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regina consorte di Spagna Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Elisabetta Farnese (in spagnolo Isabel de Farnesio; Parma, 25 ottobre 1692 – Aranjuez, 11 luglio 1766) nata principessa di Parma e Piacenza (ultima dei Farnese), fu regina consorte di Spagna, come moglie di Filippo V. Influenzò notevolmente la politica del regno.
Elisabetta Farnese | |
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Louis-Michel van Loo, Ritratto della regina Elisabetta Farnese, 1739, Museo del Prado, Madrid | |
Regina consorte di Spagna | |
In carica | |
Predecessore | Maria Luisa di Savoia (I) Luisa Elisabetta d'Orléans (II) |
Successore | Luisa Elisabetta d'Orléans (I) Maria Barbara di Portogallo (II) |
Altri titoli | Principessa di Parma e Piacenza |
Nascita | Palazzo della Pilotta, Parma, Ducato di Parma e Piacenza (oggi Italia), 25 ottobre 1692 |
Morte | Aranjuez, Spagna, 11 luglio 1766 |
Luogo di sepoltura | Collegiata reale del Palazzo della Granja, San Ildefonso |
Casa reale | Farnese per nascita Borbone di Spagna per matrimonio |
Padre | Odoardo, principe ereditario di Parma |
Madre | Dorotea Sofia di Neuburg |
Consorte di | Filippo V di Spagna |
Figli | Carlo Francesco Marianna Vittoria Filippo Maria Teresa Luigi Antonio Maria Antonia |
Religione | Cattolicesimo |
Firma |
Elisabetta era figlia di Odoardo II Farnese, principe ereditario di Parma e di Dorotea Sofia di Neuburg. Non era una bellissima donna perché il suo viso era stato in parte deturpato dai segni di un vaiolo infantile, tuttavia riuscì a conservarsi piacente. Aveva un carattere fermo, deciso ed ambizioso; gli autori dell'epoca ne elogiarono anche la perspicacia e l'intelligenza.[1] La rigida educazione alla quale la sottopose la madre non ne modificò gli aspetti caratteriali.
Oltre che erede della famiglia Farnese, divenne anche erede della famiglia de' Medici, tramite la sua ava Margherita de' Medici, portava in dote quindi oltre che le eventuali rivendiacazioni sul ducato di Parma, anche quelle sul Granducato di Toscana.
Il suo personaggio, al pari di altre sue antenate, entrò nel gioco diplomatico della famiglia Farnese, quasi come merce di scambio. Grazie all'opera persuasoria dell'abate Giulio Alberoni ed alle trame della Camarera Mayor del re di Spagna, Marie Anne de La Trémoille principessa des Ursins, nel 1714 sposò Filippo V di Spagna, appena rimasto vedovo di Maria Luisa di Savoia (1688 – 1714).
Le nozze vennero celebrate, per procura, a Parma, con la consueta sontuosità farnesiana, il 16 settembre. Il Papa, come pegno per la sua simpatia verso la Spagna, sua futura patria, le conferì la Rosa d'Oro. La regina fu accompagnata in Spagna dall'Alberoni stesso. Durante il viaggio, forse ispirata anche dal futuro cardinale, maturò la decisione di allontanare la des Ursins in modo da essere l'unica ad avere ascendente sul re. Con questa manovra la Spagna si affrancò dall'influenza francese.[2]
Nei primi anni di regno fu molto ben consigliata dall'Alberoni e dal patrigno Francesco Farnese, duca di Parma. Grazie ai loro suggerimenti riuscì a dominare il carattere indeciso del marito, che non contestò mai alcuna sua decisione, conferendo un notevole peso politico alla Spagna del XVIII secolo. Nel frattempo, per volontà farnesiana, l'Alberoni assurse alla dignità cardinalizia e nel 1716 fu nominato Primo ministro.
