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Guardia variaga

unità militare dell'Impero bizantino preposta alla protezione dell'imperatore Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Guardia variaga
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La Guardia variaga o dei Vareghi (in greco antico: Τάγμα τῶν Βαράγγων?, Tágma tōn Varángōn) fu un'unità d'élite dell'esercito bizantino in servizio dal X al XIV secolo con mansioni di guardia reale dell'imperatore bizantino. Era composta principalmente da guerrieri del Nord Europa, principalmente norreni dalla Scandinavia e anglosassoni dall'Inghilterra.[3][4] Il reclutamento di "barbari" quali guardia personale del basileus fu motivato dalla volontà dell'autarca di garantirsi truppe estranee ai complotti ed alla partigianeria della corte costantinopolitana per meglio poterla controllare.[5][6]

Dati rapidi Guardia variaga Τάγμα των Βαραγγίων, Descrizione generale ...

I Rus' fornirono i primi mercenari ai bizantini dopo l'assedio di Costantinopoli (860)[7] ma la Guardia fu formalmente costituita dall'imperatore Basilio II (r. 976-1025) nell'inverno 988-989, in seguito alla cristianizzazione della Rus' di Kiev da parte di Vladimir I di Kiev (r. 978-1015). Vladimir, aveva da poco preso il controllo del Principato di Kiev grazie a mercenari variaghi e ne inviò 6000 a Basilio come parte di un accordo d'assistenza militare.[8][9] La sfiducia di Basilio nei confronti dell'armata imperiale bizantina, il Tagma,[10] la lealtà delle cui truppe mutava con conseguenze fatali, così come la comprovata lealtà dei variaghi di cui anzitutto testò le abilità sul campo di battaglia, spinsero il basilues a impiegarli come sue guardie personali.

L'afflusso di Scandinavi (principalmente Svedesi ma anche Danesi e Norvegesi)[3][4][11][12] mantenne un'impronta quasi interamente norrena nel Tágma tōn Varángōn fino alla fine dell'XI secolo. In quegli anni, gli svedesi si arruolarono nella Guardia in numero tale che una legge medievale svedese, la Västgötalagen del Västergötland, dichiarò che nessuno poteva ereditare durante il soggiorno in "Grecia" – allora termine scandinavo per l'Impero bizantino – per fermare l'emigrazione,[13] soprattutto perché altre due corti europee, oltre a Costantinopoli, reclutavano allora mercenari scandinavi in gran numero: la Rus' di Kiev (circa 980-1060) e la Þingalið della Londra del Danelaw (1013-1051).[14]

Composta principalmente da norreni e Rus' per i primi 100 anni, la Guardia iniziò ad arruolare un numero crescente d'Anglosassoni dopo la conquista normanna dell'Inghilterra. Al tempo dell'imperatore Alessio I Comneno (r. 1081-1118), il Tágma tōn Varángōn era in gran parte reclutata tra gli anglosassoni e «altri che avevano sofferto per mano dei vichinghi e dei loro cugini normanni». Gli anglosassoni e altri popoli germanici condividevano con i vichinghi una tradizione di servizio fedele (fino alla morte, se necessario) e vincolato da giuramenti, e l'invasione normanna dell'Inghilterra provocò la perdita di molti combattenti che avevano perso le loro terre e i loro ex-padroni e cercavano posizioni altrove.[3][4][15]

La Guardia variaga non solo garantiva la sicurezza del basileus ma partecipò anche a molte battaglie, spesso giocandovi un ruolo decisivo poiché solitamente schierata nei momenti più critici. Alla fine del XIII secolo, i Variaghi erano per lo più etnicamente assimilati dai Greci bizantini, sebbene la Guardia rimase in vigore almeno fino alla metà del XIV secolo. Nel XV secolo, c'erano ancora alcune persone che si identificavano come "Variaghi" a Costantinopoli.[16]

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Storia

Riepilogo
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Origini

Lo stesso argomento in dettaglio: Rus' di Kiev e Guerre Rus'-bizantine.
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L'incontro di Svjatoslav con l'imperatore bizantino Giovanni - dipinto di Klavdij Lebedev (1880)

I primi mercenari norreni a servizio di Costantinopoli (non. Miklagarðr, lett. "Grande Città") provennero dalla Rus' di Kiev come strascico di tre distinti trattati di pace che avevano chiuso altrettanti periodi di ostilità tra l'Impero bizantino e la enclave norrena dei Rus' stabilitasi nel Garðaríki: rispettivamente nel 874, nel 907 e nel 911.[8][17] Bisanzio era entrata in contatto con gli scandinavo-slavi di Kiev nel 836-839, quando, stando agli Annales Bertiniani, emissari del Khaganato di Rus' erano giunti alla corte del basileus Teofilo (r. 829-842).[18] Per consenso accademico, si ritiene che il popolo Rus' (grc. Ῥῶς, Rōs; orv. )[19] abbia avuto origine nell'attuale Svezia costiera orientale intorno all'VIII secolo e che al loro nome si debba il toponimo locale Roslagen ("Roden" in antichità).[20] Il nome Rus', come il nome protofinnico della Svezia, *Roocci, deriva da un termine norreno antico per "rematori" (rods-) poiché il canottaggio era il metodo principale per navigare i fiumi dell'Europa orientale.[21][22] Grazie alla loro abilità quali canottieri, i Rus' misero in collegamento il Mar Baltico con il Mar Nero, tramite la c.d. "rotta orientale" (non. Austrvegr), meglio nota come "Via variago-greca", giungendo sino a Costantinopoli.[23][24]

La presenza di mercenari variaghi (non. Væringjar; grc. Βάραγγοι, Várangoi;[19] in orv. варяже, varyazhe o варязи, varyazi) nell'esercito bizantino è dibattuta per il IX secolo (il logoteta Teoctisto sarebbe stato assassinato nel 855 da un 'Rus per ordine del basileus Michele III, r. 842-867)[F 1] ma certa dal principio del X secolo, intensificandosi nel regno di Costantino VII Porfirogenito (r. 911-959), nel generale contesto delle guerre arabo-bizantine: anzitutto, circa 700 variaghi servirono, insieme ai Dalmati, come fanteria di marina nelle spedizioni navali bizantine contro l'Emirato di Creta nel 902[25] e nuovamente nella sfortunata Spedizione di Creta (949), preambolo della definitiva sconfitta del c.d. "Emirato corsaro" nel 960; un'unità di 415 Variaghi fu coinvolta nella spedizione italiana del 936 ed in quella siriana dell'allora generale Niceforo II Foca del 955.[26][27] L'ascesa a Gran Principe di Kiev di Svjatoslav I di Kiev (r. 945-972) riaprì il conflitto tra i Rus' e Bisanzio con l'invasione di Svjatoslav della Bulgaria (967/968-971) fermata però dal basileus Giovanni I Zimisce (r. 969-976) all'assedio di Dorostolon a seguito del quale i variaghi s'impegnarono nuovamente ad inviare mercenari ai bizantini.[28][29][30]

