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equazione usata per stimare il numero di civiltà aliene nella Via Lattea Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'equazione di Drake (nota anche come equazione o formula di Green Bank) è una formula matematica utilizzata nell'esobiologia per stimare il numero di civiltà extraterrestri esistenti in grado di comunicare nella nostra galassia.
Venne formulata nel 1961 dall'astronomo e astrofisico statunitense Frank Drake, non effettivamente per quantificare il numero di civiltà, ma come un modo per stimolare il dialogo scientifico al primo incontro scientifico sulla ricerca di intelligenza extraterrestre (Search for Extra-Terrestrial Intelligence, SETI)[1].
Nel 1960, Frank Drake condusse la prima ricerca di segnali radio provenienti da civiltà extraterrestri presso il National Radio Astronomy Observatory di Green Bank, in Virginia Occidentale. Poco più tardi l'Accademia nazionale delle scienze statunitense invitò Drake a partecipare ad un incontro sul tema della rilevazione di possibili intelligenze extraterrestri. L'incontro si tenne a Green Bank nel 1961, e l'equazione che porta il nome di Drake nacque dalla fase preparatoria dell'incontro stesso. Drake scrisse[2]:
«Pianificando l'incontro, mi resi conto con qualche giorno d'anticipo che avevamo bisogno di un programma. E così mi scrissi tutte le cose che avevamo bisogno di sapere per capire quanto difficile si sarebbe rivelato entrare in contatto con delle forme di vita extraterrestri. E guardando quell'elenco diventò piuttosto evidente che moltiplicando tutti quei fattori si otteneva un numero, N, che è il numero di civiltà rilevabili nella nostra galassia. Questo, ovviamente, mirando alla ricerca radio, e non alla ricerca di esseri primordiali o primitivi.»
Quell'incontro conferì dignità scientifica alla ricerca di intelligenze extraterrestri (SETI). La dozzina di partecipanti – astronomi, fisici, biologi, industriali e studiosi di scienze sociali – divennero noti come l'"Ordine del Delfino". L'incontro di Green Bank è commemorato sul posto da una targa.
Carl Sagan, un grande sostenitore dei progetti SETI, ha citato molto spesso la formula, tanto che essa a volte è chiamata erroneamente "equazione di Sagan".
La formula dell'equazione di Drake è la seguente[1]:
dove:
Può non risultare immediatamente chiaro perché nell'equazione compaia il fattore R*, cioè perché il numero di civiltà intelligenti esistenti in un dato momento nella galassia debba essere direttamente proporzionale al tasso con cui si formano nuove stelle: in effetti, il prodotto dei primi sei fattori (escluso cioè L) dà il numero di civiltà extraterrestri che nascono ogni anno; moltiplicando poi per la loro durata si ottiene il numero di tali civiltà esistenti in un momento qualsiasi (ad esempio, se si formano in media 0,01 civiltà all'anno e ciascuna dura in media 500 anni, allora in ogni momento ne esisteranno in media 5).
La formula originale di Drake può essere riscritta più realisticamente sostituendo al tasso di formazione stellare odierno un parametro corrispondente al tasso con cui le stelle si formavano diversi miliardi di anni fa, cioè nell'epoca in cui si suppone che si siano sviluppate le stelle intorno alle quali oggi potrebbe esistere la vita (se il Sole fosse un esempio tipico, questo significherebbe circa 5 miliardi di anni fa).
Naturalmente il problema più impegnativo per la ricerca è quello di determinare il valore dei fattori che figurano nell'equazione; esistono considerevoli divergenze sul valore da attribuire a ciascun parametro, le quali si traducono in un profondo disaccordo sul valore finale di N.
In questa sezione sono riportati i valori usati da Drake e dai suoi colleghi nel 1961.[3][4]
R* – tasso di formazione stellare nella Via Lattea
fp – la frazione di tali stelle che possiede pianeti
ne – il numero medio di pianeti (o satelliti) per sistema planetario che presentano condizioni potenzialmente compatibili con la vita
fl – la frazione di essi che effettivamente sviluppa la vita
fi – la frazione di essi che effettivamente sviluppa vita intelligente e fc – la frazione di essi che è in grado e decide di comunicare
L – la durata media della fase comunicativa di ognuna di queste civiltà
I valori di Drake producono un valore N = 10 × 0,5 × 2 × 1 × 0,01 × 0,01 × 10 000 = 10.
