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romanzo scritto da Giorgio Scerbanenco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I milanesi ammazzano al sabato è un romanzo poliziesco di Giorgio Scerbanenco del 1969, il quarto e ultimo della fortunata serie di Duca Lamberti, il personaggio creato da Scerbanenco per Venere privata (1966) e sviluppato negli anni a seguire. Radiato dall'Ordine dei medici per aver praticato l'eutanasia su un paziente terminale, Lamberti è ormai a tutti gli effetti un valente investigatore, che diede ampia ma tardiva fama all'autore.
I milanesi ammazzano al sabato | |
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Autore | Giorgio Scerbanenco |
1ª ed. originale | 1969 |
Genere | romanzo |
Sottogenere | giallo |
Lingua originale | italiano |
Ambientazione | Milano, Lodi, fine anni sessanta |
Protagonisti | Duca Lamberti |
Coprotagonisti | Amanzio Berzaghi |
Serie | Le indagini di Duca Lamberti |
Preceduto da | I ragazzi del massacro |
Donatella Berzaghi è una ragazza milanese con un grave handicap: affetta dalla nascita da una forma di elefantiasi, a ventotto anni il suo sviluppo mentale è ancora quello di una bambina. Fisicamente invece è molto avvenente, anche se eccezionalmente alta e robusta. La situazione è aggravata dalla ninfomania della giovane, che la porta a concedersi facilmente a qualunque uomo la corteggi, e spinge i genitori a tenerla chiusa in casa. Rimasta orfana di madre, vive con l'anziano padre Amanzio, ex camionista destinato al lavoro d'ufficio dopo un grave incidente. L'uomo non riesce a sorvegliarla a tempo pieno, ma ha pattuito con il proprio superiore un permesso per andarla a trovare per pochi minuti due volte al giorno. Nonostante ciò, un giorno, Donatella scompare. Disperato, il genitore si rivolge alla polizia, premendo con insistenza per lo svolgimento delle ricerche. Il caso passa di mano in mano fino a giungere a Duca Lamberti, che accetta.
Duca inizia a tracciare i movimenti della giovane, ricerca favorita dalla sua appariscenza. Le indagini lo portano a addentrarsi nella torbida Milano del sesso a pagamento e dello sfruttamento della prostituzione. Dopo pochissimi giorni, tuttavia, Donatella viene trovata morta, bruciata viva all'interno di un covone di fieno. Duca ottiene presto conferma del sospetto che la ragazza sia stata rapita da individui privi di scrupoli, disposti ad approfittare delle sue condizioni per avviarla alla prostituzione. La prima persona a cui portano le indagini è un giovane, Salvatore Carasanto, che vive adescando ragazze da avviare alla prostituzione. Duca e Mascaranti, con le minacce e con la promessa di lasciarlo libero, ottengono la sua collaborazione. Il ragazzo ammette di aver sentito parlare della singolare ragazza da un ragazzo incontrato per caso, che gli aveva raccontato di avere tra le mani una ragazza gigantesca che gli aveva fruttato ottimi affari. Salvatore non conosce l'identità della persona che ha incontrato, ma fornisce un identikit preciso del sospetto e indica alcune case utilizzati come bordelli dalla banda.
Come sempre, Lamberti chiede alla sua compagna Livia di fargli da autista per visitare i luoghi indicati da Carasanto. Individuata la prima casa, Duca si finge un cliente e avvicina una ragazza africana; una volta ottenuta la sua confidenza, ella conferma di aver sentito parlare di Donatella da un cliente che le aveva confessato di cercare ragazze "diverse". Nel parlare la ragazza, di nome Herero e di origine bantu, mostra segni di alcolismo e depressione: Duca le propone di seguirlo per metterla al sicuro; la ragazza accetta e si dichiara disponibile ad aiutarlo nelle indagini. Nel frattempo Mascaranti rintraccia l'uomo indicato da Herero, il cavalier Salvarsati. L'uomo dapprima nega di aver conosciuto la ragazza, ma quando Herero entra nell'ufficio deve capitolare e rivelare l'indirizzo della persona che gli procurava gli incontri; tuttavia in quel luogo la polizia trova una casa in demolizione. Anche Herero non trova nessuna nuova informazione e le indagini arrivano a un punto morto.
