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personaggio immaginario Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Gano di Maganza, o Gano di Magonza (Ganelon in antico francese), è un personaggio della Chanson de Roland, poema del ciclo carolingio. Appartiene alla famiglia dei Magonza, imparentati con Carlo Magno, che però verrà poi da loro tradito.
Gano | |
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Supplizio di Gano, da un manoscritto conservato nella Biblioteca nazionale di Francia | |
Saga | ciclo carolingio |
Caratteristiche immaginarie | |
Sesso | Maschio |
Professione | guerriero |
Affiliazione | paladini di Carlo Magno |
Il nome deriverebbe, secondo Karl Ferdinand Werner, dall'arcivescovo di Sens Gualtiero, che tradì Carlo il Calvo e consacrò diversi re dei Franchi Occidentali[1].
Gano è il patrigno di Orlando e quindi è anche cognato di Carlo Magno, avendo sposato la madre di Orlando, Berta, sorella di Carlo Magno, dopo la morte del marito, Milone, per mano dei Saraceni.
Pur essendo uno dei paladini del re, Gano tradisce la propria patria svelando ai Saraceni il modo per cogliere di sorpresa a Roncisvalle la retroguardia franca di ritorno dalla Spagna. A capo di essa c'è Orlando, suo figliastro e oggetto di odio, che esita a suonare l'olifante per chiedere soccorso, causando così la propria morte e quella dei suoi compagni. La retroguardia viene sconfitta, ma Gano avrà una punizione orribile per il suo tradimento: egli sarà squartato vivo e i suoi resti bruciati e sparsi al vento.
Gano è citato da Dante Alighieri nel XXXII canto dell'Inferno da Bocca degli Abati con l'appellativo di Ganellone.
«Gianni da Soldanier credo che sia
Più là con Ganellone e Tebaldello»
Il personaggio è presente nell'Orlando furioso e nei Cinque Canti di Ludovico Ariosto, col nome Ganellone.
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