Durante questo periodo, i variaghi furono inquadrati nei ranghi della Hetaireia (grc. Εταιρεία), parte del Tagma, la forza militare al diretto comando dell'imperatore che affiancava i contingenti dei Thema (v.si Esercito bizantino#Esercito medio-bizantino).[10][31]

Creazione della Guardia sotto i Macedoni

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Il basileus Basilio II Bulgaroctono (r. 976-1025), fondatore della Guardia variaga

La data presuntiva di creazione della Guardia variaga è il 988,[32] anno in cui il basileus Basilio II Bulgaroctono (r. 976-1025) richiese un gran numero di soldati a Vladimir di Kiev (r. 978-1015), figlio di Svjatoslav I, come aiuto per difendere il suo trono. Vincolato dal trattato che il padre aveva stipulato nel 971, Vladimir inviò a Basilio II i 6000 norreni fornitigli da Hákon Sigurðarson di Novergia (r. 970-995) per vincere la Faida degli Sviatoslavichi (972?-980),[33] ottenendo in cambio la mano di sua sorella, Anna Porfirogenita, matrimonio in ragione del quale Vladimir I dovette abbracciare il cristianesimo ortodosso e promuovere la Conversione al Cristianesimo della Rus' di Kiev.[9][34]

Lo stesso argomento in dettaglio: Ribellione di Barda Foca il Giovane.

I variaghi, guidati dallo stesso Basilio II, combatterono nella battaglia di Crisopoli (989) che stroncò la ribellione di Barda Foca il Giovane:[35] i norreni calarono nottetempo sul campo dei ribelli e «li fecero a pezzi allegramente». Subito dopo, i 'Rus furono impiegati nella battaglia di Scutari contro Delfinas, luogotenente di Foca, e nella battaglia di Abido (989) che pose fine alla ribellione.[36][37]

Dopo i primi successi, Basilio II seguitò a servirsi dei mercenari norreni nella sua spedizione in Siria contro i Fatimidi[38] che parteciparono così alla vittoriosa battaglia di Antiochia, a seguito della quale i 'Rus saccheggiarono selvaggiamente i dintorni, e nella conquista di Emesa (999) durante la quale diedero fuoco ad una chiesa per sterminare i nemici ivi rintanatisi.[39][40]

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre bulgaro-bizantine.

Basilio si servì poi dei Variaghi nella lunga e sanguinosa guerra (1001-1018) volta a stroncare il potere dell'Impero bulgaro[41] e le fonti autoctone riportano con stomachevole dettaglio la ferocia che contraddistinse l'operato dei suoi pretoriani norreni.[42][43] I 'Rus presero così parte alla battaglia di Kleidion (1014) ed alla successiva conquista della capitale bulgara, Ocrida (1018), ove un terzo dei prigionieri catturati furono ceduti come schiavi ai Variaghi del basileus. Tre anni dopo, i barbari erano nuovamente schierati da Basilio II sul campo nelle sue ultime campagne nel Caucaso,[39] durante le quali si fecero nuovamente notare per la loro ferocia.[42][44]

Sfiduciato nei confronti della guardia pretoriana bizantina del Tágma, la cui lealtà cambiava con conseguenze fatali, e colpito dalla lealtà oltreché dalla spietata efficienza dei Rus', Basilio II risolse di servirsene come sue guardie personali, non si sa esattamente quando,[45] sulla falsariga degli antichi Germani corporis custodes della dinastia giulio-claudia (30 a.C.-68 d.C.). L'esperimento piacque agli altri imperatori della dinastia macedone (867-1056) con conseguente creazione del corpo vero e proprio.[5][6]

Nonostante il servizio dei variaghi presso il basileus, i conflitti tra Costantinopoli e la 'Rus di Kiev non si esaurirono. Regnante Basilio II, nella battaglia di Lemno (1024) la marina bizantina distrusse una flotta di razziatori 'Rus penetrati nelle acque bizantine proprio con il pretesto di arruolarsi nel Tágma tōn Varángōn.[46] Una decina d'anni dopo, il principe Vladimir II di Novgorod (r. 1036-1052) guidò truppe russo-norrene a razziare il Chersoneso Taurica nella guerra Rus'-bizantina (1043).[47]

Lo stesso argomento in dettaglio: Conquista normanna dell'Italia meridionale.

Nel XI secolo, i bizantini dispiegarono spesso i 'Rus nell'Italia meridionale in difesa del Catepanato d'Italia, minacciato dai duchi longobardi e dalla nuova minaccia dei normanni. Sin dal 1009 era in corso una sanguinosa rivolta anti-bizantina guidata dal duca longobardo Melo di Bari. Il catapano d'Italia Basilio Argiro il Mesardonite (c. 1010-1016) era riuscito a ben gestire la rivolta ma nel 1015 Melo aveva ottenuto l'appoggio di Papa Benedetto VIII (r. 1012-1024) e dal sacro romano imperatore Enrico II (1002-1024) ed era rientrato nel Catepanato supportato dai normanni di Gilbert Buatère (che fecero così la loro comparsa sulla scena politica italiana). Il nuovo catapano, Basilio Boioannes (c. 1017-1027) chiese allora rinforzi a Basilio II, impegnato allora nei Balcani, che gli inviò proprio un distaccamento dei Rus' di Vladimir con cui Boioannes stroncò i ribelli nella battaglia di Canne (1018).[39]

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Tetarteron di Romano IV Diogene, il basileus salvato dai variaghi sul campo di battaglia[48] e da loro tradito in palazzo

