Inula L. 1753 è un genere di piante Spermatofite Dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, dall'aspetto di erbacee perenni e dai vistosi fiori gialli simili alle “margherite”.

Etimologia

Il nome di questo genere (Inula) potrebbe derivare da un analogo vocabolo latino usato dai Romani per indicare proprio queste piante. Altri Autori propongono un'altra etimologia: una derivazione da un vocabolo greco enàein (= purificare) facendo riferimento ovviamente alle presunte proprietà mediche della pianta[1].
L'utilizzo attualmente accettato della denominazione scientifica Inula è stato proposto da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.

Descrizione

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Il portamento (Inula britannica)

Sono piante erbacee perenni, biennali o annuali la cui altezza può variare da pochi centimetri fino ad un metro e oltre (massimo 200 cm). La forma biologica prevalente delle specie del genere (almeno per le specie europee) è emicriptofita scaposa (H scap); ossia sono piante perennanti con gemme poste al livello del suolo con fusto allungato e mediamente foglioso. Sono presenti (ma meno frequentemente) altre forme biologiche come camefita suffruticosa (Ch suffr). In alcuni casi si presentano con un aspetto grasso e succoso.

Radici

Le radici in genere sono secondarie da rizoma.

Fusto

Il fusto è eretto a sezione cilindrica e semplice o poco ramoso. La parte ipogea consiste in un rizoma.

Foglie

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Le foglie (Inula hirta)

Si possono avere piante sia con foglie basali che foglie cauline. Le foglie sono intere a varie forme (lanceolate – ovate – oblanceolate – ellittiche); il bordo è variamente dentato o finemente seghettato; le due pagine possono essere glabre o pelose con peli semplici, patenti o di tipo tomentoso. Lungo il fusto sono disposte in modo alterno. Quelle basali sono picciolate, mentre quelle cauline sono amplessicauli e progressivamente più piccole (generalmente lanceolato-ristrette).

Infiorescenza

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Infiorescenza (Inula magnifica)

L'infiorescenza è formata da medi o grandi capolini (almeno nella maggioranza delle specie) sia solitari ma anche in formazioni corimbose che normalmente sovrastano l'apparato fogliare. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae : un peduncolo sorregge un involucro composto da più squame, che fanno da protezione al ricettacolo basale sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati e quelli interni tubulosi.
L'involucro può avere una forma campanulata o emisferica. Diametro dell'involucro: 10 – 40 mm. Le squame sono in più serie (3 - 4 normalmente, ma anche fino a 7 serie) e disposte in modo embricato. Il ricettacolo può essere nudo (senza pagliette) oppure fimbriato; la forma può essere piana o convessa con superficie liscia o alveolata. I fiori ligulati possono essere da 50 a 150 con lamine nastriformi lunghe da 10 a 30 mm. I fiori tubulosi possono essere da 100 a 250.

Fiore

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Il fiore (Inula britannica)

I fiori sono ermafroditi, zigomorfi, tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi) sono bisessuali.

* K 0, C (5), A (5), G 2 (infero)[2]

Frutti

I frutti sono degli acheni glabri con quattro-cinque costole (o nervature ortogonali); sono provvisti di pappo persistente senza coroncina a setole dentate su un'unica serie.

Distribuzione e habitat

Il genere Inula presenta una larghissima adattabilità, infatti alcune delle sue specie si trovano in luoghi erbosi e umidi, altre nei boschi ombrosi, altre ancora in località aride, argillose e calcaree. Sia alle basse quote marittime che quelle alpine. La loro diffusione è totale anche se alcune specie possono essere trovate solamente in alcuni areali ristretti e ben definiti.
Delle 15 specie spontanee della nostra flora 13 vivono sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla diffusione delle specie alpine[3].

Ulteriori informazioni Specie, Comunitàvegetali ...
SpecieComunità
vegetali
Piani
vegetazionali
SubstratopHLivello troficoH2OAmbienteZona alpina
I. bifrons11collinare
montano
Ca Ca/SibasicobassoseccoB1 F2 F7 G4 I3CN CO
I. britannica11collinare
montano
Ca Ca/SibasicomedioumidoA4 B2 B5 F3 G4NO CO BS TN BZ UD
I. conyzae11collinare
montano
CabasicobassoseccoB6 F7 G4 I1 I2 I3tutto l'arco alpino
I. ensifolia9collinare
montano
Ca Ca/SibasicobassoaridoF2 F7CO BG BS TN BL UD
I. graveolens2collinareCa SineutromedioseccoB1 B2 B5AO BS
I. helenium11collinare
montano
Ca SineutroaltomedioB2 B3 B5 B9 F3CO
I. helvetica11collinareCa Ca/SibasicomedioumidoB3 B5 G2CN
I. hirta11collinare
montano
Ca Ca/SibasicobassoaridoB6 F2 F7 G4 I1tutto l'arco alpino
(escl. SO)
I. montana9collinare
montano
Ca Ca/SibasicobassoaridoC2 F2 F7CN TO AO NO BG
I. oculus-Christi9collinareCabasicobassoaridoG2al confine con la Slovenia
I. salicina11collinare
montano
Ca Ca/SibasicobassomedioA4 E1 F2 F3 F7tutto l'arco alpino
I. spiraeifolia11collinare
montano
CabasicobassoaridoC1 C2 F2 F7 G4 I3tutto l'arco alpino
(escl. SO VC NO)
I. viscosa9collinareCa Ca/SibasicobassoaridoA4 B1 B2 B5 F2 G3BS
Legenda e note alla tabella.

