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pittore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ercole de' Roberti, noto anche come Ercole da Ferrara (Ferrara, 1450-1456 – Ferrara, 1496), è stato un pittore italiano del primo Rinascimento, appartenente alla scuola ferrarese.
De' Roberti fu apprendista di Gherardo da Vicenza, Francesco del Cossa e Cosmè Tura e fu come loro uno dei protagonisti della scuola ferrarese, un gruppo di artisti attivo presso la famiglia degli Este a Ferrara. A causa di un errore di Vasari, il pittore venne a lungo confuso con Ercole Grandi, pure attivo a Bologna ma alcuni decenni più tardi.
Lavorò da adolescente agli affreschi di Palazzo Schifanoia, a Ferrara, a circa diciassette anni. Nel riquadro del mese di Settembre, a lui attribuito, le forme subiscono una stilizzazione geometrica (soprattutto nelle rocce) e le figure assumono una tale dinamismo, grazie ai contorni tesi e spigolosi, da rendere tutto antinaturalistico, ma di grande violenza espressiva[1].
Nel 1470-1472 accompagnò o comunque raggiunse Francesco del Cossa a Bologna, con il quale risulta impegnato in alcune importanti commissioni. Nel Polittico Griffoni in particolare (1472-1473) dipinse i santi sui pilastrini (sparsi in vari musei) e la predella con Storie di san Vincenzo Ferrer (nella Pinacoteca Vaticana). Nella predella in particolare si nota un'evoluzione del suo stile: se le architetture appaiono più organizzate razionalmente, restano i contorni spezzati delle figure, i panneggi sbalzati con forza e i paesaggi onirici, che nel complesso si addicono alle inquietudini serpeggianti nel periodo, che portarono sul finire del secolo a una crisi degli ideali rinascimentali[1].
Sempre con il Cossa lavorò ai perduti affreschi della Cappella Garganelli nella cattedrale di San Pietro a Bologna, completando il lavoro dopo la morte del collega (1478). L'opera, che ebbe un importante impatto sulla scuola locale e sui visitatori della città emiliana, in particolare Niccolò dell'Arca e Michelangelo, è andata perduta e ne resta solo un unico frammento raffigurante la Maddalena piangente, conservato presso la pinacoteca nazionale di Bologna, oltre ad alcune copie di modesta qualità. Secondo Vasari l'opera richiese a Ercole ben dodici anni: "sette per condurla a fresco e cinque in ritoccarla a secco"[2].
Nel 1479 tornò a Ferrara aprì una bottega con il fratello Polidoro e con l'orafo Giovanni di Giuliano da Piacenza. Un punto di arrivo per il suo stile fu la Pala Portuense (1479-1481), per la chiesa di Santa Maria in Porto nei pressi di Ravenna, dove le tensioni espressionistiche sono relegate ad alcuni bassorilievi sul basamento del trono della Vergine, mentre il sentimento generale è accordato a una pacata ed equilibrata armonia, con corrispondenze simmetriche nei colori. Il tutto viene però anche movimentato dalla vertiginosa architettura del trono, che lascia spazio per un panorama aperto alla base (dove si allude alla mitica fondazione della chiesa) con colonnine dove il marmo è reso con straordinaria sensibilità luministica[1]. Al 1486 è documentato un piccolo dipinto per Eleonora d'Aragona e un altro per il cardinale Ippolito I d'Este, che si apprestava a partire per l'Ungheria.
Continuò a dipingere oltre che a Ferrara in altre città dell'Emilia-Romagna, influenzando vari artisti locali. Divenuto pittore di corte presso gli Estensi nel 1487, in sostituzione di Cosmè Tura, quando è iscritto tra i salariati della corte per 240 lire marchesane all'anno. Per gli Este eseguì dipinti, affreschi, scenografie per ricevimenti e progetti architettonici. Il 27 giugno 1488 è documentato come "Herculi de Roberti pictori" quando riceve dodici braccia di stoffa pregiata. Nel 1489 decorò un casotto nel giardino di Eleonora d'Aragona e il camerino del duca Alfonso. Venne inviato a Venezia dalla duchessa per acquistare dell'oro con cui eseguire le dorature dei forzieri della figlia Isabella d'Este, che si apprestava ad andare a Mantova per maritarsi con Francesco II Gonzaga. Per Isabella Ercole diresse la costruzione e la decorazione del letto nuziale e partì con lei per Mantova nel 1490. Il 19 marzo di quell'anno una lettera di scuse è inviata da Ercole a Isabella per la sua partenza improvvisa da Mantova. Il 20 marzo è documentato il pagamento delle spese del suo viaggio. Nel 1491 scrisse una lettera di supplica al duca Ercole richiedendo il pagamento di alcuni lavori arretrati (19 marzo).
Nel 1492 fu occupato con altri artisti alla decorazione degli edifici del giardino della duchessa Eleonora, tra cui un oratorio e una "lozeta" segreta, per cui dipinse stemmi, indorò rosoni e una guglia. A novembre di quell'anno accompagnò Alfonso d'Este a Roma, in un viaggio di cortesia per rendere omaggio al nuovo papa Alessandro VI Borgia, di cui anni dopo Alfonso sposò la figlia Lucrezia.
L'anno successivo Ercole era al lavoro sui cartoni della perduta decorazione della delizia di Belriguardo, con una storia "molto bella e grande" e una veduta di Napoli, per la quale è pagato a settembre e a novembre. Nel 1494 tornano gli artisti al seguito di Ippolito in Ungheria, e Ercole si curò del loro pagamento per gli Este. Il 24 gennaio prese impegno per un'Annunciazione per la chiesa di Santo Spirito.
L'11 dicembre 1494 venne licenziato dalla corte per aver accompagnato Alfonso d'Este nelle sue fughe notturne dal castello. Morì nel 1496 a Ferrara e venne sepolto nella chiesa di San Domenico. Sua moglie Lucia de' Fanti doveva essere più giovane, infatti è citata ancora in un documento del 1514. Ebbe un figlio di nome Geronimo.
Pur avendo prodotto molte opere, Ercole De' Roberti non raggiunse mai la ricchezza; la fortuna del pittore iniziò subito dopo la sua morte e ne abbiamo testimonianza in numerosi scritti di apprezzamento di artisti e critici del tempo, come il Volterrano, Filippo Achillini, Leandro Alberti e lo stesso Michelangelo Buonarroti.
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