Ogni variazione dei parametri, anche rimanendo nei limiti della verosimiglianza scientifica, causa notevoli variazioni nel risultato N, portando ad aspre contrapposizioni tra "ottimisti" e "pessimisti". I valori di N tipicamente proposti dagli "ottimisti" si aggirano intorno a 600 000, mentre quelli proposti dai "pessimisti" sono nell'ordine di 0,0000001[5].
In questa sezione si tenta di fornire una lista delle stime più attendibili dei parametri che compaiono nell'equazione di Drake.
R* – tasso di formazione stellare nella Via Lattea
fp – la frazione di tali stelle che possiede pianeti
ne – il numero medio di pianeti (o satelliti) per sistema stellare che presentano condizioni potenzialmente compatibili con la vita
fl – la frazione di essi che effettivamente sviluppa la vita
fi – la frazione di essi che effettivamente sviluppa vita intelligente
fc – la frazione di essi che è in grado e decide di comunicare
L – la durata media della fase comunicativa di ognuna di queste civiltà
Valori basati sulle stime citate,
danno come risultato
Come molti esperti hanno evidenziato, l'equazione di Drake è un modello molto semplice, che non tiene conto di alcuni parametri potenzialmente rilevanti. Lo scienziato e autore di fantascienza statunitense David Brin ha affermato[31]:
«[L'equazione di Drake] si esprime solo a proposito del numero di siti in cui intelligenze extraterrestri sorgono spontaneamente. Essa non dice niente di diretto sulla possibilità di un contatto tra un'intelligenza extraterrestre e la società umana contemporanea.»
Poiché è proprio la possibilità di un contatto che interessa la comunità dei progetti SETI, sono stati proposti molti fattori e modifiche addizionali della formula originaria. Tra di essi, per esempio, parametri come il numero di sistemi planetari che una specie intelligente potrebbe colonizzare, sviluppando così nuove civiltà, o il numero di volte che una civiltà potrebbe ricomparire sullo stesso pianeta, eccetera.
Brin stesso in particolare ha proposto una generalizzazione dell'equazione di Drake che includa gli effetti aggiuntivi della colonizzazione di altri pianeti da parte di civiltà aliene. Se ogni sito originale si espande con una velocità v, e stabilisce nuovi siti che hanno una durata L', allora il risultato in termini di comunicabilità con la specie umana viene espresso con un più complesso sistema di tre equazioni[31].
Ai fattori dell'equazione di Drake potrebbe poi essere aggiunto un parametro che moltiplica per il numero di volte che una civiltà intelligente potrebbe riproporsi sullo stesso pianeta. Infatti, anche se una civiltà dovesse giungere alla fine della sua esistenza dopo, ad esempio, 10 000 anni, la vita potrebbe continuare a esistere sul pianeta per altri miliardi di anni, consentendo a un'altra civiltà di evolversi. In altre parole diverse civiltà, ma anche diverse specie intelligenti, potrebbero succedersi su un pianeta nell'arco della sua esistenza.
Se nr è il numero di volte che una nuova civiltà ricompare sullo stesso pianeta sul quale una civiltà precedente si è sviluppata ed è finita, allora il numero totale di civiltà su quel pianeta corrisponde a (1+nr), che è il vero "fattore di ricomparsa" da aggiungere all'equazione.
Tale fattore, che indirettamente quantifica il lasso di tempo che trascorre tra la fine di una civiltà e la comparsa di quella seguente (nonché la somiglianza biologica tra le due), dipende dal tipo di cause che hanno portato alla fine della civiltà precedente e dalla misura dei danni subiti dalla vita sul pianeta in questione. In generale, se l'estinzione fosse dovuta a condizioni di inabitabilità temporanea, ad esempio un inverno nucleare, allora nr potrebbe essere relativamente alto. Se, invece, essa fosse dovuta a un'inabitabilità permanente o molto prolungata, causata ad esempio dall'evoluzione stellare del sole del sistema, allora nr sarebbe praticamente zero.
Nel caso di una estinzione totale della vita potrebbe essere preso in considerazione un fattore simile, nl, corrispondente al numero di volte che la vita stessa può comparire su un pianeta sul quale si era già sviluppata una volta. (Tuttavia, tenendo conto del fatto che sulla Terra la vita intelligente ha richiesto circa quattro miliardi di anni per evolversi, e che un sistema planetario come quello del Sole dura circa dieci miliardi di anni, risulta difficile che quest'ultimo fattore possa scostarsi molto dall'unità)[32].
