiderio che "Il gigante di ferro ci faccia sentire come se fossimo tutti parti di un unico genere umano, che è qualcosa che abbiamo bisogno di sentire".[7]
Il film è stato elogiato da parte della critica e dal pubblico. Su Rotten Tomatoes il film ha una percentuale di gradimenti del 96% su 143 recensioni, il consenso critico del sito cita: «L'accattivante Gigante di ferro affronta argomenti ambiziosi e complesse relazioni umane con una mano ferma e una regia meravigliosamente animata da Brad Bird».[8]
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