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zoologa italiana (1955-2013) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Francesca Gherardi (Firenze, 12 novembre 1955 – Firenze, 14 febbraio 2013) è stata una zoologa italiana.
«Che gli invertebrati siano in grado o meno di provare dolore è una questione molto controversa.[1] [...] alcuni invertebrati hanno capacità di cognizione, memoria, discriminazione, trade-off motivazionale, consapevolezza spaziale e molte abilità più complesse: facoltà non considerate prima presenti in animali invertebrati.[2]»
Figlia di un noto gioielliere in Ponte Vecchio e seconda di tre fratelli (Ugo e Simonetta). Si è laureata presso l'università di Firenze con il massimo dei voti il 19 giugno del 1979; successivamente l'8 luglio del 1987 ha conseguito il "dottorato di ricerca" in biologia animale (etologia) con una tesi sull'"Eco-etologia del granchio di fiume, Potamon fluviatile".[3][4]
Ha lavorato prima come ricercatrice e poi dal 2010 come professore associato di zoologia,[5] nel corso di laurea in scienze naturali presso il dipartimento di biologia dell'università di Firenze[6] insegnando: Conservazione e gestione delle risorse faunistiche ed Etologia applicata. Inoltre ha anche insegnato: Conservazione della Fauna presso il corso di laurea della Facoltà di Agraria.[3]
È stata esperta, internazionalmente riconosciuta, nel campo dell'ecologia e l'etologia dei crostacei e delle invasioni biologiche di specie aliene.[7][8] È stata coordinatrice e partner di molti progetti nazionali ed internazionali; tra i tanti presidente della IAA (International Association of Astacology) dal 2004-06 e Past-President dal 2007-08.[9] Membro attivo della IUCN (International Union for Conservation of Nature) è stata segretario dal 2000-02 e poi presidente dal 2002-04. Indicata come expert di invasioni biologiche nel database di European Research Network on Aquatic Invasive Species (ERNAIS).[10] ed esperta di crostacei decapodi.[11]
È stata inoltre professoressa invitata presso la Monmouth University (NJ, USA) nel 2002 e "summer fellow" al Marine Biological Laboratory di Woods Hole (MA, USA) nel 2003 e "invited scholar" Columbia University (NY, USA) in 2006 and 2007.[12] È stata anche professoressa invitata presso l'Università di Poitiers in Francia nel 2011.[9]
È stata responsabile, fino alla data della sua morte, di STRIVE (Strategie e metodi per la gestione delle specie alloctone invasive)[13] che è il primo corso di perfezionamento sulle specie invasive in Italia; nonché membro dello staff di RARITY.[14]
È stata anche membro delle seguenti organizzazioni:[9]
Ha svolto attività di ricerca in Africa, Australia, Israele e gli Stati Uniti ed anche in molti Paesi europei, oltre che in Italia.
Ha svolto l'attività di referee per 102 riviste e in 35 libri è stata redattrice oltre a 12 pubblicazioni divulgative; ha pubblicato 205 articoli scientifici più 8 in attesa di pubblicazione postuma;[15] inoltre è stata relatrice in 209 congressi con comunicazioni orali o poster. La sua ultima comunicazione è stata all'International Association of Astacology (IAA) al 19th Symposium, Innsbruck (Austria), 26–31 Agosto 2012.[16]
Il valore della sua produzione scientifica è confermato dalle oltre 2280 citazioni bibliografiche di suoi articoli e da un indice H pari a 33.[17]
Le sue ricerche sono state concentrate sullo studio e conoscenza del problema delle specie invasive ed in particolare del gambero rosso di palude o gambero rosso della Louisiana Procambarus clarkii (Girard, 1852), importata in Spagna dagli Stati Uniti nel 1972 che ha da allora invaso tutta l'Europa. Di questa specie è stata scopritrice di aspetti della sua ecologia comportamentale; riuscendo a sviluppare metodi per il suo controllo.[18][19] Individuandone anche aspetti sulla salute umana per la capacità di accumulo di metalli pesanti, quando usato come alimento.[20]
Tra le sue ultime ricerche ha affrontato il problema devastante delle invasioni acquatiche per gli ambienti naturali e per le specie alloctone, problema che è riconosciuto essere la seconda causa di minaccia per la biodiversità dopo la distruzione degli habitat. Tra le sue ultime ricerche ha studiando in dettaglio le interazioni tra il Procambarus clarkii e la cozza zebrata Dreissena polymorpha,[21] con i suoi importanti correlati ecologici e socio-economici.
Le sue ricerche sono servite e finalizzate ad individuare, tra le criticità di queste interazioni acquatiche,[22] il ruolo dell'inquinamento biologico in Toscana[20] correlato con i fattori di cambiamento climatico; riuscendone a prevedere gli scenari futuri di adattamento e producendo anche dei modelli predittivi e delle mappe di vulnerabilità dovute all'inquinamento biologico.[23]
Altro campo di interesse sviluppato da Francesca Gherardi è stata la comprensione dei meccanismi cognitivi e del dolore degli invertebrati crostacei,[24] tema poco studiato e in attesa revisione della legislazione europea in tema di benessere animale.[25] In una ricerca pubblicata su: "Ann. Ist. Super. Sanità del 2009" dopo una revisione della letteratura esistente sull'argomento la ricercatrice conclude che i crostacei decapodi potrebbero avere una natura di animali “senzienti”.[25]
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