L'influenza della regina sullo sposo portò la politica iberica a volgersi nuovamente verso gli antichi possedimenti spagnoli in Italia, perduti con la guerra di successione spagnola, e culminò con l'occupazione della Sardegna e della Sicilia. Ella credette talmente tanto in questa strategia che, quando i francesi avanzarono oltre i Pirenei, si mise in prima persona alla testa di una divisione spagnola per affrontare il nemico. Ma la quadruplice alleanza tra Francia, Austria, Gran Bretagna e Paesi Bassi, mise fine alle sue ambizioni. L'esercito spagnolo fu sconfitto dai francesi e la flotta fu affondata dagli inglesi al largo di Capo Passero in Sicilia. Il prezzo della pace (trattato dell'Aia) fu il sacrificio del suo ministro, il cardinale Alberoni, che venne esiliato, l'evacuazione della Sardegna e della Sicilia e la rinuncia alle pretese sugli antichi possessi. Il medesimo trattato però stabilì che il ducato di Parma e Piacenza, in caso di mancanza di eredi Farnese (la dinastia si stava estinguendo), sarebbe passato a Carlo, figlio primogenito di Elisabetta. Inoltre, per parte della bisavola paterna Margherita de' Medici, Elisabetta era anche l'erede legittima dei Medici, Granduchi di Toscana, privi di prole maschile. Quindi i suoi figli avrebbero potuto rivendicare presto e con pieno diritto anche la Toscana.[3]
Nel 1724 Filippo V, stanco e disgustato, abdicò in favore del figlio Luigi, nato dal precedente matrimonio, e si ritirò nel Palazzo della Granja, ma la fortuna assistette Elisabetta ancora una volta. Sette mesi più tardi il suo figliastro morì, così ella convinse Filippo a riprendere il potere e riuscì a dirigere ancora una volta la politica spagnola, specialmente nell'ultimo periodo, quando il re perse gran parte delle sue facoltà mentali.
Dopo la scomparsa di Filippo, a cui Elisabetta sopravvisse per altri 20 anni, la regina dovette attendere la morte di un altro suo figliastro prima di vedere ascendere al trono di Spagna il suo primogenito Carlo, che nel frattempo (astutamente appoggiato dalla madre), nel corso della guerra di successione polacca era già riuscito ad assicurare alla famiglia Parma, Napoli e la Sicilia.[4]
Nel 1731 infatti Carlo aveva preso possesso di Parma e Piacenza, e nel 1734 iniziò la conquista delle Due Sicilie. È proprio a questo periodo che risale il trasferimento dei beni farnesiani da Parma a Napoli. Dopo il 1734 i diritti che i precedenti trattati avevano assegnato a Carlo tornarono ad Elisabetta, che fu nominata Legittima Sovrana e Duchessa di Parma e Piacenza. In una pausa della sovranità sul ducato da parte di Carlo Emanuele III di Savoia, l'8 novembre 1745, ella ricevette l'omaggio dovutole dalle mani del marchese di Castellar.[5]
Nel 1746 morì Filippo V e salì al trono il figlio Ferdinando VI, un altro suo figliastro, nato dal primo matrimonio di suo marito, perciò Elisabetta si ritirò a vita privata a Sant'Ildefonso, ma senza smettere di brigare in favore dei suoi rampolli.
Al termine della Guerra di successione austriaca, che vide il continuo scambio di territori tra le potenze, con il Trattato di Aquisgrana del 1748 il secondogenito di Elisabetta, Filippo di Borbone, ebbe confermata la corona ducale di Parma, già trasmessagli (1731-1735) dal fratello Carlo. Inoltre, Filippo, sposò Luisa Elisabetta di Francia, figlia di Luigi XV di Francia.[6] Alla morte di Ferdinando, nel 1759, Elisabetta assunse la reggenza della Spagna, in attesa del ritorno da Napoli del primogenito Carlo III che non vedeva da molti anni.
Gli ultimi anni della sua vita li trascorse ad Aranjuez, dove si dedicò ad opere di carità e divenne protettrice dei gesuiti. Morì l'11 luglio 1766, ormai vecchia (73 anni) e quasi cieca. Fu sepolta, accanto al marito, nella chiesa del Palazzo Reale de la Granja. Da lei (erede dei Farnese, dei Medici, discendente in linea diretta dal papa Paolo III), e da Filippo V derivano i Borbone di Spagna, i Borbone di Napoli e i Borbone di Parma, compresi indirettamente i granduchi di Lussemburgo.[7]
Federico II di Prussia, che conosceva bene i suoi contemporanei, disse di lei: «Il cuore energico di un romano, la fierezza di uno spartano, la pertinacia di un inglese, l'astuzia di un italiano, la vivacità di un francese concorsero a formare questa donna singolare. Ella cammina audacemente al compimento dei suoi disegni; non vi è cosa che sappia sorprenderla, nessuna che sappia arrestarla».
Dal matrimonio tra Elisabetta e Filippo V di Spagna nacquero sette figli, e tutti tranne uno raggiunsero l'età adulta:
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