Il radioastronomo russo Alexander Zaitsev ha sottolineato che essere in una fase comunicativa non è la stessa cosa che emettere messaggi finalizzati a un contatto alieno. Gli umani ad esempio, pur essendo in una fase comunicativa, non sono una civiltà comunicativa in senso interplanetario: noi non trasmettiamo regolarmente e di proposito messaggi destinati ad altri sistemi stellari. Per questo motivo ha suggerito di includere nell'equazione classica un "fattore METI" (dove METI sta per Messaging to Extra-Terrestrial Intelligence, "Invio di messaggi a intelligenze extraterrestri"). Tale fattore è definito come "la frazione di civiltà in grado di comunicare con una consapevolezza planetaria chiara e non paranoica", cioè che si impegnano deliberatamente e attivamente in trasmissioni interstellari[33].
Le critiche all'equazione di Drake seguono per la maggior parte dall'osservazione che molti termini della formula sono in gran parte completamente congetturali. Perciò l'equazione non può portare a nessun tipo di conclusione. T.J. Nelson sostiene[34]:
«L'equazione di Drake consiste in un gran numero di fattori probabilistici moltiplicati tra loro. Poiché ogni fattore è sicuramente compreso tra 0 e 1, il risultato è anch'esso un numero apparentemente ragionevole sicuramente compreso tra 0 e 1. Sfortunatamente, tutti i valori sono ignoti, rendendo il risultato meno che inutile.»
Questa critica, e quelle di questo tipo, non sono in realtà rivolte contro la validità dell'equazione in sé; piuttosto evidenziano che i valori da inserire nella formula ci sono noti in gran parte con un margine di incertezza inaccettabile. Il valore teorico dell'equazione di Drake comunque rimane indiscusso; inoltre, tenendo presente che Drake la formulò come indicazione di massima in vista di future discussioni su civiltà extraterrestri solo in seguito si pone il problema di come procedere sperimentalmente[35][36].
Un'altra limitazione dell'equazione, che pone le basi di tutt'altro tipo di critiche, consiste nel fatto che i parametri che compaiono nella formula fanno riferimento alla vita intesa in termini strettamente terrestri, cioè a un tipo di esseri approssimativamente umanoidi. Ad esempio il modo in cui generalmente si calcola il valore di ne (se non la stessa presenza nella formula di un termine di questo tipo) sembra dare per scontato che la vita possa esistere solo in forme sostanzialmente simili a quelle a cui siamo abituati sulla Terra; mentre in linea di principio non è possibile escludere completamente che forme di vita intelligente radicalmente diverse dagli umani possano svilupparsi, ad esempio, su pianeti di tipo gioviano. Evitando, come molti ritengono opportuno fare, le posizioni antropocentriche o carbonio-scioviniste, il numero di specie intelligenti nella galassia in teoria potrebbe aumentare sensibilmente.
L’uguaglianza o formula di Drake (anche nota come “equazione”) è la formalizzazione di un tipico problema di metrologia computazionale: data una grandezza fisica misurabile, quali sono i fattori che ne determinano la quantità? In particolare, in accordo con questa definizione, Drake formalizza il problema metrologico della valutazione del numero N di pianeti civilizzati presenti nella Via Lattea attraverso i sette fattori R, fp, ne, fl, fi, fc, L legati da moltiplicazione secondo la citata:
Fermo restando che per conoscere il numero N di pianeti civilizzati presenti nella Via Lattea è necessario contarli o contare (ovvero misurare) il valore di tutti i fattori richiamati in formula, osserviamo l’uguaglianza di Drake ed, in particolare, il suo parametro ne.
