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romanzo scritto da Victor Hugo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I miserabili (Les Misérables) è un romanzo sociale di Victor Hugo, pubblicato nel 1862 e considerato uno dei più eccelsi romanzi del XIX secolo europeo, fra i più popolari e letti dell'epoca. Suddiviso in 5 volumi, il libro è ambientato in un arco temporale che va dal 1815 al 1832, dalla Francia della Restaurazione post-napoleonica alla rivolta antimonarchica del giugno 1832. L'opera narra le vicende di numerosi personaggi: in particolare la vita dell'ex galeotto Jean Valjean e le sue lotte per la redenzione durante 20 anni di storia francese, con digressioni sulle vicende della Rivoluzione francese, sulle Guerre napoleoniche - in particolare la battaglia di Waterloo - fino alla Monarchia di luglio.
I miserabili | |
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Titolo originale | Les Misérables |
Illustrazione del personaggio di Cosette per I miserabili, disegnato da Émile Bayard per l'edizione di Eugène Hugues | |
Autore | Victor Hugo |
1ª ed. originale | 1862 |
1ª ed. italiana | 1862-1863 |
Genere | romanzo |
Sottogenere | romanzo storico |
Lingua originale | francese |
Ambientazione | Parigi, Francia 1815-1833 |
I suoi personaggi appartengono agli strati più bassi della società francese dell'Ottocento, i cosiddetti "miserabili" - persone cadute in miseria, ex forzati, prostitute, monelli di strada, studenti in povertà - la cui condizione non era mutata né con la Rivoluzione né con Napoleone, né con Luigi XVIII. È una storia di cadute e di risalite, di peccati e di redenzione. Hugo santifica una plebe perseguitata, ma intimamente innocente e generosa; la legge, che dovrebbe combattere il male, spesso lo incarna, come l'inesorabile personaggio di Javert. Il grande eroe è il popolo, rappresentato da Jean Valjean, fondamentalmente buono e ingiustamente condannato per un reato insignificante. Hugo riassunse così l'opera: «Il destino e in particolare la vita, il tempo e in particolare il secolo, l'uomo e in particolare il popolo, Dio e in particolare il mondo, ecco quello che ho cercato di mettere in quel libro». Nel racconto fluviale ci sono descrizioni e giudizi di grande rilevanza storica, permettendo di collocare i personaggi nel loro contesto storico-sociale: la battaglia di Waterloo, l'architettura della città di Parigi, la visione sul clero e i monasteri dell'epoca, le opinioni sulla società e i suoi mali, il quadro plumbeo della Francia della Restaurazione[1].
Il testo si apre con le vicissitudini del vescovo di Digne in data 1815, il monsignor Charles-François-Bienvenu Myriel, che ricopriva questa posizione già dal 1806. Considerato un giusto per via della sua rettitudine e del suo interesse per i poveri, proprio per questo non è ben accetto dagli altri porporati, ancora sostenitori del regime pre-rivoluzionario. È lui il personaggio principale del libro primo.
Jean Valjean, giovane potatore a Faverolles, dovendo provvedere alla sorella e ai figli di questa, per disperazione si trova costretto a rubare un misero tozzo di pane; per questo "crimine" viene ingiustamente e abominevolmente condannato a ben cinque anni di lavori forzati nel carcere di Tolone, pena che viene allungata di ulteriori 14 anni a seguito di vari, più che legittimi, tentativi falliti di evasione. Viene infine liberato dal carcere a seguito di un'amnistia nei primi giorni del 1815, dopo 19 anni di reclusione; in questa data egli ha 46 anni, si può perciò comprendere che l'uomo fosse entrato in carcere a 27 (nel 1796, ovvero ancora durante la Rivoluzione) e che fosse nato nel 1769.
All'uscita dal carcere Valjean si trova a vagabondare per diversi giorni attraverso il sud-est della Francia, vedendosi chiudere in faccia ogni alloggio e ogni opportunità a causa del suo passato di galeotto, confermato dal passaporto giallo che ha con sé, che lo identifica come un reietto della società. Gli è fatto obbligo di presentare il documento ovunque si rechi. Questa situazione finisce per esasperare il risentimento e l'odio che Valjean prova nei confronti della società e di tutto il genere umano, fino a spingerlo a comportamenti improntati a una fredda malvagità d'animo. Nel frattempo, giunto, nei suoi vagabondaggi, nella città di Digne, ha la fortuna di imbattersi nel vescovo della città, Monsignor Myriel, ex aristocratico rovinato dalla Rivoluzione francese e costretto all'esilio, trasformatosi, dopo una crisi spirituale, in un pio e giusto uomo di Chiesa dall'eccezionale altruismo.
