Bocca degli Abati
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Bocca degli Abati (... – prima del 1300) è stato un nobile fiorentino di fazione ghibellina, vissuto nel XIII secolo.[1]
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Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Figlio di Schiatta degli Abati, combatté tra i guelfi fiorentini nella Battaglia di Montaperti, e durante l'assalto delle truppe tedesche di Manfredi egli si trovava nella schiera della cavalleria guelfa vicino a Jacopo de' Pazzi che reggeva lo stendardo guidando la schiera.[1] Quando qualcuno mozzò a quest'ultimo la mano per far cadere la bandiera, Bocca fu tra i sospettati di tradimento: con quell'atto la cavalleria guelfa rimase allo sbando e sgomentati di aver perso la direzione i guelfi si ritirarono, venendo sconfitti.[1]
Bocca degli Abati, guelfo prima della battaglia, fu poi dopo la battaglia tra i ghibellini che vittoriosi rientrarono a Firenze; ma dopo la rivincita della parte guelfa egli venne semplicemente esiliato (1266), segno che non ci furono abbastanza prove per incolparlo del tradimento dello stendardo.
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Bocca e la Divina Commedia
Dante Alighieri accusa apertamente Bocca in uno degli episodi più crudi dell'Inferno, nel Canto XXXII: attraversando l'Antenora, la seconda zona del nono cerchio dove sono puniti i traditori della patria, Dante sbatte con il piede su una testa che sporge dal ghiaccio (egli stesso scrive che non sa spiegare se per sua volontà, per destino o per volontà divina), la quale impreca e fa un fugace accenno alla vendetta di Montaperti. Il che insospettisce Dante: il poeta chiede a Virgilio di aspettarlo un attimo, torna dal dannato,lo invita a dire il suo nome, ma al rifiuto deciso di questo (i due hanno un vero e proprio battibecco), Dante diventa violento e afferra il dannato per la collottola minacciandolo di strappargli i capelli e a un ennesimo rifiuto gliene tolse più d'una ciocca. A quel punto un altro dannato tradisce Bocca, rivelando a Dante il suo nome.
Prima che il poeta se ne vada soddisfatto di avere risolto l'enigma del traditore di Montaperti, lo stesso Bocca lo invita a portare nel mondo le notizie riguardanti il suo destino ultraterreno a condizione che riveli il nome di altri traditori lì presenti. Tra questi nomina:
- Buoso da Duera: è colui che rivela il nome di Bocca e che, nella vita terrena, fece passare i francesi verso il campo di battaglia di Benevento in cambio di denaro. La battaglia si concluse con la morte di Manfredi di Svevia.
- Tesauro dei Beccheria: la colpa che ebbe in vita fu quella di stringere alleanza con seguaci e amici di Ottaviano degli Ubaldini contro il cardinale stesso. Venne decapitato dai fiorentini che si basavano su accuse infondate come quella di tradimento.[2]
- Gianni de' Soldanieri: di parte ghibellina, alla sconfitta di Manfredi nella battaglia di Benevento passò dalla parte guelfa.
- Gano di Maganza (chiamato Ganellone), personaggio della Chanson de Roland: fu un paladino di Carlo Magno che tradì la patria svelando ai Saraceni come cogliere di sorpresa l'esercito dei Franchi di ritorno dalla Spagna. Per la sua colpa fu squartato e i suoi resti bruciati e buttati al vento.
- Tebaldello Zambrasi, ghibellino di Faenza: per vendicarsi di un'offesa che gli avevano fatto tradì i Lambertazzi ghibellini che si erano rifugiati a Faenza aprendo le porte ai bolognesi della famiglia dei Geremei.
«Io avea già i capelli in mano avvolti,
e tratto glien’avea più d’una ciocca,
latrando lui con li occhi in giù raccolti,
quando un altro gridò: "Che hai tu, Bocca?
non ti basta sonar con le mascelle,
se tu non latri? qual diavol ti tocca?".
"Omai", diss’io, "non vo’ che più favelle,
malvagio traditor; ch’a la tua onta
io porterò di te vere novelle".»
Note
Bibliografia
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