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Gualdrada Berti (1160 circa – 1226 circa) era un personaggio storico della Firenze del XII secolo, reso conosciuto grazie alla sua citazione di Dante Alighieri nella Divina Commedia.
Figlia di Bellincione Berti dei Ravignani, sposò verso il 1180 il conte Guido Guerra III (?-1213) dei Conti Guidi, figlio di Guido detto “Bevisangue”. Dal matrimonio di uno dei loro figli, il conte Marcovaldo, con la contessa Beatrice da Capraia, nacquero alcuni figli, tra cui Guido Guerra.
È proprio nell'episodio di questo Guido, incontrato da Dante nel suo viaggio immaginario all'Inferno, che Jacopo Rusticucci, suo compagno di pena, lo presenta dicendo che fu un uomo valoroso e importante e che "nepote fu della buona Gualdrada" (Inf. XVI, 37).
Viene citata anche dal Villani nella Nova Cronica (V, 3738) quale esempio di virtù domestica e di pudici costumi: con la venuta dell'imperatore Ottone IV a Firenze si rifiutò di baciarlo dichiarando fedeltà al proprio marito. Ma l'episodio, entrato a far parte della mitologia fiorentina, è solo leggenda.
Nell'appartamento di Eleonora di Toledo in Palazzo Vecchio fu oggetto degli affreschi di una sala detta appunto della Gualdrada, come simbolo virtuoso di rigore morale.
Giovanni Boccaccio la cita nel suo libro sulle donne illustri "De mulieribus claris".
Guido e Gualdrada ebbero cinque figli, capostipiti di alcuni rami della famiglia Guidi:[1]
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