I Variaghi parteciparono anche alla parziale riconquista della Sicilia dagli Arabi sotto Giorgio Maniace nel 1038.[49] In questo caso come alleati dei normanni e dei longobardi della Puglia tornata sotto controllo bizantino. Militava allora nella Guardia quello che fu forse il suo membro più celebre: Harald III di Norvegia (r. 1047-1066, Harald Hardråde , lett. "[lo] Spietato").[49] Quando Maniace ostracizzò i longobardi umiliando pubblicamente il loro condottiero, Arduino di Melfi, questi disertarono, seguiti dai normanni e dai variaghi. Non molto tempo dopo, il catapano Michele Doceano (c. 1040-1041) stanziò un contingente di variaghi a Bari. Il 16 marzo 1041, furono chiamati a combattere i Normanni vicino a Venosa; molti annegarono nella successiva ritirata attraverso l'Ofanto. A settembre, il nuovo catapano Exaugusto Boioannes (c. 1041-1042) fu inviato in Italia con un piccolo contingente di Variaghi per sostituire lo sventurato Doceano ma questa forza fu sconfitta dai normanni già il 3 settembre nella battaglia di Montepeloso. Sulla falsariga di Exaugusto, molti dei successivi (e ultimi) catapani d'Italia arrivarono da Costantinopoli già scortati da unità variaghe. Nel 1047, Giovanni Raffaele (c. 1046) fu inviato a Bari con un contingente di variaghi ma la città rifiutò di accogliere ricevere le sue truppe e dovette esercitare il suo mandato ad Otranto. Vent'anni dopo, nel 1067, l'ultimo catepano bizantino nell'Italia meridionale, Michele Mauricas (c. 1066-1069), arrivò con truppe ausiliarie variaghe e conquistò Brindisi ​​e Taranto.

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre bizantino-peceneghe.

Nel 1050, i turchi Peceneghi (alleati ma molto più spesso nemici dei 'Rus secondo la Cronaca degli anni passati) avevano valicato il Danubio e sconfitto l'armata del Grande eterarca Costantino Arianita nella battaglia di Adrianopoli arrivando a minacciare la capitale del thema di Makedonia. Respinti da Niceta Glava, furono poi ingaggiati da un nuovo esercito al comando dell'etnarca Niceforo Briennio il Vecchio comprendente Normanni e Variaghi reclutati nell'Italia meridionale (guidati dall'acolouto Mahailos). Dopo diversi scontri incerti, la guerra contro i Peceneghi si concluse con una pace trentennale.[50]

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre bizantino-selgiuchidi.

Contestualmente agli scontri con i Peceneghi, i 'Rus furono anche impiegati in Anatolia per fronteggiare la nascente minaccia dei turchi Selgiuchidi. Nel 1054, proprio i Variaghi stroncarono un contingente selgiuchide sotto le mura di Bayburt.[49] Nella disastrosa Battaglia di Manzicerta (1071), praticamente tutti i 'Rus al seguito del basileus Romano IV Diogene (r. 1063-1071) caddero per proteggerlo.[48][51][52]

Sviluppi della Guardia sotto Comneni

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Il basileus Alessio I Comneno (1048-1118) che incontrò Sigurd I di Norvegia ed il suo seguito norvegese a Costantinopoli

Nel 1088, un gran numero di Anglosassoni e Danesi emigrò nell'Impero Bizantino, ora retto dai Comneni (1081-1185), attraverso il Mediterraneo:[3] una fonte ritenuta attendibile parla di più di 5,000 arrivati ​​a bordo di 235 navi.[2] Coloro che non entrarono al servizio diretto del basileus nel Tágma tōn Varángōn si stabilirono sulla costa del Mar Nero, fondandovi una enclave nota come Nova Anglia, presso la città di Elenopoli, in un castello chiamato Kibatos o Civetot che il basileus Alessio I Comneno (r. 1081-1118) costruì per loro.[53][54] Da quel momento, la Guardia fu comunemente chiamata Englinbarrangoi, cioè Anglo-Variaghi.

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre bizantino-normanne, Guerre bizantino-selgiuchidi e Crociate.

In questa nuova veste, il corpo combatté contro i Normanni ora signori di Puglia e Calabria del duca Roberto il Guiscardo (c. 1059-1085). Il primo scontro, nella battaglia di Durazzo (1081), arrise ai normanni perché i variaghi, in presa alla ferocia, caricarono a fondo il nemico allontanandosi dallo schieramento bizantino e finendo accerchiati e massacrati.[55][56][F 2] Il Tágma fu nuovamente al fianco di Alessio I in un'altra sconfitta, alla battaglia della Dristra (1087), durante l'ennesimo scontro con i Peceneghi, questa volta così rovinosa che la Guardia pare vi rischiò l'annichilimento.[55] Dieci anni dopo, gli Anglo-Variaghi erano però nuovamente al fianco di Alessio I nel vittorioso Assedio di Nicea (1097), durante la Prima crociata (1096-1099).[57]

Nel 1110, il nipote di Harald Hardråde, Sigurd I di Norvegia (r. 1103-1130), rientrando dalla sua Crociata norvegese (1107-1111) in Terra santa, lasciò che il grosso delle sue forze (circa 6000 uomini) si unisse al Tágma tōn Varángōn di Alessio I Comneno.[58][59] Un decennio dopo, la Guardia fu fondamentale per la vittoria di Giovanni II Comneno (r. 1118-1143) nella battaglia di Beroia (1122): guidati dal basileus in persona, i variaghi si aprirono un varco attraverso la fortezza dei carri dei Peceneghi, sgretolandone le posizioni e causando una disfatta generale nel loro accampamento.[F 3][60] Non è invece certa la presenza degli Anglo-Variaghi nel successivo assedio di Antiochia (1137).[57] L'erede di Giovanni II, Manuele I Comneno (r. 1143-1180), si servì della Guardia durante le operazioni nei Balcani contro Ruggero II di Sicilia (r. 1130-1154): a Tebe nel 1149 e forse nella successiva riconquista della città. Nel 1155-1156, truppe del Tágma furono impiegate per difendere Cipro dall'assalto di Rinaldo di Châtillon, principe di Antiochia (c. 1153-1160) e seguirono poi Manuele nella riconquista di Antiochia nel 1159.[F 4] Nel 1176, gli Anglo-Variaghi salvarono Manuele I durante il disastro della battaglia di Miriocefalo contro i Selgiuchidi ed erano ancora al suo fianco al vittorioso assedio di Claudiopolis (1179).[57]

La fine della Guardia: Angeli, Impero Latino e Paleologi

Nel 1195, il basileus, non è chiaro se Isacco II Angelo (r. 1185-1195 e 1203-1204) o Alessio III Angelo (1195-1203), chiese ai re di Danimarca, Norvegia e Svezia d'inviargli 1000 uomini ciascuno per rimpolpare la Guardia.[61][F 5] Il Tágma tōn Varángōn giocò un ruolo di primo piano nella difesa di Costantinopoli nella Quarta crociata (1202-1204). Durante l'assedio di Costantinopoli (1204), si dice che «i combattimenti furono molto violenti e ci fu uno scontro corpo a corpo con asce e spade, gli assalitori salirono sulle mura e furono fatti prigionieri da entrambe le parti».[62][63]