Giorni dopo, Amanzio Berzaghi trova una lettera anonima che rivela l'identità degli assassini e il loro indirizzo: Franco Baronia, la sua amica Concetta Giarzone, prostituta di lungo corso, e Michelangelo Sarosi detto Michelone, il barista di un locale frequentato da Amanzio. Quest'ultimo aveva appreso di Donatella e delle sue disgrazie dalle confidenze dello stesso Amanzio. Il giorno seguente l'uomo decide di andare da solo all'indirizzo che gli è stato segnalato senza avvisare la polizia. Nel frattempo una prostituta riconosce nell'identikit fornito da Carasanto una persona con cui era stata mesi prima, e mette Duca sulla pista giusta. Livia, Mascaranti e Duca si dirigono immediatamente a Lodi, a un hotel da lei indicato: il proprietario è cugino e omonimo di Franco Baronia, il quale lo ricattava pretendendo soldi e favori, e spesso aveva usato le stanze dell'albergo per portarvi uomini e prostitute. Baronia vi aveva effettivamente condotto Donatella, la quale in piena notte aveva iniziato a urlare il nome del padre; il proprietario li aveva scacciati per paura che queste urla attirassero la polizia. L'albergatore fornisce a Duca l'indirizzo del cugino.
Intanto Amanzio si presenta a casa di Concetta: la donna lo riconosce e cerca di chiuderlo fuori casa, ma Amanzio la aggredisce. Segue una lotta furibonda durante la quale la donna lo ferisce gravemente a un occhio; mentre l'uomo è K.O. Concetta telefona a Franco Baronia perché corra a casa. Amanzio si riprende e tramortisce la donna, poi ne raccoglie il corpo e la butta nella vasca da bagno per poi torturarla spingendole la testa sotto l'acqua, continuando a chiederle perché gli abbiano ucciso la figlia. Concetta gli rivela che effettivamente avevano deciso di rapire Donatella dopo aver ricevuto l'imbeccata da Michelone; per un certo tempo Donatella si era comportata bene e i clienti spendevano una fortuna per andare a letto con lei. Poi le cose erano improvvisamente cambiate e Donatella aveva iniziato a urlare il nome del padre; dopo quanto successo a Lodi i tre avevano deciso di ucciderla.
Franco arriva a casa di Concetta; Amanzio lo aggredisce e, dopo averlo immobilizzato, gli chiede come avevano compiuto il rapimento: l'idea era stata di Michelone, che aveva ascoltato le confidenze del padre al bar. Avevano coinvolto una domestica che lavorava in un appartamento sotto quello dei Berzaghi, sfruttando la sua infatuazione per il barista. Avevano atteso che i proprietari fossero assenti per attirare Donatella nel suo appartamento e farla uscire di notte non vista da nessuno, quando già le ricerche erano cominciate. Amanzio, furioso, lo uccide sul colpo; anche Concetta muore annegata nella vasca. Poco dopo arriva anche Michelone, che era stato avvisato da Franco Baronia: Amanzio uccide anche lui.
Duca, Mascaranti e Livia arrivano quando tutto è finito, appena in tempo per chiamare un'ambulanza in soccorso di Amanzio, che nonostante le ferite tremende sopravvive. L'uomo confessa a Duca che non era andato alla casa per compiere una strage, ma solo per conoscere la verità sulla figlia. Le cose avevano però preso una strada diversa. Probabilmente, se avesse ricevuto la lettera anonima (che Duca ipotizza sia stata inviata dalla domestica complice) in un altro giorno, l'avrebbe portata alla polizia perché il giorno dopo sarebbe andato a lavorare; ma essendo sabato, vi si era recato autonomamente. Amanzio conclude dicendo "Se non fosse stato sabato non l'avrei fatto, tutto quel disastro".
Alla fine della vicenda Duca riceve la notizia della sua riammissione all'albo dei medici dopo la sua cacciata a seguito della condanna per procurata eutanasia, per la quale aveva scontato tre anni di carcere. Duca, tuttavia, si sente fallito sia come medico, essendosi ormai completamente allontanato da questa professione, sia come poliziotto, per non aver saputo trovare i colpevoli della morte di Donatella prima del padre. Livia lo consola e lo incita ad andare avanti.
Il romanzo ha ispirato il film La morte risale a ieri sera (1970) di Duccio Tessari, in cui Duca Lamberti è interpretato da Frank Wolff, mentre Amanzio Berzaghi è impersonato da Raf Vallone.
Nel 2008, ispirandosi a questo romanzo, gli Afterhours hanno intitolato un loro album I milanesi ammazzano il sabato.
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