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poetessa britannica che ha scritto in francese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Pauline Mary Tarn, nota anche con lo pseudonimo di Renée Vivien[1] (Londra, 11 giugno 1877 – Parigi, 18 novembre 1909), è stata una poetessa britannica che scrisse in lingua francese, soprannominata Saffo 1900[2].
La Tarn aderì ai modi del Simbolismo, Parnassianesimo e fu anzi fra gli ultimi poeti ad aderire a tale scuola. Una donna dichiaratamente lesbica di alto profilo, nella Parigi della Belle Époque.
Scrisse sia versi che prose poetiche, utilizzando anche lo pseudonimo di Paule Riversdale[2] nelle opere composte in collaborazione con Hélène van Zuylen van Nyevelt.
«Voici la nuit: je vais ensevelir mes morts,
Mes songes, mes désirs, mes douleurs, mes remords,
Tout le passé... Je vais ensevelir mes morts.»
«Ecco la notte: sto per seppellire i miei morti,
i miei sogni, i miei desideri, i miei dolori, i miei rimorsi,
tutto il passato... Sto per seppellire i miei morti»
Era nata a Londra, da padre scozzese e madre statunitense nativa di Jackson. Crebbe a Long Island (New York), Parigi e Londra; infine emigrò ancora giovanissima in Francia.
Nell'ambiente "bohémien" parigino il suo stile di vita e il suo modo di vestire erano altrettanto noti dei suoi versi: viveva lussuosamente, era apertamente lesbica, e aveva una relazione con l'ereditiera e scrittrice statunitense Natalie Clifford Barney. Ebbe inoltre per tutta la vita una passione per una sua amica intima d'infanzia, Violet Shillito, che però rimase sempre sul piano platonico.
Vivien era colta ed aveva viaggiato molto. Aveva passato un inverno in Egitto, visitato la Cina ed esplorato l'Europa e gli USA. I suoi contemporanei la considerarono bella ed elegante, grazie anche ai capelli biondi e agli occhi scuri con riflessi dorati. I digiuni protratti (un'abitudine che avrebbe poi contribuito alla sua morte) l'avevano resa anche relativamente magra.
Viveva lussuosamente a Parigi, in un elegante appartamento a piano terra che si apriva su un giardino alla giapponese. La sua casa era piena di mobili ed opere d'arte provenienti dal lontano Oriente. Inoltre, amava i fiori freschi.
Renée Vivien romanzò la morte e, in una sua visita a Londra nel 1908, profondamente abbattuta e oberata dai debiti, tentò il suicidio ingerendo una quantità eccessiva di laudano. Si distese sul divano, tenendo un mazzo di violette sul cuore. Il tentativo di suicidio fallì, ma in Inghilterra contrasse la pleurite e tornò a Parigi considerevolmente indebolita, tanto da essere costretta a camminare con un bastone.
Morì il 18 novembre 1909, all'età di 32 anni, a causa della pleurite e dell'indebolimento fisico dovuto ai frequenti digiuni. La sua morte fu riportata a quel tempo come suicidio, ma fu probabilmente il risultato di un'anoressia nervosa aggravata dalla pleurite e dall'alcolismo. Fu seppellita al cimitero di Passy, nell'esclusivo sobborgo parigino.
Durante la sua breve vita, Renée Vivien fu conosciuta anche come la "Musa delle violette", soprannome dovuto al suo amore per questo fiore, richiamo al suo amore d'infanzia, Violet Shillito.
Molti dei suoi versi sono velatamente autobiografici e scritti in francese, e la maggior parte di essi non è mai stata tradotta in inglese, sua lingua madre.
La sua poesia fu largamente apprezzata, così come le opere di Natalie Clifford Barney, grazie alla contemporanea riscoperta delle opere di Saffo, l'antica poetessa greca, anch'essa notoriamente lesbica.
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