Dibattuta è la possibilità che la Guardia abbia operato anche al servizio del basileus durante l'Impero latino (1204-1261).[64] Un corpo di "portatori di asce", reclutato prevalentemente tra Inglesi e Scozzesi, da cui il nome Keltai Pelekophoroi, fu ricostituito nei ranghi della Guardia imperiale nel neo-costituito Impero di Nicea,[65] nominale erede di Costantinopoli, presumibilmente da Teodoro I Lascaris (r. 1205-1221) o da Giovanni III Vatatze (r. 1221-1254).[66][67] L'utilizzo di tale corpo in battaglia è supposto mentre ne sono accertate le consuete mansioni di guardia, per esempio del tesoro imperiale.[F 6]

Dopo la riconquista di Costantinopoli nel 1261 da parte di Michele VIII Paleologo (r. 1259-1282), fondatore dei Paleologi (1261-1453), la Guardia degli Englinbarrangoi ritorna ufficialmente nella capitale del restaurato impero, pur ridotto l'ombra di sé stesso.[68][69] Impiegati certamente nella Battaglia di Pelagonia (1259)[F 7] e probabilmente nella Battaglia di Prinitza (1263), i Variaghi furono impiegati sul campo un'ultima volta presso la città di Ainos, assediata dalle truppe di Costantino I di Bulgaria (r. 1257-1277), quando il sultano selgiuchide esiliato Kaykaus II (r. 1246-1262) complottò con i Mongoli contro il Paleologo: Michele scampò alla cattura e si rifugiò precipitosamente a Costantinopoli, lasciando i Variaghi a difendere il suo tesoro salvo poi screditarli pubblicamente al loro ritorno nella capitale perché erano scesi a patti con il nemico.[F 8] Dopo il regno di Michele VIII, i portatori d'ascia non parteciparono più a battaglie campali, disimpegnando solo servizio di guardie personali degli imperatori, guardie del tesoro imperiale[F 9] e guardie delle prigioni imperiali.[70] Menzioni esplicite dei Variaghi cessano dal regno di Giovanni V Paleologo (r. 1341-1391).[71] Sono attestati fino alla fine del XV secolo, con l'ultima menzione possibile datata al 1404.[16]

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Caratteristiche

Riepilogo
Prospettiva

I compiti e lo scopo del Tágma tōn Varángōn erano simili, se non identici, ai servizi forniti dagli Huscarl scandinavo-anglosassoni, dalla Družina di Kiev e dalla Hirð svedese/norvegese al sovrano cui i membri si erano votati: guardia del corpo (in taluni rari ma menzionati casi non solo del basileus di Costantinopoli ma anche di alcuni suoi familiari),[72] guardia reale/cerimoniale, polizia con funzioni esecutive (spesso vero e proprio squadrone della morte in caso di congiure, motivo che fu probabilmente alla base della paura e del disprezzo che la popolazione costantinopolitana nutriva nei confronti dei Varángōn)[73][74] e forza speciale da utilizzare sul campo di battaglia.

Servizio sul campo di battaglia

Lo stesso argomento in dettaglio: Esercito bizantino.

Il Tágma tōn Varángōn veniva impiegata in battaglia solo nei momenti critici o quando la battaglia era più feroce. A differenza di altri reparti di fanteria pesante bizantina, il loro impiego sul campo di battaglia sembra essere stato essenzialmente offensivo. Nelle battaglie in cui è registrato il loro ruolo di primo piano, vengono descritti come aggressivi negli attacchi: a Durazzo (1081) sconfissero la carica della cavalleria normanna ma con il loro contrattacco si allontanarono troppo dalle linee amiche e, trovandosi senza supporto, furono sconfitti;[56] a Beoria (1122) il loro attacco alla fortezza di carri pecenega fu risolutivo;[60][75] ecc. I cronisti bizantini contemporanei (così come diversi cronisti dell'Europa occidentale e arabi) annotano con un misto di terrore e fascino che gli «Scandinavi erano spaventosi sia nell'aspetto sia nell'equipaggiamento. Attaccavano con rabbia sconsiderata e non si curavano né di perdere sangue né delle ferite». La descrizione si riferisce probabilmente a dei Berserkr presenti entro i ranghi del Tágma, interpretazione che vieppiù permette di comprendere questa apparente insensibilità dei guerrieri al dolore nonché la loro forza sovrumana.[76] L'impressione generale, comunque, è che si trattasse di guerrieri più capaci in confronto alle popolazioni barbariche locali.

Stando a quello che possiamo ricostruire dai cronisti del tempo, la Guardia variaga mantenne in buona sostanza anche la tattica militare germanico-scandinava. Combattevano come fanteria pesante di sfondamento. Il ricorso ai cavalli, citato per esempio nella Alessiade,[N 1] è da intendersi non come inquadramento del corpo (o d'un suo sotto-gruppo) quale cavalleria bensì come mero espediente per mogliere la mobilità sul campo dei fantaccini. L'uso del cavallo in campagna ed in battaglia come semplice mezzo di locomozione tattica e ben testimoniato anche per i normali huscarl o i vichinghi in generale.[45]

Servizio di Guardia

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Guardia variaga del X secolo in alta uniforme – rendering dall'ill. di Angus McBride in Heath 1979, tav. F

I variaghi giuravano fedeltà direttamente all'imperatore bizantino e vegliavano sulle sue proprietà oltreché sulla sua persona: es. custodivano le Porte Bronzee del Gran Palazzo;[F 10] circondavano il trono durante le udienze nel Palazzo delle Blacherne; presidiavano le temute celle della Noumera, la prigione ricavata negli ex-Bagni di Zeusippo.[73] Lo storico Giorgio Codino (†1453) ce li descrive mentre «vigilano in piedi, tra le colonne che circondano la Tribuna nella Corte Imperiale. Reggono le asce nelle palme della mani. Quando l'imperatore passa loro davanti, alzano le asce e le poggiano sulle spalle [in segno di saluto]».[F 11] In talune occasioni, verosimilmente durante delle emergenze nella capitale, i variaghi potevano anche essere schierati a presidio di porte o torri cittadine,[N 2] come avvenne appunto durante l'assalto crociato del 1204.[63] Le incombenze cerimoniali erano disparate, nel contesto della complessa e maniacalmente organizzata corte bizantina: i Varángōn presidiavano sia l'ufficio ove il basileus firmava gli editti, il kellion, sia la sala delle udienze vera e propria, il triklinion;[F 11] scortavano l'autarca nelle cerimonie religiose tanto quanto all'incoronazione; uno di loro reggeva lo scudo e lo stendardo dell'imperatore durante le udienze ufficiali; ecc.[77]

