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Dottrina sociale della Chiesa cattolica
dottrina cattolica in relazione ai problemi di natura sociale ed economica contemporanei Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La dottrina sociale della Chiesa Cattolica è l'insieme di principi, teorie, insegnamenti e direttive emanate dalla Chiesa cattolica in relazione ai problemi di natura sociale ed economica del mondo contemporaneo[1].
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Storia
Riepilogo
Prospettiva
L'espressione Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) fu coniata nel 1941 da Papa Pio XII, ed è stata poi sistematicamente utilizzata, salvo una breve parentesi, dai pontefici successivi. Leone XIII preferiva parlare di filosofia cristiana e Pio XI di dottrina sociale ed economica[1].
La dottrina sociale spesso viene ricollegata nella sua genesi all'enciclica Rerum Novarum (1891) di papa Leone XIII. Se è vero che il grande nucleo della dottrina sociale è composto da famose encicliche e dai discorsi sociali dei pontefici quali Quadragesimo Anno (1931) di papa Pio XI, Mater et Magistra (1961) di papa Giovanni XXIII, Populorum progressio (1967) di papa Paolo VI, Centesimus annus (1991) di papa Giovanni Paolo II, Caritas in veritate (2009) di papa Benedetto XVI e alcuni discorsi di papa Pio XII. Essa comunque è insita nello stesso messaggio cristiano ("sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra") e trova compiuta e completa enunciazione nella terza parte del Catechismo della Chiesa cattolica.
Questi documenti pontifici sono il frutto non solo del Magistero della Chiesa, ma anche del dibattito e degli studi di sacerdoti e laici cattolici.
Il Magistero sociale della Chiesa non è cosa recente, ma è stata una preoccupazione costante fin dall'epoca dei Padri della Chiesa[senza fonte] e poi del Medioevo, si pensi per esempio alla proibizione dell'usura,[2] alla creazione dei Monti frumentari[senza fonte] e di pietà, ed al pauperismo, o anche alla dottrina agostiniana del De civitate Dei e a parte del pensiero di San Tommaso d'Aquino[senza fonte], in particolare per la nozione di bene comune e alcuni casi ben definiti di legittimità etico-cristiana e giuridica del tirannicidio.
Inoltre il Magistero sociale non prende in considerazione tanto e solo i problemi economici, ma più in generale i problemi della società nel suo complesso considerata, di cui quelli economici sono soltanto una parte. Sono documenti sociali, in quanto riguardanti la società, anche encicliche come la Immortale Dei di Leone XIII o la Spe salvi di Benedetto XVI.
I punti principali della dottrina sociale cristiana riguardano:
- l'Uomo, perché egli è creatura di Dio, dotata di dignità spirituale e soprannaturale, centro dell'ordine economico, sociale, politico, insieme alla sua famiglia. Perciò l'uomo ha diritto alla vita religiosa, al lavoro, alla famiglia, all'uso dei beni materiali, alla proprietà, al giusto salario, alla libertà, alla partecipazione alla vita dello Stato, all'istruzione, alla collaborazione nella produzione della ricchezza.
- il lavoro, che va visto, come richiama Giovanni Paolo II, "nel quadro più ampio di un disegno divino" utile ai "singoli alla realizzazione dello scopo fondamentale della loro vita", mentre "l'impegno dell'occupazione di tutte le forze disponibili è un dovere centrale dell'azione degli uomini di governo, politici, dirigenti sindacali ed imprenditori" e "le autorità responsabili" sono preposte "perché mettano mano ai provvedimenti necessari a garantire ai lavoratori la giusta retribuzione e la stabilità"
- lo Stato, perché esso deve essere una società organizzata, dove è garantita la convivenza civile, le giuste libertà individuali e sociali e la giustizia, nel perseguimento del bene comune, dell'intera comunità e non di un gruppo a detrimento delle legittime esigenze degli altri, e rispettando la libertà religiosa di tutti i culti ed i diritti della Chiesa Cattolica
Di queste esigenze sociali cristiane si sono fatti portatori in tutto il mondo numerosi cattolici, fra i quali San Giovanni Bosco, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, Federico Ozanam, Léon Harmel ed altri.