Per definizione ne indica il numero medio di pianeti, per sistema planetario, in grado di sostenere la vita. ne dice che un pianeta per sostenere la vita (nella forma in cui ci è nota) deve orbitare ad una distanza media r dalla sua stella tale da garantire una temperatura superficiale che permetta la presenza, sulla sua superficie, di acqua liquida e di eventuali molecole organiche pre-biologiche. Durante la sua rivoluzione, il pianeta deve rimanere all’interno della zona detta “dei riccioli d’oro”. Questa definizione è di tipo esclusivamente geometrico (basata su raggio medio ed eccentricità dell’orbita) ed è condizione necessaria per soddisfare quanto a ne ma non è condizione sufficiente. Affinché il pianeta sia in grado di sostenere la vita è anche necessario che esso possieda un campo magnetico di intensità paragonabile a quello terrestre. Infatti alla distanza r oltre che dalla luce il pianeta è investito da un flusso di particelle sub-atomiche ionizzate detto vento solare composto per circa il 95% di nuclei di idrogeno (H+) e dal suo campo magnetico concatenato (IMF Interplanetary Magnetic Field) di intensità
e di caratteristiche [con 1) grado di attività solare Q day (quiet day = giorno di bassa attività solare) e 2) distanza dal Sole r = 1[AU)]:
, , ,
dove:
(i valori segnalati aumentano nei giorni di accresciuta attività solare - ndt)
Se questo flusso plasmatico (anche per le condizioni di Q day) arrivasse sulla superficie del pianeta romperebbe la struttura delle molecole d’acqua e, soprattutto, di quelle organiche pre-biologiche, escludendo alla radice ogni possibilità di vita. Allora, nella formalizzazione di ne, il problema evolve da quanti pianeti ruotano attorno alle proprie stelle nella zona dei riccioli d’oro a quello di quanti di questi pianeti dispongono di campo magnetico tipo terrestre (probabilità composta).
La vita, quindi, è nata e si è evoluta sul pianeta Terra, oltre per la nota condizione dei riccioli d’oro, perché il forte campo magnetico terrestre ha fatto scudo al vento solare, scaricando gli ioni suoi componenti verso lo spazio profondo in direzione radiale esterna della direttrice Sole-Terra evitando, quindi, che detti ioni interagissero elettricamente con la superficie del pianeta e con le fragili molecole pre-biologiche eventualmente presenti su detta superficie.
Con l’apertura di questa osservazione la definizione di pianeta in grado di sostenere la vita cessa di essere esclusivamente geometrica ed evolve in geometrica e fisica. In ultima analisi è necessario aggiungere alla formula di Drake un fattore che tenga conto della frequenza della presenza di campi magnetici tipo terrestre nei pianeti rocciosi.
Il cmt è variabile in intensità e forma ed è dipolare solo se mediato su lunghi periodi, su ampie porzioni di superficie terrestre e, soprattutto, se osservato in prossimità della superficie stessa del pianeta. In quota le linee di forza del cmt appaiono schiacciate verso la superficie della Terra nell’emisfero rivolto verso il Sole e allungate verso lo spazio esterno in quello opposto. In questa direzione si forma la cosiddetta magneto-tail (coda del cmt). Le linee di forza della magneto-tail rappresentano la via di scarico esterno degli ioni ingaggiati dal cmt nella sua porzione rivolta verso il Sole. L’intensità F del cmt misurata alla superficie del pianeta varia da circa 20000 [nT] all’equatore a quasi 70000 [nT] ai poli:
L’origine del cmt è interna al pianeta[37]. Dal punto di vista magnetico l’interno della Terra è diviso in tre parti: il guscio esterno (crosta) con attività magnetica moderata, una parte a profondità intermedia (mantello) ad attività magnetica circa nulla ed una porzione profonda, metallica, (nucleo, a sua volta diviso in nucleo esterno ed interno) ad alta attività magnetica. Il nucleo produce oltre l’80% dell’intensità di campo del cmt[38]. La produzione del campo magnetico nucleare terrestre non è di tipo ferromagnetico in quanto la temperatura del nucleo terrestre è superiore al limite Tc (temperatura di Curie) oltre il quale le sostanze magnetiche perdono questa caratteristica. Il generatore terrestre è di tipo elettromagnetico modellabile con una dinamo ad autoinduzione[39] modificato dal modello della doppia dinamo ad autoinduzione capace di descrivere anche le periodiche inversioni di polarità del cmt[40]. Il fenomeno della produzione di campo elettrico nucleare (ed associato campo magnetico) avviene per sfregamento della superficie di contatto del nucleo interno solido (a causa della elevata pressione P) con il nucleo esterno liquido. Detto sfregamento è dovuto alle velocità di rotazione differenti fra la componente nucleare interna e quella nucleare esterna. Il generatore magnetico terrestre (nucleo) appare quindi una struttura elettromeccanica complessa ed anche, su scala planetaria, particolarmente massiva. Il problema finale della definizione di ne, dal punto di vista magnetico è duplice: 1) quanto può essere diffuso questo tipo di struttura nei pianeti rocciosi? e 2) che effetto ha l’inserimento del parametro cmt nella formula di Drake? E’ comunque fattuale che un pianeta extrasolare può definirsi di tipo Terra se e solo se, oltre alle note somiglianze di tipo ambientale, possiede un campo magnetico di tipo cmt.