In un primo momento Valjean diffida del prelato, temendo che l'accoglienza in casa sua e il tentativo di redimerlo dai suoi vecchi peccati sia un segno di opportunismo; giunge anzi a rubare le posate d'argento del vecchio e a fuggire. Catturato dalla polizia, però, viene portato di nuovo di fronte al Vescovo, il quale lo difende dai gendarmi sostenendo che quelle posate fossero in realtà un dono, e anzi lo rimprovera di non avere preso anche i candelabri d'argento, fino ad allora gli unici oggetti di lusso tenuti da Myriel. Attraverso quel gesto, il monsignore conquista l'anima di Jean Valjean e la consacra a Dio. Scosso e turbato dalla carità del vescovo, Valjean cade in uno stato d'animo confuso e, rilasciato quella stessa notte, commette un nuovo furto, rubando ad un bambino una moneta d'argento senza capire quale sia veramente il suo stato sociale. Quando comprende ciò di cui si è reso colpevole, Valjean, colto da una grave crisi di identità, capisce ciò che il vescovo aveva cercato di comunicargli e matura la decisione di cambiare vita, seguendo l'esempio del caritatevole prelato.
Quello stesso anno, il 1815, Jean Valjean – ancora ricercato per i furti commessi – si stabilisce a Montreuil-sur-Mer dove, grazie al denaro del vescovo, riesce ad impiantare una fiorente industria di bigiotteria e a diventare un cittadino rispettabile, celando il proprio passato e assumendo la falsa identità di Monsieur Madeleine. I suoi gesti di bontà e di carità verso i poveri lo rendono presto molto amato dagli abitanti della cittadina, che giungono a nominarlo sindaco di lì a pochi anni. Solo l'ispettore di polizia locale, Javert, che era stato secondino a Tolone, nutre alcuni dubbi sul suo passato ed inizia a sospettare la sua reale identità. Frattanto Valjean incontra una poverissima donna, Fantine, ex impiegata in una delle sue fabbriche licenziata – a sua insaputa – dalla direttrice del personale perché ragazza madre, una condizione stigmatizzata dalla morale corrente. Deciso ad aiutare la donna, gravemente ammalata, Valjean/Madeleine la salva dalla prigione in cui Javert, venuto ad arrestarla per un'aggressione ai danni dell'aristocratico che l'aveva importunata mentre esercitava l'attività di prostituta, voleva spedirla. Aggravatasi la malattia di Fantine, Valjean le promette di farla ricongiungere alla figlia Cosette, che Fantine stessa aveva affidato cinque anni prima a una coppia di locandieri di Montfermeil.
Contemporaneamente però Valjean/Madeleine viene a sapere che, a causa di uno scambio di identità, un uomo catturato dalla polizia ad Arras è stato ritenuto essere l'evaso Jean Valjean e rischia come tale l'ergastolo. Pur rendendosi conto che l'evento potrebbe volgere a suo vantaggio, eliminando per sempre i sospetti sul suo passato, l'ex-forzato non può permettere che un innocente venga incriminato al suo posto; dopo una notte di angosce e di indecisione, si reca in tutta fretta sul luogo del processo e si autodenuncia al giudice, rivelando la propria identità e scagionando così il suo "alter ego". Tornato a Montreuil-sur-Mer, Valjean ha appena il tempo di assistere alla morte di Fantine prima che la polizia, con Javert in testa, venga ad arrestarlo. Riesce a sfuggire una prima volta alla cattura, viene in seguito ripreso ma riesce ad evadere e a simulare la sua morte. Questi eventi avvengono nel 1823, all'epoca in cui Jean Valjean ha 54 anni.
