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dea norrena Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Frèia[1][2] (AFI: /ˈfrɛja/[2]; in norreno Freyja) è una divinità della mitologia norrena, chiamata anche Gefn, Hǫrn, Mardǫll, Sýr, Valfreyja e Vanadís. Appartenente alla stirpe dei Vani, dopo la pace che concluse il conflitto fra le due stirpi divine, venne mandata come ostaggio presso gli Asi ai quali insegnò la magia.
Freia ha molte manifestazioni ed è considerata la dèa dell'amore, dell'erotismo, della bellezza, dell'oro, della seduzione, della fertilità, del seiðr, della guerra, della morte e delle virtù profetiche.
È figlia di Njörðr e figliastra di Skaði, sorella di Freyr e moglie di Óðr, a causa del quale soffre le pene d'amore, dato che la lascia per intraprendere lunghi viaggi, costringendola ad infruttuosi inseguimenti, durante i quali si lascia andare a pianti di lacrime d'oro. Assieme al consorte, mette al mondo due splendide fanciulle, dai nomi emblematici: Gersemi e Hnoss, sinonimi di "tesoro".
Loki la definisce una ninfomane, sempre pronta a saziare le sue voglie con qualunque tipo di partner, dagli Jǫtunn agli Elfi, e in effetti il suo irrefrenabile desiderio è cantato nelle Mansǫngr, letteralmente canzoni per uomini, liriche amorose, ufficialmente vietate, ma diffusissime nelle alcove.
Tra le sue numerose peculiarità Freia annovera quella di esperta nelle arti magiche seiðr, con cui poteva realizzare divinazioni e incantesimi a distanza.
Possiede la collana Brísingamen, forgiata dai nani che gliela donarono a patto che giacesse con loro.
Il suo giorno sacro è il venerdì e ne rimane traccia nel termine inglese Friday, in quello tedesco Freitag e in altre lingue nordiche (es. Fredag in danese, norvegese e svedese).
Il suo nome, Freyja in norreno (dal significato di Signora), si trova a volte scritto in altre forme (Freia, Freya). Freia, nella mitologia norrena, viene a volte confusa con Frigg, dèa Asinia moglie di Odino, con la quale condivide la salvaguardia della fertilità e della fecondità e il ruolo di protettrice delle partorienti.
Ne parla l'Edda in prosa che afferma che la dea ama i canti d'amore e incita gli innamorati a invocarla; aggiunge anche che Freyja cavalca nei campi di battaglia ed ha diritto alla metà dei caduti che guiderà in battaglia durante il Ragnarök, mentre l'altra metà è di Odino.
Alla fine della guerra fra i Vani e gli Asi va a vivere con il fratello fra questi ultimi. Dimora nel palazzo Sessrumnir, che significa "dalle tante sedie", che si trova in Folkvang, "campo di battaglia"; ne esce ogni giorno viaggiando su un carro scintillante tirato da due gatti (si presume di razza delle foreste norvegesi).
Nell'Edda poetica Freia è citata e compare nei poemi Vǫluspá Grímnismál, Lokasenna, Þrymskviða, Oddrúnargrátr e Hyndluljóð.
Völuspá contiene una stanza nella quale si riferisce a lei come "giovane Óð's", essendo Freia la moglie di Óðr. In questa stanza si narra che Freia fu una volta promessa ad un innominato costruttore, poi rivelatosi uno jǫtunn e quindi ucciso da Þórr (narrato in dettaglio Gylfaginning, capitolo 42). Nel poema Grímnismál, Odino, travestito da Grímnir, dice al giovane Agnarr, che tutti i giorni Freia distribuisce seggi a metà di coloro che sono uccisi nel suo Fólkvangr, mentre Óðinn possiede l'altra metà.[3]
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