La lealtà dei Varángōn e non solo la loro ferocia divenne un tema ricorrente nella letteratura bizantina. Scrivendo della salita al trono imperiale di suo padre Alessio nel 1081, Anna Comnena nota che gli fu consigliato di non attaccare i Variaghi che ancora proteggevano l'imperatore Niceforo III Botaniate (r. 1078-1081) poiché essi «considerano la lealtà verso gli imperatori e la protezione della loro persona come una tradizione di famiglia, una sorta di sacro obbligo [...] la preservano inviolabile e non tollereranno mai il minimo accenno di tradimento».[F 12] A differenza delle guardie bizantine, la lealtà dei Varángōn era rivolta alla figura/carica dell'imperatore, non all'uomo che sedeva sul trono. Ciò fu ben esemplificato nel 969, all'assassinio del basileus Niceforo II Foca (r. 963-969). Un servo era riuscito a chiamare le guardie mentre Nicefero II veniva attaccato ma quando queste arrivarono egli era ormai morto. I barbari s'inginocchiarono prontamente davanti all'usurpatore, Giovanni Zimisce (r. 969-976), e l'acclamarono imperatore, poiché «Da vivo lo avrebbero difeso fino all'ultimo respiro [Niceforo]. Da morto non aveva senso vendicarlo. Ora avevano un nuovo padrone.»[78]

Non mancarono certo ombre su questa luminosa tradizione di lealtà. Nel 1071, dopo la rovinosa sconfitta di Romano IV (r. 1063-1071) a Manzicerta per mano del sultano selgiuchide Alp Arslan (r. 1063-1072), fu organizzato un colpo di stato nel Gran Palazzo prima che il basileus rientrasse nella capitale. Il Cesare Giovanni Ducas si servì di membri presenti in Costantinopoli della guardia variaga (molti, come anticipato, avevano seguito Romano in battaglia ed erano caduti pe proteggerlo)[48][51][52] per deporre l'imperatore assente, arrestare la basilissa Eudocia Macrembolitissa e proclamare imperatore suo nipote, il figliastro di Diogene, Michele VII Ducas (r. 1071-1078). Invece di difendere l'imperatore assente, i variaghi risolsero allora di servire gli usurpatori. Un episodio più sinistro è riportato da Giovanni Zonara (fl. XII secolo): nel 1078 la Guardia si ribellò a Niceforo III causa l'accecamento da lui ordinato del generale Niceforo Briennio il Vecchio che aveva guidato i 'Rus contro i Pecenechi,[79] «progettando di ucciderlo [l'imperatore]» ma venne fermata dalle truppe lealiste e costretta alla resa ed alla richiesta della grazia.[F 13] Altra congiura di palazzo in cui i Varángōn giocarono un ruolo primario fu l'usurpazione di Alessio V Ducas (r. 1204) ai danni di Isacco II Angelo (r. 1185-1195, 1203-1204) e Alessio IV Angelo (r. 1203-1204),[F 14] evento scatenante del Sacco di Costantinopoli ad opera dei Crociati durante il quale, per contro, la Guardia si coprì poi di onori militari.

Consistenza numerica

Gli effettivi complessivi del Tágma tōn Varángōn sono stimati oggi in 5000 elementi, sia al tempo di Alessio I Comneno[2] sia nel 1204.[1] Non di rado, come anticipato, i variaghi accompagnarono in battaglia il basileus. Prima di partire per liberare Durazzo dall'assedio del Guiscardo, Alessio I Comneno lasciò 300 Variaghi a guardia di Costantinopoli.[80] Dopo la sconfitta subita per mano dei normanni, Alessio lasciò 500 Variaghi a presidiare Kastoria, in un tentativo poi fallito di fermare l'avanzata nemica.[F 15][81] A Durazzo combatterono circa 1400 Variaghi, mentre a Beroia solo 480-540. Questo suggerisce che gli imperatori di solito portavano con sé solo circa 500 Variaghi per la protezione personale durante le campagne, a meno che non avessero bisogno di una forza di fanteria particolarmente numerosa.[82]

Ufficiali, reclutamento e governo del corpo

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Sigillo di Michele, Grande Interprete (grc. megas diermeneutes) della Guardia variaga - ill. in (FR) Gustave Léon Schlumberger, Sigillographie de l'Empire byzantin, 1884.

Il Tágma tōn Varángōn era guidato da un suo ufficiale nominato però dai bizantini, l'Acolouto (grc. Ακόλουθος, Akolouthos, lett. "accolito/seguace [dell'imperatore]"), inquadrato, al tempo dei Paleologi, al cinquantunesimo rango della gerarchia palatina.[F 16][83] La sua uniforme ci fu descritta da Codino: un turbante d'oro filato, un kabbadion di seta ed uno skaranikon foderato di velluto e ornato nella parte superiore da una piccola nappa rossa.[F 17] La vicinanza dell'acoluto con il basileus era proverbiale ed a lui spesso l'autarca riconosceva particolari e delicate mansioni (non solo militari, come generale in campo, ma anche diplomatiche).[84] Come proprio secondo, l'acoluto aveva il c.d. "Primicerio dei Variaghi".[F 18] Esistevano anche altri ufficiali di collegamento, come il Grande Interprete (grc. Megas Diermeneutes).[85][86] Taluni membri della Guardia ottennero il riconoscimento del titolo di manglabites.

Per i primi 100 anni, la Guardia variaga fu composta principalmente da Scandinavi.[11] Costantinopoli non fu comunque, a quel tempo, l'unico centro europeo ad attrarre avventurieri e mercenari norreni (principalmente svedesi):[87] la Rus' di Kiev stessa, tra il 980 ed il 1060, seguitò ad arruolare variaghi, tanto quanto la Þingalið reclutata nell'Inghilterra del Danelaw (1013-1051) per opporsi ai continui raid degli altri vichinghi.[14][88] L'emigrazione degli svedesi verso queste mete fu tale che nel Västergötland fu promulgata una legge, la Västgötalagen, che privò del diritto di ereditare tutti i variaghi che stavano soggiornando all'estero, in "Grecia" nella fattispecie.[13] Il Tágma tōn Varángōn iniziò ad arruolare un numero crescente di Anglosassoni dopo la vittoriosa invasione normanna dell'Inghilterra, principiata con la battaglia di Hastings nel 1066. Da quel momento, la Guardia fu comunemente chiamata Englinbarrangoi, cioè Anglo-Variaghi. Scrivendo dell'unità così com'era nel 1080, la principessa Anna Comnena (1083-1153), figlia del basileus Alessio I, si riferisce a questi «barbari armati di ascia» come provenienti «da Thule», termine generico che includeva probabilmente sia le isole britanniche sia la Scandinavia.[F 12] Una generazione dopo, sempre in epoca comnena, Giovanni Cinnamo (1145-1185) identifica gli «armati di ascia» che proteggevano l'imperatore come provenienti dalla «nazione britannica che è stata al servizio degli imperatori romani da molto tempo fa».[F 3][15] La Guardia riacquistò parte del suo antico sapore scandinavo nel 1110 quando, come anticipato, Sigurd I di Norvegia (r. 1103-1130) lasciò che il grosso dei suoi crociati norreni, originariamente 6000 uomini, si unisse ai Varángōn di Alessio I Comneno e se ne tornò in patria con meno d'un centinaio di uomini della sua hirð.[58][59] Nel 1204, la Guardia che affrontò i Crociati durante il Sacco di Costantinopoli fu descritta da Goffredo di Villehardouin composta da «Inglesi e Danesi».[F 19]