Fuggito di galera, Valjean si reca a Montfermeil dove scopre le crudeli condizioni in cui i Thénardier, proprietari della locanda tutori di Cosette, costringono a vivere la piccola, trattata al pari di una serva e privata di ogni affetto e calore. I Thénardier, infatti, rappresentano quella gente di umili origini che è riuscita a migliorare la propria condizione sociale e ha assunto una mentalità egoista e un carattere autoritario come quello dei peggiori aristocratici. Dietro pagamento di un'ingente somma e valendosi anche del proprio vigore fisico, Valjean - descritto come un uomo dalla corporatura imponente e dalla forza erculea, riscatta la bambina e si nasconde con lei a Parigi in un'umile casa. Scovato anche qui dall'instancabile Javert, divenuto ispettore nella capitale, Valjean è costretto nuovamente alla fuga e riesce a nascondersi con Cosette in un convento cittadino di monache di clausura, il Petit-Picpus, nel quale trova rifugio grazie all'intercessione del giardiniere, Monsieur Fauchelevent, un ex carrettiere a cui aveva salvato la vita tempo addietro a Montreuil.
Trascorre in convento quasi sei anni, celandosi sotto l'identità di fratello del giardiniere, Ultime Fauchelevent, che resterà da allora in poi il suo nome "ufficiale". Cosette e Valjean escono dal convento nel 1829 per decisione dello stesso Valjean, che non voleva spingere la piccola a una vita monastica che l'avrebbe privata di una vita più piena e gioiosa. All'epoca il vecchio ha 60 anni e la bambina 14. Jean Valjean e Cosette prendono alloggio in a Parigi in Rue Plumet, ove vivono una vita modesta e ritirata ma dignitosa grazie ai risparmi che l'uomo era riuscito a mettere in salvo prima della sua cattura a Montfermeil; il denaro che questi aveva guadagnato come Monsieur Madeleine ammonta infatti a 600 000 franchi, che vengono nascosti con cura ai piedi di un albero in un bosco nei pressi di Montfermeil: da essi Valjean attinge però con estrema parsimonia considerandoli la dote di Cosette.
Nel corso delle lunghe passeggiate dei due nei Giardini del Lussemburgo, la giovane Cosette nota un giovane, Marius, studente universitario, liberale, repubblicano e bonapartista di buona famiglia ma praticamente diseredato a seguito di una lite, per motivi politici, con il nonno, un nostalgico e spietato monarchico. Figlio di un ufficiale napoleonico sopravvissuto a Waterloo, cresciuto in ambienti reazionari cari al nonno materno, il giovane Marius riscopre l'identità del padre e l'amore per la Rivoluzione e l'Imperatore. Arrivato tardi al capezzale del genitore morente, mostrerà venerazione per il padre rispettandone le ultime volontà redatte nel testamento: qualora Marius ritrovasse un tale Thénardier, farà di tutto per renderlo felice. Quell'uomo, secondo quanto scritto dal padre, lo salvò dalla morte sul campo di battaglia di Waterloo. In realtà Thénardier, poi divenuto con la moglie proprietario della locanda, estrasse il corpo dell'ufficiale dal cumulo di corpi (dove sarebbe soffocato) solo per depredarlo di eventuali ricchezze. Per Marius ripagare quel debito diventa lo scopo di una vita, dato che non conosce la verità: i Thérnadier gli mentono affermando che il padre fu portato via in spalla durante la battaglia sotto il fuoco nemico.
Nel frattempo, Jean Valjean cade in un tranello tesogli da Thénardier, che, caduto in disgrazia, era divenuto capo di una banda di malavitosi parigini e che, a conoscenza della ricchezza dell'ex-forzato, lo attira in casa sua e lo rapisce. Valjean riesce però a salvarsi grazie a Marius, che, venuto a sapere per caso del piano di Thénardier, suo vicino di casa, attraverso un buco sulla parete che divide i due alloggi, allerta la polizia: in questo modo però, interviene sul luogo del delitto proprio il terribile Javert. Nella confusione Valjean riesce a dileguarsi calandosi da una finestra, sfuggendo così sia ai banditi sia alle forze dell'ordine.
Marius, intanto, scoperta l'abitazione di Cosette e del padre grazie ad Éponine (figlia maggiore dei Thénardier, segretamente innamorata del giovane), inizia a tessere con la giovane una platonica ma intensa relazione d'amore, all'insaputa di Valjean. Quando però Valjean, preoccupato per l'incolumità della figlia, le comunica la sua intenzione di trasferirsi con lei in Inghilterra, i due amanti si trovano costretti alla separazione. Marius, disperato e impotente, decide di uccidersi: scrive una lettera con le sue ultime volontà e la consegna a Gavroche, monello di strada figlio dei Thérnadier, da recapitare a Cosette. Si avvia poi verso il centro cittadino, dove stanno intanto divampando gli scontri fra rivoluzionari repubblicani e soldati di Luigi Filippo e si unisce ai suoi amici rivoltosi capeggiati dal carismatico Enjolras cercando la morte sulle barricate.