La diffusione della struttura nucleare tipo terrestre nei pianeti rocciosi extrasolari è connessa alla genesi del nostro pianeta e, più in generale, a quella del sistema Terra-Luna. Le teorie geofisiche in merito sono diverse ma attualmente la più accreditata è la teoria della catastrofe cosmica. Secondo questa teoria, circa 4,5 miliardi di anni fa, circa 50 milioni di anni dopo la formazione del Sistema Solare, il pianeta Theja, grande circa un decimo della Terra, collise con il nostro pianeta con una direzione di impatto di circa 45° rispetto alla direzione orbitale della Terra stessa. In realtà, dal punto di vista della destrutturazione dei due corpi celesti, potremmo definire l’impatto come quasi catastrofico perché non distrusse completamente i due pianeti ma li rimodellò nel sistema Terra-Luna che conosciamo. La maggior parte dei materiali nucleari (pesanti) si sarebbe fusa aumentando notevolmente la massa del nucleo della proto-Terra mentre parte dei materiali crostali (leggeri) si sarebbe dispersa nello spazio circumterrestre andando poi a formare, per aggregazione gravitazionale, la Luna. Nella nostra ottica l’urto fu meccanicamente “perfetto”: avvenuto 1) in direzione non baricentrica ma angolata di 45° preservando così i due corpi celesti dalla probabile destrutturazione totale e 2) fra con un pianeta sufficientemente grande (Theja) da apportare la quantità di materiale nucleare sufficiente ad innescare il sistema dinamico infranucleare della Terra. I termini dell’evento (urto fra due pianeti di masse “giuste”, avvenuto in una orbita “giusta” (quella dei riccioli d’oro), nella direzione “giusta” e al momento “giusto” - ndt) appare stocastico e quindi ad occorrenza casuale (probabilità di accadimento estremamente bassa). Si evince quindi che la formazione di pianeti tipo Terra è effettivamente molto bassa. Quanto bassa? Ogni risposta quantitativa al quesito appare congetturale e quindi, ancora:
per conoscere il numero dei pianeti tipo Terra (quindi con cmt sufficientemente intenso) che si trovino ad orbitare nella zona dei riccioli d’oro è necessario contarli.
Però rimane un fatto fondamentale: escludendo il fattore campo magnetico la formula di Drake sovrastima N. Di quanto? Forse di molto, forse di moltissimo.
Come detto, ad oggi, assegnare un valore quantitativo ai fattori di Drake è fatto puramente congetturale e quindi il calcolo di N è fatto speculativo. Ognuno può assegnare il valore numerico che crede entro limiti discrezionali da ampli ad amplissimi e quindi ottenere il valore di N che preferisce. Le sole affermazioni quantitative ammissibili sono:
e
con ℕ numero naturale (intero)
Per osservare gli effetti del parametro cmt calcoliamo, secondo l’ipotesi di Drake, da prima, il valore di N secondo la formulazione originale poi inseriamo in detta formulazione un opportuno parametro rappresentativo il cmt e confrontiamo quindi i risultati.
Assegniamo (assunzione soggettiva) ai parametri R, fp, ne, fl, fi, fc, L valori numerici scelti fra i più diffusi in letteratura:
da cui:
Nella Via Lattea, secondo questo calcolo, dovrebbero esistere circa 6 civiltà tecnicamente evolute (valore congetturale perché i valori dei parametri di Drake non sono noti ma supposti - ndt).
Per implementare l’efficacia della formula di Drake (nel rispetto della sopracitata nota) introduciamo il parametro nm[41] definendolo:
nm = percentuale statistica di occorrenza, nel gruppo dei pianeti ne, di pianeti dotati di campo magnetico tipo Terra.
con
da cui la revisione della formula di Drake attraverso nm:
Formalizziamo l’appartenenza di nm a ne denominando, per comodità, il gruppo dei pianeti potenzialmente in grado di sostenere la vita ridefinito dall’inserimento del sottogruppo nm come gruppo (parametro) w e ricordiamo che questa appartenenza compone le probabilità rappresentate da ne e nm:
w = ne x nm
da cui (formula di Drake-Faggioni[41])
che in notazione metrologica di più diretta interpretazione:
cioè
“”
Tentiamo ora di definire la risposta quantitativa della formula di Drake all’inserimento di w (quindi del sottogruppo nm). A tal fine, per non aggiungere una ulteriore congettura, consideriamo dati misurati del Sistema Solare.