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L'episodio della donna di Tracia che uccide il suo stupratore variago - ill. in Scilitze

I Variaghi erano gli unici ad avere il diritto di giudicare i propri membri, con l'ovvia eccezione del basileus.[89] Un episodio riportato nella Σύνοψις ἱστοριῶν [Sinossi di storia] di Giovanni Scilitze (1040-1101/1110), opera importante perché prima tra le fonti greche medievali ad usare l'etimo Βάραγγοι, Várangōi, riporta che, durante una campagna nell'Anatolia occidentale nel 1034, «uno dei Variaghi, smistati nei quartieri invernali nel thema Thrakêsion, incontrò una donna della regione in un luogo privato e tentò la sua virtù; e quando non riuscì a convincerla volontariamente, cercò di violentarla, ma lei afferrò una lancia e lo colpì al cuore, uccidendolo sul colpo». Quando l'incidente fu noto nel vicinato, i Variaghi si riunirono e onorarono la donna donandole tutti i beni del commilitone che aveva tentato di violentarla ed abbandonarono il corpo di lui senza sepoltura, come si usava fare con i suicidi.[90]

Membri celebri della Guardia

  • Ragnvald Ingvarsson (c. 1000-1050), un capitano dei Varángōn al principio del XI secolo, citato in diverse pietre runiche.[91]
  • Bolli Bollasson (c. 1005-?), il primo membro islandese della Guardia, forse al tempo di Romano III Argiro (r. 1028-1034), raggiunse il rango di manglabitēs.[92]
  • Harald III di Norvegia (r. 1047-1066, Harald Hardråde, lett. "[lo] Spietato"), già vichingo e membro dei Varángōn, rientrato nella natia Norvegia ne divenne re e morì nella battaglia di Stamford Bridge durante una delle ultime grandi scorrerie norrene in Inghilterra.[49]
  • Edgardo Atheling (1051-1126), principe anglo-sassone esiliato dall'Inghilterra normanna e entrato nella Guardia presumibilmente intorno al 1098.[93]

Paga

I membri del Tágma tōn Varángōn erano estremamente ben pagati dal tesoro: il loro salario è stato stimato, basandosi sulle paghe del Tágma per la Megali Hetairia, in circa 30-40 nomismata (lat. aureii) al mese, una cifra importante in un contesto storico in cui la stabilità economica bizantina ha permesso al nomisma/aureus d'oro di mantenere il suo valore per secoli ed esser utilizzato come valuta internazionale dalla Grecia alla Scandinavia.[94][95] Ricevevano inoltre una parte preferenziale del bottino di guerra: un terzo della parte spettante all'Imperatore che era a sua volta un terzo del totale.[96] Alla morte del basileus avevano poi il diritto esclusivo di correre al tesoro imperiale e prendere tutto l'oro e le gemme che potevano trasportare, una procedura nota in antico norreno come polutasvarf ("saccheggio del palazzo"). Questo privilegio permise a molti di loro di tornare a casa da uomini ricchi, incoraggiando ulteriormente gli Scandinavi ad arruolarsi nella Guardia di Costantinopoli.[76] Tra i tanti, si stima oggi che il compenso più grande ammassato sia stato quello di Harald Hardråde.[97]

Quartieri e logistica

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Mappa di Costantinopoli – il quartier generale dei Variaghi era ubicato all'estremità orientale della città

Il Tágma tōn Varángōn era acquartierato in Costantinopoli e distaccava i suoi uomini presso il Palazzo imperiale in accordo agli ordini. L'effettiva ubicazione del quartier generale è dibattuta[N 3] ma oggi triangolata in un'area compresa tra il Palazzo del Bucoleone (già dismesso nel X secolo) a sud, il quartiere dei Mangani ad est ed il Porto di Neorion a nord, vicino sia alla Chiesa dei Santi Sergio e Bacco sia al Monastero di Hodegon.[98] I Varángōn avevano una loro chiesa costantinopolitana, la Panaghia Varangiotissa, costruita loro da Giovanni II Comneno (r. 1118-1143) come ringraziamento per la vittoria a Beoria (1122) contro i Peceneghi, dedicata al culto della Vergine e di Sant'Olaf la cui spada, Bæsingr-Hneiti,[99] secondo gli scaldi norreni,[100] era ivi esposta e venerata.[101] Successivamente, con l'afflusso di Anglosassoni nella Guardia, fu eratta, presso le Blacherne, una Chiesa dei Santi Nicola e Agostino di Canterbury.[102]

In epoca comnena esistevano almeno altre due distinte guarnigioni di variaghi: una presso il sopracitato castello Kibatos/Civetot a Elenopoli[53][54] ed una presso la città di Pafo a Cipro, quest'ultima ancora presente quando Riccardo I d'Inghilterra (r. 1189-1199) strappò l'isola al despota Isacco Comneno di Cipro (r. 1184-1192) durante la Terza crociata (1189-1192).[103]

Equipaggiamento

Armi e armature

Lo stesso argomento in dettaglio: Armi ed armature in epoca vichinga.