Mentre infuriano gli scontri della notte fra 5 e 6 giugno 1832, Jean Valjean viene a scoprire, tramite una lettera scritta da Cosette a Marius, il legame fra i due, da lui nemmeno sospettato e rimane sconvolto dalla notizia. Quella stessa notte, Gavroche gli recapita il messaggio scritto per Cosette dal giovane dalla barricata e riesce a tornare in tempo per aiutare i suoi compagni assediati, e in quella circostanza morirà. Valjean scopre l'intenzione del giovane di suicidarsi e si avvia egli stesso alla barricata. Qui, nell'infuriare degli scontri, ritrova Javert, fatto prigioniero dei rivoltosi e da questi condannato a morte. Tramite un sotterfugio, l'ex forzato si incarica dell'esecuzione dell'ispettore ma, nascosto dietro a un muro simula l'uccisione ma in realtà risparmia il poliziotto. Poi, mentre polizia e Guardia Nazionale irrompono nella barricata, porta in salvo Marius, colpito e privo di sensi e lo sottrae alla cattura e alla morte portandolo sulle spalle in un impressionante viaggio attraverso le fogne parigine.
Nel dedalo della cloaca, Valjean incontrerà Thénardier, rifugiatosi lì per sfuggire all'ispettore Javert, appostato nei pressi. Mentre l'ex-forzato riconosce l'antico locandiere di Montfermeil, quest'ultimo non riconosce Valjean. Scambiatolo per un assassino, gli accorda la libertà aprendo l'inferriata che affaccia sulla Senna in cambio della spartizione del bottino rubato al presunto defunto che portava in spalla. Finite le contrattazioni, all'uscita della fogna l'ex forzato si imbatte però in Javert che lo arresta e lo conduce con sé in una carrozza. Dopo aver depositato l'esanime Marius a casa del nonno, Javert riconduce Valjean a casa sua e, con suo sommo stupore, lo lascia libero di andarsene. In seguito, l'integerrimo ispettore di polizia, incapace di conciliare la riconoscenza che deve al criminale che gli ha salvato la vita con quella di tutore della legge, sceglie di togliersi la vita gettandosi nella Senna.
Marius, ristabilitosi dalle ferite e riconciliatosi con il nonno, sposa Cosette – con il beneplacito di Jean Valjean – nel 1833. Dopo il matrimonio, questi, pur avendo ricevuto l'offerta di vivere con la novella coppia nella loro casa (come già era successo a Montreuil), comprende di non poter anteporre la propria felicità a quella di Cosette e di non poter permettere che il proprio passato metta in pericolo la futura vita della giovane. Perciò, preso in disparte Marius, lo mette a conoscenza dei suoi precedenti di galeotto e accetta con profondo dolore di separarsi definitivamente da Cosette.
Lontano dalla figlia adottiva, solo e depresso, il sessantaquattrenne Jean Valjean inizia a risentire quasi improvvisamente del peso dei suoi anni, ammalandosi gravemente. Quando, nel giugno 1833, Marius viene fortuitamente a sapere, proprio grazie al malvagio Thénardier – che dal canto suo meditava una ennesima truffa ai danni del giovane – di dovere la vita a Jean Valjean, fa appena in tempo a correre da lui con Cosette e a dare il tempo al vecchio di vedere un'ultima volta prima di morire l'amata figlia adottiva. Valjean, rasserenato dalla visita di Cosette, esala l'ultimo respiro sotto la luce delle candele poste sui candelabri donatigli dal vescovo di Digne, al cui esempio deve la propria redenzione.
Stando a quanto si apprende nell'ultimo paragrafo del romanzo, la sua tomba viene posta nel cimitero di Père-Lachaise, anonima se non per un'iscrizione tracciata a matita che recita:
«Il dort. Quoique le sort fût pour lui bien étrange,
Il vivait. Il mourut quand il n'eut plus son ange;
La chose simplement d'elle-même arriva,
Comme la nuit se fait lorsque le jour s'en va.»