(condizione imposta: assumiamo il Sole quale stella standard e il Sistema Solare quale sistema planetario standard di stella standard – ndt).
Calcoliamo l’evoluzione di N per la Drake-Faggioni rispetto alla Drake originale con riferimento all’osservazionei del Sistema Solare chiedendoci:
quanto è diffusa la presenza di campi magnetici tipo Terra fra i quattro pianeti interni del sistema solare? Ovvero quanti pianeti rocciosi hanno questo tipo di campo magnetico?
Uno, la Terra.
Allora, nel caso del Sistema Solare, nm vale:
da cui:
da cui ancora:
meno di 3 civiltà intelligenti ogni 2 galassie.
Anche questo risultato è privo di valore metrologico in quanto proveniente da fattori stabiliti congetturalmente (anche noi abbiamo congetturato circa le assunzioni di standardizzazione per il calcolo di nm e quindi di w). Di più, va chiarito che, nella famosa riunione tecnica di Green Bank il prof. Drake non propose un metodo di calcolo di N ma formalizzò e collegò matematicamente i fattori astrofisici e biologici da cui detto N dipende. Il suo approccio è pienamente valido mentre, ad oggi, è errato usarlo per calcolare N perché sono ignoti i valori dei parametri richiamati dalla formula.
Il risultato numerico assoluto offerto dalla formula Drake-Faggioni è quindi aleatorio quanto quello offerto dalla formula di Drake originale mentre è invece rilevante il risultato numerico relativo: a parità del valore numerico assegnato agli altri fattori, il solo inserimento di “nm solare” (attraverso w) riduce il valore di N a circa 1/6 dell’originale quindi si afferma con certezza che:
la notazione originale della formula di Drake, anche nell’ipotesi di piena conoscenza metrologica di tutti i fattori richiamati in formula, sovrastimerebbe N in quanto detta notazione non prevede il fattore nm.
Enrico Fermi era noto presso i suoi studenti per la sua abitudine di eseguire a mente stime di ogni tipo di grandezza. Una volta chiese ai suoi studenti quanti accordatori di pianoforte ci fossero a Chicago: il modo in cui calcolò la risposta assomiglia al tipo di ragionamento sotteso all'equazione di Drake.
Fermi suppose che Chicago dovesse avere circa tre milioni di abitanti, e che circa una famiglia su venti dovesse possedere un pianoforte. Se la famiglia media è composta da cinque elementi e un piano richiede in media un'accordatura all'anno, e se un accordatore può eseguire due accordature al giorno per 200 giorni all'anno, allora Chicago ha bisogno di 75 accordatori. Il risultato è dato semplicemente dal prodotto dei fattori elencati[42].
Il fisico italiano Enrico Fermi propose nel 1950 un paradosso, che oggi dal suo nome è comunemente noto come paradosso di Fermi, che può essere formulato così: se nell'universo esiste un gran numero di civiltà aliene, perché la loro presenza non si è mai manifestata?[1]
Dal momento che nel 1950 l'equazione di Drake non era ancora stata formulata, Fermi dovette inferire l'esistenza di un gran numero di civiltà extraterrestri dal principio copernicano e dai problemi di stima complessi che egli era abituato a porsi e a risolvere (problema di Fermi), di cui l'esempio più noto è il problema degli accordatori di pianoforte. In questo senso, Fermi fu un precursore di Drake nello stimare delle probabilità complesse come quella di un contatto con intelligenze aliene[1].
Sono state proposte numerose spiegazioni per spiegare questa mancanza di contatto; un libro di Stephen Webb pubblicato nel 2015 ha elaborato 75 diverse spiegazioni,[43] che possono essere suddivise in tre classi:
Questi ragionamenti sono conformi all'ipotesi del Grande filtro, che afferma che poiché non ci sono civiltà extraterrestri osservate nonostante il vasto numero di stelle, almeno una fase del processo deve fungere da filtro per ridurre il valore finale. Secondo questo punto di vista, o è molto difficile che sorga la vita intelligente, o la vita di civiltà tecnologicamente avanzate, o il periodo di tempo in cui rivelano la loro esistenza deve essere relativamente breve.[44]
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