L'equipaggiamento dei variaghi costantinopolitani fu così descritto dallo storico bizantino Michele Psello (1018-1096): «L'intero gruppo porta scudi e brandisce sulle spalle una cert'arma a taglio singolo, di ferro pesante».[F 20] Diversi altri scrittori bizantini si riferivano a loro come «barbari portatori di ascia» (grc. pelekyphoroi barbaroi) piuttosto che come Variaghi.[F 21]

Una delle caratteristiche distintive della Guardia variaga fu il mantenere il natio equipaggiamento scandinavo, seppur poi contaminato da elementi bizantini,[104] anzitutto nell'opulenta ricerca di lussuose decorazioni nelle vesti, nel fodero delle spade (presentante sia elementi dello stile animalistico germanico sia motivi orientali come le palmette),[105] nelle fibbie/placche per le cinture,[106] ecc. In quanto "campioni" del basileus, i variaghi, sulla falsa riga degli huscarl scandinavi, si equipaggiavano con quanto di meglio la civiltà germanica settentrionale poteva fornire ai suoi guerrieri: cotta di maglia,[75] elmo vichingo,[107] scudo nordico (tondo e leggermente convesso, 80-100 cm di diametro, dotato di tracolle) poi sostituito in età comnena dallo scudo lungo "normanno".[108] Durante il servizio costantinopolitano, i variaghi arricchivano la loro panoplia con pezzi tipicamente romano-bizantini: il bra, un'imbracatura in pelle intrecciata per petto e schiena collegata da cinghie che passano sopra ciascuna spalla, di derivazione sasanide; armatura lamellare o a scaglie lunga al ginocchio o alla vita da indossare sopra lo zoupa, una tunica imbottita di lino e cotone (evoluzione dei toracomaci e peristifidi tardo-romani); schinieri (grc. podopsella) e vambraci (grc. cheiropsella) in strisce/lamani ferree di diversa lunghezza (diventeranno a pezzo unico solo dopo il XIII secolo per influenza occidentale) fissati da cinghie con fibbia sul retro, erano indossati con una fodera in pelle e sopra un'imbottitura di lino o feltro.[75]

L'arma distintiva dei variaghi, come anticipato chiamati appunto "portatori d'ascia" dai cronisti bizantini,[F 21] era la grande scure da guerra Långyxa, volgarmente nota come "ascia danese", genericamente pelekys (lett. "scure") nei testi greci, il cui manico era un astile ligneo di almeno 90 cm e la cui "testa" vantava una superficie tagliente di 20-30 cm.[109] Rispetto alla Långyxa (e ad altre scuri da guerra norrene come la skeggöx), armi quali la spada (anzitutto la spada vichinga da cui le guardie non si separavano[110][111] ma anche spade monofilari fornite loro dall'armeria del Palazzo),[112] la lancia (sia la chiavarina per la mischia sia il giavellotto)[113] e l'arco erano secondarie, seppur i guerrieri della Guardia potessero anche esserne maestri.[114] Altra arma tipica del Tágma tōn Varángōn ma di provenienza bizantina era la falce da guerra inastata nota come romfaia (grc. rhomphaia), arma precipua delle guardie del basileus dai tempi di Costantino VII (r. 911-959) che se ne servivano quando necessitava creare un muro di scudi e lame intorno all'imperatore.[115][116]

Uniforme

In inverno, i Variaghi russi indossavano il loro pratico abito nazionale: due tuniche (tunica e sopra-tunica/kyrtill), spesso finemente tessute e tinte, sopra pantaloni larghi di origine turca; copricapi e cappotti di pelle bordati di pelliccia. L'industria tessile bizantina della seta[117] e dei tessuti tinti era tuttavia apprezzata dai barbari che adottarono gli abiti locali dai colori vivaci: l'iconografia legata alla Guardia mostra tuniche color arancione, scarlatto, bianco sporco, grigio-verdastro, rosa pallido e grigio-azzurro pallido.[118] Il mantello più in uso era il clamide greco (sagion nella versione militare più corta), rettangolare o semicircolare, fissata sulla spalla destra da una spilla/fibula solitamente circolare che per i variaghi si rifaceva a modelli animalistici nord-europei. Con l'affermarsi, dalla metà del XIII secolo, della moda turca a Costantinopoli si diffuse, quasi certamente anche tra i variaghi, il caffettano (grc. kabbadion).[119] Un diffuso copricapo era la cuffia bianca levantina con scialle (grc. koukoulion), spesso ricoperta di seta, che poteva essere indossato anche sotto l'elmo.[120] I pantaloni erano molto decorati, in lino o cotone, e gli stivali utilizzati erano alti e in pelle. Erano in uso anche gambali protettivi (grc. kampotouva), spesso associati a scarpe basse né i variaghi rinunciarono alle fasce di lana avvolte intorno alle gambe tipiche dei vichinghi, le wickelbande.[121]

Durante il servizio nel Gran Palazzo, i Variaghi potrebbero aver indossato un'uniforme da gala composta da una tunica rossa o rosso-viola, spesso ricamata sui polsini, e un mantello viola, indicativo del servizio pretorio, spesso con ricami in oro. Quest'uniforme potrebbe anche essere stata indossata, almeno dagli ufficiali, sul campo di battaglia.[118] Sempre gli ufficiali potrebbero aver avuto ricami d'oro sulla cuffia.[120] Le fonti norrene menzionano poi gli abiti scarlatti ornati d'oro che le Guardie, una volta tornate in patria, ostentavano.[F 22]

Insegne

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La Guardia variaga alla morte di Leone V nel 820 - ill. anacr. in Scilitze, f. 26v

Le bandiere variaghe della metà del XII secolo sono illustrate nelle miniatura anacronistica al foglio 26v dello Scilitze di Madrid. Sono quattro in tutto, tutte in forma di drappi quadrati con festoni del tipo flamoula: i tre più lunghi, identici, si compongono di due festoni blu scuro che fiancheggiano una fiamma centrale color rosso acceso; il quarto stendardo, più corto, ha tre code e mostra, nel centro, una croce potenziata o "molin" nera su campo rosso ma è poco riconoscibile a causa del deterioramento del manoscritto. I pennoni sono dipinti di rosso e marrone chiaro e presentano punte di lancia in ferro di forma diamantina come puntali.[122]

Secondo alcuni storici, il vessillo identificativo del Tágma tōn Varángōn sarebbe stato da loro derivato dall'antico draco romano, già in uso agli Excubitores aboliti dal Alessio I Comneno intorno al 1081.[123] Non era invece inconsueto che i Variaghi esibissero, sul loro scudo, il corvo, animale totemico ricorrente nell'araldica norrena (v.si Stendardo del corvo).[124][125]

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Nelle fonti scandinave

Riepilogo
Prospettiva

Pietre runiche

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Distribuzione geografica delle Pietre runiche variaghe (la maggior parte sono nell'attuale Svezia)[N 4]

