Loading AI tools
pittore italiano (1446-1498) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Francesco Botticini, nato Francesco di Giovanni (Firenze, 1446 – Firenze, 16 gennaio 1498), è stato un pittore e artigiano italiano.
Egli dimostrò sin dagli esordi di essere un artista capace, la cui opera riflette l'interesse e l'influenza di molte delle maggiori personalità artistiche del Rinascimento fiorentino, tra cui particolarmente quelle di Andrea del Verrocchio, Sandro Botticelli, Filippino Lippi, Antonio del Pollaiolo.[2][3]
Francesco Botticini nacque a Firenze nel 1446 come Francesco di Giovanni ed era infatti il figlio di Giovanni di Domenico, un discreto pittore specializzato nell'illustrazione di carte da gioco.[2][3]
Fu proprio dal padre che Francesco apprese probabilmente i primi insegnamenti elementari della pittura.[2] Il 22 ottobre 1459, a soli tredici anni, Francesco entrò come apprendista salariato presso la bottega dell'affermato maestro Neri di Bicci, ma, come testimoniato dalle Ricordanze dello stesso Neri, già il 24 luglio 1460 se ne andò via dalla sua bottega.[2][3][4]
Della sua attività giovanile, tra il 1465 e il 1470 circa, se ne sono occupati particolarmente gli storici dell'arte Everett Fahy e Luciano Bellosi.[2] Ad esempio, Fahy e Bellosi gli attribuiscono parti di una smembrata predella già a lungo attribuita ad Andrea del Castagno, ovvero composta dalla Crocifissione della National Gallery di Londra, la Risurrezione della Frick Collection di New York, la Flagellazione della collezione di Bernard Berenson a Settignano, l'Ultima Cena di Edimburgo (quest'ultima però non uniforme alle altre e forse da escludere dal gruppo).[2][5][6][7] Da queste tavolette è già possibile individuare i caratteristici modi stilistici del Botticini, che, seppur con ancora reminiscenze arcaiche, sono visibilmente orientati verso la maniera di Andrea del Verrocchio.[2]
Nel 1469 sembra che avesse già messo in piedi una propria bottega, vincendo importanti commissioni per pale d'altare di grandi dimensioni.[3][4] Dal 1471 in poi, fu membro della Confraternita dell'Arcangelo Raffaele e, un anno dopo, membro della Confraternita di San Luca.[4] Oltre alle grandi pale, Botticini lavorò a opere devozionali minori come varie "Madonne adorati il Cristo Bambino", un tema su cui l'artista tornò più volte, senza dubbio per la richiesta popolare dei suoi mecenati; infatti, il tema della "Madonna col Bambino" era tipico per la devozione privata nella Firenze rinascimentale.[4]
Una delle sue opere più celebri, ispirata alla storia di Tobia e l'Arcangelo Raffaele, è quella individuata nella tavola del Tobia e i tre arcangeli custodita oggi alla Galleria degli Uffizi di Firenze e che riflette un innegabile rapporto derivativo da Sandro Botticelli.[2] Altre opere, tutte collocate entro la data del 1471 e caratterizzate dallo stile di questo momento, sono la tavola di Santa Monica in trono con le monache agostiniane nella Basilica di Santo Spirito di Firenze, la tavola della Madonna in trono tra i santi Giovanni Battista, Pancrazio, Sebastiano e Pietro del Museo Jacquemart-André di Parigi e il pendant delle due tavole con Sant'Agostino e Santa Monica alla Galleria dell'Accademia di Firenze.[2]
Ancora, strettamente connesse alla tavola di Tobia e i tre arcangeli, altre opere del Botticini realizzate a partire dal 1475 sono il Tobiolo e l'arcangelo Raffaele dell'Accademia Carrara di Bergamo, la grande Assunzione della Vergine della National Gallery di Londra, la Madonna col Bambino in gloria del Museo del Louvre di Parigi (già attribuita a Cosimo Rosselli), la Madonna col Bambino in trono tra santi e angeli del Metropolitan Museum of Art di New York ed il distrutto altare Rossi con il Cristo sulla croce e quattro santi di Berlino.[2]
L'aderenza ai modi del Botticelli è palese anche nel San Sebastiano del Metropolitan di New York, che deriva chiaramente dal San Sebastiano (c. 1473-74) del Botticelli alla Gemäldegalerie di Berlino e quest'aderenza può essere dovuta alla frequentazione da parte dei due artisti dello stesso ambiente verrocchiesco, come è già stato suggerito da Carlo Ludovico Ragghianti.[2] Ancora, tipica del periodo verrocchiesco ne è un chiaro esempio la tavola dell'Adorazione del Bambino alla Galleria Estense di Modena.[2][8] Ma oltre che per l'arte del Botticelli e del Verrocchio, nelle sue opere il Botticini dimostra un interesse anche per la maniera di Filippino Lippi, in particolare per quanto riguarda l'arte filippinesca di realizzare i panneggi.[2] Esempio della fase botticiniana matura, ma con ancora profondi rimandi botticelliani e filippineschi, è il tondo della Madonna in adorazione del Bambino con san Giovannino e angeli alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze.[1][2] Altro esempio di opera del periodo tardo è la tavola della Incoronazione di Maria della Galleria Sabauda di Torino.[2][9]
Ancora appartenente al periodo tardo della sua attività pittorica è anche l'unica opera certa e documentata per cui è noto il Botticini, ovvero il Tabernacolo del Sacramento.[2] L'opera, iniziata nel 1484, venne commissionata dalla Compagnia della Veste Bianca per il proprio altare nella Collegiata di Sant'Andrea di Empoli e qui collocato già dal 1491, sebbene al 1504 risale ancora l'intervento del figlio pittore Raffaello Botticini.[2] L'opera è oggi custodita nella Pinacoteca Museo della Collegiata di Sant'Andrea di Empoli, nella quale è presente anche un'altra opera simile del Botticini, tuttavia collocabile ad una datazione precedente a quest'ultima.[2] Infatti, anche il Tabernacolo di san Sebastiano dimostra di appartenere alla stessa mano di quello del Sacramento, però qui l'artista non lavorò da solo ma venne aiutato dallo scultore Antonio Rossellino, che realizzò la statua centrale del santo e due angioletti inginocchiati ai lati superiori della cornice, mentre il Botticini realizzò a tempera su tavola i due grandi pannelli laterali con due Angeli che presentano i donatori e la predella con le Storie di san Sebastiano e il Martirio dei santi Marco e Marcellino.[2]
Nell'aprile del 1968, la rivista Esquire si ispirò a un'opera di Francesco Botticini, il San Sebastiano custodito al Metropolitan Museum of Art di New York, per realizzare una foto per un'iconica copertina del pugile Muhammad Ali.[10] La copertina aveva lo scopo di mettere in relazione la persecuzione subita da San Sebastiano con quella che stava affrontando in quel periodo Muhammad Ali, quando questi venne privato del suo titolo di campione di pugilato nei pesi massimi e arrestato con l'accusa di renitenza alla leva per aver rifiutato di servire l'esercito statunitense nella Guerra del Vietnam.[10]
La copertina fu un vero successo e secondo George Lois, che al tempo era direttore artistico della rivista e fu colui che ebbe l'idea e scelse il dipinto, quella fotografia fu ciò che galvanizzò Martin Luther King Jr., spingendolo finalmente a denunciare il conflitto in Vietnam, cosa che non aveva ancora fatto esplicitamente prima di quel momento.[10]
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.