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militare italiano, decorato di tre medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ettore Vivani (Santa Margherita di Belice, 20 dicembre 1893 – Villa Col de' Canali, 1º gennaio 1923) è stato un militare italiano, particolarmente distintosi durante il corso della prima guerra mondiale, dove fu decorato di tre Medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare.
Ettore Vivani | |
---|---|
Nascita | Santa Margherita di Belice, 20 dicembre 1893 |
Morte | Villa Col de' Canali, 1º gennaio 1923 |
Cause della morte | suicidio per arma da fuoco (pistola) |
Luogo di sepoltura | Scheggia e Pascelupo prima e, poi, Costacciaro |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Fanteria |
Corpo | Arditi |
Reparto | X Reparto d'Assalto |
Grado | Tenente |
Guerre | Prima guerra mondiale |
Campagne | Fronte italiano (1915-1918) |
Battaglie | Quinta battaglia dell'Isonzo Battaglia degli Altipiani Battaglie dei Tre Monti |
Decorazioni | vedi sezione |
dati tratti da Cime e Trincee[1] | |
voci di militari presenti su Wikipedia | |
Nacque a Santa Margherita di Belice, provincia di Agrigento, il 20 dicembre 1893,[2] figlio del maresciallo dei carabinieri Paolo e della maestra elementare Evarista Brunamonti.[3] Arruolatosi nel Regio Esercito, fu assegnato all'arma di fanteria.[1] All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia (1861-1946), avvenuta il 24 maggio 1915, si trovava in forza al 94º Reggimento fanteria della Brigata Messina di stanza a Fano.[2] In forza al suo reggimento si distinse nei duri combattimenti tra il 1915 e il 1916. Fu decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare nel marzo 1916, e con la prima Medaglia d'argento al valor militare nel maggio dello stesso anno, ottenuta nella zona di Tolmino.[2] Durante un attacco avversario contro le nostre linee ad est di Vertojba, brillantemente respinto, fu insignito della seconda Medaglia d'argento al valor militare.[3] In quel periodo coadiuvò validamente il comandante di reggimento, colonnello Lorenzo Ferraro (2 dicembre 1915-15 giugno 1917), che lo definì il mio occhio destro.[2] Considerato inabile al servizio attivo dopo aver ricevuto una ferita al braccio sinistro a Santa Maria di Tolmino, in seguito all'esito negativo della battaglia di Caporetto riprese servizio arruolandosi nel X Reparto arditi[4]. Tale reparto venne assegnato al X Corpo d'armata della 1ª Armata.[2] Il 30 marzo 1918, durante un violentissimo combattimento avvenuto a Case Castellani, in Val Posina, rimase gravemente ferito, quando una pallottola gli trapassò un polmone e gli lese la spina dorsale.[2] Insignito di una terza Medaglia d'argento al valor militare, trascorse un intero anno come degente negli ospedali militari di Milano.[2] Negli Ospedali militari di Milano venne curato e citato nelle memorie dalla crocerossina Fanny Castiglioni. Incapace di camminare senza l'ausilio delle stampelle, considerato grande invalido di guerra, tornò ad abitare con i suoi genitori, stabilendosi a Villa Col de' Canali, una frazione del comune di Costacciaro, in provincia di Perugia, dove, dopo aver partecipato alla Marcia su Roma, si spense il 1º gennaio 1923.[2] Gli furono tributati solenni funerali di stato, alla presenza delle autorità militari, delle sezioni combattenti al completo, della sezione ex-combattenti di Villa, delle scolaresche dei comuni di Costacciaro e Scheggia, e delle rappresentanze dei reduci di guerra di tutti i paesi e cittadine limitrofi.[3] Villa Col de' Canali ha voluto onorarlo intitolandogli la via principale del paese.[3]
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