Nella prima grande enciclica sociale, la Rerum Novarum, trattando del salario si afferma che il principio ispiratore di tutta la questione sociale è l'inalienabile dignità della persona umana. L'uomo deve essere riconosciuto tale anche quando è retribuito. Deve avere, quindi, una quantità di salario che gli permetta il giusto sostentamento per sé e per la sua famiglia.
Dopo quarant'anni nell'enciclica Quadragesimo Anno, papa Pio XI precisò: «la libera concorrenza cioè si è da se stessa distrutta; alla libertà del mercato è sottentrata la egemonia economica; alla bramosia del lucro è seguita la sfrenata cupidigia del predominio; e tutta l'economia è così divenuta orribilmente dura, inesorabile, crudele». Di qui la necessità che lo Stato intervenga in misura maggiore che non ai tempi di papa Leone XIII, pur nel rispetto del principio della necessità dell'iniziativa privata.
Papa Pio XII aggiunse a questi concetti alcuni elementi nuovi. Nello sconvolgimento del secondo conflitto mondiale la difesa della persona umana aveva mostrato parecchi lati deboli, dimostrandosi profondamente incerta. Allora il Papa, parlando del salario, riflette su questo senso di insicurezza nella quale si trova la persona e chiede che nel salario sia compresa anche la sicurezza. Il salario, cioè, deve permettere l'acquisto di determinati beni che concretizzano la sicurezza: deve, cioè, essere un salario di proprietà. Secondo Pio XII la proprietà privata in rapporto alla famiglia ne è come lo spazio vitale e garanzia di libertà.
L'enciclica Mater et Magistra di papa Giovanni XXIII ha esteso l'insegnamento della Chiesa ai problemi nuovi del mondo moderno.
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Concezione cattolica dello Stato
Per la Dottrina sociale della Chiesa cattolica, sono lasciati ai cittadini la responsabilità ed il compito di determinare, a seconda delle mutevoli esigenze, l'organizzazione politica, tecnica ed istituzionale dello Stato. Questo deve rispondere, sempre e comunque, ad alcuni requisiti:
- Favorire la convivenza civile
- Garantire la giustizia
- Perseguire il bene comune, dell'intera comunità e non di un gruppo a detrimento delle legittime esigenze degli altri
- Garantire ed assicurare le giuste libertà individuali e sociali
- Rispettare la libertà religiosa ed i diritti della Chiesa.
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Encicliche sociali ed altri documenti
- 15 maggio 1891: Leone XIII, Rerum Novarum (respinge la parte del socialismo riguardante la lotta di classe certamente non cristiana; sostiene giuste rivendicazioni proletarie; proprietà privata per la libertà della persona e della famiglia, con piccola dimensione sociale; sussidiarietà dell'intervento statale; diritto all'associazione sindacale; salario che assicuri giusto sostentamento)
- 15 maggio 1931: Pio XI, Quadragesimo Anno (respinge il comunismo come prassi e dottrina contraria alla visione cristiana; non condanna il socialismo democratico come economia di programmazione sfumata; proprietà privata con maggiore dimensione sociale e sussidarietà statale; è molto apprezzato ed al tempo stesso criticato il corporativismo fascista; si propugna un salario familiare)
- 19 marzo 1937: Pio XI, Divini Redemptoris (errori del comunismo ateo: nega Dio, l'anima immortale, la vita futura; inoltre: odio, lotta di classe, diritto di proprietà e famiglia a discrezione dello Stato)
- 1º giugno 1941: Pio XII, Discorso di Pentecoste (tutti gli uomini devono poter usare i beni della terra)
- 21 marzo 1947: Pio XII, Fulgens Radiatur, lettera enciclica in occasione della ricorrenza del XIV secolo del transito di S. Benedetto da Norcia (preghiera e lavoro come fondamento di una vita civile)
- 15 maggio 1961: Giovanni XXIII, Mater et Magistra (si sviluppa l'assicurazione sociale; la proprietà privata è in funzione sociale; la socializzazione deve rispettare le responsabilità dei singoli e dei corpi intermedi per il vero bene comune)
- 11 aprile 1963: Giovanni XXIII, Pacem in Terris (diritti dell'uomo e della donna; proprietà privata con intrinseca funzione sociale; sussidarietà dei pubblici poteri; collaborazione politica)
