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editore e compositore francese e del Regno delle Due Sicilie Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Guglielmo Cottrau (nato Guillaume Cottrau[2] o Guillaume-Louis Cottrau[3]; Parigi, 10 agosto 1797[4] – Napoli, 31 ottobre 1847[4]) è stato un editore e compositore francese, diventato successivamente suddito del Regno delle Due Sicilie dopo aver rinunciato alla cittadinanza francese.
«trascrisse, modificò e compilò informi cantilene popolari, dando loro forma di canzone. Però molte egli ne creò di sana pianta, e non meno pregevoli delle prime; per queste ultime egli scriveva all'istesso tempo e la musica e le parole»
Joseph Guillaume Cottrau (Saverna, 4 giugno 1760 - Napoli, 19 marzo 1825[5]), secondo fonti più antiche strasburghese[1] era un letterato con la passione della musica, presidente dell'Accademia di Belle Arti a Parigi[6]. Si trasferì a Napoli al seguito di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat[7] di cui fu Maresciallo di campo[6]; presenta quindi due richieste di naturalizzazione, nel 1814 e nel 1815, entrambe accolte[8], lavorando come presidente dell'Accademia di Belle Arti e vicepresidente della Giunta dei Teatri[9]. La sua casa nel capoluogo partenopeo fu frequentata da artisti come Ferdinand Hérold, Nicola Antonio Zingarelli e Girolamo Crescentini ma al ritorno dei Borbone a Napoli Joseph Guillaume Cottrau perse i suoi incarichi originali, in cambio di altri meno prestigiosi, all'inizio rifiutati e poi in seguito, anche per colpa di rovesci economici in Francia, accettati[10].
Nacque in una famiglia nobile, la madre era la Contessa[1] Adelaide Girault d'Egrefeuille[11] mentre il padre, Joseph Guillaume[11] aveva ottenuto incarichi politici importanti[4] ed era stato il segretario di Guillaume-Chrétien de Lamoignon de Malesherbes[12].
Guglielmo Cottrau raggiunse il genitore nel capoluogo campano[4] in circostanze non ben definite dagli studiosi: secondo Masutto, vissuto in tempi più vicini a Cottrau, all'età di sei anni[1], mentre Cossentino asserisce un suo arrivo all'età di dodici anni, dopo l'entrata nel capoluogo partenopeo di Murat[13]. Nella città partenopea, il padre di Guglielmo assunse inoltre il ruolo di presidente della "Filarmonica".[14]; effettuò quindi il suo percorso di formazione culturale a Napoli, a quel Regio Collegio di Marina frequentato dalla nobiltà locale[15] ed al ritorno dei Borbone, dopo che il padre perse con il cambio di regime i benefici economici portandolo a trovarsi un lavoro[10], acquisì la cittadinanza napoletana, imparentandosi con Domenico Cirillo sposandone la figlia[4] Giovanna[16] e passando all'ombra del Vesuvio quasi tutta la vita[11]: imparò quindi la lingua napoletana, meglio dell'italiano, usandola anche per il lavoro[11].
Primogenito[17], fratello del pittore Pierre Felix Cottrau e della cantante lirica Lina Freppa, nata Jeanne Nicoline Cottrau[18], fu il capostipite del ramo napoletano della famiglia, padre tra l'altro di Teodoro[2], Alfredo [16] e Giulio[16]; attraverso Teodoro fu antenato della Medaglia d'Oro Teodoro Capocci[19] e attraverso Alfredo dei fratelli Mario e Carlo D'Urso[20].
Cominciò gli studi con Girolamo Crescentini[21][22]. Stimato da Vincenzo Bellini, che lo elogia nel suo epistolario, e citato da Gaetano Donizetti nella sua corrispondenza[1], Guglielmo Cottrau lavorò in ambito musicale e letterario scrivendo a Napoli Le tour du monde dans un fauteuil e Omnibus et Omnium[1], diffuso nella comunità francese nel capoluogo partenopeo[23].
In seguito ai danni economici subiti dal padre con il ritorno dei Borbone a Napoli[10], Guglielmo Cottrau verso il 1825 incominciò la sua collaborazione con Bernardo Girard per pubblicare la raccolta intitolata Passatempi musicali, tramite la quale riuscì a mettere assieme molte canzoni, alcune di anonimi ma riarrangiate da lui stesso, qualcun'altra composta da lui e altre attribuibili a vari autori contemporanei[24]; di Girard ne divenne successivamente socio[25], subentrandone alla direzione della casa editrice dello stesso Girard alla sua morte[24]. Diede inoltre alle stampe le raccolte antologiche Napolitane, nel 1824 e nel 1840 Eco del Vesuvio[21].
Il suo grande merito fu quello di aver contribuito alla conoscenza e alla diffusione della musica napoletana ben oltre le frontiere italiane.
Dopo la sua morte, apparve non semplice l'attribuzione sicura delle sue composizioni, e tra gli storici della musica il De Mura gli concesse la scrittura della musica di Fenesta ca lucive e di Fenesta vascia, la prima di origine siciliana e in qualche modo ispirata alla vicenda della baronessa di Carini, la seconda invece sarebbe stata musicata su un testo antico del Cinquecento. Tra i suoi successi ci furono anche Serenata di Pulcinella, La monacella e L'amante scurnuso[21].
Tra i collaboratori più stretti di Cottrau vi fu Gaetano Donizetti, di cui fu editore[13] e amico intimo[26], secondo gli storici ispiratore dell'aria di Santa Lucia (secondo gli storici sarebbe ispirata ad un'aria del Lucrezia Borgia[27]), composta dal figlio di Guglielmo, Teodoro[2]. A Donizetti suggerì il vaudeville chiamato Le sonnette du noit, che ispirò Il campanello[28].
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