Substrato con “Ca/Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili); vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province).
Comunità vegetali: 2 = comunità terofiche pioniere nitrofile; 9 = comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche; 11 = comunità delle macro- e megaforbie terrestri
Ambienti: A4 = ambienti umidi, temporaneamente inondati o a umidità variabile; B1 = campi, colture e incolti; B2 = ambienti ruderali, scarpate; B3 = siepi e margini dei boschi; B5 = rive, vicinanze corsi d'acqua; B6 = tagli rasi forestali, schiarite, strade forestali; B9 = zone coltivate; C1 = ambienti sabbiosi, affioramenti rocciosi; C2 = rupi, muri e ripari sotto roccia; E1 = paludi e torbiere basse; F2 = praterie rase, prati e pascoli dal piano collinare al subalpino; F3 = prati e pascoli mesofili e igrofili; F7 = margini erbacei dei boschi; G2 = praterie rase dal piano collinare a quello alpino; G3 = macchie bassa; G4 = arbusteti e margini dei boschi; I1 = boschi di conifere; I2 = boschi di latifoglie; I3 = querceti sub-mediterranei

Chiudi

Tassonomia

La famiglia di appartenenza del genere Inula (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) è la più numerosa nel mondo vegetale, organizzata in quasi 1000 generi per un totale di circa 20.000 specie.
Il genere di questa scheda è mediamente numeroso comprendente circa un centinaio di specie, diffuse quasi unicamente nell'emisfero boreale (Europa, Asia e Africa del Nord), delle quali una dozzina circa sono proprie della flora italiana.
All'interno della famiglia delle Asteraceae le “Inule” fanno pare della sottofamiglia delle Tubiflore; sottofamiglia caratterizzata dall'avere capolini con fiori ligulati alla periferia e fiori tubulosi al centro, squame dell'involucro ben sviluppate e tutte più o meno di uguale lunghezza e frutti con pappo biancastro e morbido.
Alcuni studiosi considerano questo genere di tipo parafiletico.

Le specie spontanee in Italia vengono normalmente suddivise in quattro sezioni[1]:

Le prossime sezioni hanno tutte il ricettacolo nudo (senza pagliette); gli acheni a forma cilindrica (sempre costolati); i capolini e le foglie radicali a dimensioni più contenute.

Secondo alcuni Autori diverse specie di Inula dovrebbero fa parte di altri generi[4]. Delle specie spontanee della nostra flora segnaliamo le seguenti:

Specie spontanee della flora italiana

Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della nostra flora) l'elenco che segue utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche[6].

  • SEZIONE B : i fiori ligulati sono molto più lunghi dell'involucro e sono disposti a raggio;
    • Gruppo 1A : le foglie basali sono molto grandi (fino a 80 cm di lunghezza); pure i capolini sono grandi (fino a 7 cm di diametro); le squame esterne dell'involucro sono di tipo fogliaceo e sono grandi (larghe fino a 5 mm);
        • Gruppo 3B : le foglie cauline abbracciano il fusto (sono amlpessicauli);
          • Gruppo 5A : le piante sono prive di ghiandole; l'infiorescenza è uniflora (o poco corimbosa);
            • Gruppo 6A : le foglie hanno una consistenza coriacea, sono lucide e glabre sulla pagina superiore, mentre la pagina inferiore è setolosa; sul bordo sono pure setolose;
            • Gruppo 6B : le foglie hanno una consistenza coriacea oppure sono molli e sono tomentose su entrambe le pagine;
          • Gruppo 5B : le piante sono ghiandolose-vischiose; l'infiorescenza è composta da ampie pannocchie piramidali;


Secondo gli ultimi studi sulle specie spontanee italiane del genere Inula[7] le seguenti specie sono state assegnate ad un altro genere:

E ancora:

  • Inula oculus-Christi L. : non più presente nella flora spontanea italiana.

Generi simili

Diversi generi hanno delle specie abbastanza simili a quelle del genere di questa scheda. Ecco un elenco, senza la pretesa di essere completo:

  • Carpesium L. - Capo-chino: si differenzia per avere capolini con fiori tutti tubulosi ed ermafroditi e per il pappo formato da una coroncina membranosa esterna.
  • Chiliadenus Cass. - Incensaria: si differenzia per avere capolini con fiori tutti tubulosi ed ermafroditi.
  • Pulicaria Gaertner – Incensaria: si differenzia per il pappo formato da una coroncina membranosa esterna ed un ciuffo di peli interni.

Per concludere possiamo citare i fiori del Buphtalamum salicifolium molto simili al corrispondente Inula salicina, oppure alcune specie dei generi Telekia, Doronicum, Arnica, Senecio e probabilmente altri generi ancora.

Lo stesso argomento in dettaglio: Specie di Inula.

Usi

Farmacia

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Le piante di questo genere contengono piccole quantità di olio etereo e alte percentuali (19 - 45%) di inulina[1]. Alcune sostanze di questa pianta (come i lattoni sesquiterpenici) possono causare dermatiti allergiche da contatto; elevate quantità di queste sostanze possono causare vomito e diarrea. Queste sostanze ed altre ancora fanno queste piante interessanti per la cura di diverse malattie (secondo la medicina popolare). Nei vari testi di medicina naturale troviamo un ricco elenco di proprietà attribuite alle “Inule” come stomachiche (agevola la funzione digestiva), vermifughe (elimina i vermi intestinali), toniche (rafforza l'organismo in generale), diuretiche (facilita il rilascio dell'urina) e risolutive in generale. Queste piante hanno inoltre delle proprietà balsamiche calmanti della tosse (bronchite acuta e cronica). Come uso esterno viene indicata valida per risolvere problemi della pelle come eczema oppure herpes labiale (ma anche punture di insetti).

Giardinaggio

L'utilità delle piante di questo genere si estende anche al giardinaggio e alla ornamentazione tramite fiore reciso. Anche se il loro aspetto è un po' grossolano sono facili da coltivare ed hanno un forte sviluppo vegetativo.

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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