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La diocesi di Minervino (in latino Dioecesis Minerbinensis) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.
Minervino Sede vescovile titolare Dioecesis Minerbinensis Chiesa latina | |
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Panorama di Minervino Murge e della sua cattedrale | |
Vescovo titolare | sede vacante |
Istituita | 1968 |
Stato | Italia |
Regione | Puglia |
Diocesi soppressa di Minervino | |
Suffraganea di | Bari |
Eretta | XI secolo |
Cattedrale | Santa Maria Assunta |
Soppressa | 27 giugno 1818 |
incorporata nella diocesi di Andria | |
Dati dall'annuario pontificio | |
Sedi titolari cattoliche | |
La diocesi era molto piccola e comprendeva solo due centri urbani, Minervino[1], oggi in provincia di Barletta-Andria-Trani, e Montemilone, in provincia di Potenza.
Sede vescovile era la città di Minervino, dove fungeva da cattedrale la chiesa dedicata all'Assunzione di Maria.
Minervino è documentata per la prima volta nei documenti ecclesiastici in una bolla di papa Giovanni XIX del 1025 indirizzata all'arcivescovo Bisanzio di Bari, con la quale il pontefice elenca i territori sotto la giurisdizione del metropolita barese.[2] Tuttavia, non è chiaro se la bolla indichi solo i territori sottomessi all'autorità del metropolita o piuttosto le diocesi suffraganee, o le due cose assieme. Inoltre il documento è sospetto; secondo l'editore del Codice diplomatico di Bari, la bolla è spuria, essendo una copia fatta sul modello di una bolla posteriore di papa Alessandro II (1061-1073), mentre Jules Gay ritiene che questo non è un motivo sufficiente per rigettare completamente il contenuto del documento.[3]
La tradizione locale, testimoniata dagli stemmi dei vescovi dipinti nei saloni del palazzo vescovile, ammette un vescovo Bisanzio nel 1069; Coletti, continuatore dell'Italia sacra di Ferdinando Ughelli, mette in dubbio questa tradizione, poiché Bisanzio fu in realtà vescovo di Lavello e non di Minervino.[4] Il primo vescovo storicamente documentato è Innazio, che nel 1071 prese parte, assieme a molti altri vescovi, alla solenne consacrazione della basilica abbaziale di Cassino.[5] Dubbi sono stati espressi sul successivo vescovo conosciuto dalla tradizione, Mando, che nel 1102 sarebbe intervenuto alla consacrazione della basilica di San Sabino a Canosa alla presenza di papa Pasquale II; si ritiene infatti spurio il documento che lo menziona e falso l'arrivo di Pasquale II a Canosa.[6]
Nelle bolle pontificie di Alessandro II (1063) e di Urbano II (1089) indirizzate agli arcivescovi di Bari, appare anche la chiesa di Minervino tra le suffraganee del metropolita barese; tuttavia, gli stessi papi, negli stessi anni, attribuiscono Minervino anche ai metropoliti di Trani; queste incongruenze mettono in dubbio l'autenticità delle bolle di questi papi.[7]
Autentica invece è certamente la bolla di papa Eugenio III del 18 marzo 1152 e indirizzata all'arcivescovo Giovanni, che elenca Minervino tra le suffraganee di Bari;[8] lo rimarrà fino alla soppressione nel 1818.
La cattedrale, costruita in epoca normanna, fu ricostruita nel XVI secolo. I lavori, iniziato nel 1519, si conclusero un secolo dopo con la consacrazione il 30 agosto 1608 ad opera del vescovo Giacomo Antonio Caporali[9]. Secondo una relazione del 1667 la cattedrale era officiata da 43 ecclesiastici, e cioè l'arcidiacono, l'arciprete, il primicerio, il cantore, 10 canonici, 26 sacerdoti, un diacono e due suddiaconi[10].
Tra i vescovi di Minervino si possono ricordare: Antonio Sassolino (1525-1528), che fu superiore generale dei frati minori conventuali; e Giovanni Vincenzo Micheli (1545-1596), che partecipò al concilio di Trento e morì centenario.
La diocesi fu soppressa il 27 giugno 1818 in forza della bolla De utiliori di papa Pio VII ed il suo territorio fu incorporato in quello della diocesi di Andria. Con le revisioni territoriali del 1976, il comune di Montemilone è passato dalla diocesi di Andria a quella di Venosa.[11]
Dal 1968 Minervino è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica[12]; la sede è vacante dal 5 gennaio 2024.
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