- 7 dicembre 1965: Paolo VI, costituzione pastorale Gaudium et Spes, approvata dal Concilio Vaticano II
- 26 marzo 1967: Paolo VI, Populorum progressio (crescono squilibri e messianismi; proprietà privata non diritto assoluto; sussidarietà della pianificazione; tentazione materialista-atea)
- 14 maggio 1971: Paolo VI, Octogesima adveniens, lettera apostolica (distingue diversi socialismi; aspirazione a società economicamente più giusta; azione politica rivoluzionaria discutibile; ideologia materialistica inammissibile)
- 27 gennaio-13 febbraio 1979: Giovanni Paolo II, Conferenza di Puebla (la Chiesa evangelizza; la Chiesa al servizio dell'uomo, di ogni uomo)
- 1º-12 luglio 1980: Giovanni Paolo II, Viaggio in Brasile (collaborazione fraterna; spirito delle beatitudini evangeliche; per togliere le ingiustizie si necessita l'impegno dei cristiani)
- 19 marzo 1981: Giovanni Paolo II, Discorso a Terni (lotta per la giustizia, non lotta contro l'uomo)
- 14 settembre 1981: Giovanni Paolo II, Laborem Exercens (sul significato del lavoro umano)
- 1987: Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis, nel ventesimo anniversario della Populorum Progressio
- 1991: Giovanni Paolo II, Centesimus Annus, nel centenario della Rerum Novarum
- 2009: Benedetto XVI, Caritas in veritate
- 2015: Francesco, Laudato si' (sulla cura della casa comune)
- 3 ottobre 2020: Francesco, Fratelli tutti (sulla fraternità e l'amicizia sociale)
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Temi della dottrina sociale
Riepilogo
Prospettiva
La Questione Sociale / Il Conflitto Capitale-Lavoro
- Rerum novarum: È il motivo centrale dell'enciclica: Descrive il conflitto scoppiato a causa dei progressi industriali, delle mutate relazioni tra padroni e operai, dell'accumulo di ricchezza in poche mani e della miseria della moltitudine. Affronta il conflitto tra capitale e lavoro, o "la questione operaia", nei termini acutissimi in cui si presentava all'epoca.[3]
- Quadragesimo anno: Ribadisce che la società appariva divisa in due classi, una esigua e ricca e una immensa moltitudine di operai oppressi da penuria. Vede la divisione come in due caste separate da un abisso. Il mercato del lavoro divide gli uomini in due schiere e la disunione trasforma il mercato in un campo di lotta.[4]
- Centesimus annus: Ripropone una "rilettura" di RN per riscoprire i principi fondamentali per la soluzione della questione operaia. Riconosce che ai tempi di Leone XIII il conflitto opponeva, quasi come "lupi", l'uomo all'uomo. Osserva che, nonostante i grandi mutamenti nelle società più avanzate, le carenze umane del capitalismo e il dominio delle cose sugli uomini sono tutt'altro che scomparse, e per i poveri si è aggiunta la mancanza di sapere alla mancanza di beni materiali.[5]
La Proprietà Privata
- RN: Difende con forza il diritto alla proprietà privata come diritto naturale, non concesso dallo Stato. Afferma che è indispensabile per una soluzione efficace della questione operaia e che le leggi dovrebbero favorire l'aumento del numero dei proprietari.[3]
- QA: Ribadisce la necessità e la liceità della proprietà privata. Sottolinea la sua doppia natura, individuale e sociale, dalla quale deriva che lo Stato può temperarne l'uso e armonizzarlo col bene comune. Critica sia l'individualismo che nega il carattere sociale, sia il collettivismo che nega quello privato.[4]
- CA: Riconosce il ruolo fondamentale e positivo della proprietà privata nel sistema di "economia d'impresa". Ribadisce la validità della difesa della proprietà privata come diritto necessario per lo sviluppo personale e familiare. Ritorna sull'affermazione della duplice natura della proprietà (privata e comune destinazione dei beni), citando il Concilio Vaticano II. Individua anche una nuova forma di proprietà importante nel tempo moderno: la proprietà della conoscenza, della tecnica e del sapere.[5]
Critica al Socialismo/Comunismo
- RN: Rigetta totalmente la proposta socialista di abolire la proprietà privata e mettere i beni in comune. Considera questa teoria ingiusta, dannosa per gli operai stessi, contro i diritti dei proprietari, che snatura le funzioni dello Stato e scompagina l'ordine sociale. Discioglie la compagine delle famiglie sostituendo la provvidenza dei genitori con quella dello Stato[3]