«Riposa: benché la sorte fosse per lui ben strana,
pure vivea: ma privo dell'angel suo morì:
La cosa avvenne da sé naturalmente
come si fa la notte quando il giorno dilegua»
Il romanzo è suddiviso in cinque parti, o "tomi", a loro volta suddivisi in più libri e ancora in capitoli. In essi, oltre al dipanarsi delle vicende narrate, trovano posto delle ampie digressioni di carattere storico, sociale, filosofico o semplicemente lirico, che vanno a costituire una grande panoramica delle idee e delle opinioni dell'autore su un'ampia varietà di temi, dai più pratici come quelli politici e sociali, alle meditazioni sull'animo umano e sull'amore.
I cinque tomi in cui è divisa l'opera sono:
La gestazione dell'opera fu lunga e difficoltosa; occorsero più di quindici anni fra la prima ideazione e la stesura definitiva. Hugo si era già interessato dei problemi della giustizia sociale e della dignità umana nei suoi romanzi L'ultimo giorno di un condannato a morte (Le Dernier Jour d'un condamné, 1829) e Claude Gueux (1834), nei quali si scagliava con foga contro le ingiustizie e in particolare contro la pena di morte; ma formulò appieno l'idea di un romanzo interamente incentrato sugli "ultimi" e sulla miseria solo nel 1845, quando stese il primo abbozzo di un'opera che intitolò provvisoriamente Les Misères. Tuttavia, lo sviluppo del romanzo si interruppe nel 1848 e lo scrittore si dedicò invece ad un pamphlet intitolato Discours sur la misère, che pubblicò nel 1849. Hugo rimise mano al romanzo quasi dieci anni più tardi, durante il suo esilio, e ne terminò la scrittura definitiva nel 1862. L'opera venne pubblicata col titolo Les Misérables nel 1862, dall'editore Lacroix.
Presentato in due parti, la prima pubblicata il 3 aprile 1862, la seconda il 15 maggio dello stesso anno, il romanzo raccolse reazioni contrastanti. La stampa, soprattutto quella vicina al governo di Napoleone III, attaccò duramente l'opera, che venne giudicata a volte immorale, a volte troppo sentimentale e, per alcuni, troppo compiacente e celebrativa dei moti rivoluzionari[4]. Charles Baudelaire espresse un giudizio ambivalente: da una parte definisce il libro come "immondo"[5] e "inetto",[6] dall'altra parte afferma che «contiene delle pagine che possono inorgoglire non soltanto la letteratura francese, ma anche la letteratura dell'Umanità pensante».[7] Gustave Flaubert, ammiratore dell'Hugo romantico del 1830, diffida del romanziere maturo, definito «vecchio coccodrillo», giudicando le sue digressioni filosofiche, come quelle de I miserabili, pesanti e fuori luogo, per lo «stile intenzionalmente scorretto e volgare».[6] Questo punto di vista fu d'altronde condiviso da tutti coloro, come Verlaine, che vorrebbero separare nettamente l'arte dall'impegno politico. Edmond e Jules de Goncourt attaccarono l'opera come un libro "falso", mentre Lamartine e Barbey d'Aurevilly definiscono l'opera come "pericolosa". Per Lamartine è «libro pericolosissimo in due sensi: non solo perché spaventa le persone felici, ma perché suscita troppe speranze in quelle infelici».[6] Hugo rispose di sapere benissimo che parlare della miseria, la "cosa senza nome", e per questo, di usare una "parola da galeotti", scandalizzava i benpensanti, ma rispose a Lamartine scrivendo che ciò è necessario: «Io illumino la notte».[6] Arthur Rimbaud esaltò invece il romanzo, parlandone come di un vero poema.
Per contro, il romanzo fu un enorme successo di pubblico, anche a livello delle classi operaie. Oltre ad essere letto e apprezzato da migliaia di lettori nella madrepatria, nello stesso anno della sua prima pubblicazione venne tradotto in molte lingue europee (fra le prime edizioni vi furono quelle in lingua italiana, inglese, portoghese e greca), che ricevettero ovunque uno straordinario apprezzamento popolare[8][9].
Innumerevoli film si ispirarono o rivisitarono l'opera di Hugo. Fra i più importanti vi sono:
Fra i molti adattamenti teatrali, il più degno di nota è probabilmente il musical Les Misérables, realizzato nel 1980 dal musicista Claude-Michel Schönberg e il librettista Alain Boublil, rappresentato pressoché ininterrottamente dalla data della sua uscita nei più prestigiosi teatri del mondo, compresa Broadway.
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