Diversi pezzi, nel novero delle pietre runiche scandinave, alludono direttamente o indirettamente al Tágma tōn Varángōn delle fonti bizantine.[126] Ciò anche in ragione del fatto che la maggior parte di dette pietre, circa 2000,[N 5] si trovano in Svezia,[N 4] primario centro di provenienza dei 'Rus.[20] Il distretto svedese di Uppland ha la concentrazione più alta (1196) mentre Södermanland è al secondo posto (391).[127] Molte risalgono all'Era vichinga e molte sono, come anticipate, associate alle guardie variaghe.[128][129]

Le c.d. "Pietre runiche variaghe" commemorano vari guerrieri caduti menzionando i loro viaggi verso Oriente (non. Austr) lunga la Via variago-greca, a volte anche menzionando esplicite località quali Garðaríki, vocabolo norreno che indicava genericamente la terra oggi divisa tra Russia e Ucraina. Le perdite subite dalla Guardia variaga sono commemorate dal più grande gruppo di pietre runiche che parlano di viaggi all'estero: le pietre runiche della Grecia,[130] erette da ex-membri della Guardia o in loro memoria. Un gruppo più piccolo è costituito dalle quattro pietre runiche d'Italia, erette in memoria dei membri della Guardia Variaga caduti nell'Italia meridionale.

Le più antiche pietre runiche della Grecia sono sei pietre in "stile RAK", datato precedentemente al 1015. Nello specifico le pietre: U 358, U 518, Sö 170 e Sm 46. Una delle più notevoli tra le pietre runiche più tarde, in "stile Pr4", è la pietra runica U 112, un grande masso sulla riva occidentale del lago di Ed che racconta di Ragnvaldr, capitano della Guardia Variaga, tornato a casa dove aveva fatto realizzare le iscrizioni in memoria della madre defunta. Le pietre runiche più giovani, nello "stile Pr5", come la pietra runica U 104 (attualmente conservata all'Ashmolean Museum di Oxford), sono datate al periodo 1080-1130, dopodiché la loro produzione cessò.[131]

Le pietre testimoniano anche la contaminazione culturale cui i membri della Guardia furono soggetti durante la loro militanza bizantina. Così nella Pietra U 161 di Risbyle figura una Croce patriarcale che oggi fa parte dello stemma del comune svedese di Täby: fu eretta dal vichingo e maestro runico Ulf di Borresta, cugino del predetto Ragnvald Ingvarsson ed autore anche della pietra runica di Orkesta U 344, in memoria di un altro Ulf, a Skålhamra.[132]

Saghe norrene

Secondo le saghe, i norreni occidentali entrarono al servizio della Guardia molto più tardi dei norreni orientali, intorno al XI secolo. La Laxdœla saga parla diffusamente del predetto Bolli Bollason (c. 1005-?), il primo membro islandese del Tágma tōn Varángōn.[F 23] Giunse a Costantinopoli dalla Danimarca e trascorse molti anni nella Guardia «e fu ritenuto il più valoroso di tutti azioni che mettono alla prova un uomo, e andava sempre accanto a coloro che erano in prima linea.»[F 24] La saga racconta anche dei doni che i suoi seguaci ricevettero dall'Imperatore e l'influenza che mantenne dopo il suo ritorno in Islanda:

«Bolli scese dalla nave con dodici uomini, e tutti i suoi seguaci erano vestiti di scarlatto e cavalcavano su selle dorate, e tutti formavano una banda fidata, sebbene Bolli fosse impareggiabile tra loro. Indossava gli abiti di pelliccia che il Re Garth gli aveva donato, e sopra tutto aveva un mantello scarlatto; e aveva cinto il Mordipiede, la cui impugnatura era dorata e l'impugnatura intrecciata d'oro, aveva un elmo dorato in testa e uno scudo rosso al fianco, con un cavaliere dipinto in oro. Aveva un pugnale in mano, come è usanza in terra straniera; e ogni volta che prendevano alloggio, le donne non prestavano attenzione ad altro che a guardare Bolli e la sua grandezza, e quella dei suoi seguaci.»

La Guardia variaga è menzionata nella Njáls saga, dove si dice che Kolskegg (fl. X secolo), fratello di Gunnar Hámundarson, andò prima a Holmgard (Novgorod) e poi a Miklagarðr (Costantinopoli), ove prese servizio presso l'imperatore e divenne capitano dei Variaghi:

«Kolskegg fu battezzato in Danimarca, ma non riuscì a trovarvi riposo e pertanto si diresse a est, verso la Russia, dove rimase un inverno. Poi si recò a Miklagarðr [Costantinopoli] e lì prese servizio presso l'imperatore. L'ultima cosa che si è sentita raccontare sul suo conto è che lì prese moglie, fu capitano dei Variaghi e vi rimase fino al giorno della sua morte.»

La militanza nella Guardia variaga del re di Norvegia Harald III (r. 1047-1066) garantì un'approfondita menzione del corpo nella Heimskringla dedicata ai re norvegesi. Da essa sappiamo che Harald, scacciato dalla Scandinavia, si rifugiò a Garðaríki e da lì passò a Costantinopoli (1035) entrando nella Guardia al servizio di Giorgio Maniace (Gyrger nella Heimskringla). Durante il suo servizio, Harald si scontrò con gli arabi in Anatolia e in Sicilia. Combatté anche nell'Italia meridionale ed in Bulgaria. Imprigionato con l'accusa di essersi appropriato del bottino imperiale, venne rilasciato dopo la detronizzazione di Michele V (r. 1041-1042) e forse partecipò all'accecamento di quest'ultimo nella chiesa del monastero di Studion. Dopo che gli fu negato il permesso di lasciare il servizio, fuggì e tornò in patria nel 1043, divenendo re nel 1047.[F 25] La successiva menzione della Guardia variaga nella Heimskringla si lega alla Crociata norvegese di Sigurd I (r. 1103-1130), nipote di Hardråde, ed agli uomini che egli lasciò al basileus Alessio I.[F 26]

La maggior parte delle narrazioni norrene citanti norvegesi o islandesi nel Tágma tōn Varángōn risalgono al XIII secolo e testimoniano un interesse costante e una visione generalmente positiva nei confronti di Bisanzio nell'area culturale norrena occidentale.[133]

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Nella cultura moderna

  • La Guardia Variaga è un tema ricorrente nel viking metal e nel melodic death metal:
  • L'albo numero 26, "Il tesoro di Bisanzio", della collana Le storie della Sergio Bonelli Editore ha per protagonista la Guardia Variaga, impegnata in una missione durante la Caduta di Costantinopoli.
  • Il danese nominato "Serpente", personaggio del manga e adattamento anime "Vinland Saga", menziona di essere stato al servizio dei signori di Miklagard/Costantinopoli.
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Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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