- QA: Analizza la trasformazione del socialismo. Distingue il comunismo, che perseguiva la lotta di classe accanita e l'abolizione assoluta della proprietà con mezzi anche violenti, dimostrandosi crudele dove aveva preso il potere. Descrive un socialismo più mite che rigettava la violenza, ma che, pur con attenuazioni, non si scostava dal fondamento contrario alla fede cristiana (materialismo, lotta di classe). Afferma che nessuno che voglia dirsi cristiano può nello stesso tempo dirsi socialista[4]
- CA: Constata il fallimento del cosiddetto "socialismo reale", evidenziando che l'esperienza storica ha dimostrato che il collettivismo non sopprime l'alienazione, ma l'accresce. Individua le cause del crollo nella violazione dei diritti del lavoro, nell'inefficienza del sistema economico (dovuta alla violazione dei diritti all'iniziativa, proprietà e libertà economica), e nella dimensione culturale e nazionale (l'uomo non è compreso partendo solo dall'economia o dalla classe). La lotta di classe in senso marxista è condannata perché non limitata da etica o diritto, disprezza la dignità umana e persegue solo l'interesse di parte.[5]
Ruolo dello Stato
- RN: Lo Stato deve concorrere al bene comune con leggi e istituzioni. Ha il dovere di provvedere al benessere pubblico e privato, proteggendo i diritti dei privati. Deve avere un riguardo speciale ai deboli e ai poveri, rivolgendosi di preferenza agli operai che mancano di sostegno proprio.[3]
- QA: Sottolinea che è dovere dello Stato sottomettere la libera concorrenza e la potenza economica all'autorità pubblica per quanto riguarda il suo ufficio. Critica l'asservimento dello Stato alle passioni e ambizioni umane, mentre dovrebbe essere sovrano e arbitro delle cose, intento al bene comune e alla giustizia. Introduce il principio che è illecito togliere agli individui ciò che possono fare da soli e affidarlo alla comunità maggiore[4]
- CA: Critica gli eccessi e gli abusi dello "Stato del benessere" o "Stato assistenziale", che deriva da un'inadeguata comprensione dei suoi compiti. Ribadisce che deve essere rispettato il principio di sussidiarietà, per cui una società superiore non deve interferire nella vita interna di una inferiore, ma sostenerla e aiutarla a coordinare l'azione per il bene comune. Intervenendo direttamente e deresponsabilizzando la società, lo Stato assistenziale provoca perdita di energie e aumento di apparati burocratici.[5]
Associazioni e Corpi Intermedi
- RN: Vengono caldamente raccomandate le associazioni, specialmente quelle di operai o miste, per porgere soccorso ai bisognosi e unire le classi. Sottolinea l'importanza del perfezionamento religioso e morale come scopo principale di tali associazioni. Afferma il diritto naturale di associarsi[3]
- QA: Sottolinea l'importanza delle associazioni di lavoratori, esortando i cristiani a formarne . Ribadisce che devono mirare al benessere fisico, economico e morale, con particolare attenzione al perfezionamento religioso e morale. Propone la ricostruzione dell'ordine sociale attraverso la formazione di "corporazioni" o corpi sociali basati sulle diverse professioni, come modo per superare la lotta di classe e promuovere la collaborazione. Riconosce che le corporazioni possono essere viste come naturali.[4]
- CA: Evidenzia il ruolo primario della famiglia e di altre società intermedie (associazioni). Afferma che queste costruiscono il tessuto sociale e impediscono l'anonimato e la massificazione. Sottolinea che è nel molteplice intersecarsi dei rapporti che vive la persona e cresce la "soggettività della società". Critica il rischio che l'individuo sia soffocato tra i due poli dello Stato e del mercato.[5]
Dignità della Persona Umana e del Lavoro:
- RN: Afferma che le condizioni dei proletari sono "indegne dell'uomo". Il lavoro viene definito come attività umana ordinata a provvedere ai bisogni della vita.[3]
- QA: Ribadisce che il lavoro non è una vile merce, ma ha dignità umana. Sottolinea la doppia natura, individuale e sociale, del lavoro.[4]
