Gaetano Tavoni
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Gaetano Tavoni (Vignola, 6 febbraio 1889 – Roma, 16 marzo 1941) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.
Gaetano Tavoni | |
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Nascita | Vignola, 6 febbraio 1889 |
Morte | Roma, 16 marzo 1941 |
Cause della morte | Ferite riportate in combattimento |
Dati militari | |
Paese servito | Regno d'Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Fanteria |
Corpo | Bersaglieri Alpini |
Unità | 6º Reggimento bersaglieri 10º Reggimento bersaglieri 9º Reggimento alpini |
Anni di servizio | 1906-1941 |
Grado | Colonnello |
Guerre | Prima guerra mondiale Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna italiana di Grecia |
Comandante di | 9º Reggimento alpini |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena |
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941)[1] | |
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Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Nacque a Vignola il 6 febbraio 1889, figlio di Carlo e Silvice Trenti.[2] Nel 1906 entrò volontario nel 6º Reggimento bersaglieri e, divenuto sergente maggiore, venne ammesso a frequentare i corsi della Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, da cui uscì nel 1911 con il grado di sottotenente assegnato all'arma di fanteria.[3] Entrato nel 10º Reggimento bersaglieri ciclisti, partecipò sin dal maggio 1915 alla prima guerra mondiale comandante della Sezione mitragliatrici del reggimento distinguendosi sul Podgora, a Plava e sul Sabotino.[4] Promosso capitano nel settembre 1915, rimase ferito in combattimento nel marzo 1916 sul Pal Piccolo, venendo decorato con una medaglia d'argento al valor militare.[3] Ricoverato in ospedale, una volta dimesso, rinunziò al servizio sedentario a cui aveva diritto per raggiungere nel luglio 1916 il reggimento in Albania.[4] Prese parte con la sua compagnia ai combattimenti sul Monte Trubes e Drizar Fratari, distinguendosi come ottimo comandante di truppe e prezioso collaboratore dei comandanti superiori.[4] Promosso maggiore a scelta ebbe varie citazioni all'ordine del giorno del Reggimento.[4] Nel novembre 1917 assunse il comando del Battaglione complementare della Brigata Tanaro[3] quindi venne trasferito al 204º Reggimento fanteria "Tanaro", distinguendosi nell'occupazione di Elbasan, dove dimostrò notevole capacità professionale.[4] Dall'agosto al novembre 1919 fu a disposizione del 137º Reggimento fanteria; rientrato in Patria fu destinato in servizio al 1º Reggimento alpini, e nell'aprile 1921 passò al 9º Reggimento alpini come comandante di battaglione.[4]
Nel 1927 divenne tenente colonnello e assunse il comando della 3ª Brigata alpina.[3] Nel 1932 ritornava in servizio presso il 9º Reggimento. Promosso a colonnello nel 1939, assunse il comando del reggimento stesso e nel mese di aprile partì per l'Albania.[3] Il reggimento, inquadrato nella 3ª Divisione alpina "Julia" partecipò alle operazioni belliche sul fronte greco.[3] L'8 gennaio 1941 sulla cima del Topojanit, in un combattimento corpo a corpo cade a terra gravemente ferito il tenente colonnello Umberto Tinivella comandante del II Battaglione alpini "Val Tagliamento" del 1º Gruppo Valle, mentre lui rimase gravemente ferito alle gambe ed alla testa durante i combattimenti del 9 gennaio.[5] Portato in salvo nelle immediate retrovie, percorrendo sentieri quasi impraticabili, dove si affondava nel fango fino al ginocchio, con una barella di fortuna formata da teli da tenda e paletti di ornello fu poi accompagnato quasi morente presso l'ospedale di Berat.[5] Trasferito successivamente presso l'ospedale militare del Celio a Roma qui si spense il 16 marzo.[3]
Omaggi
Il comune di Savignano sul Panaro gli ha dedicato una via, e gli e stata intitolata la Caserma militare delle Piane di Mocogno (Lama Mocogno) (MO), base logistica e di addestramento dell'Esercito Italiano usata anche per l'Accademia Militare di Modena.[N 1]
Onorificenze
«Comandante di un reggimento alpini già fortemente provato in lungo e gravoso periodo di gloriose lotte in aspro terreno e contro nemico agguerrito, lo guidava a brillanti successi, anche in favore di altre unità che, accerchiate da preponderanti forze nemiche, potevano così disimpegnarsi. Impavido, instancabile, costantemente sereno di fronte alle maggiori offese nemiche nel corso di duri ininterrotti combattimenti, infondeva ai suoi reparti, con l’esempio personale, con l’ardente sua fede e con le sue preclari virtù di comandante, sempre maggiore spirito di lotta e di resistenza. Gravemente colpito, noncurante delle ferite riportate che, in seguito, ne causavano la morte continuava, con l’eroico suo comportamento ed ascendente personale sotto il violento fuoco avversario, a potenziare l’azione dei suoi reparti intesa a rompere gli ostinati attacchi del nemico che era costretto a ripiegare in disordine. Eroica figura di capo, superbo esempio di fede e di sacrificio. Pindo (Grecia), Monte Chiarista, 28 ottobre-31 dicembre 1940 - Mali Topojanit, 8 gennaio 1941.[6].»
— Regio Decreto 1 agosto 1941.[7]
— Regio Decreto 1 agosto 1941.[7]
«Avuto ordine di portare la propria compagnia al contrattacco con marcia difficile e sotto il fuoco intenso del nemico, avanzava alla testa del reparto. Ferito ad una gamba, rimaneva al suo posto di combattimento, incitando e rianimando i suoi, e non si allontanava se non quando fu chiarita la situazione generale. Monte Pal Piccolo, 27 marzo 1916.»
Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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