- CA: Presenta la dignità del lavoratore e del lavoro come chiave di lettura centrale di Rerum Novarum. Definisce il lavoro come "personale" (inerente alla persona, vocazione) e "sociale" (relazione con famiglia, bene comune). Identifica nell'uomo stesso (conoscenza, capacità organizzativa, intuizione bisogni) il fattore decisivo della produzione oggi. Critica l'alienazione nel lavoro quando non si preoccupa che il lavoratore si realizzi come uomo. Afferma che l'elevazione dei poveri è una grande occasione per la crescita morale, culturale ed economica dell'umanità.[5]
Bene Comune
Presente in Rerum novarum, Quadragesimo anno e Centesimus annus come fine ultimo dell'organizzazione sociale ed economica. Lo Stato deve provvedere al bene comune. La proprietà privata deve essere armonizzata con il bene comune. Le associazioni devono contribuire al bene comune. L'economia deve essere orientata verso il bene comune.[3][4][5]
- Centesimus annus lo estende in modo più marcato alla dimensione internazionale, parlando di un bene comune dell'intera famiglia umana.[5]
Dimensione Morale e Spirituale / Ruolo della Chiesa:
- RN: Afferma che la soluzione della questione richiede l'azione della Chiesa, che trae dal Vangelo le dottrine per comporre il conflitto, illumina la mente e informa la vita e i costumi. Sottolinea che il cristianesimo ha una forza meravigliosa per comporre il dissidio tra le classi. La Chiesa non si occupa solo della salvezza delle anime, ma anche del benessere terreno.[3]
- QA: Afferma che la disciplina morale deve subordinare l'economia. Sottolinea che la restaurazione sociale richiede un rinnovamento interiore dello spirito cristiano. Identifica il principale disordine nel danno alle anime e nella perdita dei valori spirituali. Il rimedio è il ritorno alla vita e alle istituzioni cristiane.[4]
- CA: Afferma che insegnare la dottrina sociale appartiene alla missione evangelizzatrice della Chiesa e fa parte essenziale del messaggio cristiano. Questa dottrina propone le dirette conseguenze del Vangelo nella vita della società. La soluzione vera della questione sociale è nel Vangelo. La Chiesa contribuisce alla cultura promuovendo qualità umane che favoriscono la pace contro modelli che confondono l'uomo nella massa e disconoscono la sua iniziativa e libertà. La dottrina sociale è uno strumento di evangelizzazione che annuncia Dio e rivela l'uomo a se stesso.[5]
Solidarietà e Carità
- RN: Parla di "amicizia" (concetto greco) e del potere della carità cristiana.[3]
- QA: Usa il nome "carità sociale" per designare il principio che Leone XIII chiamava "amicizia". Parla di concordia e cooperazione cristiana tra padroni e operai.[4]
- CA: Identifica il principio della solidarietà, già richiamato in Sollicitudo rei socialis, come uno dei principi basilari della concezione cristiana dell'organizzazione sociale e politica. Lo lega all'impegno concreto, che inizia nella famiglia e si estende a tutta l'umanità. Afferma che l'amore per l'uomo, specialmente per il povero (nel quale la Chiesa vede Cristo), si concretizza nella promozione della giustizia. La solidarietà è presentata come il "principio che oggi chiamiamo di solidarietà".[5]
Dimensione Internazionale
- QA: Accenna alla necessità per le varie nazioni di promuovere una felice cooperazione di economia internazionale. Critica il nazionalismo/imperialismo economico e l'internazionalismo bancario.[4]
- CA: Amplia notevolmente questo tema. Parla della necessità di intervenire a livello internazionale per lo sviluppo. Menziona il mancato successo delle Nazioni Unite nel creare strumenti efficaci per risolvere conflitti alternativi alla guerra. Sottolinea la responsabilità collettiva di promuovere lo sviluppo e la necessità di interventi adeguati a livello internazionale. Parla della "mondializzazione dell'economia" e del bisogno di validi Organi internazionali di controllo e guida orientati al bene comune, dato che i singoli Stati non sono più in grado di farlo da soli. Richiede concertazione tra i grandi Paesi e rappresentanza equa degli interessi della famiglia umana negli organismi internazionali.[5]
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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